Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Luca Lodatti
Con questo racconto ha vinto l'undicesimo premio del concorso Marguerite Yourcenar 2003, sezione narrativa

La carriera di un attore di vaglia
 
- Qualsiasi mestiere ti troverai a fare nella vita, l'importante è che ci metta tutto il pepe che hai in corpo, per farlo nel modo migliore. - Queste parole, che aveva ascoltato spesso dalla madre quando era ancora un ragazzino, Massimo tornava a ripetersele spesso, ora, durante il lungo turno di lavoro all'Ufficio Postale.
Massimo Colli non era che uno dei tanti postini cui veniva affidata la corrispondenza del quartiere Testaccio, a Roma, ma nel suo piccolo aveva sempre dato buona prova di se, guadagnandosi la stima dei colleghi, per tutto il pepe che metteva nell'affrontare le piccole battaglie quotidiane incontrate sul lavoro.
Ogni mattina si svegliava di buon'ora, indossava l'uniforme blu, infilava a tracolla la borsa di cuoio, poi usciva di casa a passi felpati, per non disturbare la madre, che dormiva ancora nella stanza accanto.
Quindi montava in sella alla bicicletta e dava avvio alla sua giornata, passando all'Ufficio, per poi lanciarsi a capofitto nel gomitolo delle strade romane.
 
- Se ha finito le consegne, Colli, perché non si ferma a bere un goccio di vino con me ? - biascicò il Commendator Bartezzi, mentre firmava la ricevuta dell'ultima consegna. - Mi spiace - Massimo volse la testa di tre quarti - ma oggi mia madre ha cucinato i cannelloni, e non posso lasciarli freddare. - E Con un frullo di ruote scomparve all'imbocco di un vicolo.
Pochi minuti dopo il profumo dei cannelloni non era più soltanto nei suoi pensieri, ma riempiva il pianerottolo al secondo piano della palazzina, contrassegnando l'uscio di casa Colli. Massimo entrò e si fermò un momento in cucina, in tempo per vedere il piatto ancora fumante, poi proseguì fino alla sua camera, per appendere l'uniforme nell'armadio, mentre sua madre si affacciava sulla porta a salutarlo.
 
- Allora Massimo, come sono andate le consegne?
- Tutto liscio, come al solito. Il Commendatore mi aveva anche invitato a bere un bicchiere con lui. Ma sapevo che oggi tiravi la pasta, e ho preferito tornare a tempo.
- Hai fatto bene a venire a casa, caro. C'è una lettera che ti aspetta da stamani. E' sul tavolo della cucina. L 'ha portata il tuo collega, l'Anse1mi.
- Di cosa si tratta, mamma? Non sarà un'altra bolletta?
- No, Massimo. Tutt'altro. E' una sorpresa, caro, una bella sorpresa.
 
Massimo Colli aveva perso ormai da molto tempo l'abitudine a ricevere sorprese. Da quando aveva trovato lavoro alle Poste, cinque anni prima, le sue giornate si erano fatte regolari, scandite dai giri delle consegne, dai turni all'ufficio e dalle pause per il caffè. L'unica cosa che si aspettava, al suo rientro a casa, era un pranzo sostanzioso che lo rimettesse in forze, e un libro da leggere durante la digestione.
Per quanto riguardava il desinare, mamma non lo deludeva mai, avendo un'esperienza più che trentennale dei suoi gusti, e soddisfaceva sempre i bisogni del suo stomaco. Per quanto riguardava la lettura, aveva trovato nella cantina del caseggiato una pila di vecchi volumi, abbandonati da qualche inquilino precedente, con un'antologia delle più grandi opere teatrali di ogni tempo, e ne aveva intrapreso arditamente la lettura.
Entrato in cucina, quindi, si accostò alla busta con diffidenza, guardandola a lungo, prima di aprirla con cautela.
 
