Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Adriana Sarria
Con questo racconto ha vinto l'ottavo premio all'edizione 2007 del Premio di Scrittura Creativa Lella Razza
Senza titolo
Abiti, anfibi, occhi e trucco rigorosamente neri. Carnagione cadaverica, croce con svastica al collo, al dito un teschio, ma pur sempre uno spiraglio di vita: lunghi capelli biondi.- Piangeva, Andrea. Gabriella non l'aveva mai vista ridere. Era così piccola, seduta in un angolo di quel lurido cesso della vecchia scuola. Si avvicinò mettendole una mano sulla spalla e le disse:
- «Qualsiasi cosa ti sia capitata, la vita va vissuta senza perdere neanche un attimo o un occasione... ti va di uscire stanotte?» esordì con un sorriso.
- Andrea nel suo malumore singhiozzato si chiedeva che cosa volessero in cambio quegli occhi adornati da tante lentiggini.
- «Dai, stasera andiamo ad una festa in maschera, che ne dici? Potresti vestirti da dark?!» continuò Gabriella sperando in un sorriso.
- Ecco il suo nuovo obiettivo: un'anima da salvare dalle fiamme della depressione... la sua filosofia di vita era:
- «Mai, prendersi troppo sul serio»; e ad esempio stavano le pozzanghere lasciate nei bagni delle scuole da tristi occhioni neri. Andrea teneva la testa fra le ginocchia, accucciata in posizione fetale si difendeva dal mondo. Smise di singhiozzare e alzò lentamente il viso dal trucco sfatto. La proposta l'aveva fatta sorridere, e Gabriella incitandola con una bocca di quarantotto denti, le porse una salviettina umidificata.
«C'è da bere?» disse Andrea allungando la mano, e come in cerca d'aiuto prese la salvietta e si ripulì.
«Cerrrrto, e poi c'e un sacco di gente, ti dimenticherai in un attimo le tue pene» disse ponendo l'accento sull'ultima parola.
«Mai, dimenticare quello...!» Andrea stavolta rise di gusto, e sollevandosi dall'angolo, scosse le gambe intorpidite.- «Allora vengo a prenderti alle undici, tieniti pronta!».
- «Ok» sospirò energicamente l'ultimo singhiozzo.
- Alle undici il clacson del pandino rosso strombazzò. Andrea entrò in macchina e disse "cia'", e con un sorriso raggiante iniziò da quel giorno l'avventura, mettendo il fidanzato di una vita dentro un cassetto, magari non solo in senso figurativo ridotto a pezzettini... Gabriella ascoltava gli infiniti sfoghi pessimistici, ma si proponeva di spronare la nuova amica alla vita, con pazze vicissitudini, spiritosaggini, o pettegolezzi. Era ormai il tempo di nuovi maschi, balli sui banconi dei bar, sbronze colossali, gite al mare, risate matte, e sesso quasi come "obbligo mondano"... Andrea rinacque di nuovo: solare e spontanea, ma aveva la sua missione... riuscir a tener la compagna di peripezie lontana dal coma etilico, confortandola quando una delle tante conquiste amorose scappavano dal suo carattere possessivo. Nei tour gioviali si compensavano per troppa serietà ed estrema scelleratezza.
- Vicine di banco in classe, tornavano a casa insieme, parlando all'infinito. Ore al telefono per dirsi cose già ripetute, ridere d'ogni gesto o battuta sentita o vista, o aggiornare l'agenda personale per disdire o accettare qualche appuntamento. Si capivano con un gesto, un'occhiata, sempre pronte all'ironia e agli scherzi goliardici. Gabriella era ritornata a scuola dopo dieci anni, per gioco, e anche se apparteneva ad una famiglia benestante, lavorava partime in un supermercato per compensare gli sprechi di denaro dati dalle continue scorribande e assalti ai negozi.
- Andrea al contrario voleva evitare di dover fare la cameriera a vita, decisa a raggiungere degli obiettivi. Lavorava extra in una pizzeria per pagare gli studi e concedersi qualche svago che i "suoi" non potevano offrirle, e se rimaneva qualche spicciolo riempiva un porcellino blu per un futuro... Studiava accanitamente per ottenere il massimo.
- Testarda e intelligente fino all'inverosimile aspirava ad ottimi voti per incassare l'assegno di studio per i bravi studenti meno abbienti. Gabriella, dal canto suo, studiava nei momenti buchi, fra un raro cliente e l'altro, senza dar troppo peso al risultato e non sfruttando a pieno le sue qualità. Ma arrivò, finalmente, l'anno del diploma... Andrea si era applicata costantemente per ottenere la borsa di studio per l'università. Studiava con i compagni, e aiutandosi a vicenda, ripetevano ininterrottamente, simulando l'interrogazione. Ma non era mai soddisfatta. Continuava ad affannarsi sui libri rinunciando a molte serate di sollazzo, mentre Gabriella la rimproverava di esser una secchiona... Andrea declinava gentilmente ogni tipo di distrazione, e la incontrava solo nelle ore di studio comune. Ma davanti al tabellone delle ammissioni ebbero un piccolo scontro:
- «Hai visto, ti hanno ammesso, e tu che ti davi tanto da fare! Lo sanno che sei brava non c'è bisogno che lo dimostri facendo la sgobbona!» disse ironizzando Gabriella.
