Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Francesco Sinibaldi
Ha pubblicato il libro
 
 
 

 

 

 

Francesco Sinibaldi - E il tuo chiaro canterà
 
Collana I gelsi (prosa e poesia) 14x20,5 - pp. 44 - Euro 6,46 - L. 12.500 -
ISBN 88-8356-291-5
Introduzione
Poesie

Introduzione
 
Fancesco Sinibaldi sa essere sorprendente grazie alla sua particolare delicatezza nel cogliere il dolce amor, le magie e gli incanti. Luminoso e poeticamente "dorato" riesce a regalare "immensi bagliori" in tutto ciò che scrive: brevi pensieri a tratti fiabeschi o poesie messaggere d'un canto soave. Apre la sua porta verso la "profondità dei sensi" per allontanare l'angoscia dall'uomo e ricevere luce vivida dagli occhi di una donna "pieni d'amore".
 

Massimo Barile

A mia sorella Margherita

ATTIMI DI LEI

 

Con gli sguardi incantati a cingere di mille luci il profilo di un mite laghetto, due giovani innamorati siedono sulle legnose panchine di un parco dei desideri assaporando i rivoli di nostalgia fluente tra i rami dei cipressi e nelle antiche ombre del bosco, mentre lì vicino, oltre i perpetui pianti dei larici invaghiti dei primi chiarori mattutini, un campanello di donnette anziane e coi capelli biancastri si diletta a rimembrare, con sorrisi alternati ad inquietudini, i tempi di un glorioso ma ormai lontano passato, vivo ma solo nelle immagini mentali e sfuocate da tristi esperienze; i due fanciulli, posti uno accanto all'altra nell'attesa di un soffio del venticello primaverile, girano velocemente gli occhietti bagnati di solitudine sin a carpire gli attimi di una tremolante giostra situata vicino ad essi, ed emanante, nella corsa bizzarra che la disegna nell'aria, brilli d'infinita nostalgia, e soltanto le mute voci dei bambini posti attorno ad essa appaiono come i gioiosi ritratti di un paesaggio infelice ed ove regna senza limite la maestà dei silenzi e degli anelati d'eterno. Dopo aver assaporato i momenti furiosi ed effimeri di un'apparente quiete, i due giovani si avvicinano lentamente a quel vetusto e rassegnato gruppo di anziani, e unitisi a loro, ecco che iniziano ad intonare le calde melodie di un ritornello appartenuto ai tempi dei nonni, mentre i vecchietti, colti con sorpresa da tale anomale ma simpatica iniziativa, si accostano a loro invitando anche i più creduli tra i rapaci a scendere dai regni delle ombre e dei purpurei riflessi, per conciliarsi, una volta per tutte, coi passerotti silenti e con gli uccellini dal crine d'oro e dall'ale battente all'eternità. E così, in tale scenario di suoni eccelsi e fluenti nel chiaro di una giornata baciata dal soffio dell'umanità, nasce come incanto, la rima di un ribaldo e impaurito poeta.

 

 

LA SEDIA DI LILLÀ

 

Il dolce profumo della luce emanata dalla lanterna appesa al soffitto e ricolma di barlumi ottocenteschi le cinge il viso ormai sgraziato e segnato dall'accavallarsi dei lustri, ed una melodia baciata coi sapori della tristezza si alza dall'antichità di un disco rovinato dal passare delle polveri e dal correre degli anni funesti; dall'interno di quel cascinale ove anche i più piccoli rumori divengono rimbombi di leggiadria la vecchietta si perde, con gli occhi, tra le fitte intensità di un nevischio cadente tra i cespugli e nelle ombre della prateria, culla dei sospiri anelati col cuore battente e con la mente palpitante sussulti dal chiaror cristallino e dal suono fiatato, mentre un fazzoletto dal colore ingraziato si diverte a ballare tra i ciuffi danzanti nell'immensità del vago. Ella siede sulla sedia di lillà, la stessa ove a notte, quando la sera discende soffiando nella stanza rilucente d'incanti, una piccola farfalla dimora, con le ali battenti ed il sorriso felice del tempo che ritorna ad invaghirsi del sole; accanto a lei, a respingere la luminosità proveniente dall'esterno, grossi tendoni dalla tinta purpurea a giallognola penzolano sin a cadere sulle polveri dorate del pavimento, formato da innumerevoli assi legnose poste una accanto all'altra nell'attesa di sorridere al chiaro. Ed ora il suo sguardo felice fugge nella calca dei pensieri illuminati dai raggi giungenti dal calore dell'amica fiamma, mentre il cuore, palpitando, s'inventa il luccichio di un attimo vissuto ed avuto con la forza dei desideri, divenuti l'unica sorgente da cui attingere l'illusorietà di una vita troppo vuota.