Egregio Sig. Colli,
siamo lieti di informarLa che è stato ammesso, in seguito alla presa visione del materiale da Lei inviatoci, all'audizione per la parte di protagonista nel film 'Un altro Ulisse' che si terrà presso gli studi di Cinecittà il giorno venerdì 7 marzo, alle ore 11, nello studio 2. I candidati sono tenuti a presentarsi mezz'ora prima dell'inizio, esibendo un documento che ne attesti l'identità. Ecc. ecc.
Segreteria di Produzione
Medusa S.p.a.
 
- Mamma, non capisco. Cosa significa questa lettera?
- Sono stata io, caro. Sapevo che ti è sempre piaciuto recitare, così, quando ho visto l'annuncio sul giornale, ho pensato di iscriverti per partecipare all'audizione. E come vedi ti hanno accettato, sei stato giudicato abile a sostenere il provino.
- La lettera parla anche di un certo materiale inviato. Che cosa gli hai spedito?
- C'era in casa quel filmino girato l'ultimo Capodanno, in cui tu salivi sul tavolo e recitavi di fronte a tutti. Ho pensato di mandarglielo, inmodo che potessero giudicare quello che sapevi fare.
- Mamma, non so cosa dire. Mi lasci senza parole. Ma ci dev'esser stato senz'altro un errore, è l'unica spiegazione. Avranno spedito questa lettera all'indirizzo sbagliato, o avranno scambiato il mio nome con un altro. La cosa migliore è che domani, finite le consegne, io faccia un salto a Cinecittà, per far presente la cosa.
- Tu ci andrai a Cinecittà, Massimo, ma a tempo debito. Quando e come è scritto nella lettera, per il tuo provino.
 
Il giorno indicato nella lettera, all'ora prestabilita, Massimo Colli smontava dall'autobus di fronte all'entrata di Cinecittà. Pure, era persuaso che lo avrebbero rimandato a casa, dopo aver chiarito che la lettera da lui ricevuta era il frutto di un semplice disguido.
Rimuginando questo pensiero approdò ai cancelli di Cinecittà, presentò al custode la sua lettera di invito, e ricevette le indicazioni per trovare lo studio 2. Giunse così alla porta di un capannone col tetto di lamiera verde, e lì rimase a lungo incero. rigido davanti alla porta, ma infine a passetti timidi attraversò l'uscio.
Si trovò così in una sala illuminata da un pallido neon, dove attendevano già altri due giovanotti vestiti come lui con vistosa eleganza. E si rese allora conto che nulla più lo separava dall'audizione, e non rimaneva che attendere di essere chiamato ad affrontare la prova del palcoscenico.
Quando venne chiamato oltre la porta, d'altra parte, di fronte al regista e ai produttori, non rimase del tutto muto e imbalsamato: fra le battute che conservava nella sua memoria, dai vecchi libri trovati in cantina, ce n'erano un paio, opera di qualche famoso drammaturgo, che gli vennero in soccorso in quella difficile situazione.
E quando ebbe finito il suo pezzo, constatando con stupore che un certo interesse sembrava correre fra gli spettatori, rimase un momento immobile al centro del palco, diviso fra stupore e compiacimento.
