Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Amanda Pitto
Con questo racconto ha vinto il secondo premio al concorso
Fonopoli - Parole in movimento 2003, sezione narrativa

Sara
 
Corse nella notte per cercare una speranza. Corse nella notte per scappare dalla morte, ma inciampò in un ramo e cadde. Un'ombra si avvicinò oscurando l'ultimo fragile appiglio alla vita. Due grandi mani sul collo evocarono il terrore che precede la fine.
 
Sara. Capelli biondi, pelle chiara, e uno sguardo enigmatico, timido.
Sara e la sua voglia di cambiare l mondo, di lottare per un'ideale, di credere nella vita. La stessa vita che l'ha tradita, derisa, ingannata, ed infine uccisa. Posso ricordare il suo dolce sorriso, anche ora, anche qui, in mezzo ai commenti di chi aveva conosciuto una ragazza strana e introversa, in mezzo a tanti cuori senza quel piccolo fuoco che come una fiaccola accompagnava i suoi passi.
Sara era la luna che rischiarava il cielo, mentre camminavo nelle tenebre alla ricerca di me stesso. Sara.
Una amara pioggia bagna il mio corpo asciugato dal dolore, e mi riporta violentemente alla realtà. Tutti si sono incamminati. I genitori, e di seguito gli amici, i conoscenti. Ma al fratello non è stato permesso assistere al funerale, altrimenti l'avrei ammazzato con le mie stesse mani. Il mio non è odio, o rancore, è solo voglia di giustizia. Mi accorgo che nel frattempo le persone si stanno incamminando verso il cimitero. Le raggiungo rapidamente.
Un pensiero continua a tormentarmi: Sara non avrebbe mai voluto essere ricordata così. Avrebbe preferito essere salutata con gioia, ritornare alla terra con onore e libertà.
La mia mente torna alla sera in cui ci siamo conosciuti, in quel giorno caldo d'estate ad una festa di paese.
Sono rimasto immediatamente colpito, dalla sua bellezza, dalla sua ironia, dal suo carisma. Era diversa da tutte le altre ragazze che avevo conosciuto, la sua passione e il suo coraggio di vivere la rendevano speciale agli occhi di un tipo come me, forse un po' annoiato, superficiale.
Pochi giorni con lei sono bastati per cambiarmi.
Dopo quella festa ci siamo rincontrati in un pub, e bevendo birra e parlando per ore, ho conosciuto e apprezzato lati di me nascosti da una patina perbenista. Si, posso senz'altro affermare di essere rinato, grazie a lei.
L'educazione rigida e le regole sociali di cui mi ero nutrito per anni, mi avevano reso arido. Sono bastati pochi attimi e quella ragazza mi ha aperto la porta di una dimensione sconosciuta e sensuale, fatta di nuove invitanti sensazioni.
Il nostro rapporto è cresciuto velocemente, ed una notte, finalmente, ho conosciuto quella Sara che in paese veniva evitata dalla gente per timore, superstizione.
Posso dirlo, è tutto vero. Il vociferare su di lei, sui suoi incontri notturni nel bosco, sul suo strano modo di interpretare il destino, Sara era una strega. Ed io ho visto, ascoltato, amato il suo potere.
Anche se ora me ne rendo conto, sono stato complice della morte, che si è riservata crudelmente su di lei.
Ma no, non è crudeltà. Come avrebbe detto nella sua saggezza, la natura segue una ruota inesorabile dove la vita e la morte si susseguono senza concezione di bene o male, e soprattutto oggi, in questa occasione, non devo dimenticare ciò che ho imparato.
Mi ha preso per mano e mi ha accompagnato nel bosco. Dove celebrava la vita, dove onorava la terra, con le sue sorelle, con le altre streghe. Ed è stata la notte più emozionante che abbia mai vissuto.
Il suono dei tamburi ha risvegliato quella parte di me primordiale che inconsciamente avevo sempre represso. Sono potuto rinascere, simbolicamente, con antichi riti che rievocavano sensazioni lontane e istinti atavici, sono stato benedetto a divinità e spiriti a me sconosciuti, che da allora sono diventati complici della mia nuova natura.
Ho vissuto inebriato la mia nuova realtà, innamorandomi della vita.
Niente più poteva intimamente toccarmi del mondo "là fuori", la frenesia, la superficialità, la noia, non esistevano più.
I genitori di Sara erano preoccupati per la figlia. Nella loro concezione del mondo era ribelle, probabilmente troppo fragile per liberarsi da quelle che definivano cattive abitudini, come rientrare sempre all'alba, non conformarsi alle piccole regole di quieto vivere a cui erano legati in modo ossessivo.
Per noi era assolutamente ridicolo.
Ma loro non sapevano. Erano troppo impegnati a sopravvivere, a raccontarsi la vita, a seguire i loro preconcetti. Se avessero scoperto cosa in realtà facevamo ci avrebbero chiusi in camera gettando la chiave, lasciandoci meditare fino al giorno in cui saremmo rinsaviti.
Questo è un piccolo paese, con molte malelingue, nessun segreto è al sicuro qui. Avremmo dovuto stare attenti, invece, ingenuamente, ci siamo dati appuntamento al limitare del bosco, anche quella notte, senza sapere quello che sarebbe accaduto.
Qualcuno aveva avvertito il fratello dei nostri movimenti. Così quella sera ci seguì, ed arrivò al luogo della celebrazione subito dopo di noi.
Si nascose dietro ad una quercia e ci osservò tutta la notte.
Non credo che avremmo potuto fare qualcosa per fermarlo. lui ci aveva condannato ancor prima di scoprire tutto, imbottito di pregiudizio e odio.
La luna quella notte scese per noi, e si unì alle nostre danze. Un'ultima volta.
Sara accese l'incenso e purificò lo spazio sacro. Evocò gli elementi e tutto si compì con la benevolenza della natura. Quando le ragazze, nude e bagnate dai raggi della luna, intonarono un canto, il fratello, pieno di rabbia, uscì allo scoperto.
Quando Sara lo vide le si raggelò il sangue. Prese il suo mantello e corse, terrorizzata.
Sapeva di cosa era capace, con il suo fare borioso, con la sua prepotenza che aveva già conosciuto, molte volte, dietro l'apparente protezione delle mura domestiche.
In preda al panico, inciampò e cadde. Da lontano potevamo solo sentire le urla adirate di quel ragazzo in preda ad una follia cieca, e poi il silenzio.
Non posso più tornare indietro, e non voglio più pensare a quanto è accaduto.
Non c'è più, e chi l'ha uccisa ha un nome inquietante, una presenza costante:
pregiudizio.
Questa notte ci ritroveremo, e saluteremo degnamente nostra sorella.
Sara, figlia di una natura pura e selvaggia, rimarrà sempre nei nostri pensieri.
Brinderemo in suo nome, e continueremo a vivere onorando i nostri spiriti, i nostri Dei.
Quante donne, come lei, hanno calpestato nei secoli questa terra e nutrito con il loro sangue l'essenza del preconcetto.
Ma continueranno a vivere, ve lo assicuro, e a seguire il loro destino. Continueranno a ridere e danzare nei boschi con i loro segreti, accudite amorevolmente dalla luna.
Perché loro sono libere, sono streghe.

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Premio Fonopoli - Parole in movimento 2003

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 Ins. 17-01-2004