LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
 Racconto di
Giuseppina La Rosa
FAMMI BELLA
 
Era lì Cipriana, guardava l'acqua del fiume che scorreva veloce e minacciosa, emettendo nel buio della notte un rumore fragoroso. Era fredda la notte, anzi gelida ,Cipriana batteva forte i denti, tremava quella creatura, e non solo di freddo; ma malgrado quel freddo si tolse il cappotto, lo piegò con cura, lo posò per terra, poi tolse anche le piccole scarpette, le capovolse e le poggiò sopra il cappotto quasi a voler proteggere quel suo indumento dal vento. Un brivido di freddo percorse ancor più tutto il suo corpo , ella strinse le braccia intorno a se, come un abbraccio, ma un attimo dopo con ferma decisione si fece il segno della croce e con un esile voce disse: " Perdonami mio Dio", poi giù in quell'acqua gelida che minacciosa sembrava la stesse ad aspettare. Il rumore di uno motoscafo sembrò quasi sfidare il fragore del fiume, ma ad un tratto il motore si fermò e qualcuno si tuffò nell'acqua gelida. Per un attimo fu silenzio, ma subito dopo dall'acqua emersero due figure, l'uomo che si era buttato dal motoscafo con in braccio un corpo inerte. Un ragazzo rimasto sul motoscafo aiutò l'uomo a salire, poi distesero la donna su una morbida coperta. Sembrava morta Cipriana, ma l'uomo che si era buttato in acqua le praticò prima una respirazione artificiale, poi con forza le sue mani si affondarono sul petto della donna a premere quel cuore che sembrava non voler battere più. L'uomo si fermò soltanto quando il cuore riprese lentamente a battere. Poi il ragazzo che l'aveva aiutato a salire sul motoscafo gli portò una piccola borsetta da dove l'uomo ne estrasse uno stetoscopio, lo usò per visitare Cipriana . Un sorriso addolcì il viso dell'uomo, poi versò qualcosa in un bicchiere e a piccoli sorsi lo fece bere alla donna. Quindi tolse la gonna e il golfino che grondavano d'acqua e avvolse quel corpo in una calda coperta. Quando Cipriana riprese i sensi si trovò avvolta in quella morbida coperta. Si guardò attorno, immediatamente ricordò quello che era successo e pensò: " Di certo sono morta, ma dove mi trovo?". Un rumore di passi la distolse da quei pensieri, impaurita guardò verso quel rumore, ai suoi occhi apparve un uomo, era alto e robusto , ma la vigorosità di quel corpo stonava con il suo volto, infatti egli aveva soprattutto nello sguardo una dolcezza infinita, e il suo sorriso dette a Cipriana quasi la certezza che fosse al sicuro. Ella notò anche che malgrado l'avanzata età quell'uomo era bellissimo.
Egli vedendo Cipriana con gli occhi aperti , si avvicinò a lei, e prendendole tutte e due le mani disse: " Oh Cara ! che gioia vedere che ti sei ripresa , sapessi che paura ho avuto, ma grazie a Dio ce l'ho fatta a salvarti" poi continuò : "Io sono Davide e tu cara, qual è il tuo nome? E perché quel gesto tanto disperato?".
Gli occhi belli di Cipriana si riempirono di pianto, le sue labbra ripresero a tremare, ma nessuna parola uscì dalla sua bocca.
Davide impietosito si chinò all'orecchio della donna e disse: "Non parlare cara se non hai voglia e non avere paura, qui sei al sicuro, ora vado a prenderti qualcosa di caldo".