- Il tono di quella frase la incupì tanto che a denti stretti le ricordò:
- «Lo sai che non posso andare all'università, i miei genitori non "stanno bene" come i tuoi» si morse un labbro all'ultima frase invidiosa.
- «Cosa vuoi dire? Guarda che lavorano, e lavoro sodo anche io, e mica navighiamo nell'oro» rispose risentita.
- «Sicuramente no, ma io non voglio niente da nessuno, ho un orgoglio, e preferisco ottenere tutto quel che posso con le mie forze, senza dovere contare su gli altri, che fra l'altro non ti possono dare una mano sempre, e prima o poi, ti girano le spalle o non campano quanto te...» puntualizzò con schiettezza.
- «Ma smettila di dire stronzate, non vorrai dire che sto a scrocco dai miei, per vivere l'attimo?! Sono i miei genitori, e se possono darmi quello che chiedo, perché dire di no» s'infuocò.
- Andrea tagliò corto per evitare di offendere l'amica con un pensiero di vita non condiviso e con una pacca sulla spalla le disse:
- «Scusa, ora devo andare, sono troppo nervosa per via dell'esame, e non vorrei offenderti con la mia filosofia stacanovista. Ricordati che ti voglio bene». Scappò in fretta a casa per ripassare le maledette materie, che la inquietavano. Camminando nervosamente avanti e indietro per la sua stanza, leggeva e ripeteva capitoli e capitoli di libri, facendo riassunti, sottolineando e registrando concetti e frasi, tormentandosi anche durante il sonno. Dormiva poco, con gli auricolari nelle orecchie risentiva nel dormiveglia la tesina registrata su audiocassette dalla sua voce irrequieta in una cantilena ossessiva.
- Iniziarono gli esami: prime prove senza intoppo, mentre lo scritto di francese ingarbugliò la mente di Gabriella. Seduta dietro di lei la chiamava sospirando:
- «Andrea, Andrea, fammi copiare non so cosa scrivere».
- «Come faccio?» cercava di rispondere ogni volta che l'ispettore di commissione si girava da qualche altra parte.
- «Fammi vedere cosa non va, ti dico come scriverlo».
- «Non ho idee, fammi copiare» insisteva Gabriella.
- «Cazzo, ci vedono» e Andrea abbassò la testa sul foglio scrivendo in fretta e furia, tutto ciò che le veniva in mente circa, lo slogan pubblicitario di un cellulare innovativo. Compose un testo originale utilizzando tutta la sua creatività. Contemporaneamente incitava l'amica, affinché scrivesse qualche frase, per poi aiutarla in qualche punto incerto, ma Gabriella divenne una iena sibilando acida:
- «Sei una stronza, aiuti tutte tranne me». Andrea cercava di concentrarsi sul compito, aiutare le compagne che le chiedevano qualche suggerimento, cercando di non farsi vedere. Se non fosse stata così ostinata avrebbe aiutato anche Gabriella, ma lei preferiva non faticare e sì arrangiò... un po' qua un po' là. Finito il suo compito, letto e riletto, si alzò e girandosi verso l'amica le chiese:
«Ti aspetto?».- Gabriella rispose con un secco: «No!».
- La prova d'Andrea fu superata grandiosamente, ma la delusione per il comportamento dell'amica, le aveva lasciato un gusto acido di limone e un brivido sottocutaneo al ricordo delle accuse insulse. Si sentiva in colpa, ma sapeva di essere nel giusto. Aveva aiutato, per quanto poteva, un po' tutte, per una frase, un verbo, un plurale; ma l'amicizia che provava per Gabriella non poteva mettere in pericolo l'esame, non poteva farle copiare di pari passo il suo compito! Mentre tornava triste e sconsolata rifletteva sul modo in cui l'amica voleva giocare con i sentimenti. Nella testa sentiva come un ronzio di zanzare:
- «Sei stata crudele, non dovevi lasciarla in difficoltà, potevi scriverle qualche frase. Sei un'egoista. Quando eri triste lei ti ha consolata, guarda come l'hai ricambiata!» ed ecco la zanzara, che punge, e il successivo prurito da sega mentale arriva... Ma nello stesso tempo il volo di una farfalla annunciava:
- «Hai tenuto un corretto comportamento imposto dalla società, una rettitudine seguita dall'enorme sforzo e costanza nello studio che ha dato i suoi frutti nell'originalità di ciò che hai composto. Hai difeso la diligenza di studentessa nell'affrontare la prova, e non hai sprecato lo zelo di anni di studio. Hai applicato la cura impiegata negli ultimi anni ottenendo un successo. Hai evitato l'annullamento dell'esame e raggiunto un obiettivo».
- Nel cervello l'ultimo canto di una farfalla leniva la tristezza:
- «È giusto che meriti quello che solo tu sai e sei. Un'amica lo deve accettare!».
- E lo accettò in nome di un sentimento che non richiede nessuno sforzo...
Adriana Sarria
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Lella Razza 2007
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Ins. 05-04-2008