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Vincenzo Calò, nato il 22 dicembre 1982 e
residente a Francavilla F.na (Brindisi)
MOmentaneamente in attesa d'occupazione. "La
solitudine come spazio creativo mi richiama alle
pretese incamerate con colori di mutismo. Per
risaltare vedute e diffidenza per gran parte della
gente che non sa come crearsi un ego, viscida come
escrementi e maschere.Per un target preciso e sicuro
inferocisco le critiche sui giochi con i miei scritti
a 360°, tra sogno e realtà, ovvero nella
riflessione. Intanto sotto un tripudio di stelle si
animano i giochi con la constatazione pur sempre
parziale di avere a che fare con un essere umano che
la pensi come me, e vengo ascoltato come la musica fra
parentesi estive o letto come piccoli gialli.
L'avvicinamento delle piccole ambizioni stringo in
modo infantile, e sono felice anche se s'inumidisce
per poi cadere nell'indifferenza sgrassata dai
riconoscimenti e resa dai nei altrui. Io fuggo e
rientro nella produzione che prosegue con le formiche
della filosofia che dannano la fiducia nei miei
riguardi posta dalla persone, da difendere, come
risposta all'educazione che mi hanno impartito, che
mura in speranza per poi finire in gloria, in edifici
taciturni, nei voli delle restanti stagioni sull'arena
della poesia, sui pensieri positivi concessi da un
pisolino nella complessità, dallo smettere di
pensare."
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Vincenzo
Calò, 01 gennaio 2008
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- "Caro
lettore,
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- i miei versi
fatti con la banalità di affermazioni dette
e ridette, rappresentano un gioco da cui n'esco
fin'ora vincente e smisurato alla faccia dei
dubbiosi che, per evadere dallo stento si affidano
alle voci che scorrono per invidia sul mio conto.
Su di una persona che nemmeno conosci in fondo. Da
tracce d'imbattibilità glisso su di nessun
sentimento in particolare, ed iniziano i guai, a
seguire, l'aggressività, con la
possibilità di venire ammazzatti da
lapidarie recite al banco dei sgoni, addebitandoti
richieste anche solo per il gusto di far fracasso.
Ho poca comprensione da godere, innaffiandola
sfacciatamente. Non sentimentalizzo una storia
d'amore quando s'infila in me la carne, per poi
unire tradimenti con perdoni incoerenti, per un
paio di riconquiste. La realtà è di
una tristezza piacevole, ed i sogni che incorpora
sono microcosmi da non analizzare per timore di
restarne delusi. Uccideresti una fuga nella vita
rassicurata da qualcosa d'interessante, tipo un
augurio sospeso. Vivo pure di respiri profumati
dalla fantasia, di piccoli meritati riconoscimenti,
con l'antipatica umiltà degli artisti che
subiscono risa di rabbia, senza agitarmi troppo,
per poi inginocchiarmi o camminare senza bastone
con pezzi di giorno divorato."
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- Buona
resistenza
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- Vincenzo
Calo'
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- Un ragazzino
corre
Un ragazzino corre, vuole superare il
tram
- con la tuta
da ginnastica
- si esce dal
segno di resistenza
- dal mondo
contemporaneo
- calcolato al
netto di un successo.
- L'interesse
per gli amici che lo incitano
- è
l'omaggio in cornice
- al fuoco di
una minaccia
- il risultato
di un gesto.
- Cominciamo ad
essere troppi
- in questi
miei aspetti personali
- il senso di
un trauma
- lo si mette
nello zaino
- appunti in
lettera d'aria
- si
rispecchiano nella psiche
- in un
divertimento
- per
focalizzarci.
- Delinquenti a
tutto andare
- tra la gente
che ha paura
- giungono
all'improvviso
- non riuscendo
a capire l'inafferrabilità.
- Cacciati dal
suolo
- di giorno in
giorno ci complichiamo
- tra miti e
superiori
- nelle
città piene di fermate.
- tra le mani,
la vita stretta
- alle battute
improvvisate
- respiro, in
questo mio film
- la testa
è il peso maggiore
- ricade nel
bel mezzo del pomeriggio.
- E' tutto a
posto
- il purgatorio
è da definire
- nei ritorni
del cuore
- dagli archivi
di un inizio di scuola, d'autunno.
- Dolori di buona
volontà
Dei miei amori a stravolgere
permangono
- gli occhi,
tralasciato il blu di ritorni
- illogici
agl'invincibili dubbi di
- ingegnosi
difetti.
- Fischiando,
il mio male
- incoraggia
ogni uomo numerato
- in dolori di
buona volontà, di
realtà
- nelle vie,
soluzioni infedeli
- di un
agguerrito perdente.
- E il tuo
giorno in me è perdurato
- lineare,
passivo fedele delle
responsabilità
- come per ogni
proposta il tuo stupore.
- Tu salti al
mio frammentare, sornione e
spostabile
- come
intercettazioni accelerate dacché i
comandi non rispondono.
- Dai giochi
leggiamo le tue trasformazioni
- e un piacere
mi scombussola
- Dov'è
il ritrovo delle luci?
- Ti gioco un
passato che non affronti
- di sentieri e
cose da capire
- complicato
ritorno di stagioni
- benigne e
scordate.
- Senza farci
caso
- vuoi
apprestarti ad ottenere
giustificazioni
- e vedere
dispersi i compromessi
- tristezza
prelevata dall'attualità.
- Ti verserai
movimenti
- di
pensieri
- a screpolare
scienze
- intersecate
- di ghiaccio
applicato sul sangue
- ad
eliminarmi
- dagli
schieramenti ingeriti
- della
verità debole.
- La prassi
più che normale
Riprendendo sbagli di
reattività
- di gente
forzuta come dei pareri
- al passo di
un rispetto oscurato dagli anni
- la
creatività, sul tempo di
- un ricordo
leggero ad illuminare il mondo
- rende
possibile una prassi più che
normale
- tutelata da
concepimenti investiti
- in un frutto
immaturo.
- Ho ammassato
beffe rispettate
- fissato
gl'incarichi
- che riducono
la mia furia
- brillanti
epistolari nel profondo
- forgiati
dall'istinto
- di scelte
risparmiate.
- Costi dipesi
da meccanismi diversi
- sentiti da
una libertà sciocca.
- Abbiamo in
comune insegnamenti
- tra le
leccornie dei giorni contati
- per dir
dov'è la retorica
- nei
"vabbè"?
- Bimbi che
fantasticano
- vincendo tra
le righe dell'essere
- per inguaiare
adulti
- con una
piccola preoccupazione che farà
spuntare
- il sole, da
meraviglie non ancora spiegate.
- Grande
disponibilità
- quasi per
caso
- punta il
fucile
- alla vita
frequentata
- dalle menti
poco simpatiche
- che
percepiscono la realtà
- in una
macchina lontana
- dall'arroganza
della gioventù.
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