- Vorrei....
-
- Amava il fluido
sonoro dell'oboe nei suoi assoli struggenti, il fluido
dei fiumi nel loro anelito al mare, il fluido
dell'aria intrisa del profumo delle pinete della sua
terra. Nel flusso dei ricordi echeggiava la risonanza
ritmica del calpestio degli aghi secchi dei pini
sparsi sul terriccio, sincrona al mormorio del mare
lì accanto. Quando la bassa marea li faceva
emergere, gli scogli pianeggianti apparivano come
letti ricoperti da una coltre molle di alghe. A volte
vi si sdraiava supino, emanando sogni
nell'azzurrità del cielo. Da qui, e da altri
angoli del suo microcosmo, vagheggiava mondi nuovi
situati in un ignoto altrove.
- Il vulcano allora
fumava. Mite o minaccioso, si stagliava su giardini e
pinete e con lingue di fuoco talvolta lambiva le
pendici arboree. Erano queste le sue notti d'amore e
le amanti preferite erano le ginestre in fiore,
immolate dalla sua brama focosa come in un sacrificio
pagano.
- Dai ricordi
d'infanzia di solito affioravano alla sua mente
tiepide sere d'estate, inondate dall'inebriante olezzo
dei gelsomini, e deliri febbrili causati dal sole
talora aggressivo del sud. Non aveva altre aspirazioni
oltre quelle di evasione alla ricerca di un quid, che
desse un senso alla sua irrequietezza.
- Fantasticava terre
lontane, avvolte da velari di nebbia.
- Pensava che al di
là del suo esistesse un altro sole, rinchiuso
in un filtro atto a mitigarne la veemenza.
- Agli albori
dell'adolescenza, durante una gita scolastica, da una
timida carezza nacque il suo primo sussulto amoroso,
suscitato dal tocco lieve della mano esile di una
compagna di scuola, intenta a cogliere un fiore tra i
ruderi di un'antica città seppellita da lapilli
e ceneri vulcaniche.
- Per
l'infedeltà della fanciulla, quel suo primo
amore si rivelò di una delusione tale da farlo
sentire abbandonato dall'anima nella fase in cui essa,
in boccio, era pronta a spiccare i primi inesperti
voli amorosi.
- Con l'avanzare poi
degli anni, altre disillusioni sentimentali lo
indussero a percorrere i sentieri dell'amore in cerca
solo di sensazioni corporee.
- Quando varcò
la soglia del suo piccolo universo, all'inizio
vagò per il mare, poi in luoghi diversi,
seguendo i disegni della mente e non i moti dell'anima
dormiente nel suo inconscio.
- Nei rapporti
amorosi era sfuggente, teatrale, non si sentiva mai
accarezzato dentro, per cui ogni storia si concludeva
immancabilmente con un addio, al quale egli,
compiacendosi, conferiva un risvolto romantico. Il
commiato diveniva allora una sorta di rito
all'imbrunire melodiato dagli ultimi cinguettii, nel
silenzio di un chiaro di luna o, più
banalmente, con lo sventolio di un fazzoletto sulla
banchina di un porto.
- Stanco del suo
lungo errare, alla fine si stabilì in una
località attraversata da un fiume, ove gli
piaceva sognare il mare lontano, unico amico e
confidente nelle traversate del passato.
- Spesso si recava
sull'argine fluviale e un giorno era là quando,
in una specie di assopimento, gli parve di udire una
voce sommessa, che gli diceva: "Sono la tua anima. Nel
deserto della tua vita ti ho sempre seguito. Ero in
te. Non avvertivi la mia presenza. Ti parlavo. Non mi
ascoltavi.
- Non molto tempo fa
hai avuto due incontri casuali, fugaci con una donna,
che avrebbe potuto por fine alla tua solitudine,
circondandoti con un amore vero, di dedizione
assoluta. Non hai compreso. Eppure i suoi occhi
avevano una luce, che non hai colta. Ho cercato di
scuoterti per farti capire. Lei vive a pochi passi da
te. Ti scrisse una lettera. Non le desti importanza.
Sorridesti però. Non la strappasti. Cercala.
Rileggila. Forse sei ancora in tempo...
