LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
I grandi poeti contemporanei
Vittorio Bodini a cura di Gianmario Lucini
- Alcuni testi dell'autore:
- Da Foglie di tabacco (1945-47)
- 1.
- Tu non conosci il Sud, le case di calce
- da cui uscivamo al sole come numeri
- dalla faccia d'un dado.
- 4.
- Quando tornai al mio paese nel Sud,
- dove ogni cosa, ogni attimo del passato
- somiglia a quei terribili polsi dei morti
- che ogni volta rispuntano dalle zolle
- e stancano le pale eternamente implacati,
- compresi allora perché ti dovevo perdere:
- qui s'era fatto il mio volto, lontano da te,
- e il tuo, in altri paesi a cui non posso pensare.
- Quando tornai al mio paese nel Sud
- Io mi sentivo morire.
- 8.
- Una funesta mano con languore dai tetti
- visita i forni spenti, le stalle in cui si desta
- una lanterna o voce impolverata.
- Come da un astro prossimo a morire
- S'ode un canto dai campi di tabacco.
- Sulle soglie, in ascolto, le antiche donne sedute
- - o macchie che la luna ripercuote nell'aria &endash;
- socchiudono pupille d'una astratta durezza
- dai palmi delle mani, aperte pietre sui grembi.
- 9.
- Cuatro caminos
- Che nevoso silenzio,
- che sogno miserabile
- di carbone e di fango nei sobborghi!
- Fra spettinate case qualche fanale a gas
- getta nell'ombra la sua ombra verdastra:
- lì una coppia dilegua, e nel punto ove sparve,
- la coda d'una serpe fra le canne
- d'una remota estate un attimo balena.
- Una pietà insensata
- arida come semi di girasole
- gira in folle ai crocicchi,
- mentre nella tua terra i contadini
- invisibili parlano turchino
- dai campi di tabacco, e fra un istante
- la notte avrà sapore di oliva verde.
- 11.
- Viviamo in un incantesimo,
- tra palazzi di tufo,
- in una grande pianura.
- Sulle rive del nulla
- mostriamo le caverne di noi stessi
- - qualche palmizio, un santo
- lordo di sangue nei tramonti, un libro
- lento, di pochi fatti che rileggiamo
- più volte, nell'attesa che ci dia
- tutte assieme la vita
- le cose che crediamo di meritare.
- 12.
- Un monaco rissoso vola tra gli alberi.
- Da Altri versi (1945-47)
- Tanti anni
- Noi abitiamo in una rosa rossa.
- Passavanbo treni in corsa alla periferia
- - un gomito sonoro -
- e tutto il resto era un fermento di cieli.
- Un meriggio d'inverno, col sole su un muro bianco,
- riconoscemmo la nostra amata calligrafia.
- Chi avrebbe mai pensato
- che voi scriviate come un'ombra d'alberi,
- come i pettini freddi
- con i denti coperti di capelli!
- (S'era in pena per voi.)
- Così passammo la notte.
- Da La luna dei Borboni
- 1.
- La luna dei Borboni
- col suo viso sfregiato tornerà
- sulle case di tufo, sui balconi.
- Sbigottiranno il gufo delle Scalze
- e i gerani &endash; la pianta dei cornuti -, *)
- e noi, quieti fantasmi, discorreremo
- dell'unità d'Italia.
- Un cavallo sorcigno
- Camminerà a ritroso sulla pianura.
- *) il geranio non è riuscito a salvarsi. Ma perché pianta dei cornuti? Penso per associazione d'idee con le donne che passano molte ore affacciate ai balconi o alle finestre dove i gerani sono immancabili (n. d. A.)
- 4.
- Un campanile di sughero
- verso i capelli corti della luna
- ghiotta d'angurie. Un grande carro fermo
- ai passaggi a livello,
- fra gli orti coi piselli calpestati
- di nottetempo. Dorme
- il carrettiere o non dorme,
- bocconi
- con il capo fra le braccia,
- e il fanciullo covava
- il desiderio inquieto dei pidocchi
- al passaggio del treno verso il Nord.
- 6.
- I preti di paese
- hanno le scarpe sporche
- un dente verde e vivono
- con la nipote.
- Presso cassette vuote
- d'elemosina
- sanguina Cristo in piaghe
- rosso borbonico;
- esala un'agonia
- dura dai banchi
- e dai fiori di campo.
