- «Se
non posso esistere alle mie condizioni, l'esistenza
è impossibile»
Le ombre che gravano su ogni uomo, e ancor
più su ogni grande scrittore, sono sempre il
segno evidente che i confini tra la gloria e la
polvere, a volte, sono veramente
sottili.
- La chiave per comprendere
ogni esperienza, tremendamente vissuta nella vita
reale e non solo raccontata con l'immaginazione,
è leggere tra le righe ciò che
veramente vuole essere portato alla luce e messo in
evidenza con parole che vanno dritte alla sostanza;
e poi tentare di eliminare tutto ciò che di
superfiuo è stato scritto come nel caso di
Hemingway.
- Tutto deve essere
riportato nel suo alveo originale che aveva come
imperativo «scrivere cose semplici in modo
semplice», «scrivere solo di cose
conosciute bene», per sconfiggere
l'«incubo del nulla».
- Vi sono esperienze alle
quali non si può sopravvivere. Quando tutto
pare non avere più un senso. Dopo aver
vissuto l'avventura personale, toccato ogni
avvenimento, oltrepassato i limiti pericolosi, ecco
che il vivere quotidiano perde ogni seduzione. Si
può continuare a vivere solo grazie alla
scrittura come se le illuminazioni che offre, gli
spiragli carpiti dal luogo tenebroso che ci
attende, i frammentari stati d'animo che ancora si
salvano per alimentare quel poco di materia che
è il nostro corpo, diventano ormai l'ultimo
baluardo creativo, la momentanea salvezza dagli
artigli della morte.
- L'immagine tragica
dell'esistenza che diventa "necessaria", la
costrizione a trovare un "nuovo" modo di vivere che
non si immagina neanche, la sofferenza come uno
stato di solitudine interiore che nessuno e niente
può ormai attenuare.
- Il sangue scorre nelle
vene ma la mano non scrive più. L'esplosione
dei pensieri guarda alle ferite, alla
- continua sanguinante lotta
per la vita, contro la vita.
- L'uomo avventuroso,
l'ardimentoso, lo scrittore capace d'un dinamismo
esasperato fino al parossismo, si ritrova incapace
di vivere una rassegnazione alla mediocrità
del monotono vivere quotidiano, dell'abituale
muoversi dentro quattro mura che diventano prigione
mentale, limitante spazio alle gesta, alle imprese.
L'inevitabile sortilegio demoniaco conduce al
crollo.
- Nei momenti di
contemplazione quando l'unica compagnia è il
ticchettio d'un orologio che scandisce il tempo
"che manca", quando il mistero della vita rimane
insondabile, il dramma dell'uomo è nudo ed
è in quel momento che si avverte
l'assurdità del divenire. La constatazione
che il tempo comprime il nostro essere, che
è ormai appurata la nostra incapacità
a continuare la stessa storia, non resta che la
solitudine, l'abbandono al nulla, l'espansione d'un
unico suono che è il rintocco della
"campana" da un universo senza tempo.
- Occorre il coraggio di
guardarsi allo specchio senza mentire. Lo
scintillìo della falce della morte
farà il resto. Su richiesta della rivista
Life che voleva dedicare un intero numero ad
un solo scritto, le bozze de Il vecchio e il
mare furono lette, tra gli altri, anche da
James Michener, in una baracca sperduta tra
le montagne della Corea del Sud, e quella storia
d'un vecchio pescatore che cercava di catturare un
grosso pesce e lottava per difendere la preda dagli
squali, facevano capire chiaramente che ci si
trovava di fronte ad un autentico miracolo che
scrittori di grande talento ogni tanto riescono a
fare. Il vecchio e il mare, scritto in otto
settimane senza tornarci mai su, era "il"
capolavoro.
- Hemingway era appena stato
stroncato per Di là dal fiume e tra gli
alberi anzi la critica aveva perfino messo in
discussione la sua legittimazione a continuare a
pubblicare.
- La vita buttava in altro
modo ed Hemingway potè mandare all'inferno i
critici.
- Hemingway, il negromante
che usava trucchi alla Balzac, che ricordava
gli artifici di Tolstoj, lo scrittore capace
di creare un nuovo modo di scrivere e, dopo di lui,
molti si sono sempre affannati a sottolineare che
pur ritenendosi bravi come lui, non volevano
imitarlo salvo poi scrivere nello stesso stile. Ma
Hemingway era unico. Quando nel 1959 Hemingway
tornò in Spagna e, durante una bella estate
in cui già erano palesi i sintomi del male
che lo avrebbe condotto alla fine, scrisse
Un'estate pericolosa per la rivista Life, ci
si trovò davanti alla descrizione della
corrida storica del 14 agosto del 1959 che è
una delle cronache di corride più suggestive
ed esatte che siano mai state scritte.
