Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Antonella Fattori
Ha pubblicato il libro

Antonella Fattori - Il mondo dentro di noi

 

 

 

 

 

 

Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) - 12x17 - pp. 112- Euro 10,00 - ISBN 88-8356-497-9

Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l'autrice è segnalata nel concorso letterario "J. Prévert" 2003  
Prefazione
Capitolo primo
Capitolo secondo 
Capitolo terzo


Prefazione
Il mondo dentro di noi di Antonella Fattori è un messaggio d'amore indirizzato, anzi dedicato, a tutti coloro che riescono a far emergere la parte migliore del proprio animo e intende rendere palese che si deve aiutare quella crescita della coscienza di sé fondamentale per ogni essere umano che voglia dirsi tale.
La figura dominante del romanzo è Angela Jaspers, donna dal viso inquietante che non apre facilmente il suo cuore, a volte inibita ed asserragliata in una strenua difesa emotiva ma sincera e fragile, cosciente di esserlo e per questo paurosa che questo lato della sua personalità possa essere usato contro di lei. È una donna attanagliata dalla continua sensazione di non riuscire a soddisfare le aspettative delle persone che le sono accanto e che logicamente si aspettano dei risultati che loro stessi hanno deciso.
Tutto ha inizio quando le viene assegnata una borsa di studio, grazie ai suoi requisiti professionali, per ricoprire un incarico presso il Dipartimento di Istruzione superiore in Italia e precisamente a Roma. Un improvviso cambiamento nella propria vita con tutte le conseguenze immaginabili ma che poteva rivelarsi uno stimolo per mutare il consueto andazzo e la situazione familiare con un padre che non aveva certo parole incoraggianti per quella figlia un po' confusa e indecisa: insomma poteva rappresentare una sorta di rinascita.
Gli eventi travolgeranno Angela che si dibatterà tra un matrimonio con Alessandro che causerà insoddisfazione ed inquietudine sempre in un clima di incomunicabilità e di sistematica indifferenza verso le esigenze dell'altro quasi una chiusura ognuno in difesa delle proprie convinzioni e una sorta di turbamento per la paura di sentire le speranze distrutte e la fiducia tradita: le incomprensioni ed i conflitti aumentano il timore di non avere abbastanza fiducia in se stessa e di sentirsi indifesa di fronte ai problemi della vita.
Il dilemma della delusione dopo l'iniziale attrazione fisica e la forte passione ormai affievoliti per lasciare posto al soffocante silenzio mortale e alla solita routine quotidiana nella quale sembrano sopravvivere le sole gioie domestiche o il prendersi cura del figlio.
Le vicende irrompono incalzanti ed Angela cerca di capire la propria storia d'amore e i cambiamenti impostigli dalla vita allo scopo di trovare delle possibili soluzioni a quel silenzio che si frappone prima che tutto sia troppo tardi.
E sarà proprio il figlio James la chiave di volta, lo specchio della coscienza, la figura che porta in superficie tutto ciò che è nascosto in profondità e disperatamente celato o dissimulato.
Diventa fondamentale rivendicare uno spazio di libertà per entrambi come ai tempi del fidanzamento quando bastava comprendersi con gli sguardi profondi, senza parole, senza discussioni, e forse ritrovare il desiderio d'amarsi.
Da sottolineare alcuni passaggi con citazioni di John Keats ed Oscar Wilde che fanno da riferimento costante in rapporto ad alcuni dialoghi e a diverse definizioni riguardo il concetto di amore e di bellezza estetica, sull'incertezza dei sentimenti e sull'esperienza umana.
La narrazione procede attraverso una miriade di riflessioni che caratterizzano la scrittura di Antonella Fattori, scrittrice profondamente sensibile e sempre tesa ad una complessa ispezione interiore dei protagonisti che dominano la scena e costantemente caratterizzata da un attento ed accurato resoconto che va dalle cose quotidiane ai frammenti di disperate meditazioni.
La sua responsabilità nel rendere fedelmente la corale vicenda umana non vacilla mai anzi offre provocatoriamente delle possibili chiavi di lettura a volte inaspettate e tali da rendere il suo lavoro una progressione continua nel tentativo di avvicinarsi ad una verità che sia testimonianza ed ammaestramento di vita.
 

