Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Gaetano Maiorino
Con questo racconto ha vinto il sesto premio al concorso
Il Club dei Poeti 2004, sezione narrativa

Il soldato e il suo Angelo
 
"Basta un secondo, nemmeno te ne accorgi. Non fai in tempo a dire: "Oddio"! Non fai in tempo a dire addio. Non fai in tempo a piangere o a pregare. Non fai in tempo nemmeno a mandare tutto al diavolo, che passi in un istante dalla vita alla morte, che non sei più, che sei terminato, che non respiri più l'aria di questo buio mondo infuocato, ma traspiri l'essenza di un altro luogo.
Avresti voluto salutare i tuoi cari vero? Accarezzare di nuovo i loro volti, baciare ancora la loro fronte, e invece nient'altro che solitudine e gelo. Perché è questo che senti: gli occhi si rabbuiano e la testa rintrona in un boato che sa tanto di apocalisse. E alla fine... c'è solo la fine! Strano a dirsi, ma non è uno scherzo. È un limite: cammini e cammini e la strada finisce, c'è un confine; come quello che stai difendendo (pardon... che stavi difendendo), come quelli per cui si combatte, come quelli che l'uomo ha creato per dividersi dagli altri uomini, per allontanarsi dall'altra gente. Confini sulla terra, confini per mare, confini in cielo e persino tra religioni, unico Dio per tutti, eppure mai lo stesso Dio. Confini che ognuno crea anche solo nella sua testa, nella sua singola vita.
E può sembrare incredibile, ma c'è un confine anche qui. L'ha creato così anche qualcun altro, qualcuno di molto più importante. Non te l'aspettavi? Adesso ti ci ritrovi davanti, in bilico, e stai per saltare; non è proprio cadere, è più un lasciarsi andare, abbandonare ogni flebile legame con la propria esistenza, varcare la soglia, diventare puro ricordo di com'eri una volta... di com'eri prima di partire per il deserto.
Non aver paura, non hai più nulla da temere. Era prima che potevi provare paura, che sentivi tremare le gambe, che ad un tratto ti assaliva la smania e il terrore saliva fin dentro lo stomaco. Adesso cosa pensi che possa succedere? Hai paura di morire? Ma se sei già morto! E allora cosa temere?
Ricordi quando hai deciso di partire? Hai compiuto la tua scelta; hai aperto una delle porte della tua vita e sei entrato. Scelta difficile, sofferta, in dubbio tra le tante. Adesso è tutto più facile, è solo un passo. Nessuna porta da aprire, nessuna soglia da attraversare. È un piccolo movimento della tua gamba, ti servirà per superare questa corda. Non è difficile ed è molto meglio che superare del filo spinato come sei stato costretto a fare finora: questo non punge né graffia, non chiude né segrega.
Lo so, non riesci a crederci. Purtroppo però stamattina quella trave ha colpito proprio te; e cadendo, il soffitto di quella palazzina è finito proprio addosso a te. Non è stato molto doloroso, no; sicuramente meglio di una grave malattia che ti distrugge pian piano, che ti scava da dentro e di consuma. Solo pochi attimi, un battito di ciglia, una foglia che si stacca da un ramo e cade, un sorso d'acqua gelida che ti scuote mentre ridi con gli amici. Gli amici? Non lo sai? Sono anche loro qui con te, è solo che ora non puoi vederli, qui ci sei solo tu, ognuno ha il suo posto qui. Ma sono nella tua stessa situazione: dopo la loro scelta e dopo la loro partenza, ora il loro confine. Forse l'hanno già superata questa fune o forse sono in procinto di farlo come te, forse hanno già compiuto questo passo o stanno cercando di svegliarsi da questo sogno che però non avrà termine.
Hai sentito il ronzio, e poi l'urto? Hai sentito lo scoppio e il boato? No?... nemmeno loro...
E quindi finisci qui. Dove sei? Come dire... tra il di qua e il di là, tra il vero e il chissà dove, tra una realtà e una speranza. Lo so, non ci capisci niente. All'inizio è così, un po' strano, direi forse inverosimile e malinconico, ma cosa ti aspettavi da un passaggio intermedio? Quali aspettative avevi, forse un battello che ti trasportasse da una riva all'altra di un fiume in tumulto? Troppo classico! O forse una luce verdastra che ti aspirasse verso l'alto fino alle stelle? Troppo visionario! Questo è solo un luogo immobile, dove si è stati e non si è più, e tuttavia ci si trasforma, ma non si diviene ancora. Qui a nessuno è dato di muoversi: l'unico movimento puoi farlo tu, l'unico passo possibile è il tuo.
A nessuno è dato di capire, ma ognuno è costretto a passare. Non puoi dire: "L'avessi saputo prima!". Non a tutti è dato di sapere. E non prendertela con me, sono solo un povero angelo, non sono certo io che decido. Tu forse lo sai chi decide?"
 
