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Mio marito era scettico
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- Mio marito era
scettico. Stavo facendo il corso "Il Potere della
Mente" già da tre mesi, ma ogni volta che
arrivavo da una lezione, Rodrigo mi guardava di
sbieco, senza dire una parola. Nel suo sguardo potevo
leggere distintamente che quello che facevo per lui
era senza senso.
- Così,
quando quella mattina di sabato lui arrivò con
il sacco di cemento nel porta bagagli della macchina e
mi disse, con una voce sarcastica: "Toglilo da
lì e portalo su con la forza del pensiero", fu
per me come una sfida.
- Nel corso avevo
già imparato tante cose: muovere oggetti,
rompere vetri e leggere il pensiero. Richiedeva molta
concentrazione e pratica. Certo, fino ad ora avevo
avuto esito positivo soltanto con oggetti piccoli, e
sempre in presenza del mio maestro. Sapevo che il
sacco pesava 50 kg: qualche volta Rodrigo mi aveva
chiesto, con un tono ironico, che gli prendessi altre
confezioni come quella. E sapevo anche, poiché
avevo già provato prima, che questa era per me
un'impresa impossibile. Non riuscivo a spostarlo
minimamente il pesantissimo sacco. Rodrigo rideva,
rideva, e facendomi vedere tutta la sua
virilità, alzava il cemento, lo appoggiava
sulle spalle, e come se trasportasse un chilo di
farina, andava su per le scale, ridendo,
ridendo.
- Lui stava
ristrutturando il secondo piano di casa nostra. Era il
suo hobby. Tutti i week-end ne completava un
pezzettino e allora mi chiamava per contemplare la sua
opera d'arte.
- Quella mattina di
sabato decisi che avrei provato a mio marito che la
mente ha un potere incommensurabile, contrariamente a
quello che pensava lui. Anche se avessi dovuto
metterci tutta la mattinata, non avrei
desistito.
- "Che cosa
avrò in cambio, se riesco a sollevare il
sacco?" chiesi.
- Lui rise,
divertito: "Comincia a provarci, poi ne parliamo" e
prendendo una confezione di sabbia altrettanto
pesante, la mise sulle spalle e sparì su per le
scale. Rideva e rideva.
- Allora mi sedetti
per terra in mezzo al cortile, incrociando le gambe in
posizione yoga. Prima iniziavo e prima ci riuscivo.
Chiusi gli occhi e mi concentrai. Rodrigo aveva
cominciato a spaccare lassù, e il rumore
martellante mi disturbava. Ma sarei riuscita lo
stesso. Dovevo riuscirci!
- Non so bene quanto
tempo passò fin che tutti i suoni intorno a me
scomparsero. Ero completamente sola. Esistevano
soltanto il mio corpo e il sacco di cemento.
Silenziosamente gridai vittoria: il primo passo era
stato raggiunto. Ero totalmente
concentrata.
- Immaginai allora
di alzarmi e di prendere con le mani l'oggetto
pesante. Ma quant'era pesante! Mi concentrai ancora di
più, dissi parole magiche, usai la potente
energia delle mani, ma non successe niente. Provai di
tutto, tutto quello che avevo imparato nelle
ventiquattro lezioni sulla forza della mente. Aprii
gli occhi, allora: il sacco continuava, stabilmente, a
stare appoggiato sul fondo del portabagagli
aperto.
- Guardai
l'orologio: era passata quasi mezz'ora da quando avevo
cominciato gli esercizi. Sospirai stanca.
- Mio marito
continuava a martellare lassù. Che delusione!
Quanto avrebbe riso di me...
- No! no! dovevo
riuscirsi a trasportare il benedetto sacco fin
lassù, costasse quel che costasse!
- Allora mi alzai e
fissai l'oggetto provocatorio. Provai a spingerlo con
le mani ma non si mosse nemmeno di un centimetro. Lo
abbracciai fortemente, sperando di riuscire ad
alzarlo, ma l'unica risposta fu un mio gemito,
provocato dalla fitta di dolore alla
schiena.
