LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Teresa Ciaramella
 
Sono un'insegnante, e posso confidare che il mio spirito è rimasto sempre vitale ed immaginifico proprio com'è quello dei miei alunni. Alla loro età aspiravo ad occuparmi di materie scientifiche, mi piaceva esercitarmi nella logica e destreggiarmi con i numeri, ma poi gravi e dolorose traversie familiari e personali m'impedirono di inseguire quel mondo astratto della matematica... Incominciai allora ad appassionarmi a materie e temi a me più utili e socialmente più coinvolgenti, come le scienze psicologiche e
sociali. Erano gli anni settanta, e si andavano definendo nuove teorie e nuovi modelli comportamentali, che spesso, pur di negare i tabù del passato, avanzavano convinzioni alquanto azzardate con cui spesso io mi ritrovavo in disaccordo. Cominciavo ad avvertire, quasi come una vocazione, la necessità di esprimere le discordanti mie idee, ma non sapevo come, e tutto sembrò sfumare. Poi il lavoro la famiglia e cinque fantastici bambini hanno assorbito completamente ogni mia energia.
All'inizio degli anni Novanta il sogno sospeso ha ripreso a bussare nella mente. Sentivo di avere delle convinzioni da comunicare, anche perché contrastavano ancor più con il modo in cui la società andava evolvendosi. Mi turbava e mi spaventava l'idea che i miei figli in futuro se volevano considerarsi realizzati si sarebbero dovuti trasformare in tante macchine
tutto cervello..., o peggio tutta forma e niente cuore!... Poi lessi il noto libro della Susanna Tamaro: "Va‚ dove ti porta il cuore", ed esso nella mia fantasia accrebbe la fiducia nella possibilità di contribuire attivamente ad un riscatto del cuore dell'uomo. Dovevamo noi donne in coro cominciare col dare nuova considerazione e voce, non più alle dannate bramosie del momento, ma alle angosce ed inquietudini dei più deboli, guardandoli non come perdenti, ma come la vera forza propulsiva della società. Gli eventi dell'esistenza con le sue scosse impreviste e con i suoi fatali pungoli mi hanno dato poi utili spunti. Ho preso penna e tastiera e mi sono immersa nella scrittura, riflettendo, ponderando, soppesando, ma soprattutto amando svisceratamente la mia amica Sara nel suo rischioso, ingenuo ma pur sempre ottimistico ruolo di madre alla incrollabile ricerca di solidarietà.
Ho scelto per il mio libro un titolo emblematico, e certo impegnativo: "Liberaci dal male"
Questa una breve sintesi di "Liberaci dal male"
Sara viene rintracciata da suo marito Federico sulla cima di una remota collina ormai esangue tra le lamiere accartocciate della sua auto.. Sembra il fatale epilogo di una scomoda storia... Ma invece... Passano pochi giorni e Federico scopre tra le carte sparpagliate di Sara un cofanetto contenente un plico di fogli. Non avrebbe mai potuto immaginare d'imbattersi in uno scritto così. Ne sfoglia alcune pagine e subito riaffiora una storia d'amore, descritta con toni intensi e scioccanti. Egli non intende andare oltre. Forse ha il sentore che quello scritto nasconde un segreto della vita della donna ancora tutto da decifrare? Ma il destino ha deciso diversamente quei fogli vanno letti comunque... Così Federico nel rileggerli si ritrova a riorganizzare lo scenario di un passato che si fa sempre più coinvolgente e misterioso. Quella donna che ben poca influenza ha avuto sulla sua vita da viva ora da morta lo sta investendo come un inarrestabile ciclone, ma lui non vuole più sottrarsi, sta riscoprendo un mondo di valori che riteneva di aver completamente dimenticato.
 