Nuovamente all'ingresso dello studio, poi, lo stesso maldestro operaio che prima l'aveva osta- colato, ora con maggior rispetto gli domandò il numero di telefono, comunicandogli che poteva andare, e sarebbe stato contattato nel caso fosse risultato il prescelto.
Il giorno dopo, quando giunse la telefonata di conferma dalla produzione, con cui veniva invitato a presentarsi il lunedì seguente per un primo incontro col regista, Massimo stentava a credere alla voce della segretaria. Quando abbassò la cornetta, ancora confuso, la madre teneva già in mano due bicchieri, e li faceva tintinnare contro una bottiglia di vino, che era tenuta in serbo per le grandi occasioni.
Così, pochi giorni più tardi, il nostro Massimo fu presentato all'intera troupe come un giovane attore di belle speranze. E gli veniva consegnato il copione con la sua parte, che si mise di buona lena ad imparare.
Ben presto i giorni di Massimo ripresero a scorrere con un ritmo regolare, scandito dai colpi di ciak, dalle prove col regista e dalle sedute col truccatore. L'unico inciampo fu che non poteva più tornare a casa, alla fine del lavoro, come era abituato da sempre, perché Cinecittà distava troppo dalla vecchia palazzina del Testaccio. Così si risolse ad accettare l'offerta del produttori, che gli assegnarono una piccola roulotte al fianco degli studi.
Comunque, dopo una settimana il nostro Massimo si era già abituato alla nuova situazione, e ottenne risultati brillanti, e insperati, tanto che ben presto si guadagnò il rispetto dell'intera troupe - Per tutto il pepe che metteva nell'interpretazione di ogni gesto, e nell'intonazione di ogni battuta.
Pure, al termine delle riprese, cinque settimane più tardi, non aveva rimpianti, fece la valigia di buona lena, salì nuovamente sull'autobus e tornò a casa, con la convinzione di riprendere le vecchie abitudini, come nulla fosse stato.
La madre però aveva organizzato una festa per il suo ritorno, invitando tutti i vicini del caseggiato. Massimo si trovò così a firmare gli autografi a uno stuolo di ragazzini, che nel cortile giocavano imitando gli eroi del grande schermo, e a baciare tutte le ragazze del vicinato, benché fosse poi obbligato, per educazione, a baciare anche la madri delle giovani.
Le settimane seguenti il tutto palazzo fu in trepidazione, mentre si sfogliavano con impazienza le pagine degli spettacoli sui giornali. Finchè, un sabato, la madre propose a Massimo di andare insieme al cinema, a vedere un film da poco uscito nelle sale...ed era il suo film, Un altro Ulisse, allora nei primi giorni di programmazione.
In platea non c'era molta gente, ma l'accoglienza di quello sparuto pubblico fu calorosa e, mentre sullo schermo compariva la parola Fine, un piccolo scoppio di applausi risvegliò l'orgoglio di Massimo, mentre la madre gli scoccava un bacio sulla fronte.
All'uscita dal cinema, però, una sorpresa era in agguato per Massimo. Quando volse gli occhi al manifesto del film, in cui era ritratto insieme agli altri attori, rimase stupito di vedere che sopra la propria immagine, dove compariva il nome, non si trovava stampato il suo di nome, ma uno diverso, che apparteneva a un altro. - Massimo Monte -
 
