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Sono un'insegnante, e posso confidare che il mio
spirito è rimasto sempre vitale ed immaginifico
proprio com'è quello dei miei alunni. Alla loro
età aspiravo ad occuparmi di materie
scientifiche, mi piaceva esercitarmi nella logica e
destreggiarmi con i numeri, ma poi gravi e dolorose
traversie familiari e personali m'impedirono di
inseguire quel mondo astratto della matematica...
Incominciai allora ad appassionarmi a materie e temi a
me più utili e socialmente più
coinvolgenti, come le scienze psicologiche e
- sociali. Erano gli
anni settanta, e si andavano definendo nuove teorie e
nuovi modelli comportamentali, che spesso, pur di
negare i tabù del passato, avanzavano
convinzioni alquanto azzardate con cui spesso io mi
ritrovavo in disaccordo. Cominciavo ad avvertire,
quasi come una vocazione, la necessità di
esprimere le discordanti mie idee, ma non sapevo come,
e tutto sembrò sfumare. Poi il lavoro la
famiglia e cinque fantastici bambini hanno assorbito
completamente ogni mia energia.
- All'inizio degli
anni Novanta il sogno sospeso ha ripreso a bussare
nella mente. Sentivo di avere delle convinzioni da
comunicare, anche perché contrastavano ancor
più con il modo in cui la società andava
evolvendosi. Mi turbava e mi spaventava l'idea che i
miei figli in futuro se volevano considerarsi
realizzati si sarebbero dovuti trasformare in tante
macchine
- tutto cervello...,
o peggio tutta forma e niente cuore!... Poi lessi il
noto libro della Susanna Tamaro: "Va dove ti
porta il cuore", ed esso nella mia fantasia accrebbe
la fiducia nella possibilità di contribuire
attivamente ad un riscatto del cuore dell'uomo.
Dovevamo noi donne in coro cominciare col dare nuova
considerazione e voce, non più alle dannate
bramosie del momento, ma alle angosce ed inquietudini
dei più deboli, guardandoli non come perdenti,
ma come la vera forza propulsiva della società.
Gli eventi dell'esistenza con le sue scosse impreviste
e con i suoi fatali pungoli mi hanno dato poi utili
spunti. Ho preso penna e tastiera e mi sono immersa
nella scrittura, riflettendo, ponderando, soppesando,
ma soprattutto amando svisceratamente la mia amica
Sara nel suo rischioso, ingenuo ma pur sempre
ottimistico ruolo di madre alla incrollabile ricerca
di solidarietà.
- Ho scelto per il
mio libro un titolo emblematico, e certo impegnativo:
"Liberaci dal male"
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- Questa
una breve sintesi di "Liberaci
dal male"
- Sara viene
rintracciata da suo marito Federico sulla cima di una
remota collina ormai esangue tra le lamiere
accartocciate della sua auto.. Sembra il fatale
epilogo di una scomoda storia... Ma invece... Passano
pochi giorni e Federico scopre tra le carte
sparpagliate di Sara un cofanetto contenente un plico
di fogli. Non avrebbe mai potuto immaginare
d'imbattersi in uno scritto così. Ne sfoglia
alcune pagine e subito riaffiora una storia d'amore,
descritta con toni intensi e scioccanti. Egli non
intende andare oltre. Forse ha il sentore che quello
scritto nasconde un segreto della vita della donna
ancora tutto da decifrare? Ma il destino ha deciso
diversamente quei fogli vanno letti comunque...
Così Federico nel rileggerli si ritrova a
riorganizzare lo scenario di un passato che si fa
sempre più coinvolgente e misterioso. Quella
donna che ben poca influenza ha avuto sulla sua vita
da viva ora da morta lo sta investendo come un
inarrestabile ciclone, ma lui non vuole più
sottrarsi, sta riscoprendo un mondo di valori che
riteneva di aver completamente
dimenticato.
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- Tutto scorreva
normale per me, tutto prevedibile, regolato: fino a
pochi giorni addietro...
- Fino ad una recente
domenica mattina.
- Si preannunciava
una calda giornata primaverile, ed era gradevole
approfittare del dolce, tiepido sole mattutino, per
leggere il solito quotidiano, mentre dalla cucina
accanto giungeva un odore familiare, intenso,
piacevole, che addolciva i sensi, facendo assaporare
in un ambiente semplice, di donne amorevoli e
solleciti, il meritato riposo.
- Forzatamente,
questa suggestiva quiete è durata
poco.
- Brusco, stridente,
a telefono il rimbombare di una voce sconosciuta, che
m'informava di un disastroso incidente...
- E, tutto d'un
tratto, quella mia rustica, lecita tranquillità
di uomo, che non ha mai chiesto nulla in più,
mai preteso alcunché, mai dato noie a
chicchessia, è stata di soppiatto raggiunta e
stavolta.