Massimo Barile



A mio figlio e a tutti i bambini,

che sanno far crescere tutto ciò

che è bello e grande dentro di

noi ogni giorno, nel corso del

tempo, insegnandoci come di-

ventare migliori...


Capitolo primo
 
L'ultima goccia!
 
Dunque era capitato a lei!
Una busta di color verde pallido era là, in mezzo a cataste di documenti sparpagliati sulla sua scrivania.
La sua stanza era caotica come i suoi pensieri. Si fece strada implacabilmente mentre una folla di bocche pettegole si stava affollando dietro di lei. "Come può aver fatto per meritare tutto questo?" si chiese Maria, un'impiegata, avvampandosi d'ira. "Anch'io ho sempre tentato di riuscirci ma senza risultato!"
"Beh, ...in realtà non lo so, forse è più affidabile di quanto possiamo pensare" la sua amica del cuore bisbigliò.
"Avrà adulato il suo capo per tutto il tempo, invece, cosicché lui le ha dato un calcio e l'ha promossa" Maria replicò con tono acido. "No, non può essere, è una persona così seria!" la segretaria di Angela aggiunse. "Così è stata ricompensata, alla fine! Le sue origini sono italiane e questo potrebbe aver giocato a suo favore... le chiamano 'raccomandazioni'," Giovanna, l'addetta al pubblico, si interruppe esitando.
"Che cosa sono? Non ho mai sentito niente del genere!" Tommaso, l'assistente al computer chiese.
"Infatti tale parola non può essere tradotta in inglese poiché questo concetto non esiste nella nostra mentalità che fa affidamento su veri meriti come le capacità personali, la creatività, lo spirito imprenditoriale e la completa dedizione al lavoro; tuttavia suona come... suggerimenti, essere presentato da qualcuno, consigli..." Giovanna commentò.
"Oh no, non può essere vero, non può!" Angela gridò ad alta voce, respirando a fatica. Tutti si voltarono e la fissarono. Lei rimase dritta, cercando di schivare le sue colleghe che si affannavano nervosamente e di tornare in sé, ma non appena ebbe messo piede nella stanza, immediatamente ne uscì precipitandosi al piano di sopra verso l'ufficio del suo direttore. Nel momento in cui raggiunse il piano più alto, si incamminò affrettandosi lungo il corridoio e bussò.
"Buongiorno, Signorina Jaspers, cosa posso fare per Lei?" Una voce chiese cortesemente ma in modo distaccato mentre stava entrando. Angela si sentì a disagio in quel salone lussuoso fatto di costosi mobili scintillanti. Dopo alcuni secondi, incrociò lo sguardo del suo dirigente in modo interrogativo. Lui le fece un cenno con la testa, invitandola a sedersi.
"Ah, sì... quell'offerta?" egli cominciò. "Bene, spero che risulterà essere un piacere per Lei, Signorina Jaspers!".
Egli aspettò una risposta che non giunse mai, quindi andò avanti.
"Tutti gli impiegati di questa azienda hanno sempre sognato che gli venisse assegnata una borsa di studio in modo da partire per l'Italia... Sarebbe un'opportunità personale sia per padroneggiare l'eredità storica di quel luogo che per trasmettere una maggiore idea di efficienza del nostro Dipartimento dell'Istruzione all'estero. Inoltre potrebbe essere un'ulteriore occasione per raccogliere alcune informazioni locali riguardo una nazione tenuta in così alta considerazione.." Le sue parole si perdevano nella mente di Angela, che fermamente si opponeva a quell'idea.
"Sono consapevole- egli riprese il discorso - che Lei ha sempre meritato questa opportunità già da molto tempo a causa del suo curriculum accademico e dei suoi requisiti professionali, quindi eccoci al dunque! Ad ogni modo, che c'è che non va, Signorina Jaspers?" egli chiese un po' contrariato dalla sua inaspettata esitazione.
"Se non sbaglio, Lei stessa ha sempre desiderato di partire per l'Italia con una sovvenzione di viaggio, vivendo questa meravigliosa esperienza! Così adesso che alla fine è riuscita ad ottenere ciò che voleva, non ci rinuncerà lasciandosela sfuggire, spero!"
Lui la lusingava ma le sue parole non sembrarono del tutto convincenti. Angela si affacciò dalla finestra, fissando pensierosa il mondo esterno. Egli era geloso dei silenzi nonché dei sentimenti interiori di lei e sapeva bene che malgrado le sue sollecitazioni, Angela non avrebbe mai rivelato niente di personalmente segreto.
"Lei sapeva altrettanto che non avrei voluto spostarmi al momento... per via di alcune questioni familiari"
Angela si intromise nel discorso con un'osservazione immediata. "Pertanto mi vorrebbe possibilmente spiegare la ragione per cui...?" Il Signor Swellington fece un profondo respiro strategico.
"Sì, certamente Signorina Jaspers ma...mi dispiace.. vede... Il fatto è che ognuno avrebbe voluto prendere parte alla competizione, così io ho scelto Lei che era l'unica che non aveva desiderio di partire. Di conseguenza, nessuno si sentirà autorizzato a lamentarsi, naturalmente!"
"Spero che la mia posizione mi consentirà la possibilità di rinunciare a questa assegnazione in qualsiasi momento!" Angela ribatté prontamente.
"Temo di no". Non appena egli ebbe pronunciato queste parole, ella si alzò, raccolse le sue credenziali, disse addio e chiuse la porta lasciando la sua vita passata, dietro di sé.

