LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
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Mirko Servetti
Mirko Servetti è nato ad Alassio nel 1953 e vive ad Imperia. E' presente con poesie ed interventi critici in numerose riviste ed antologie di letteratura.
Tra i libri di poesia pubblicati, dopo l'esordio di "Frammenti in fuga" (Lalli editore, 1981) scritto in coppia con Teresio Zaninetti. figurano "Quasi sicuramente un'ombra" (Forum/Quinta generazione", 1984); il poema !Canti Tolemaici", dito in due volumi ("Degli scherzosi poemi" - Tracce Edizioni, 1989; "Le rifrazioni asimmetriche" - Bastogi Editrice, 1993); "L'amor fluido" (Bastogi Editrice, 1997).
la raccolta di poesie "Quotidiane seduzioni" (Edizioni del Leone-2004) di cui un estratto è presente on line per conto del Club degli autori, è vincitrice del Premio Internazionale Nuove Lettere (sez. libro edito di poesia) indetto dall'Istituto Italiano di Cultura.
Testo tratto da "Quotidiane seduzioni" , Edizioni del Leone 2004
- Al sangue al massacro allegra incoscienza,
- le forze magnetiche più attraenti
- all'incanto. Pensa quale incoscienza,
- mi dirai, perdersi nell'incoscienza
- incantatrice del bere in silenzio
- le promesse fatte con incoscienza
- sulle piazze al calar dell'incoscienza
- insieme alla vita spaesata e persa
- di fronte a te e alla serata ormai persa
- per un tratto di fatale incoscienza,
- più che altro una distrazione del giorno
- prima che tu incontrassi un nuovo giorno.
- Parlavi con gli occhi bagnati un giorno
- mezzo chiaro e fu una vera incoscienza
- da parte tua salire, anche se giorno,
- per quelle rampe insicure. Quel giorno
- indossavi intimi poco attraenti
- (ci sosteneva la paura). Fu il giorno
- in cui non vedesti l'ora né il giorno
- di arraffare sesso e tempo in silenzio,
- e risucchiarli con tutto il silenzio
- pensabile e possibile. Quel giorno
- nulla cambiò; la strada fu persa
- a notte, ritrovata e ancora persa.
- Ai fuochi dell'alba, un'oretta persa
- a cazzeggiare ridendo del giorno
- prima; si sa, era una battaglia persa,
- un flash di gioiosa follia, aria persa
- dal culo per tornare all'incoscienza
- dell'arbitrio. Ora hai fame, persa
- per sempre ai millenni, alla storia, persa
- nel ridefinire in termini attraenti
- l'appetito, cucino piatti attraenti
- e peggio per chi rimpiange la persa
- consuetudine d'implorare il silenzio
- che puoi ottenere solo col silenzio.
- Cerchi le lenti a contatto del silenzio
- e disperdi la nera sclera, persa
- di te, che ridi e bestemmi in silenzio
- carponi sulla moquette e il silenzio
- 60) è meno eccitante e fra poco è giorno,
- sfiga, poter riplasmare il silenzio
- dopo la guerra condotta in silenzio-
- stampa e poi vissuta con incoscienza,
- dài ti accompagnerò in tutta incoscienza
- alla stazione; mangerai, e il silenzio
- sarà rotto dai tuoi gnam gnam attraenti,
- sbrodolando giù dagli occhi atträenti
- le punte di certe lacrime attraenti
- quel che è rimasto del nostro silenzio.
- Bocca e denti voraci, le atträenti
- nudità che mostravi come attraenti
- primavere poiché la mia fu persa
- nelle vertigini, oltretutto attraenti,
- di un secolo di forti e atträenti
- suggestioni. Potrei dirti che è un giorno
- speciale, ma non so neanche se è giorno
- o uno dei soliti abbagli (attraenti
- finché vuoi) dettati dall'incoscienza
- infinita della nostra incoscienza.
- Ci rinuncio, affidando l'incoscienza
- di essere stati alle realtà che un giorno,
- chissà, mi diranno dove s'è persa
- la magia degli incontri, se si è persa
- davvero. Puoi tornare al silenzio.
- Con calma. Il clima non è dei più attraenti
Il brano qui riportato è parte di una nuova silloge inedita intitolata "Variae"
- Sequenza mobile
- ma esistere in un corpo che dio non sa perché
- la gabbia europea ti pare un grumo
- e il mito latino mi sputa e agonizza
- tra le mani ho un bel dire
- i chiaroscuri lunari
- sulla vasca mediterranea
- colma di petrolio smerciato a sangue
- vedo ragazze velate
- ai margini degli aeroporti
- hanno sentito bisbigliare
- di liberismo a portata di famiglia
- ostentano bigiotterie il venerdì
- e sbadigliano la domenica
- con l'intermezzo lacrimoso
- del natale quel giorno dolce
- in cui perfino il XXIII canto
- viene massmediato
- ho un pugno di terra cruda
- fra il microonde che
- con invisibile efficienza
- riscalda i mangiarini findus
- e l'autostrada viscida
- che mi piange addosso
- ora come ora è ora ma
- quando arriva l'ora
- di camminare con gli anfibi
- ben lucidati sono dove
- non c'è che dire tranne
- i denti del corno d'africa e
- quella grecia quell'ellade
- che a colpi di marmo mi
- rivela carrara da quassù
- dal malaspina mi rivolgo
- a palmaria credendola il letto
- che non ci ristora da secoli
- ma almeno c'è un millennio
- di realtà confezionate almeno
- le rose plasticate come tessere
- dureranno non potendo abolire il lavoro
- quello disperso nell'etere e quello che resta
- un ricordo per sensibilità estromesse
- dagli sfinteri dell'industria terziaria
- di me farò qualcosa
- io non farò nulla per me...
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Ins. 03-11-2004