- Allora Massimo, cosa ti hanno detto alla produzione? Perché sui manifesti non c'era il tuo nome?
- Non ci crederai, Mamma. Hanno deciso di cambiarmi il nome, perché pensano che potrei diventare un attore famoso.
- Adesso capisco tutto. Proprio com'è successo a tanti grandi attori del passato. Non si chiamavano mica in quei modi affascinanti, sai. Eppure quei nomi gli stavano proprio a pennello.
- Ma non ti stupisce, Mamma, che io possa diventare attore in questo modo? Senza avere mai studiato recitazione? D'improvviso, da un giorno all'altro?
- Niente affatto. Io l'ho sempre saputo, che il mio Massimo era un giovane in gamba. Era naturale che prima o poi qualcuno scoprisse le tue doti.
- Invece io, per dirti la verità, temo ancora che tutto sia accaduto a causa di un equivoco. La lettera, il filmino che hai spedito, e poi l'audizione, mi sembra così inverosimile il modo in cui tutto è successo. Per questo ho ancora qualche esitazione ad accettare.
- Avanti, Massimo. Non devi aver paura. Piuttosto sii forte. Ormai stai diventando grande, è tempo che impari a sopportare anche se qualcuno è sgarbato con te, e non si comporta come vorresti.
 
Così fu che poche settimane più tardi ebbe inizio lo shooting del nuovo film di Monte. E quando l'agente a cui era stato affidato gli mise davanti le prime copertine che lo ritraevano, e gli diede in mano le prime magliette con sopra riprodotto il suo volto, Massimo cominciò a comprendere che poteva essere per lui l'inizio di una nuova carriera.
Giunse l'inizio delle riprese, e lui, come in precedenza, non poté evitare di trasferirsi nelle vicinanze degli studi. Questa volta però, invece di parcheggiarlo in una roulotte accanto ai capannoni, venne adagiato in un lussuoso appartamento, all'attico di un alto edificio, da dove si do- minava la città, senza essere disturbato dal traffico nelle strade.
Ogni giorno gli giungeva una lettera della madre, e Massimo, almeno da principio, rispondeva personalmente ad ogni messaggio. Ben presto però riversò tutte le energie nel lavoro, a tal punto da venirne completamente assorbito. In questo modo, non rimase più tempo per le questioni personali, così accettò la proposta del suo agente, che si offri di rispondere per suo conto alle missive della madre.
L 'uomo aveva accumulato negli anni una lunga esperienza, rispondendo alle lettere di ammiratrici, mogli ed amanti, oltre che delle madri dei clienti, e da tempo aveva imparato a scrivere con bello stile e sentimento. Tanto che Mammà non ebbe mai da lamentarsi di non ricevere risposta.
In seguito, dopo qualche mese, le lettere cui l'agente dovette rispondere si moltiplicarono, quando il nuovo film uscì nelle sale, e contese ai colossal americani il vertice delle classifiche.
Massimo si trovò al centro degli sguardi di tutti. Ormai i fotografi gli erano dietro ovunque andasse, pronti anche a coglierlo appena metteva un piede in fallo, oltre che a celebrare i suoi successi.
Mentre si moltiplicavano le sue apparizioni pubbliche, però, divenero parimenti sempre più rare le visite al vecchio caseggiato del Testaccio, dove abitava la madre.
Anche a causa di questo, la trama dei rapporti che univa Massimo a sua madre andò lentamente diradandosi. E qua e là si sfilacciò, per la distanza sempre maggiore che li separava.
Il giovane attore trascorreva sempre più tempo fuori di Roma, non solo per partecipare a nuovi film, ma anche per campagne pubblicitarie, fotoromanzi e altri impegni. E questo proprio mentre il suo successo si gonfiava, come un vento che si fosse alzato d'improvviso, e lo trascinasse in alto, ma lontano.
Infine, fu quando uscì il quarto film di Monte, che il suo agente ritenne indicato eliminare anche l'ultima minaccia all'immagine dell'attore, altrimenti irreprensibile. Così, durante un colloquio a quattr'occhi, gli accennò come sarebbe stato opportuno che sua madre si ritirasse a condurre una vita più appartata, fra le mura accoglienti di una casa di riposo.
E Massimo Colli, dopo esser rimasto a lungo pensieroso, non poté che acconsentire, nel nome di Massimo Monte, e della sua carriera, ad accompagnare la madre all'ospizio per ricche vedove, dove avrebbe trascorso con maggiore tranquillità la sua vecchiaia.
Mentre si recava alla vecchia palazzina del Testaccio, il giovane attore temeva forse l'appressarsi di un lungo e difficile confronto. Invece, dopo un abbraccio che si protrasse per alcuni minuti, fra lui e sua madre ci fu solo un breve colloquio.
 