- In piazza, accoccolati
- sulle ginocchia del Municipio,
- stanno i disoccupati
- a prendere l'oro del sole.
- Trotta magro e sicuro
- un gatto nel Sud nero.
- 8.
- Qui non vorrei vivere dove vivere
- mi tocca, mio paese,
- così sgradito da doverti amare;
- lento piano dove la luce pare
- di carne cruda
- e il nespolo va e viene fra noi e l'inverno.
- Pigro
- come una mezzaluna nel sole di maggio,
- la tazza di caffè, le parole perdute,
- vivo ormai nelle cose che i miei occhi guardano:
- divento ulivo e ruota d'un lento carro,
- siepe di fichi d'India, terra amara
- dove cresce il tabacco.
- Ma tu, mortale e torbida, così mia,
- così sola,
- dici che non è vero, che non è tutto.
- Triste invidia di vivere,
- in tutta questa pianura
- non c'è un ramo su cui tu voglia posarti.
- 11.
- E infine aranci imbandierati e carichi,
- spine e raffiche
- di dolcezza nei fichi d'India, uomini
- traballanti sui carri
- vuoti
- per caricare il tufo dalle cave,
- col cane morto di sonno.
- E stagioni dal becco sottile
- di cicogna, che si spulciano il petto,
- che prendono pietre da terra
- e le buttano più in là.
- Da Dopo la luna (1952-55)
- L'allodola e la luna
- L'allodola e la luna sole nel cielo:
- lei sorta appena e il passero spaurito
- dal pino nero e i silenziosi spari
- dei finti cacciatori in mezzo al grano nascente.
- Nessuno l'attendeva. Nessuno attende.
- Volava di traverso con tutto il cielo in gola.
- Sotto di lei crollavano i papaveri,
- un'ombra cancellava coi grossi pollici
- il dolce vino e il viola del tramonto.
- In una stanza in fondo, la memoria,
- lasciata ai suoi più torbidi solitari,
- di te non s'informava, fine d'un grande giorno:
- giorno da meditare
- davanti a una finestra, col silenzio alle spalle.
- Come un polpo sbattuto
- Come un polpo sbattuto ancor vivo contro lo scoglio
- si arricciavano i miei pensieri
- a Bari fra le barche verdi e gli inviti
- favolosi dei venditori
- di quella iridescente pena; ma io
- non avevo che una moneta
- d'impazienza e di notte,
- una moneta nera dei paesi
- dell'interno, che soffoca le case
- fra orizzonti di corda su cui oscilla
- la tarantola &endash; un'altra pena -; e tu un'altra,
- quando dicesti: la pietà è più forte
- dell'amore. Più rapida è volata
- che il mio odio la mano sulla tua guancia.
- Sto davanti alla tua caverna
- Sto davanti alla tua caverna.
- Esci fuori e arrenditi.
- Noi abbiamo la sintassi e la radio,
- i giornali e il telegrafo
- e tu non vivi che del mio sonno,
- non hai che la roccia a cui ti tieni abbrancato,
- e per farmi dispetto
- non mi rispondi nemmeno.
- Tutto ciò che ti dono
- Tutto ciò che ti dono
- non t'interessa.
- Guardi le grandi siepi
- gialle,
- e il ponticello senz'acqua
- o la grottesca ira del pungitopo,
- e pensi a un cielo più alto,
- non quello su cui corrono
- pattinando i miei occhi,
- o le gare fra case ed erba, e i gialli
- e rossi dei suoi fiori.
- Un contadino catafratto spruzza
- d'azzurro le sue viti:
- se ne tinge il vento
- capelli e dita per gioco.
- E non è bello? E dunque? Noi viviamo
- assieme da tanti anni,
- e non posso sapere
- cos'è che ti rattrista,
- che respingi ogni cosa:
- se è l'orgoglio e i belletti del piacere
- o se il dispetto di non essere eterno.
- Voli basso sulla pianura
- Voli basso sulla pianura
- amore il cielo
- poco ti solleva
- come sei verde e nera
- la bocca rossa
- di rosolaccio.
- Vola così e così
- t'incurvi bianca
- fra le vigne fugaci
- e a me torni più viola
- mia di colore e tutto
- agave mia
- che ha imparato a cantare
- dal gorgoglio dei pali del telegrafo
- un canto nero che va giù e s'interra.
