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Luigi Muscas
- Il sogno di Monsú Travet
- Numi eterni, s'io fossi
- quel cavalier d'ancestrali
- tempi venuto fino a noi, vestito
- di porpora e prato virente,
- potrei con la fiera imponenza
- del mio portamento
- la candida anima tua
- rapire, sognante.
- Coi fili di seta dorata
- delle mie chiome fluenti
- legare il tuo cuore potrei.
- Sulle ali radiose
- di un ippogrifo fatato
- l'ebrezza del volo attraverso
- misteri di spazio e di tempo
- potrei regalarti...
- Ma un imbelle Travet
- che non seriche chiome fluenti
- ostenta ma qualche canuto
- capello sul cranio lucente
- non passa le porte del tempo.
- Il tempo attraverso le carni
- gli passa lasciando le tracce!
- Pertanto
- non può che restare nell'ombra
- vestito di miseri panni
- e, china la zucca pelata,
- attendere...
- Atendere un dì di bonaccia
- e un raggio di sole
- che venga spontaneo a scaldare
- le stanche sue membra.
- Un granello di sabbia
- Dobermann alla porta,
- inutile guardiano!...
- Non chiamarmi poeta
- solo perché ho sbirciato
- furtivamente
- dalla finestra del Sancta Sanctorum.
- Spiriti eccelsi
- a cui neanche in ginocchio
- oserei accostarmi
- e iridescenti bolle di sapone...
- Dobermann alla porta,
- inutile guardiano
- per me!
- Non puoi chiamar poeta
- un granello di sabbia
- anonimo
- tra le dune assolate
- che digradan pian piano all'orizzonte
- ondulando il deserto.
- Sette grandi
- Sette poveri
- Siete tornati!
- La furia belluina s'è accanita
- invano su di voi
- per spegnere il ricordo
- vostro ed i vostri nomi
- e invece li ha eternati,
- più splendenti degli astri su nel cielo.
- Il "Lucina" sulle acque di Djendien
- si culla ancora pigramente quando,
- le paratie del vostro sangue rosse,
- vede spuntare ignara un altro sole.
- Nella notte fantasmi silenziosi
- emergono dall'ombra scivolando
- alle vostre cabine
- ed in nome di Dio la mano armata
- levano sulle vite vostre e il sonno
- pietrificano eterno.
- E il Dio, Padre di tutti, inorridisce
- al fanatismo folle, alla bestemmia
- nel nome Suo lanciata
- con il sangue innocente.
- 9/VII/1994
- Ai sette marinai italiani del "Lucina":
- Salvatore e Antonio Scotto; Antonio Schiano; Gerardo Esposito; Gerardo Russo; Domenico Schillaci e Andrea Maltese -
- Un pensiero riverente
- Luigi Muscas
- Nefertiti
- Castani chiari
- i capelli a casaschetto
- incorniciano un viso
- enigmatico.
- Ed accarezzano a ciascuno il cuore
- il sereno candore
- di un sorriso;
- gli ancestrali misteri
- di due grandi occhi d'agata o di giada;
- la linea acerba che un artista diede
- al corpo di una ninfa d'alabastro.
- Sospiri alla pàprica
- Chi ha gustato i sospiri con la pàprica?
- Non si direbbe, eppure fa impazzire
- quel pizzico di dolce e quel piccante
- confezionato d'oro e celestino.
- Quel pizzico di dolce
- ti fa sognare cieli sconfinati,
- prati fioriti e splendide marine.
- Quel pizzico di pàprica
- ti mette un fuoco dentro e un turbinio
- ti scatena bollente d'emozioni.
- Quel pizzico... quel pizzico
- d'assaggio sulla candida sua polpa,
- come un folle astronauta,
- su ti farà schizzar per mondi ignoti
- di galassie perdute nello spazio.