 

 

TRAGITTO NELLA PROFONDITÀ DEI SENSI

 

Il luccicante ed immutabile sole dagli infiniti raggi e dai calorosi rimandi splendeva illuminando le perpetue distese di quel magico paesaggio ricolmo di fiorellini e ricco di suoni intensi e fluenti sin nel cuore dell'amata prateria, ed una dolce donzella dal profilo dorato percorreva, su di una bicicletta colorata con vispe smagliature, la profumata stradina congiungente le diverse estremità di quel paesaggio favoloso, ove tutto riluceva di una quiete effimera; i capelli uniti da un circolare nastrino cingente quei ciuffi danzanti nel vago, il sorrisetto mite ed al contempo austero, ella soleva attraversare, ogni mattina, quei luoghi così affascinanti e dotati di colori suadenti, canticchiando una melodia appartenuta al suo assai felice passato, e che ogni volta le ritornava in mente, non appena si accingeva ad ammirare la sconfinata bellezza delle montagnette limitrofe o la lucentezza degli specchi di luce nascenti proprio accanto al sentierino. Dopo aver superato schiere di mandorli invitanti i cattivi presagi della natura ad acquietarsi nella tranquillità di un momento di quiete, giungeva nei pressi di un cascinale isolato emanante lumi fiammeggianti e splendori quasi dorati e così, sedendosi sul ciglio di essa, soleva accomodarsi accanto ad una staccionata, dipingendo su di una nostalgica tela di principali tratti di quel paesaggio fiabesco, e che diveniva ai suoi occhi il paradiso delle virtù più candide e delle mete più nobili e dignitose. Ma alla fine della giornata, come sempre avveniva, il sole iniziava la sua lunga passeggiata tramontando oltre i confini raggiunti dalla vista ed allora ella, abbandonati i meritevoli progetti di una vita serena, si tormentava nell'incertezza di poter raggiungere con il cuore un alito di magia e d'incipiente barlume.

 

 

RITORNELLO D'INCANTI

 

Sdraiato sul candido lettino dei sogni avuti e vissuti nel cuore della notte, tento di raggiungere, con lo sguardo, i piccoli fori presenti nel centro delle persiane e da cui sgorgano mille luci d'immenso bagliore, provenienti dal sole, mentre al contempo odo una variopinta intensità di suoni di campagna entrare dolcemente nella mia stanzetta per diffondersi al suo interno, dando la sensazione di colori vispi e di lussuriosi attimi di gioventù. Un sentimento ricolmo con le infinite tristezze dell'animo mi invita, allorché si erge nell'atmosfera mattutina il mite canticchiar del gallo, ad alzarmi e a trovar le forze per aprire le persiane al mondo che di fuori palpita come non mai, tra le vane ricchezze di un paesaggio di quiete e le ultime sciabolate dei musicanti alzatisi alle prime luci dell'alba; ed allora, pensando tra me e me alle nobili mete raggiungibili con la volontà dell'animo, mi dirigo con gioia nella direzione della finestra cingente con profili dorati e vetri trasparenti la mia stanzetta, mentre noto, con piacere, il dissolversi del buio presente sino a quegli attimi in quel luogo divenuto sempre più lugubre, ma ove ora vige e domina una tranquillità rimembrante le attese e le nottate della mia prima fanciullezza, quando vivevo nell'inquietudine di rivedere la madre per coprirla con i bacetti di una angoscia sopita. Pervenuto accanto alle persiane dai mille colori e dai disegni appena abbozzati, spalanco con decisione le imposte, aprendo la vista ad un immenso praticello abitato dalle più diverse specie di fiorellini, che rifulgono di un chiaro talmente intenso da lasciarmi quasi per un momento in un'inquietudine di altri tempi. E mirando nell'ottusità dei miei pensieri il canticchiare di una farfalla appassita, m'invento la soavità ed il candore di un profumo di maggio.