- Un uomo vigoroso,
diventato leggenda di se stesso, ritornava sulla
scena. Ma non era la stessa cosa perché il
tempo non può essere fermato, lo scorrere
della vita lascia segni indelebili, ferite
laceranti: ed è stato impossibile creare e
miscelare o solo possedere un antidoto per una
malattia autodistruttiva. Il filo psicologico che
accomuna tutta la sua opera, il simbolo del tempo
perduto, la figura di un uomo inghiottito dal caos
del continuo spostarsi alla ricerca di
chissà cosa, la funzione salvifica della
letteratura, fino ad un certo punto però: un
compagno pronto a seguire qualsiasi avventura,
pronto a condurre in ogni luogo, sempre con
sè l'amara constatazione della
provvisorietà dell'esistenza.
- Il carattere di Hemingway,
spavaldo e malinconico, la sua spacconeria, la sua
inclinazione a sfidare spesso a fare a pugni, la
sua intolleranza, l'ossessione per la morte, la sua
straordinaria generosità con chi riteneva
degno di rispetto come quando a due amici, uno che
voleva diventare un torero famoso e l'altro un
fotografo di animali, Hemingway regalò un
assegno di cento dollari e quando tentarono di
ringraziarlo, l'unica cosa che disse fu
«buena suerte».
E sempre ritorna alla mente la domanda d'un
giornalista tedesco durante una lunga intervista:
«Hemingway, può esprimere in sintesi
le sue opinioni sulla morte?». E lui
così aveva risposto: «Sì, una
puttana come le altre». Niente di
più e niente di meno. La parola che diventa
saetta che spacca il cuore in due, lama tagliente
che incide la carne, fulmine che riduce in cenere.
Voce solitaria d'un mondo che "non è il suo"
ma proviene da un regno ignoto dove non sono
concesse pause, dove non è previsto nessun
genere di tregua, sempre in cambiamento sempre
dibattendosi in una temporanea sopravvivenza, in
una lotta immane ed impari con una entità
misteriosa che sovrasta, che rende impotenti
davanti alla realtà, ai sogni, alle
speranze. Il continuo gioco "della vita e nella
vita", tra manovre di prestigio, trasferimenti del
proprio corpo qua e là per il mondo, in una
incessante rincorsa che già conosceva il
fatidico capolinea: e le fermate non erano poi
così importanti, perché, in fin dei
conti, Parigi poteva essere Venezia, Kansas City
come Pamplona, Nairobi come Madrid, Toronto come
l'Avana.
- Nulla avrebbe fatto venir
meno la romantica vita evasiva d'un uomo capace di
stare in equilibrio anche sul fango. La ricerca era
rivolta alle motivazioni nascoste dell'uomo, alla
sua propensione a non voler essere soffocato dal
gioco. «Stavo cercando di scrivere.
Incontrai una grande difficoltà; a parte il
fatto che non sapevo ciò che realmente
provavo, invece di quello che avrei dovuto provare,
si trattava di buttar giù ciò che
realmente avveniva; cosa era in realtà a
provocare l'emozione che provavo... quel quid che
provoca l'emozione - la sequenza dell'azione e
dell'avvenimento - e che sarebbe rimasto valido sia
a distanza di un anno che di dieci, o, con un po'
di fortuna, e se descritto con sufficiente purezza,
per sempre, si trovava al di fuori di me e stavo
facendo sforzi disperati per afferrarlo»
come scrive in Morte nel pomeriggio. E lui,
con un gilet da pescatore, scarponi anfibi ai
piedi, camicia di fianella con disegni a scacchi,
fanciullescamente intento a dare un calcio ad una
lattina vuota e farla volare in alto: ecco la
metafora, la realtà dell'esistenza, la vita
può farci volare liberi e allo stesso tempo
può schiacciarci come una lattina vuota.
Hemingway usava le immagini delle montagne, del
mare, dei paesaggi della natura per riconfermare la
visione del tempo e l'effimero esistere dell'uomo:
e infine la presa d'atto che «una
generazione svanisce e un'altra generazione viene:
ma la terra dimora per sempre».
La battaglia del pescatore Santiago con il pesce
spada dura per molto tempo nella corrente del mare
che si muove di continuo; Robert Jordan muore tra
la brulle e desolate montagne della Spagna; Richard
Cantwell muore al di là del fiume: è
un gettarsi oltre, come a proiettarsi al di fuori
del tempo umano.
- La limitata e limitante
esistenza umana vengono racchiuse in una nuova
dimensione del tempo, nella «terra che
dimora per sempre».
