-
- Contrasto
- Senza
anestesia
- il contrasto
s'avviluppa
- come filo
uncinato,
- come gambo
spinato di rosa,
- come corda da
impiccato.
- Mi
specchio
- ma non mi
vedo
- come
tutti
- nel
sembrare,
- cerco il
marchio dell'autenticità
- sulla pelle
altrui
- ma anche
quando lo vedo
- poi
scompare.
- Avere per
dare
- dare per
ricevere
- ricevere per
fare,
- tutto ha un
prezzo
- da
domandare.
- Idealità
che vale
- oramai
bandiera di naufrago
- su isola che
non c'è,
- valori,
principi, significati,
- nessuno
più
- ha un senso
definito,
- decrittabile.
- M'arrampico
- novello Uomo
Ragno
- per sfuggire
al male sociale
- e non trovo
più
- il bene che
credevo.
- Mi vedo
bambino
- la spada di
legno in mano
- la giustizia,
l'amore,
- da difendere,
- ma il ferro
degli adulti
- spezza il mio
legno,
- lo riduce a
membro
- impotente e
monco.
- Non credo
più a niente
- tutti
ingannano tutti
- con bravura
da prestigiatori
- con sguardo
da lupi
- con tono da
faine
- mentre la
Vita scorre inane,
- uguale,
- solo
scintille di fantasia
- che
contrastano
- quel
contrasto sociale
- che vorrei
eliminare.
- 4 settembre
476
- Un barbaro,
Odoacre
- un incivile,
per la cultura latina,
- depose,
eppur, lo poté,
- l'ultimo
Imperatore romano,
- fatidica
quella data
- 4 Settembre
dell'anno 476
- che nessuna
pietra ha dimenticato
- dei Fori
Romani la grandezza
- da allora
rovina.
- Era la fine
di una storia gloriosa
- Roma Caput
Mundi
- Roma non fu
conquistata,
- non fu
vittima di un assassinio
- ma di un
suicidio.
- Cinquecento
anni
- di potere, di
Stato multietnico,
- il più
vasto, imperiale luogo,
- moriva come
un leone colpito a tradimento.
- Romolo
Augustolo
- fu privato di
successione,
- e un solo
monarca sufficiente a tener
- e a difender
contemporaneamente
- l'Oriente e
l'Occidente, si scelse,
- abdicandosi
vilmente il diritto
- di eleggere
il proprio sovrano
- vestigio di
quell'autorità
- che aveva
dato leggi al mondo.
- Si può
confidar
- sulle
virtù civili e militari di
Odoacre
- re degli
Sciri, dei Rugi e dei Turcilingi
- che dopo aver
ucciso Oreste,
- depose Romolo
Augusto?
- 4 Settembre
476
- per i
contemporanei un giorno qualunque,
- nella Storia
un giorno di tragedia,
- mentre
barbari scorazzavan per l'Italia
- facendola da
padroni
- su un popolo
che
- aveva una
volta affermato
- la sua giusta
superiorità sul resto degli
uomini!
- In disgrazia
vi è sempre compatimento
- non
più alte le insegne di nobil
casato
- a Roma lo
spirito di un tempo non esisteva
più!
- Roma dove
chiunque volesse parlar al mondo civile
- era costretto
a recarsi,
- per impararne
lingua e i costumi.
- Roma capitale
dell'Occidente
- sfigurata in
una data
- che non si
dimenticherà più
- 4 Settembre
dell'anno 476!
-
- La neve d'aprile
- Inaspettata e
non più candida
- la neve
d'aprile
- cade come
lacrima malinconica,
- invisibile e
tiepida,
- come pensiero
che si disfa
- e si
tramuta,
- s'evolve e
non s'allevia.
- La vita come
neve d'aprile
- spiaccicata
sotto suole
- a cui non
interessa cosa schiacciano,
- sporcata dal
sudicio
- che giace a
terra,
- impastata di
scarti lasciati a marcire.
- Sgocciola e
si squaglia
- e a nessuno
interessa
- la neve
d'aprile
- che timida
s'affaccia
- e fluida come
capelli d'angelo
- decora un
paesaggio squallido
- e
inurbano.
- Vita a tempo
determinato,
- orologio
biologico
- non
più ricaricato
- che ticchetta
ansioso
- di perdere il
suo ritmo.
- Sarà
neve d'aprile
- dolce come un
sentimento inespresso
- che rimane
incollata sulla pelle
- come una
malattia
- prima che la
pioggia sferzante
- la lavi,
- la
cancelli.
- Morbide
nuvole
- osservano
l'umana esistenza
- che come la
neve di aprile
- presto si
muterà e scomparirà
- in un rivolo
di scolo.
- Poltiglia
senza valore
- alla
fine
- diverrà
la neve d'aprile,
- chi mai la
ricorderà,
- se non
qualche annale
- dalle pagine
sbiadite.
- Passi
tristi,
- affaticati,
- speranzosi,
- mentre
scivolano delicati e tristi
- i fiocchi
senza suono
- senza
futuro.
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