- Già, un solo
attacco - appunto - un solo tentativo di
scombussolamento vi è stato nella mia storia
personale. Si tratta di Sara. La incontrai in una
calda strana sera d'estate. La trovai semplice,
timida, riservata, forse anche ingenua; in breve
pensai fosse la donna giusta, la più adatta ai
miei gusti.
- C'è mai
stata una vera intesa fra noi? Questa domanda mi
è stata rivolta troppe volte. Io non lo so, non
sentivo nessuna l'esigenza di pormi questo inutile
dilemma. Ed ora mi sembra assurdo sentirlo
riecheggiare, o dover tentare di
rispondere.
- Della sua
adolescenza alle soglie della maturità, ricordo
sopratutto l'entusiasmo, la voglia d'impegnarsi.
Questo a me andava bene. Lei parlava quasi sempre del
futuro, il presente aveva poca importanza. "Vivo per
progettare il nostro meraviglioso futuro" così
ripeteva convinta. Senza rendermene conto mi lasciavo
trasportare dalle sue fantasticherie, e quasi ci
credevo anch'io.
- Del susseguirsi poi
di quegli anni giovanili, è rimasto ben poco;
finché un giorno mi accorsi che quella ragazza
piena di speranze - dopo il nostro matrimonio - si
stava trasformando in una donna disperata. Ebbi un
fremito di ripulsa, di disgusto: ero stato
ingannato!
- Si dice che per
raggiungere i suoi scopi la donna menta
spudoratamente, si trasforma, ma poi, alla fine, la
sua vera natura viene fuori... Quella stessa ragazza
che aveva rappresentato un'agile opportunità di
un futuro possibile, senza troppi intoppi, stava
diventando proprio lei un peso, un intralcio alla mia
indole d'uomo posato, che non ha mai avuto insulse
esigenze.
- A mano a mano, le
sue richieste diventavano sempre più assurde,
le sue pretese erano folli...
- Cosa esigeva da me
questa "individua..." con l'insistenza pertinace dei
suoi commenti, con il suo parlare di problemi
quotidiani e scontati... con il suo ciangottare di
bisogno di maturare?!
- Io, Federico Agro,
ero uomo maturo già da un bel
pezzo!
- Io, avevo un lavoro
che portavo avanti ottimamente. Ero già un
medico abbastanza noto ed apprezzato nel mio
ambiente... Io dopo avere tanto sudato per
conquistarmi un posto di tutto rispetto... Io
l'orgoglio di genitori e parenti dovevo poi
sentirmi,proprio nel privato della mia casa. oggetto
di discussione e di critica, da parte di un'insicura,
inaffidabile compagna, che trascinava in sé chi
sa quali gravi vicende?
- Aveva guastato
tutto.
- Si hanno doveri
inderogabili verso se stessi, esigenze personali cui
non è giusto rinunciare. Non potevo lasciarmi
sconvolgere dal baratro dell'altrui
incapacità.... Da uomo equilibrato, preciso,
attento, ho semplicemente evitato che colpi d'ala, dal
peso insostenibile, dei problemi di costei,
incomprensibilmente deviassero i miei concreti passi
più che ponderati.
- D'altronde è
l'oggi moderno ad esigerlo!
- Ma, non è
che avessi un'idea precisa di come aggirare
quest'imprevedibile "essere" di Sara... Così
accettai questo "pasticcio", questo mio errore come un
lato negativo della vita, limitandomi a condividere
alcune ore della giornata con una donna ormai lontana
ed incomprensibile.
- E non c'era alcun
motivo per trovare altri significati o giustificazioni
al mio comportamento.
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- Dunque, quella
particolare domenica mattina, fui costretto, mio
malgrado, ad avviarmi, sotto il primo splendido sole
primaverile, attraverso un tortuoso percorso, che si
snoda stretto arcuato imprevedibile, tra sovrastanti
fresche verdi colline e il sottostante rilucente
ondeggiare del mare.
- Ogni tanto, quasi
ad infrangere quel suggestivo avvolgente scenario, si
riaffacciava, refrattario nella memoria, il ricordo
delle trascorse contrarietà. Recriminazioni,
pianti, litigi... Discussioni animose..., scene
sgradevoli, che restituivano unimportuna
sensazione di noia e di ripulsa.
- Quando giunsi sul
posto dell'incidente, mi ritrovai stanco, infastidito,
quasi indifferente per ciò che ero stato
chiamato a constatare. Per un momento avvertii insomma
un improvviso sollievo. La donna che mi aveva
procurato solo seccature era lì inerme - mi
figurai - finalmente senza più quelle inutili,
vane, incalzanti richieste ed esigenze, ridestate come
da acquiescente vulcano che improvvisamente esplode in
sismi cenere lapilli e lave contorte nel loro
solidificarsi in cordoni...
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