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Irene De Laude Curtò
 

Nata nell'astigiano, dopo lunghe permanenze in altre città, Irene De Laude Curto
risiede attualmente a Firenze. Ha seguito studi universitari in lettere e filosofia e fino al matrimonio ha svolto la sua attività lavorativa in Enti bancari e Società finanziarie. Poetessa e pubblicista, ha dato inizio al suo impegno letterario intorno agli anni 70 inserendosi, con felici esiti, nel panorama culturale italiano. E' stata rappresentante, per la Sezione regionale Piemonte e Valle d'Aosta, del Sindacato Libero Scrittori Italiani, fa parte di prestigiose Accademie Nazionali e Internazionali, del Centro Studi Mario Pannunzio e di altri gruppi poetici alle cui iniziative partecipa attivbamente. Ha collaborato a giornali e riviste specializzate, appare spesso in qualificate antologie, profili di autori contemporanei, dizionari. Recentemente è stata inserita nelle seguenti pubblicazioni: "Dizionario poeti del duemila" a cura di F. Maggi e S. De Marchi, ed. Latmag; "Autori piemontesi", ed. Folgore; "I contemporanei", ed. G.E.V.; "Stelle d'Europa", ed. Tigullio; "Dizionario degli autori contemporanei" a cura di E. Schembari, ed. Libro Italiano; "Maestri del colore e della letteratura", ed. Accademia di Roma Il Macchiavello; "Prose e poesie di autori contemporanei per le scuole", ed. Il Grappolo; "Antologia televisiva I contemporanei della Comunità Europea",.
Ha finora pubblicato le seguenti raccolte di poesie: "Roghi," ed. Convivio Letterario, Milano 1974; "Sarà un'altra cosa", ed. Accademia internazionale Unità Cultura, Roma 1977; "Tempo di rinascita", idem 1979;" Morderemo melograni", idem 1980; "Pollini di luce", ed. Gabrieli, Roma 1982; "Manuale minimo", ed. Accademia Internazionale Unità Cultura 1985; "Alfa e omega", idem1988; "La signora che chiude l'ultima porta", ed. La Versiliana, 1991, "Ritorno all'eden", Lorenzo Editore, 1993.
I riconoscimenti per l'assiduità e qualità della sua poesia, nonché i premi conseguiti sono numerosissimi. Tra essi quello della Presidenza del Consiglio dei Ministri e il S. Valentino d'oro 1989 in tandem con Padre Turoldo. Hanno tra gli altri espresso lusinghieri apprezzamenti noti letterati e critici tra cui Filippo Fichera, Aurelio Prete, Angelo Mistrangelo, Franco Piccinelli, Luigi Baudoin, Vittorio Vettori, Giovanni Boano, Mario Conti, Gabrieli, Angelo Jacomuzzi, G. Barberi Squarotti, Giacinto Grassi, Emilio Frangella, Giuseppe Crosa, Adolfo Sarti, Rodolfo Prosio, Enrico Bonino, Gianpiero Nisticò, Sandro Paparatti, Carlo Zannerio, Alberto Trivellini etc.
 
La coscienza
 
Lo spirito non ha requie.
Per la ragione
il mio cammino è illogico:
rincorro traguardi superati
sto ferma a canapi abbassati.
 
Il cuore
mi adula invece:
sentenzia che ho entusiasmo
e sufficiente dose
di decenza.
 
Il mio solo suggeritore
è la coscienza.
 
Tempo di rinascita
 
Ostile sulla porta la vita
mi ha intimato
l'ultima risposta.
 
Ho chiamato a raccolta
i saggi consiglieri finiti in retrovia
poi le ho detto: - Non andare via! -
 
- Allontanerò dal mio calice
la schiuma dei ricordi,
suggestivi come tramonti
o vendicativi come una vergine intristita.
 
Sdegnerò l'effervescenza
di false lusinghe
d'impossibili speranze:
solletica vanità, ma non facilita
la digestione del presente.
 
Scosterò da me i rimorsi,
ogni altra sterile inconsistente bolla
cercherò la polla che alimenta
profonde, dure, severe radici.
 
Là premono i germogli nuovi.
Affonderò le dita
sotto pavide superfici
per guidarli alla luce.
 
Ci stupiranno forse.
Io non sarò delusa.
Sarai tu, ancora, vita!
 
Alluvione
 
Questa pioggia
ha la freddezza calcolata
d'una Nemesi
e perdura...
 
Son notti che l'ascolto
sospirando sussulti
d'ira passeggera
ma né scroscio, né rovescio
graffian la monotonia
del suo monologo in sordina.
 
Rigurgitan grondaie
e al suon premonitore
si stringono gli uccelli
nei nidi sotto i tetti;
gonfi s'adunano i rivoli
per strada
ed in corsa specchiando
lividi lampioni
convogliano la furia
o la vergogna?
sotto terra.
 