- Mentre salivo, mamma, ho visto che hai messo delle tendine nuove, alle finestre.
- Infatti, caro. Sai, da principio pensavo di fare rivoltare le vecchie, ma poi mi sono detta che ormai potevamo permettercene di nuove
- Vedo che non hai perso l'abitudine di tenere in ordine la casa.
- Mi impegno perché ogni cosa sia al suo posto, come ho sempre fatto.
- Spero soltanto che non ti affatichi troppo. Non vorrei che per te risultasse di peso.
- Qualche volta costa fatica, ma mi piace che ogni cosa sia in ordine. Anche se non sempre riesco; la caldaia, per esempio, funziona ancora a singhiozzi.
- Mi dispiace che ti abbia dato delle noie, mamma. D'ora in poi, però, Mà, vedrai che non ci saranno più inconvenienti. Sai, ho trovato una soluzione che metterà fine a tutti i tuoi fastidi.
- Davvero, Massimo? Certo, sarebbe una cosa buona. E come conti di fare?
- Vedi, ultimamente mi è venuto di pensare a te, e alla fatica di mandare avanti un apparta- mento da sola, alla tua età. Così ho chiesto in giro, e ho trovato una nuova casa, in cui puoi andare a vivere.
- Una nuova casa, Massimo?
- Proprio così. Un posto luminoso, dove starai comoda, e non avrai più problemi col riscaldamento.
- Ecco, caro, è un pensiero gentile. Ma non avevo mai pensato a questa possibilità. Forse sarebbe più semplice se andassi a parlare con l'idraulico. Sono sicura che, se fossi tu a chiederlo, verrebbe subito a riparare la caldaia.
- Sai, mamma, noi la caldaia possiamo anche cambiarla, e quella vecchia buttarla via. Ma non devi più preoccuparti, non ce n'è più bisogno. Nella nuova casa avrai tanti mobili nuovi, con tutti gli accessori più moderni. E ci sarà chi si occuperà dei tuoi bisogni.
- Chi si occuperà dei miei bisogni, Massimo?
- Sì, mamma ... cioè ... chi aggiusterà ogni cosa, se avrai qualche guasto...
- Non lo so, Massimo. Non sono sicura di esser pronta a cambiare casa. Credo proprio di no. In fondo questa va ancora bene, anche se ha qualche guasto. E poi c'è la questione della caldaia, caro. Vedi, non voglio buttarla via, dopo tanti anni che è stata qui.
- Per questo non devi preoccuparti, mamma. Se preferisci, troveremo un posto in cantina, e ci metteremo la caldaia. E' solo che ormai non funziona più, non possiamo lasciarla dov'è.
- Già, Massimo, forse hai ragione tu ... Ormai quella caldaia ha fatto il suo dovere. E' andata bene per tanti anni ... è servita a tirarti su, a farti diventare grande e bravo come sei ora ... ma col tempo si è logorata, ed è venuto il momento di metterla da parte ... Sai, caro, forse ognuno prima o poi fa il suo tempo, in questo mondo ... per anni svolge il suo lavoro, senza mai mancare un giorno, amorevolmente, ma alla fine si logora, e viene il momento che si faccia da parte ...
- E' così, mamma. Ma non devi preoccuparti. Per quella caldaia troveremo un posto in cantina, e la sistemeremo al riparo. Così non arrugginirà.
- Sì, caro. Va bene. E devi scusarmi se un momento fa ti ho interrotto, mentre parlavi. Mi sembra che stesi dicendo qualcosa, a proposito di una nuova casa, in cui andrò ad abitare.
- Proprio così, mamma. Ti dicevo che ho pensato a questo posto, dove starai comoda, e non avrai più fastidi. Potresti trasferirti già questa sera.
- Sì, Massimo. Va bene. Dammi soltanto una mano a fare le valige, e sarò pronta a partire.
 
Quella stessa sera la madre di Massimo Colli si trasferì nel lussuoso ospizio che era stato scelto per lei.
Nei mesi che seguirono, poi, aumentarono sempre più le apparizioni pubbliche di Massimo, di cui la donna poteva tenersi informata attraverso la stampa nazionale. Finche un giorno, in tutte le prime pagine comparve la notizia della sua vittoria al Festival di Cannes, dove ricevette la Palma come miglior interprete maschile.
 
A tutt'oggi, Massimo Monte è considerato uno dei migliori attori italiani sulla scena internazionale. Probabilmente lo conoscete anche voi, che state leggendo queste pagine, anche se il suo nome non è proprio quello.
Se vi capiterà di vederlo sullo schermo, in ogni caso, non dovrete preoccuparvi. Lo potrete riconoscere comunque - Per tutto il pepe che mette nell'interpretazione di ogni gesto, nell'esecuzione di ogni movimento, e nell'intonazione di ogni battuta.

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Premio Marguerite Yourcenar 2003

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Ins. 21-10-2003