Davide si avviò, ma mentre versava nella tazza un po' di caffè caldo, dalla sua piccola radio il cronista diceva: "Questa notte è stato trovato gravemente ferito il conte Daniele Bellavia, dalle prime indagini la polizia sospetta che a sparare sia stata la giovane moglie, perché tutti sono a conoscenza dei tradimenti del conte e che malgrado le apparenze il loro matrimonio era un disastro, purtroppo si teme anche che la contessina credendo di avere ucciso il marito si sia a sua volta uccisa. Infatti il suo cappotto è stato ritrovato in riva al fiume". Il cronista continuò dicendo che gli uomini della polizia avevano iniziato le ricerche, ma fino a quel momento la contessina non era stata ritrovata
Ed ancora il cronista continuò: " In questo momento ci giunge la notizia che il conte è fuori pericolo e che le sue condizioni non sono così gravi come si era pensato, tanto che la polizia lo sta già interrogando". Davide posò la tazza che aveva in mano, prese il suo cellulare e compose il numero della polizia, ma prima che qualcuno rispondesse egli chiuse la comunicazione, poi riprese la tazza con il caffè e si avviò verso Cipriana. Ella era ancora tremante, ma Davide pur sapendo che quella donna aveva tentato di uccidere il marito non riuscì a provare un sentimento che non fosse pietà, così con dolcezza le sollevò il capo e le fece bere il caffè. Un po' di colore spuntò sulle pallide guance di Cipriana, le sue labbra smisero di tremare, il suo corpo si rilassò, poi senza dire una parola ella chiuse gli occhi, piano piano il respiro prima affannoso divenne regolare e finalmente si addormentò. Davide rimase seduto vicino a lei, egli scrutava il viso della donna, era bella Cipriana ma non di quella bellezza che ovunque vada attiri l'attenzione, no, Cipriana aveva una bellezza quasi celestiale ma bisognava guardarla attentamente per accorgersi di questo . La sua pelle somigliava a quella dei bambini, tanto era candida e delicata, i suoi capelli avevano il colore delle castagne appena tolte dal guscio, erano lunghi e lisci una frangia copriva la spaziosa fronte e il collo lungo e fine faceva subito pensare a collo del bel cigno. Un movimento brusco fece sì che la coperta scivolò dal suo corpo, così Davide vide lo splendore di un piccolo e affusolato seno naturalmente libero da ogni sostegno. Davide nell'estasiarsi di così tanta bellezza pensò: " Ma è possibile che una creatura tanto soave si fosse macchiata di un delitto? Ci sarà certamente un grave motivo e io non posso mettere questa creatura nelle mani della polizia prima di sapere la verità". Davide era un medico in pensione, era stato un illustre chirurgo vascolare, egli aveva dedicato tutta la sua vita alla medicina e per questo non si era mai sposato, anche perché nessuna donna aveva colpito il suo cuore.
E così all'età di Settant'anni egli si ritrovava solo ma sereno, non aveva nessun rimpianto, egli si accingeva a vivere la sua vecchiaia con infinita serenità, certo di aver dato tutto quello che aveva potuto dare alla gente che malata si era rivolto a lui, anzi, a volte per la enorme povertà dei pazienti non aveva chiesto nessuna ricompensa per i suoi interventi e quelle prestazioni gli davano più felicità di quelli che gli fruttavano grossi guadagni. Quella notte Davide aveva deciso stanco del fragore della città, di rifugiarsi nella sua villa che aveva al mare, quindi disse al suo giovane cameriere di preparare il motoscafo per affrontare quelle poche ore di viaggio. Mentre lui sistemava molta roba nelle valigie perché intenzionato a passare in quella piccola isola non solo la primavera, ma anche l'estate, in quanto quello era l'unico posto dove in estate non era invaso dai turisti, basta pensare che nell'isola non c'era neanche un albergo, ma solo un piccolo bar, che faceva degli ottimi dolci e un buon caffè. Quel bar era frequentato da vecchi uomini con il volto segnato dal tempo, con le mani che bastava guardare per capire quanto avessero lavorato la terra, tutti avevano uno sguardo onesto e buono, era lo sguardo di uomini semplici che la sera passavano qualche ora con un bicchiere di vino davanti e un mazzo di carte per giocare e quando rientravano dalle loro mogli che docili li attendevano, trovavano il buon odore del cibo fatto in