Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Matteo Tuveri Serci
Con questo racconto ha vinto il decimo premio ex aequo al concorso
Fonopoli - Parole in movimento 2003, sezione narrativa

30 Aprile 2001
 
Il pensiero a volte giunge al cuore come una canzone sintonizzata sull'onda sbagliata.
Poi entri nella canzone, senti il vento e lo vedi soffiare e attraverso la barriera delle foglie. Il pensiero di uno scrittore è molto confuso perché, questo benedetto pensiero, bisogna portarselo avanti anche se pesa o anche se è provocato solo da gioia. Eppure a occhio e croce i pensieri migliori nascono da una situazione di frustrazione e assenza di ciò che si vorrebbe.
Non potrebbe essere altrimenti...
Seduto davanti alla finestra, nell'angolo del divano, come se così possa più agevolmente sorprendere la vera realtà delle cose senza che esse se ne accorgano!
Sembra una cosa stupida... ma forse in realtà lo è davvero.
Riposate per gli occhi e per la mente, questo amore appena nato, come il colore giallo mi scalda e mi prende forte tra le braccai senza sapere dove debba andare a finire. Avevo iniziato tutto come un gioco, come una cazzata... e invece ti accorgi di amare una persona e di tenere a lei e poi ti struggi perché in definitiva non puoi sapere se il tuo amore è uguale al suo.
Vorrei dimostrazione dell'affetto ma i cuori delle persone sono diversi e ciò che è cento per me per altri è ottantacinque... e infine mi basta un suo meraviglioso abbraccio, quando mi accarezza i capelli o mi bacia intensamente. La sensazione più bella fra di noi è nata quando abbiamo fatto l'amore: sentirsi totalmente di una persona, stringersi forte le mani e vedere su di noi soltanto il cielo.
Da allora quando ci diamo la mano sento una tale appartenenza reciproca...
Ci sono poche cose di cui sono convinto e una di queste è che gli affetti siano delle buone ragioni per sperare di vivere a lungo e senza lucchetto al cuore. Gli affetti come le fragole che tanto mi piacciono, come le penne colorate.
Il viso di chi amo nella cornice della mia vita, con la sua pelle chiara e i sorrisi maturi per cose immature. Tornare e ritornare col pensiero ai baci più teneri di cui si è capaci sul viso di chi si ama.
Visitare i luoghi dell'infanzia, passare in rassegna i rimpianti e dirsi che tutto sommato è meglio così. Dirsi che le onde della grande casa alle pendici della costa spumosa battuta dai venti sono lontane... che i pomeriggi in cui immergevo la mano nella calda sabbia forse ritorneranno e che magari sono già ritornati.
La nostalgia di ciò che non è più, dei tempi passati ormai persi. La fame di nuove sensazioni, di tenerezza immensa e incroci di dita. Il sole che mi riscalda senza musica e colonne sonore. Solo io e il sole leggero, il vento che arriva dal canneto, un tavolino di plastica bianca, un barattolo di cioccolato e la persona che amo.
Vedere il bagliore dei raggi luminosi riflesso nel mare e nei suoi occhi. Come in un quadro di Magritte, sospesi con sabbia, amore e mare in un contorno di immote nuvole striate... cirri fumosi. Una miriade di sensazioni come pennellate dense o certe ombre rese col punto adoperando la pasta verde del mare che si è stesa sulla tela. Quella sensazione di libertà sfuggente che scivola fra le dita... come la chitarra leggera scossa dallo spagnolo spugnoso di Jarabe de Palo. La vita ridotta a semplice equazione di sensazioni primarie, senza gelosie, religioni e obiettivi.
Noi eterni cubani su un'isola di mani libere e ricordi di tirannia.
E all'improvviso si fa notte... quant'è bella la notte!
Viene all'improvviso, meravigliosa a concludere il film delle emozioni di una giornata. Sotto le coperte ritornano le emozioni, ma sono distorte, più confuse. Addormentarsi è come scivolare nell'imbuto del sonno. Ritorneranno i sentimenti, ritorneranno le emozioni e insceneranno gli occhi del sorriso lucente della persona che amiamo. A pensarci bene al limitare del sogno tutto giunge alle orecchie come se fosse lontano, come il rumore delle onde che lambiscono l'arenile. Abbiamo parlato, ascoltato, guadagnato, perso... ma la cosa più bella che abbiamo fatto è amare: amare la vita, i diritti sociali, amare noi stessi e amare chi ci ha galvanizzato il cuore.
I silenzi della persona che amo sono preziosi... anche quelli ho amato. Noi che ci amiamo, di solito nel silenzio della notte facciamo rumoreggiare le sensazioni e facciamo schioccare come fruste al suolo i nostri cervelli l'uno contro l'altro.
La notte è una questione di poche ore, poi muore come la più forte delle schifose tirannie... muore piccola e lattiginosa lasciandoci in bocca l'amaro di un orgasmo e la dolcezza, non comune alle tirannie, di una breve ora passata a poggiare la testa sul suo petto nel silenzio della morbida pasta del suo viso. A volte invece nella note il suo sorriso diventa un livido ghigno..., ...maschera di teatro, un cinismo che ghiaccia il cuore. Le onde diventano lontane, il calore si fossilizza nel cuore. Vampate di razionalità salgono dalla carotide e il mondo può non essere più lo stesso.
Affrettati amore mio perché ancora ti amo, affrettati all'abbraccio e al sentimento perché rischi di vedermi andare via. Il cuore una valigia come in una canzone di Pupo dal vago sapore di scantinato, lontano dalla casa... dalla nostra casa del sentimento... per scoprire che il sentimento e la libertà non hanno case.
Afferrami, io non ne ho più il coraggio perché tutta la mia forza la sto usando per proteggermi il cuore dalle tue pugnalate... afferrami perché potrei farmi afferrare da mani più forti.
L'amore è un'arma bianca, bisogna sempre cercare di prenderlo per il manico.
Sono qui, nella nostra notte, nelle nostre giornate, nei nostri mancati amplessi, nei nostri sempre presenti abbracci.
Questo buio è diventato opprimente mi nascondo nelle lacrime perché so che se devo scegliere tra me e te io scelgo me. Non farmi scegliere... amami.
La notte sembra senza uscita ma già sorge il sole... ciò che sembrava morto è ben vivo.
Buongiorno e buonanotte!
 
30 Aprile 2001 (3 mesi...)

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 Ins. 17-01-2004