Tutto scorreva normale per me, tutto prevedibile, regolato: fino a pochi giorni addietro...
Fino ad una recente domenica mattina.
Si preannunciava una calda giornata primaverile, ed era gradevole approfittare del dolce, tiepido sole mattutino, per leggere il solito quotidiano, mentre dalla cucina accanto giungeva un odore familiare, intenso, piacevole, che addolciva i sensi, facendo assaporare in un ambiente semplice, di donne amorevoli e solleciti, il meritato riposo.
Forzatamente, questa suggestiva quiete è durata poco.
Brusco, stridente, a telefono il rimbombare di una voce sconosciuta, che m'informava di un disastroso incidente...
E, tutto d'un tratto, quella mia rustica, lecita tranquillità di uomo, che non ha mai chiesto nulla in più, mai preteso alcunché, mai dato noie a chicchessia, è stata di soppiatto raggiunta e stavolta.
Già, un solo attacco - appunto - un solo tentativo di scombussolamento vi è stato nella mia storia personale. Si tratta di Sara. La incontrai in una calda strana sera d'estate. La trovai semplice, timida, riservata, forse anche ingenua; in breve pensai fosse la donna giusta, la più adatta ai miei gusti.
C'è mai stata una vera intesa fra noi? Questa domanda mi è stata rivolta troppe volte. Io non lo so, non sentivo nessuna l'esigenza di pormi questo inutile dilemma. Ed ora mi sembra assurdo sentirlo riecheggiare, o dover tentare di rispondere.
Della sua adolescenza alle soglie della maturità, ricordo sopratutto l'entusiasmo, la voglia d'impegnarsi. Questo a me andava bene. Lei parlava quasi sempre del futuro, il presente aveva poca importanza. "Vivo per progettare il nostro meraviglioso futuro" così ripeteva convinta. Senza rendermene conto mi lasciavo trasportare dalle sue fantasticherie, e quasi ci credevo anch'io.
Del susseguirsi poi di quegli anni giovanili, è rimasto ben poco; finché un giorno mi accorsi che quella ragazza piena di speranze - dopo il nostro matrimonio - si stava trasformando in una donna disperata. Ebbi un fremito di ripulsa, di disgusto: ero stato ingannato!
Si dice che per raggiungere i suoi scopi la donna menta spudoratamente, si trasforma, ma poi, alla fine, la sua vera natura viene fuori... Quella stessa ragazza che aveva rappresentato un'agile opportunità di un futuro possibile, senza troppi intoppi, stava diventando proprio lei un peso, un intralcio alla mia indole d'uomo posato, che non ha mai avuto insulse esigenze.
A mano a mano, le sue richieste diventavano sempre più assurde, le sue pretese erano folli...
Cosa esigeva da me questa "individua..." con l'insistenza pertinace dei suoi commenti, con il suo parlare di problemi quotidiani e scontati... con il suo ciangottare di bisogno di maturare?!
Io, Federico Agro, ero uomo maturo già da un bel pezzo!
Io, avevo un lavoro che portavo avanti ottimamente. Ero già un medico abbastanza noto ed apprezzato nel mio ambiente... Io dopo avere tanto sudato per conquistarmi un posto di tutto rispetto... Io l'orgoglio di genitori e parenti dovevo poi sentirmi,proprio nel privato della mia casa. oggetto di discussione e di critica, da parte di un'insicura, inaffidabile compagna, che trascinava in sé chi sa quali gravi vicende?
Aveva guastato tutto.
Si hanno doveri inderogabili verso se stessi, esigenze personali cui non è giusto rinunciare. Non potevo lasciarmi sconvolgere dal baratro dell'altrui incapacità.... Da uomo equilibrato, preciso, attento, ho semplicemente evitato che colpi d'ala, dal peso insostenibile, dei problemi di costei, incomprensibilmente deviassero i miei concreti passi più che ponderati.
D'altronde è l'oggi moderno ad esigerlo!
Ma, non è che avessi un'idea precisa di come aggirare quest'imprevedibile "essere" di Sara... Così accettai questo "pasticcio", questo mio errore come un lato negativo della vita, limitandomi a condividere alcune ore della giornata con una donna ormai lontana ed incomprensibile.
E non c'era alcun motivo per trovare altri significati o giustificazioni al mio comportamento.
 
Dunque, quella particolare domenica mattina, fui costretto, mio malgrado, ad avviarmi, sotto il primo splendido sole primaverile, attraverso un tortuoso percorso, che si snoda stretto arcuato imprevedibile, tra sovrastanti fresche verdi colline e il sottostante rilucente ondeggiare del mare.
Ogni tanto, quasi ad infrangere quel suggestivo avvolgente scenario, si riaffacciava, refrattario nella memoria, il ricordo delle trascorse contrarietà. Recriminazioni, pianti, litigi... Discussioni animose..., scene sgradevoli, che restituivano un‚importuna sensazione di noia e di ripulsa.
Quando giunsi sul posto dell'incidente, mi ritrovai stanco, infastidito, quasi indifferente per ciò che ero stato chiamato a constatare. Per un momento avvertii insomma un improvviso sollievo. La donna che mi aveva procurato solo seccature era lì inerme - mi figurai - finalmente senza più quelle inutili, vane, incalzanti richieste ed esigenze, ridestate come da acquiescente vulcano che improvvisamente esplode in sismi cenere lapilli e lave contorte nel loro solidificarsi in cordoni...
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©2005 Teresa Ciaramella
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Ins. 14-03-2005