- Cresce l'erba
- e la capra legata al fico.
- Xanti-Yaca *)
- Solo quando tu entrasti
- la barca fu piena,
- e il barcaiolo coi buchi nella maglietta
- fece sparire la nazionale
- che gli diedi perché remasse di spalla.
- Così il mare quel giorno
- poté maturare ricordi per dopo.
- Al tempo dell'altra guerra contadini e contrabbandieri
- si mettevano foglie di Xanti-Yaca
- sotto le ascelle
- per cadere ammalati.
- Le febbri artificiali, la malaria presunta
- Di cui tremavano e battevano i denti,
- erano il loro giudizio
- sui governi e la storia.
- Così semplice,
- che noi non lo avremmo fatto.
- Uno l'ho visto io
- camminare col capo in giù
- sul soffitto,
- altri bevevano a un pozzo
- di scorpioni e di serpi,
- non senza gridi,
- nel viola acido e sporco
- d'una cappella,
- mentre fuori era il chiaro giorno
- steso coi piedi avanti
- come il Cristo del Mantegna.
- Così mi disorienti
- se ti guardo vivere:
- io vedo tutte le insidie
- e tu sei in grande pesce senza testa,
- disordinato e prode,
- che smuove più acqua del necessario,
- ed è quando mi dici disperata
- "Vorrei già avere trent'anni".
- Col tramonto su una spalla
- Col tramonto su una spalla
- e fasce gialle e blu,
- alto, come un gelato
- di corvi in mano,
- chino la testa e passo
- sotto l'arco di Carlo V.
- E al passaggio si spegne
- il lumino dell'anime sante
- che tengono la destra
- a cinque punte sul petto,
- fra le fiamme del Purgatorio.
- Questa è la mia città,
- le mura le avete viste:
- sono grige, grige.
- Di lassù cantavano
- gli angeli dei Seicento,
- tenendo lontana la peste
- che infuriava sul Reame.
- Ora c'è fichi d'India, un aquilone,
- un ragazzo che tende
- il suo elastico rosso
- contro qualche lucertola
- troppo spaurita e minima
- per presentarsi a quel sogno
- d'inaudite avventure
- di cui s'inorgoglisca il cuore umano.
- Da Serie stazzemese
- 2.
- Ninetta, la poesia
- (d'estate) è un pappagallo
- dalle penne oro e verdi e la mania
- di contraddire.
- Così mentre tu sogni
- d'arrivare in Versilia
- in regola, coi pantaloni gialli,
- io penso a un viaggio di sei anni fa.
- Ballava la Olivetti
- la bombola del gas
- sopra il sedile posteriore, il trucco
- troppo forte ti sbilanciava il viso &endash;
- poi l'ulivo e un paese
- dove moriva il giorno
- come un gran gallo suicida
- sulle terrazze.
- 4.
- Son maturato tardi. È la smania
- di vivere troppo presto che m'ha tradito.
- Non dar tempo al tempo. Vedere
- la bellezza soffrendo
- di non poterla usare.
- Ho imparato tardi ad accordare
- al mormorio del ruscello i moti del cuore,
- a ammettere la natura fra i miei pensieri
- come un ospite da lasciare a suo agio.
- Da Metamor
- Conosco appena le mani
- Conoasco appena le mani,
- le scarpe che metto ai piedi.
- Conosco il giorno e la notte
- e i terrori del vento.
- Ma gli anni? Dove son gli anni,
- e tutti i libri che ho letto?
- I volti amati si sfrondano
- delle loro vicende,
- non restano che i nomi.
- Tutto nella memoria
- cade a pezzi, sprofonda
- senza rumore
- nelle botole dei morti.
- Ah, dove sono le acute presenze
- del passato, le sue calde forme,
- la cera su cui incidevano
- i miei sentimenti?
- Dove si nasconde il senso
- delle cose che ho vissuto,
- e i brividi lucenti
- e i cieli dell'avventura?
- (1962)
- Nelle spire del boom
- Presi nelle spire del boom ne gustiamo anche noi
- gli alti palazzi e le piante nane
- piume serpenti chiomati sotterfugi intimi.
- L'astrattismo ci punse un dito come una rosa neoclassica.