"È questa quindi la fine? è proprio la fine di tutto quanto questo posto? È buio, come l'ultimo ricordo che ho, e solitario, informe. C'è solo questa corda, e questa nebbia. Non ho paura, non potrei averne in nessun caso, non ho brividi né tremore. È solo un senso di disagio, una strana sensazione di essere nel posto giusto in un momento sbagliato, o magari in un momento che non doveva essere ancora il mio. Non riesco ad avvicinarmi. Dici che è un confine, come uno di quelli che esistono nel mondo; ma se io decidessi nel mondo, di guardare oltre dei monti che segnano il limite di un paese o di una nazione, od oltre un fiume che scorre in una valle e va a gettarsi in mare, se guardassi oltre tutto questo... io vedrei... io vedrei un altro monte e poi un'altra valle in cui sorge un altro paese attraversato da un altro fiume che lento o veloce, calmo o in continuo agitarsi prima o poi finirebbe in un altro mare. Non so per certo quale, ma sono sicuro che sarebbe così, non potrebbe essere altrimenti. Ma oltre questa corda, se decidessi in questo momento di sbirciare oltre questa fune, di superarla, di andare oltre questo luogo fermo, di compiere il mio "semplice passo"... cosa mi sarà permesso di vedere? Guarderò un altro mare? O un cielo azzurro? Vedrò altri uomini o altre donne? Tu dici di non saperlo... forse semplicemente smetterò di vedere. Mi si chiuderanno gli occhi del tutto, mi abbandonerà lo sguardo e non potrò più vedere nulla... o forse potrò vedere solo il nulla.
Forse è stata la fatalità, il destino come dicono molti, forse davvero un caso, o forse qualcuno aveva già tutto deciso: aveva già deciso quell'uomo alla guida di quel camion imbottito di bombe; aveva già deciso di guidare nelle strade piene di gente di questo popolo del deserto, aveva già deciso di dirigersi verso la nostra caserma, verso il nostro palazzo, verso la nostra vita, verso la sua morte, verso la nostra morte. O aveva deciso già qualcun altro di più grande di noi, più grande di quell'uomo che non conosco e non conoscerò più ormai, che era il momento anche per me e per i miei amici di trovarsi di fronte al proprio angelo a chiedersi il perché di questo buio e di questa nebbia, di questa calma e di questa corsa. E tu dici di non saper nulla.
In realtà non soffro, forse perché non ho sofferto molto, ma una cosa la rimpiango: avrei voluto almeno un altro minuto a mia disposizione. L'avrei voluto per pensare ancora alla mia terra e alle persone che lì ho lasciato. Perché non è vero che ho rivisto tutta la mia vita, e alla vita che stavo salutando avrei voluto rubare un attimo ancora, anche se forse un attimo dura poco, ma ne sarebbe valsa al pena. E tu dici di non saper nulla. Eppure sai una cosa importante secondo me: tu sai di essere un Angelo, il mio Angelo. Bhè io non posso certo dire di essere il tuo Soldato, mi suona nuovo un "Soldato custode" di un Angelo! In realtà è che io non so nemmeno più chi sono o cosa sono ora... e tu dici di non saper nulla!
Avrei solo desiderato un altro attimo... per ridere ancora un po'..."

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Premio Il Club dei Poeti 2004

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 Ins. 17-08-2004