Capitolo II
 
Ritratto di famiglia
(Cosa è rimasto dietro di sé?)
 
Si trovava fuori per la strada in un primo pomeriggio afoso. Poche persone passavano lungo i marciapiedi, godendosi i pallidi raggi di fine estate. Tutto sembrava tranquillo intorno mentre i suoi pensieri martellavano forte nella sua mente. Che cosa avrebbe detto alla sua famiglia? Come avrebbero potuto eventualmente reagire? Si sentì compiaciuta ed ansiosa allo stesso tempo desiderando che il suo cellulare iniziasse a suonare tanto per distrarsi un po', ma non successe niente. Allora provò a raggiungere l'interno di Maggie ma la linea era occupata. Tentò di nuovo con il telefonino di sua sorella che sfortunatamente non era collegato. In quel momento, le balenarono in mente le parole di sua madre "quando fratelli e sorelle sono piccoli spesso litigano, ma quando cresceranno, si terranno compagnia".
Come no?! Certamente! Ci potevi scommettere e rimetterci anche le penne. Prese la macchina e guidò nervosamente verso casa. Quando aprì la porta, una voce riecheggiò dal retro.
"Sei tu Papi?" chiese sua madre. Nessuno si aspettava che tornasse così presto dal momento che era solita smettere di lavorare alle cinque del pomeriggio. Ella non rispose e si introdusse furtivamente nella sua stanza, pensando a come organizzare le sue idee ma i dubbi e la sfiducia in se stessa la tenevano avvinta. In una simile occasione Margherita, sua sorella, avrebbe certamente tessuto le proprie lodi, gridando ai quattro venti la sua promozione. Lei non ne era capace, invece, a causa del suo riserbo.
"Un'adorabile sfacciata bastarda" ripeteva spesso suo padre, una definizione che non nascondeva la sua forte preferenza per la figlia più giovane e che faceva soffrire Angela.
"Guardala!" egli soleva commentare. "Tu hai un riuscito esempio vivente della perfetta unione tra denaro ed affetti, professione e famiglia. Lei non è bella ma è convinta di esserlo e questo torna utile. Lei non è stata così brava all'Università come te; ciononostante è stata in grado di sfruttare al massimo il suo talento. Si è sposata con un farmacista benestante che ha perfino avviato una florida attività commerciale con farmacia e tavola calda nel cuore della città, consentendole di vivere senza problemi finanziari. Tu, diversamente da lei, sei sempre stata coinvolta in questioni inerenti l'Istruzione, che non permettono di guadagnare ma che richiedono solo energia. Tu sei la maggiore e comunque non hai mai voluto mettere la testa a posto, sprecando il tuo tempo,... sempre a caccia di guai!" D'altro canto, i giudizi di sua madre che era di origine italiana, erano più pacati in quanto poteva meglio capire gli istinti e l'inclinazione artistica di sua figlia. Tuttavia, raramente osava interferire con le opinioni e l'autorità di suo marito poiché le accadeva talvolta di sentirsi come un'emarginata alla deriva in una terra straniera. Comunque, era solita intervenire timidamente quando la dignità di sua figlia veniva messa in discussione, quando suo marito in nome della sua maggiore esperienza pratica e delle sue presunte capacità manageriali avrebbe voluto imporre su tutti la propria visione del mondo. Infatti, a questo proposito, il loro padre era un uomo con cui era molto facile andare d'accordo quando uno aveva le stesse idee o fingeva di averle, altrimenti apriti cielo! Dopo aver dato una sguardo veloce alla sua stanza, che la riportò alla realtà, uscì da casa affrettando il passo. Il cielo si stava oscurando ed una pioggia di bagliori incominciò ad inondare Huntington Avenue, illuminando caldamente le vecchie facciate Vittoriane dei palazzi residenziali con lo scintillante fascino della modernità.