casa. In quell'isola quasi fuori dal mondo Davide si era fatto costruire il suo Paradiso, così egli chiamava la sua casetta che era una villetta quasi nascosta in mezzo agli alberi , alberi che producevano ogni genere di frutta e fiori. Entrando in casa si notava subito il suo gusto raffinato, vi erano mobili di una bellezza unica, la villa non era molto grande, si capiva che Davide non amava ricevere molta gente, infatti, la casa era composta da un grande salone dove c'era di tutto, divani, poltrone e mobili di gran valore, un angolo del salone era adibito solo per ascoltare la musica, quella era una delle grandi passioni di Davide, infatti si potevano notare dischi dei più famosi musicisti. Nella villa c'erano anche oltre che la grande camera di Davide altre due camere. Ogni camera aveva un proprio bagno, poi una grande cucina che dava la vista sul mare. Dalla camera di Davide si poteva attraverso una piccola scala accedere nel grande giardino dove egli aveva anche una scuderia con due bellissimi cavalli, Zeus e Kelia, due veri purosangue, un'altra sua passione quella di cavalcare e amava farlo quando ancora il mattino stesse per nascere. Davide decise di non cambiare nulla dal suo programma, infatti mentre ancora Cipriana dormiva il motoscafo si fermò nella piccola isola, era quasi l'alba e Davide senza pensarci due volte la prese in braccio e scese dal motoscafo mentre il giovane cameriere andava ad aprire il cancello della villetta. Egli si diresse direttamente nella sua camera , adagiò Cipriana sopra il letto che intanto aveva aperto gli occhi e ricominciato a tremare, mentre la sistemava sotto le coperte cercò di rassicurala dicendole: "Senti cara, io ti giuro che qui sei al sicuro e per rassicurarti ti dico che io so già tutto, l'ho appreso dalla radio. A quella rivelazione Cipriana si coprì il volto con le mani e ricominciò a singhiozzare dicendo: "Perché mi avete salvata? Io sono una assassina e di certo ora chiamerete la polizia per arrestarmi, non sarebbe stato meglio lasciarmi morire?". Davide paziente gli sedette vicino e ancora una volta le prese le mani tremanti, gliele strinse forte, faceva male a Davide il dolore di quella creatura , quindi tutto d'un fiato disse: "Tuo marito non è morto e neanche corre pericolo di vita, inoltre la polizia crede che tu sia morta nel fiume e se tu vuoi cara noi glielo faremo credere , spetta a te decidere". Poi continuò: "Devi sapere anche che questa fin da oggi puoi considerarla la tua casa, ma, ora basta parlare, bisogna pure che tu mangi qualcosa, poi se tu vuoi, ma solo se lo vorrai, mi racconterai tutto, ora il problema cara è cosa farti indossare, qui non ci sono mai state donne, e i miei vestiti di certo ti andrebbero grandi ma, non ti preoccupare, oggi stesso manderò il mio cameriere a comprarti quello che ti necessita, tu dovrai annotare tutto perché io sono proprio un asino per quanto riguarda gli indumenti da donna". Quindi Davide prese carta e penna e li porse a Cipriana dicendo: "Io intanto vado farti preparare la colazione, a fra poco cara ". Rimasta sola Cipriana si alzò dal letto , ella rimase solo in slip, immediatamente andò a chiudere la porta a chiave, poi aprì l'armadio dove sperava di trovare qualcosa da potere indossare ma, come aveva detto Davide c'era tutta roba maschile e davvero molto grande, allora aprì il cassetto del comò e li ben stesi vi erano dei pigiami di seta, ne prese uno, era grigio a righe rosse , indossò i pantaloni, ella disse fra se: "Qui ci vogliono due Cipriana". Si guardò attorno, poggiata su una sedia c'era una giacca di pigiama di colore azzurro, si sfilò i pantaloni e indossò la giacca azzurra che la coprì fin sopra ai ginocchi, tolse la cintura della giacca e l'avvolse attorno alla sua esile vita, si guardò allo specchio e malgrado il suo tormento la sua immagine la fece sorridere. Cipriana aveva sempre rifiutato di indossare le minigonne, ella le trovava terribilmente volgari, e lei per indole odiava tutto ciò che lo era, ma, in quel momento guardandosi allo specchio non vide niente di così volgare, anzi per la prima volta ella si soffermò a guardare le sue gambe: la caviglia era fine sopra una gamba affusolata, alzò ancor più la giacca del pigiama, scoprì la coscia lunga e diritta senza