- Mentre passano gli anni,
l'Uomo finisce per diventare una figura solenne, un
famoso scrittore, ma la vita sempre conduce alla
terra, al ritorno alla polvere, e quando ci si
accorge che non si ha più niente da dare,
più niente di buono da scrivere, quando non
c'è più la "freschezza" ma rimane
sono la melmosa verità d'ogni istante non
rimane che gettarsi nel nulla per andare incontro
all'ultima immane vertigine.
- Scrivere rappresentava per
Hemingway il modo di avvicinarsi alla sua
identità, cercare di trovare le cose che non
poteva perdere, scoprire se stesso attraverso le
sue metafore e il resoconto della sua
- esperienza, vedere
finalmente la propria immagine in modo chiaro e
preciso: guardava dentro di sè con
intensità nello stesso momento in cui stava
scrivendo, come un esploratore che procede in un
nuovo territorio e non ha una sicura mèta
anche se sa molto bene dove vuole arrivare ma non
conosce quello che potrà incontrare lungo il
suo cammino.
- È sufficiente
leggere ciò che scrive Hemingway:
«Se un autore può rendere vive le
persone, può darsi che nella sua opera non
ci siano dei personaggi di rilievo, ma è
possibile che la sua opera rimanga come un tutto
unico, come entità, come romanzo...
Non importa se le sue frasi ed i suoi paragoni
saranno belli o meno. Può essere capace di
fare delle frasi e dei paragoni belli quanto gli
pare, ma se li introduce dove non sono strettamente
necessari ed insostituibili, egli rovinerà
la sua opera con il suo egoismo. La prosa è
architettura, non arredamento interno... I
personaggi di un romanzo devono essere proiettati
dall'esperienza assimilata, dalla coscienza, dal
cervello, dal cuore dello scrittore e da tutto
ciò che c'è in lui. Se ha un po' di
fortuna e di serietà e riesce ad estricarli
completamente, avrà più di una
dimensione ed essi dureranno più a
lungo».
- Hemingway parla al cuore,
tramuta il silenzio e il vuoto della realtà
in avventura continua ed esaltante, e la memoria
poche volte ritorna sul luogo dell'azione, forse
solo nel caso del ritorno nella terra di Spagna a
scrivere della corrida con grande maestria: una
forma di nostalgia (della quale forse si
pentì) che si traduce in una esperienza
pura, assoluta, vibrante, ardente.
- Hemingway riesce in una
sorta di miracolo, in una impresa straordinaria:
seppure incatenato all'amore per il rischio e
inebriato dall'avvincente sfida della vita, rimanda
a noi, come immagine rifiessa da uno specchio della
storia, l'uomo che "non tenta" di allontanarsi dal
giogo della solitudine.
- «Non sognava
più tempeste, nè donne, né
grandi avvenimenti, né grossi pesci,
né zuffe, né gare di forza e neanche
di sua moglie. Ora sognava soltanto luoghi, e i
leoni sulla spiaggia... Poi sognò di essere
al villaggio nel suo letto e c'era la tramontana e
faceva molto freddo... Poi incominciò a
sognare la lunga spiaggia gialla e vide il primo
leone giungervi sul far del buio e poi giunsero
altri leoni e lui stava col mento sul legno della
prua dove la nave giaceva ancorata sotto il vento
serale che veniva dal mare e aspettava di vedere se
sarebbero venuti altri leoni ed era
felice». Perché «l'uomo
può essere ucciso, ma non
sconfitto».
- Nel 2009 il governo cubano
terminerà il restauro della villa di
Hemingway che sorge sulle colline vicino all'Avana.
Inutile dire che vi sono numerosi cimeli, una
biblioteca di novemila volumi e la macchina da
scrivere usata per Il vecchio e il
mare.
- Nella casa di Key West in
Florida, dove Hemingway trascorse gli anni Trenta
con la seconda moglie Pauline Pfeiffer e
dove scrisse Addio alle armi, i discendenti
di Snowball, il famoso gatto a sei dita, dominano
ancora tutto il territorio, terrorizzano gli altri
gatti e infastidiscono i "poveri" turisti. Pare che
Snowball si sia "reincarnato" in Ivan il
Terribile e sia troppo feroce, troppo
libero.
- Sono sicuro che non
finiranno in gabbia come vuole il Ministero
dell'Agricoltura. E se questa sarà la sorte
che li attende, offrendo il dono della parola ai
felini, così sarà la risposta dei
discendenti di Snowball: «Meglio la morte
che la gabbia». Proprio come lui.
Hemingway.
Massimo
Barile
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