 

 

IL SERPENTELLO E I SORRISI DELLA FATA

 

Nel luogo ove le meraviglie tentavano d'ingaggiare visioni simili allo splendore della fanciullezza nasceva la storia del serpentello dagli occhioni dolci come il sapore dello zucchero e dal sussurro simile al suono della malinconia sibilante tra i sorrisi della magica sera; il suo serpeggiar di brillo in brillo incuteva negli animi degli animaletti appostati tra gli sguardi di un mare impetuoso sensazioni d'immane felicità, e quand'esso cantava, emettendo i rumori di un poetar variopinto con le tinte di un'indole attenta ai sussulti delle emozioni, tutte le carenze dell'affetto correvano nelle ombre di un giunco millenario a formar coi pensieri il ricordo della fanciullezza, vissuta tra odori profumati ed incanti assai profondi.

Esso era tenuto per mano da una fatina dagli occhi scintillanti e vestita con tele raffinate e cadenti nel culmine di una mesta cantilena, ed entrambi amavano girovagare per prati e fiumi cristallini nel ricerca dell'amore, ideale svanito e chimera inventata dalla magia dei barlumi serali. Il culmine di un piccolo cimitero ove dimoravano gli spiriti degli abitanti di quel paese ricco di miracoli li baciava rifulgendo tra le spiovenze dorate di una statuetta ricoperta con creme soffici e simile alla castità delle illusioni, e quando la notte scendeva, tale luogo diveniva il loro punto d'incontro, e qui essi solevano cantare le rime di una meraviglia vivente ma solo nel cuore dei solitari. Alla fine del canto la fatina prendeva per mano il serpentello ed entrambi, coll'animo ripulito dalle fallacità dell'intelletto, inventavano sorrisi sgorganti i limiti di un infantile e mai accettata angoscia.

 

 

IL TINTEGGIO DEL MIRABILE ALLORO

 

La velocità con cui quello scodinzolio danzante nell'immaginario delle pie illusioni si muoveva attraendo i sorrisi dell'inquietudine ricordava la leggiadria di una fronda cadente dalla sommità di un rametto strutturato con le forme dell'incertezza, e quei cinque cagnolini vestiti con tinte diverse e sprizzanti frotte di gioiosa felicità si divertivano a correre tra gli odori presenti nelle ombre di una cespugliosa schiera di rose disposte lungo bracci paralleli ed attorniati dal mutare delle stagioni. Essi abbaiavano ogni volta che il sole oltrepassava i confini della morente speranza ed in quegli attimi, allorché tutto si colorava con le tinte della fanciullezza, dalla oscurità del boschetto ove dimoravano i sogni sbucava la delicatezza di una bambina dai capelli dorati e con le vesti ingraziate dal gaio riflesso nascente nelle profondità del sole: il suo sguardo era confortato dalla maestria con cui ella si muoveva tra le soffici nuvole dimoranti nel cielo, e la sua austerità, dipinta nello scintillio di un rigoglioso sorriso, invitava i cagnetti a seguirla nel paese delle meraviglie e dei giochi donati dall'alba nascente. Il fiato del vento li accompagnava nel tragitto verso la gioia, e tutta la naturalezza presente nel rifulgere di un ammasso di grembi impauriti segnava il loro arrivo tra il chiarore di un sogno fuggitivo tra le sorti di un incantevole lode. A sera, tra ombre e sussulti, il tramonto ordinava alle nubi di sedersi accettando il suono dei silenzi e l'intera atmosfera si velava con chicchi di riso soffiato.

 

 

LA DOLCE MUSICA DI CLARINA

 