nessuna imperfezione , poi si guardò il volto, gli occhi color cielo scrutarono tutto del suo viso ma, con una smorfia delle labbra ella sussurrò: "Non è servita a niente questa mia bellezza, fossi stata brutta sarei stata più fortunata". Il bussare lieve alla porta la distolse da quei pensieri , ella andò ad aprire, era Davide con un vassoio in mano colmo di squisitezze, egli poggiò il vassoio sopra il piccolo tavolo che era vicino al letto, poi guardò Cipriana e le disse; "Sembri un fiore azzurro", quindi invitò Cipriana a sedersi per fare colazione, cosa che anche lui fece . Spiluccò qualcosa ma in compenso bevve molto latte e mentre lo sorseggiava ella fermò il suo sguardo sul viso di Davide. I suoi occhi fissarono gli occhi grigi di Davide e all'improvviso istintivamente ella allungo la mano e sfiorò con una carezza il volto dell'uomo, a quel contatto Davide chiuse gli occhi, mentre il sangue gli scorreva nelle vene come se volesse andar via tutto, mentre il cuore diceva "Dio mio, mi sembra di vagare nel vento , ho la sensazione che Cipriana non stia carezzando il mio viso ma che stia passando la sua mano dentro la mia anima e che questo mi dia un senso di pace infinita". L'incanto finì quando la mano di Cipriana si tolse dal suo viso ma non finì l'enorme emozione che quella carezza gli aveva procurato , così temendo che Cipriana potesse accorgersene disse: "Vado in giardino a fumare una sigaretta, torno subito cara", Non andò a fumare Davide, ma uscì in giardino, respirò a pieni polmoni poi disse sottovoce: "Vecchio rimbambito ti vuoi far venire un infarto? Quando mai una carezza ti ha turbato tanto?", Poi continuò "Stai cheto cuore mio che non è più il tuo tempo". Ma Davide non sapeva che nessuno ha mai scritto quale è il tempo e l'età per amare. Quando tornò da Cipriana la trovò che stava ascoltando il notiziario che diceva: "Il Conte Bellavia è ormai fuori pericolo, egli ha dichiarato che il colpo di pistola gli è sfuggito accidentalmente mentre puliva il revolver, per quanto riguarda la Contessina Cipriana il Conte con le lacrime agli occhi a confessato che la moglie da qualche tempo soffriva di crisi depressive e ora lui si sentiva in colpa per non averla capita e aiutata, ma che sperava con tutto il cuore che almeno venisse ritrovato il suo corpo per poterle dare una degna sepoltura ma soprattutto per poter piangere sulla sua tomba. A quelle parole Cipriana con un gesto di rabbia spense la radio e quasi involontariamente dalle sue labbra uscirono delle frasi sconnesse, infatti ella stringendo i pugni diceva: "Ipocrita, vile, mascalzone io torno e l'ammazzo non può continuare a vivere un essere del genere, non può egli ha ucciso me e poi mi ha derisa". Davide capì che Cipriana non connetteva più quindi le si avvicinò e questa volta fu lui che le carezzò il viso , poi le sfiorò i capelli con lievi baci, la strinse forte al suo petto e la cullò come se ella fosse una bimba a cui le era stato fatto tanto male, poi ancora le sussurrò: "Calmati cara, sappi che ora ci sono io e nessuno oserà farti ancora del male dovesse passare sul mio corpo, tu ora sei al sicuro e ti giuro che finché avrò un esile filo di vita io ti proteggerò, ma tu cara dovrai dirmi tutta la verità, qualunque essa sia". E Cipriana parlò. Dovette andare indietro nel tempo quando aveva solo pochissimi anni di vita. Suo padre era il Barone Giorgio Villagrazia, sua madre invece era una semplice e umile ballerina, era bella Leda Allegri la mamma di Cipriana, ed anche molto onesta. Un giorno ebbe la sfortuna di incontrare il Barone Villagrazia , che si infatuò della bella Leda ed essendo egli abituato ad avere tutte le donne che voleva pensò di poter conquistare anche Leda con doni preziosi ma, Leda rifiutò subito tutto ciò, il Barone non poteva certo accettare che una piccola ballerina si rifiutasse a lui. Allora Villagrazia con furbizia cambiò tattica, cominciò a corteggiare Leda con eleganza, ogni sera assisteva in prima fila ai suoi spettacoli e poi le mandava dei fiori nel suo camerino accompagnati con scritti teneri ed innocenti, e così piano piano egli prima si conquistò la fiducia della ingenua Leda e poi l'amore immenso di quella dolce creatura. Ma, per averla completamente egli dovette chiederla in sposa con il