Capitolo III
 
Indietro nel tempo
 
Un improvviso suono acuto e prolungato che riecheggiava ripetutamente dalla sua borsetta, la fece sussultare. Chi poteva essere? Sua madre? Suo padre? O il suo ragazzo che aveva incontrato solo alcuni giorni prima oppure qualsiasi altro scocciatore? Che cosa avrebbe detto loro in quel caso? Non aveva neanche avuto il tempo di pensare a cosa avrebbe potuto fare. Lei stessa era stata colta completamente di sorpresa. Nella sua mente, vide di nuovo tutta quella sfilata di facce intagliate nella pietra, che la fissavano in ufficio a bocca aperta e con lo sguardo ebete, mentre era avvolta in un tailleur giallo alla moda con scarpe a spillo abbinate, ammutoliti dall'invidia e dal risentimento e il suo cuore fece salti di gioia. Li aveva dribblati nel corridoio, aprendosi un varco tra le pance prominenti ed il loro basso posteriore, con sicurezza cercando di darsi un contegno per non tradire le sue emozioni, ma anche con una punta di delusione. Malgrado ciò, ora era da sola a prendere le decisioni e non si sentiva più così sicura di sé. Aveva forse agito male acconsentendo a tale offerta? Perché non aveva reagito spiegando tale comportamento con ragioni appropriate? Ripensò a come le sue osservazioni non avevano lasciato alcun segno degno di nota sul muso scimmiesco e completamente immobile del suo direttore che continuava a sorridere in modo idiota. Non riuscì, in realtà, a trovare una risposta ragionevole. La sua testa dava l'impressione di essere svuotata e suggestionabile a volte cosicché gli altri potessero approfittare della situazione. Angela non rispose alla chiamata. Guadagnare degli istanti si sarebbe forse trasformato in un eventuale vantaggio. Probabilmente si sentiva sconcertata dalla novità ed era solo una questione di tempo. Tuttavia la sua mente continuava a concentrarsi sul suo capoufficio dietro alla sua lussuosa scrivania; sì era la scrivania che poteva aver fatto la differenza tra il suo morale a terra e la fiducia in se stesso della controparte. Come mai era così combattiva nei riguardi delle vicende degli altri ma altrettanto passiva e remissiva riguardo alle proprie? Un senso di inadeguatezza e di malcontento si propagò per tutto il suo essere. Il tempo passava inesorabilmente e sembrava che avrebbe portato con sé notevoli opportunità, ma non per lei, che ancora dopo un certo tempo lottava contro dubbi struggenti.

 

A mio marito, che quasi mai

credendo nel mio lavoro, ha

sempre grandemente contribuito

a farmi andare avanti,

ad affrontare le avversità e a

non cedere mai.

 


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Agg. 08-06-2003