- Capii allora che
lì era tutta questione d'intelligenza, non di
forza. Bisognava usare comunque il cervello. Alla
mancanza di poteri sovrannaturali avrei sopperito con
la forza dei miei neuroni. Non avrei dato a Rodrigo la
soddisfazione di farsi beffa di me.
- Pensai un po' e
subito mi venne un'idea. Velocemente entrai nel garage
e presi una fune lunga e robusta, un bastone di ferro
e qualche mattone. Uscii e cominciai
l'opera.
- Usando la spranga
come leva riuscii a mandare due mattoni sotto la
grossa confezione di cemento. Così potei fare
passare il cordone intorno al cemento e annodarlo
strettamente.
- Sempre veloce e
continuando a guardare su per controllare che mio
marito non mi beccasse nella "farsa", passai la corda
intorno ad un albero del giardino poco distante.
Cominciai allora a tirare, tirare, con tutte le mie
forze.
- Notai con estrema
soddisfazione che il sacco cominciò a muoversi
quasi immediatamente! Hip hip
hurrà!
- Quando
l'estremità della confezione si bloccò
contro il bordo del bagagliaio usai ancora il bastone
come leva e dei mattoni come appoggio. Tirai e tumf,
il saccone cadde per terra. Saltai dalla gioia. Sempre
veloce, questa volta passai la corda intorno alle
sbarre del cancello all'inizio delle scale. Tirai
ancora, ancora e il sacco scivolò verso di me.
Sudavo da tutti i pori. Le mie mani bruciavano per
l'attrito con la ruvida superficie della corda, ma ero
soddisfattissima. Rodrigo era lassù,
inconsapevole dei miei stratagemmi.
- Adesso cominciava
la parte più difficile: tirarlo su per la
scala. Senza fermarmi feci passare ancora la corda
intorno al ferro della ringhiera del secondo piano e
tirai. Ogni volta che il sacco si bloccava in un
gradino usavo la spranga e i mattoni. Su e giù,
cento volte. Sistema il sacco, tira il sacco, sistema,
tira, su, giù. Se soltanto Rodrigo si fosse
affacciato alla porta mi avrebbe smascherata. Ma non
successe. Continuava a martellare. Probabilmente si
era già dimenticato di me e della
sfida.
- Finalmente, con un
ultimo sforzo disumano il saccone si appoggiò
sul pavimento della terrazza del secondo piano. Ero
riuscita! Sudavo copiosamente, facevo fatica a
chiudere le mani talmente mi facevano male, ma
esultavo dalla gioia. Sciolsi la corda, raccolsi il
bastone e i mattoni e respirai
profondamente.
- Adesso dovevo
soltanto scendere, sedermi e aspettare che mio marito
uscisse a controllare cosa combinavo. Non avrebbe mai
potuto contestare il fatto che era riuscita a portare
lassù, con il potere della mente, il sacco di
cemento di 50 chili. Che poi la cosa non fosse andata
propriamente così non l'avrebbe mai saputo...
Mi veniva già voglia di ridere, pensando alla
faccia che avrebbe fatto!...
- In quell'esatto
momento Rodrigo apparve alla porta. Avendo visto la
pesantissima confezione lì per terra disse
attonito: "Ma che cazzo..." e guardò
giù, sporgendosi dalla ringhiera. Non mi aveva
visto alle sue spalle, e ne approfittai per scappare
di corsa, in silenzio, giù per la
scala.
- Ma con un tremito
che mi percorse tutto il corpo, mi fermai di colpo
quando arrivai giù. Davanti a me, seduta per
terra in mezzo al cortile, gambe incrociate in
posizione yoga e gli occhi chiusi, c'ero
io!
- Il bagagliaio
della macchina, aperto, era vuoto...
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