Tra rose soffiate dal candore del vento autunnale baciato da vociar della vita nasceva la storia di Clarina, farfalla sprizzante ovunque sensazioni di felicità miste a tristezze lugubri e pensierose; quando il mattino rinasceva nella calca dei raggi fluenti oltre i limiti di una innata gioia, ella, vestitasi con diamanti rifulgenti tra i colori delle ali bagnate dal sapor della libertà, soleva destreggiarsi svolazzando nelle fessure delle cascine addobbate con zuccheri profumati e tele cadenti nel nulla, e, dopo essere pervenuta nell'acqua lanciata dalla bocca di una fontanella, si adagiava tra i palpiti del ponticello da cui sgorgava un liquido purpureo e dal sapore un po' amaro, ancorché fluido e denso di passione. Al suo passar ogni brillo dimorante nell'aria e tra i chiarori dell'incantevole paesaggio si tramutava negli occhi di un gigante dal cuore buono ma dal sorriso simile allo sguardo impaurito d'un gabbiano di pace, e tutto intorno i colori della panna e della marmellata cingenti i tratti imprevisti della quiete diventano sempre più chiari sin a dominare con immense lucentezze il confine di un tramonto ridente e vivo, che pareva sbocciato dalla fantasia di un artista alla ricerca del nulla. Le sue candide ali si muovevano con movimenti al contempo veloci e fuggitivi ed il barlume ospitato nella pulizia dei suoi occhi invitanti disegnavano nell'azzurro del cielo frotte di sensazioni dal sussurro beato ed amate con la potenza del sentimento puro e lontano da qualsiasi compromesso. Quando la notte calava, adagiandosi sui sentieri illuminati a giorno dalla fiamma esaltante di un lampione di fine ottocento, Clarina si specchiava nella brillantezza di un laghetto magico e dorato e, dopo aver sorseggiato gocce di saggezza, s'acquietava nelle ombre di un giunco giunto al limite dell'età.

 

 

L'ARCA DELLA SALVEZZA

 

Il volere divino sprigiona con inusitata violenza valanghe d'acqua che inondano il genere umano perdutosi nell'effimera età dei vizi e delle corruzioni, e il cielo, tra paurosi grigiori diffusisi a raggelare le anime degli imbelli e dei rassegnati, si apre tuonando maledizioni e rimproveri sin a quel dì accettati dalla volontà e dal senso di beatitudine; nell'ora del diluvio universale, e mentre una vociante gazzarra di timori si rattrista al volteggiante passo del potere divino, il giusto Noé, uomo che trova grazia agli occhi di Dio, prepara, seguendo semplici indicazioni provenienti dall'alto dei chiari, l'arca della salvezza, formata da un accavallarsi quasi maniacale di frotte di legni resinosi che si uniscono a dar vita ad un miraggio di sicurezza, tra gli odori forti del bitume e lo sguardo sempre più cupo dell'affannato cielo. Un tetto ricurvo su di un'astina appesa alla sommità dell'albero centrale, appena visibile, permette mediante una finestrella di far penetrare in quella ingegnosa costruzione il fascio di lumi giacenti al di fuori di quel luogo ricco di mistero: sono gli ultimi ed i primi bagliori visibili in un'atmosfera densa di malvagi presagi. Chiamati con un cenno della mano i propri parenti ed i rappresentanti della specie animale, Noé lascia trasparire nella immensa luminosità presente nei suoi sguardi ricchi di gioia le premesse per la rinascita di un nuovo e più pulito genere umano, ed un arcobaleno di schietta pulizia e con gli orli dipinti nel chiarore della fede segna lo sbocciar di un incontro tra messaggi divini ed umili volontà di un candido e casto sorriso.

 

 

IL FLAGELLO DI DIO

 

Le orde barbariche e cariche d'aneliti ispirati al fiatar del vento maestro giungevano, dopo aver espugnato città dal passato nobile, nei pressi di Aquileia, sito del primo contrasto d'emozioni vissuto ed amato, con la forza della divin potenza, e il passo maestoso di quell'esercito di codardi guidati da Attila, flagello di Dio, entrava vittorioso tra le porte addobbate a festa dalla mano traditrice di un gruppo di cittadini. La ferocia distruttrice presente nell'animo di quel divoratore di donzelle abituato ad ottener con la forza i privilegi della ragione si esprimeva con la leggiadria di una potenza creatrice d'illusioni e basata sulla fallacità del comportamento odioso, ma utile a soggiogar popoli impauriti e vinti dal morbo della stoltezza; le rose in fiore sbocciate nel chiaro del mattino terso e cristallino volgevano il manto nella direzione di quel furbo avventuriero invitandolo a far pascolare i pensieri dei pastorelli senza por loro limitazione alcuna, ed anche i capretti giunti dall'estremità di una montagnola colorata d'orgoglio meditavano, con lo sguardo dolce, sulle sorti della loro amata cittadina, divenuta d'un colpo la culla di un concetto di morte. E quando la sera, con l'occhio triste di chi ha sofferto lungamente, tornava colorando di barlumi d'apice di un rametto dal cuore spezzato si notava un bambino dimorante nell'ombra assopita di una mite chimera.

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Inserito il 18 luglio 2001