- Spinto da un
impulso impellente, corse a casa. Rovistò tra
vecchi libri impolverati, ricordando vagamente di aver
usato la busta come segnalibro. Dopo alcuni minuti di
ansia tanto strana, quanto significativa, la
trovò tra le pagine ingiallite di un volume di
poesie. L'aprì e, con mano tremante, estrasse
il foglio. Indugiò prima di dare una scorsa
allo scritto fitto ed ornato. Poi lesse, rilesse,
soffermandosi più volte, con meditazione, su
queste parole:
- "...quasi ci
scontrammo, pochi giorni orsono, ad un angolo di
strada. Distrattamente mi chiedesti scusa, aiutandomi
a raccogliere un libro cadutomi nell'urto. Ti
sfuggì un cenno di sorriso quando furtivamente
leggesti il titolo e ti sentii mormorare: - Anche lei
ama la poesia? - Senza ascoltare la mia risposta te ne
andasti, quasi perdendoti nel nulla. Ricordo ancora i
tuoi occhi ironici, penetranti e tuttora sento la tua
mano sfiorare la mia nel darmi il libro. Mi
sembrò una timida carezza, che ancora vibra
dentro di me.
- Ti riconoscerei
ovunque. Tra mille volti identificherei i tuoi occhi.
Tra mille voci distinguerei la tua. Tra mille mani
risentirei il calore e la tenerezza della tua. Ed ora
mi chiedo perché non l'ho afferrata
nell'istante in cui mi porgeva il libro, perché
non ho tentato di penetrare quello sguardo,
perché non ho urlato per farti
voltare.
- Ed ora vorrei...
vorrei un momento incantevole di luce, di silenzio, te
e me sospesi nell'infinito con la mia mano stretta
nella tua vigorosa e tenera. Vorrei tessere con fili
d'oro di sole, con fili d'argento di luna e di stelle,
in una notte dal cielo misterioso, la mia tunica e
venire da te pallida, luminosa, sognante, palpitante
come, forse, tu mi vuoi. Percorrerei infiniti
sentieri, ove occhieggiano tremuli fiori di campo,
quando il sole li ricama sull'erba ed anche quando
l'insonne luna sbadiglia sul mondo. Verrei così
da te per rivedere quegli occhi dallo sguardo tenero e
quasi dolente, che evoca giorni di profonda
malinconia e di sognante attesa.
- Ed oggi,
meravigliosa giornata di fine maggio, colmo di rose e
profumato di tigli, ti ho rivisto. Ti sei fermato per
salutare l'amica che era con me e mi hai guardata in
modo curioso. In quel breve conversare, giocando con
il tu e con il lei, alla fine ci siamo dati del tu. Ed
ora so chi sei e "la terra è ricolma di
paradiso", come dice la poetessa nel libro che mi
raccogliesti da terra.
- Ed ora vorrei...
vorrei una sera d'inverno con te e me, accovacciati
accanto al fuoco di un camino, sentire il mio cuore
pulsare nel tuo comunicante una musica solo nostra
struggente ed eterna. Vorrei... vorrei un mio sorriso
trasfuso nel tuo, ringiovanirlo nel tuo di ragazzo
schivo ed innocente alla ricerca disperata di un sogno
che si avveri, di un'anima che cammini a piedi nudi su
sabbia calpestata da passi stanchi. Vorrei... vorrei
un'interminabile notte insonne, avvinghiata a te,
ambedue avvolti ed imprigionati da lunghissime braccia
di lenzuola, terminanti con un nodo serrato a tal
punto da non poter essere sciolto nemmeno dal nostro
volere. E allora, nell'incanto notturno, diremmo tutto
di noi........."
-
- A questo punto,
all'improvviso, egli avvertì sgorgare dalla
trama profonda del suo essere un fluido filiforme,
serpeggiante come una colata di lava. Era una
sensazione nuova, sottile e tremante. Era, forse, il
primo vagito dell'anima rinata.
- Attese la sera per
digitare un numero telefonico. Alla sua chiamata
rispose una voce femminile dal timbro dolce e pacato.
Dopo qualche attimo la voce divenne concitata, come se
fosse stata assalita da un'emozione
improvvisa.
- Il giorno
successivo egli si recò sulla riva erbosa del
fiume e gli parve che l'acqua invertisse il suo corso,
quasi a voler annunciare un evento nuovo. Nell'attesa
sentì scorrere un'ondata emotiva dalle grondaie
aride del suo Io fino alla scogliera del suo mare
lontano, germogliante di alghe verdastre
ondeggianti.
- E gli piacque
immaginare che laggiù, forse, incominciavano a
fiorire le ginestre al profumo dei
gelsomini.
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