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Simone Testa
- Mio cuore
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Simone Testa
- Mio cuore
Bagliori come lune, come salici divini,
come ancestrali pianeti.
Una strada, via che conduce, inebria,
spinge un motore senza forza: vinto!
Emerge una reliquia, ossa di carne,
frammenti di memorie gelidi e infecondi.
La memoria è sterile, arida, senza vita.
Il presente è indomito e sacro, eroe senza gloria.
Morirai anche tu nelle segrete recondite della carne,
Morirai!
Mio cuore indomito che non hai futuro,
sei sangue e falce, azzurro e tenebroso grido.
Sei vita e morirai.
Sei sangue e morirai.
Sei falce e morirai, ma non saprai...
Straziandomi le membra,
staccandomi la carne viva dalle ossa,
gli occhi dalle orbite,
le gambe dal bacino,
la materia dalla mente;
lo sento così quest'addio:
come morte,
cadavere che ingrassa la terra fattasi sterile e infeconda:
lo sento così!
Odori,
fumi caldi come attacchi violenti,
sapori,
protuberanze ispide,
dolci curve,
profonde umidità,
contatti violenti o leggeri,
pezzi di immagini morenti;
davanti a questo la mia mente lacrima e diventa cadavere!
D'un tratto una luce,
nelle cieche orbite un colore
e ancora spazio e ancora tempo e ancora...
... nei miei occhi aperti e vivi anelito d'amore,
di vita,
di nuove incessanti esistenze.
Le gambe,
Le mani,
Le labbra,
i pensieri,
le simbiosi
come massi di una costruzione ancora incompiuta:
la torre di babele dell'uomo.
Mare nero e fermo,
tu che gridi dentro e d'ombre ti adorni,
i profondi sguardi sono tuoi sicari
e le notti informi come queste tue ancelle.
Ti sento eppur non ti vivo,
sei parte della carne
con violenza da me strappato,
da me diviso per sempre.
Io infelice ti rincorro,
ingenuo figlio di madre oscura
eppur pesante,
effimera
eppur tagliente come diamante.
Ti raggiungerò mai?
Con lacrime amare in silenzio mi rivolgo a me,
rassegnato per questa distanza che mi fa male,
che mi annienta,
che mi rende cadavere del mondo.
Spazi enormi,
cieli senza forma e coraggio, eppure limpidi,
casti come vergini, come sorgenti.
Soli tiepidi di foglie novelle;
dolce sapore di maggio,
di rinati profumi,
di stelle limpide e gentili,
di nettare di fiori
e rugiade di labbra.
Volo in mezzo a terre senza materia,
ad occhi senza sguardi,
senza sangue,
senza vita.
Ma è vita il sangue,
il funebre richiamo di un bosco tenebroso,
odori violenti,
sapori di carni invecchiate al sole,
putrido cercare in notti pesanti,
enormi,
pungenti?
È vita il cadere in fauci affamate
e il cessare delle fauci canute?
È vita il denso esprimersi di questo sangue,
coraggio
o morte?
Cadaveri, occhi e membra si sciolgono sulla terra affamata,
gridando in un silenzio tenebroso,
di Madre!
Sei tu Madre la vita?
Oppure è vita il sottile richiamo di un volo senza fine né inizio?
Milioni di figure,
di stracci riuniti in sagome senza odore,
ognuno una strada,
un filo di Arianna dietro
e pianeti deserti innanzi.
Granelli di sabbia seppelliti dal grigio
e da pezzi di cemento freddo,
da coperte di cielo
e da nuvole d'acqua.
Suoni e corde si confondono
ritmate dal caldo incandescente,
dalla luce intensa,
dall'impenetrabile marmo dei piedi.
Carni, pelli, peli confusi con aliti di vento
evaso da bocche senza forma.
Ilari sorrisi costretti dalle labbra in tombe
con epigrafi funerarie negli occhi.
Piccioni come corvi volano,
come avvoltoi,
ma non c'è carne,
non c'è putrido,
solo metallo cristallizzato in stoffe di falso colore:
trasparenze che portano al silenzio..
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possiamo darli.
©1996 Il club degli
autori , Simone Testa
Per comunicare con il Club degli autori: ">info<clubaut@club.it>
ins. 21 settembre 1997