Ma voci minacciose
per l'intrusion violenta
salgon dai chiusini
e quel clamor d'alterco
giunge fino al fiume
che laggiù, giallo e bieco,
guata già le zolle.
 
Quando è notte di Nemesi
anche l'aria resta immota
a paventar lo stupro.
 
Dal tormentato Eden
 
Ricordi quel tempo avaro,
evanescente
che si coagulò per un attimo
in confronto d'amore?
 
Le nostre parole erano fiori
o macigni posati
sul cuore.
 
Gli sguardi micce, braci
o sfregi.
Ogni fuggevole contatto
scarica d'elettrodi.
 
L'aria solo per noi
serbava inconfondibili odori
e le bocche
senza ricette,
riusciti subito sapori.
 
Unica nota inquietante
quale lontano canto
d'emigrante
era d'entrambi il pensiero.
 
Pure, dal tormentato Eden
il mondo vedevamo
ai nostri piedi
come un cartoccio di rifiuti,
un deserto o cimitero.
 
Noi i superstiti rintocchi
sonori di campane,
a celebrare - non sapevamo allora -
se un sospirato evento
o un funerale.
 
Esorcismo
 
E' l'ora del disgrado, eppur
voglio cantare
se vale a esorcizzare anatemi
verità amare
d'un tempo ormai intristito.
 
A solitudine l'invito
m'induco ad accettare
dai sentieri di collina,
da tratturi deserti ed arsi
di montagna
 
purché a catarsi
l'anima giunga lassù
dove l'aquila gode del tributo
di cieli smisurati
e del silenzio il liuto.
 
Ch'io possa l'antidoto trovare
ad assenzio che sento
ormai letale e poi via,
in groppa a un fulmine
laggiù sulla terra
rientrare.
 
Su questa terra amata
che trema a trame,
a presagi di sventura.
 
La verga mia affinare
e come l'aquila, la folgore,
senza paura,
la bestia immonda
in tempo utile annientare.
 
Vecchia domestica
 
- Vai, fai -
l'ingaggio intima o sospira.
 
Così all'àncora la nave
al tronco il naufrago
ad organica sostanza muffa
od altro parassita.
 
- Non ce la faccio,
sono stanca, ho brividi di freddo -
 
E tu, vecchia domestica,
con la tosse che ti scuote
l'artrosi che ti curva
le vene varicose,
noncurante stacchi
un grembiule appeso al cielo.
 
Senza sofismi
all'oscuro di dottrine
- camaleonti infidi -
attui i disegni di Dio.
 
Solidarietà
 
Dammi la tua solidarietà,
ma presto.
L'adoprerò per inaridire sorgenti
di viltà, omertà, indifferenza,
per sopprimere ogni causa
d'ingiusta sofferenza.
 
Unisci alla mia la tua voce.
Grideremo ai venti:
- Che contano rimorso, contrizione
se non si leva riparatore il gesto,
se non avviene rigenerazione? -
 
Dammi, pietosa, la tua anima.
Ne farò benda per piaghe
ala per fughe
sipario per prosceni osceni.
 
Dammi il tuo amore, fratello
e salveremo il mondo.
Ci aspetta un caldo ostello.
 
La madre del soldato
 
Figlio, non ti chiedo
di chiudere gli occhi
dinnanzi allo spettro della guerra,
né di serrar la porta
s'essa suoni
per ghermirti.
 
Non dirmi... S'essa sia giusta
non mi domando: greve è un giudizio
per le spalle d'una madre
già troppo curve
sotto il peso dell'amore
per il figlio.
 
Tu sai quale certezza sol m'induca
a non strapparti a un'altra guerra:
l'umor del marcio suo tumore
scaverà la pietra dell'odio universale
fino al baglior dell'oro vero
e finirà il suo ghigno!
 
Quando sarai sul campo senza fiore
- non i miei occhi nei tuoi, ma quelli
d'una fossa - il sanguinante cuore
solleva in alto come rosa rossa
a una restia amante
e offrilo alla pace.
 
Risparmiami parole
 
Se mi tieni fra le braccia
e una regia esigente
vuole affinare il copione
più antico del mondo,
risparmiami parole.
 
Non chiedere
ciò che bussando imperioso
già il cuore impone
e a suggerire ardore,
più che eloquio d'amore,
bisbigli e grida del sangue
che brucia nelle vene.
 
E' Cirano già
questo impatto impetuoso,
voluttuoso di torrenti scesi
da uguali cime al piano;
 
di Tristano e Isotta
questo intreccio di mani
che cercano,
fanno vibrare corde
del più intimo sentire fino
a un dolce morire.
 
Così nell'ora nostra certa,
ai margini d'enigmatica nebbia,
assenti da un dubbioso
domani.
 
 
 
PER COMUNICARE CON L'AUTORE speditegli una lettera presso «Il Club degli autori, cas.post. 68, 20077 MELEGNANO (Mi)». Allegate Lit. 3.000 in francobolli per contributo spese postali e di segreteria provvederemo a inoltrargliela.
Non chiedeteci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.


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