- Tacevano i cani di calce e la civetta veloce
- e tutto ciò che un tempo avevamo dentro capovolto come in un negativo.
- Solo una luce lontana e senza voce
- accucciata davanti al mio mare in tempesta
- come la vedova d'un marinaio
- era il banco di prova dei tuoi velieri
- di solitudine e d'ira,
- solo una sera ignara che si versa
- nella buca delle lettere.
- (1963)
- Daccapo?
- Alle radici dei gesti
- dove amare significa
- imbeccare risposte a un passero giallo
- chi ti cercò con l'anima
- non ti trovò che con gli occhi.
- La laguna interiore
- insabbiata in accuse
- proposizioni vertigini soavi sassi
- aveva sogni circondati di vuoto
- manifesti gialli
- sui quali si leggeva comodamente
- che tutto avrebbe potuto
- ricominciare daccapo.
- Gli occhi d'oro del sole
- sequestravano nell'aria
- un colore di ponti levatoi.
- Persuadeva i tuoi seni di mercurio
- l'incerta ubiquità
- del pube a filo dell'acqua.
- (1965)
- Night II
- Se bere un whisky è versarlo
- sull'arso terriccio della propria tomba
- dove l'oscenità canticchia assassinata
- dall'ombra d'un cane o dalla furia della ragione
- trofei d'occhi inespugnati
- come fregi di antiche stamperie
- si scioglieranno nell'alcol tra i sadici archivi
- di una notte tradita da strambi propositi. *)
- Una finestra morrà.
- Morrà sul Bosforo un ferro di cavallo.
- (1965)
- *) tradita da strani propositi, proviene dal sonetto My Mostress' eyes are nothing like the Sun di Shakespeare, nella traduzione di Alberto Rossi (Einaudi, 1952, p, 307) &endash; (n. d. A.).
- Tramonto a S. Valentino
- L'uomo che s'affeziona al proprio deserto
- guarda la proditoria brace
- che scolora fra i platani
- e sa che il suo pensiero un tempo amante di sfide
- non sa andar oltre e quasi di quel limite
- s'accontenta.
- Lo sfiora appena il sospetto
- d'essere prediletto
- da quel rosso nulla.
- (1964)
-- - Da Inediti (1954 &endash; 1961)
- I pomodori secchi
- I pomodori secchi
- attaccati a uno spago
- e le donne dai cuori di cicoria.
- I pomodori secchi e i datteri gialli,
- e le donne che colgono le olive
- fra gli olivastri, con la bocca viola;
- tutto è univoco e perso a furia d'esistere.
- Dove hai nascosto, cielo, l'altra ipotesi?
- Quale parte è la nostra?
- Non saremo null'altro
- che rozzi testimoni di questo esistere?
- O mio dio a cui non credo
- O mio dio a cui non credo,
- ti leggo come una poesia profonda
- piena d'occulti sensi e di fiumi paterni.
- Sera
- La lezione di musica
- bruca l'umido
- nel mezzo della via,
- sentinella perduta dell'autunno,
- e in una scia di zucchero filato
- si fa strada l'urlo dei Sioux.
- Nessun tempo avrà speso così male
- tanta sete d'ignoto:
- compra educatamente biglietti di morte
- ai botteghini la gente, i giornali
- parlano di dischi volanti
- da cui ciascuno spera una rivincita.
- (1959 ?)
- Da Zeta
- Antipoetica
- Un tempo il verso d'avvio
- cadeva direttamente dalle ginocchia di Giove
- bastava riconoscerlo e seguitare
- elaborare trascegliere il reale o se stessi
- non già questo sporcarsi e intridersi
- questa mano accusativa
- che non salva e non placa
- che lascia tutto come sta.
- (19 giugno 1968)
- La passeggiata del poeta
- Il poeta passeggia fra i seni altrui
- fra lune altrui
- ed intanto si interroga sulla propria
- statura d'uomo.
- Girano delicatamente
- piccoli e grandi emisferi
- ma non sanno svelargli
- quale delitto lo apparenti
- al rosso dell'occaso o all'aurora del bosco.
- (1969)
- Home page di Vittorio Bodini
- Per comunicare con il Club degli autori: info@club.it
- Prima di scrivere, please, consulta le FAQ, è possibile che trovi la risposta
http://www.club.it/notiziario/bacheca/faq.html
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Inserito 14-06-1998