mal contento di tutta la boriosa famiglia del Barone. Ma sin dal primo giorno il Barone dimostrò a Leda la sua vera indole, egli oltre ad avere il vizio delle donne ne aveva altri, gli piaceva il gioco e l'alcol e quando egli perdeva tornava a casa più brillo che mai e se la povera Leda si rifiutava ai suoi voleri veniva picchiata selvaggiamente . Quando nacque Cipriana , Leda sperò che il marito potesse cambiare ma, non fu così, allora crescendo a Cipriana toccò vedere la sua bella mamma piangere e che in sua presenza venisse picchiata, non poteva fare nulla la piccola Cipriana per difendere la sua mamma ma, piangendo ella prometteva a se stessa : "Giuro che quando sarò grande porterò via mia mamma e la renderò così felice che dovrà per forza dimenticare tutto questo male. La piccola Cipriana però non ebbe il tempo di fare ciò perché la dolce Leda da tempo sofferente un giorno se ne andò per sempre lasciando la sua bimba sola, disperata e nelle mani mercenarie delle governanti, avrebbe voluto Cipriana stendersi accanto alla sua mamma e andarsene via con lei, avrebbe voluto che la sua mamma le tendesse la mano e che avrebbe impedito a tutti di staccarsi da lei ma, la sua mamma la portarono via. Suo padre incurante del suo dolore portò Cipriana in un collegio, affinchè lui potesse continuare a vivere la sua vita dissennata. Era un collegio svizzero istituito da insegnanti severi e da rigide regole. Ma malgrado ciò Cipriana fu da subito amata da tutti perché era una creatura buona, il male in lei non esisteva. Anche lei voleva bene alle sue compagne ma in particolar modo ella si era legata a Marzia Bellavia. Marzia era figlia del Conte Bellavia , ella aveva un carattere allegro, e a volte quando Cipriana era molto triste, solo lei riusciva a farla sorridere con il suo buonumore. Così passarono gli anni, Cipriana divenne una bellissima ragazza, ella vedeva poco il padre e in casa passava solo il Natale con lui perché in estate egli amava viaggiare e tornava a casa quando esausto e distrutto dalle troppe scorribande non ne poteva più. Ma quando egli tornava Cipriana era già ripartita per il collegio. Era quasi la fine dell'anno scolastico quando la Direttrice la fece chiamare nel suo studio, nel vedere il volto triste della Direttrice che con lei era sempre sorridente, a Cipriana le si strinse il cuore, quasi presagisse qualcosa di tragico, infatti con voce dolente ella disse: "Cipriana ,cara purtroppo devo darti un gran dolore ma ti prego di essere forte", e poi con un filo di voce continuò: "Tuo padre è morto ". Il cuore di Cipriana quasi si fermò , "suo padre morto". Venne alla sua mente il triste pensiero di non aver mai detto a suo padre: "Ti voglio bene" E ora pensò: "non c'è più tempo per niente". La voce della Direttrice continuò: "Tuo padre è morto perché si è ucciso, aveva perso tutti i suoi beni al gioco e non ha resistito alla vergogna, devi essere forte cara perché ora tu non possiedi più niente, ma non ti preoccupare figliola finirai lo stesso gli studi qui da noi". Quei ricordi fecero tanto male a Cipriana, grosse lacrime scesero dai suoi occhi, Davide si sentì disperato, avrebbe voluto evitarle tanto dolore, quindi disse a lei : "Cipriana, cara, mi duole il cuore nel vederti soffrire ma per aiutarti ho bisogno di sapere tutto, e poi vedrai, ti prometto, farò di tutto per farti dimenticare tutto questo dolore, perché devi sapere che subito ho avuto fiducia in te e devi sapere anche che ti ho voluto subito un gran bene". Poi Davide per incoraggiare ancor più Cipriana a continuare, la guardò diritto agli occhi, ma in quegli occhi belli Davide lesse tutto il dolore di questo mondo, e la sua innata sensibilità gli fece capire che qualcosa di molto grave Cipriana doveva ancora confessargli. Infatti, prima di continuare ella si strinse al petto di Davide dicendogli: "nessuno può fare nulla per me", e continuò il suo triste racconto. Marzia, la sua amica le fu molto vicina, e quando venne l'estate ella volle portare Cipriana nella sua casa. Infatti fu così che ella conobbe il conte Daniele Bellavia, fratello di Marzia. Daniele somigliava molto alla sorella sia in volto che per il carattere gioioso. Daniele ebbe subito un'attrazione particolare per Cipriana e quando le vacanze finirono, ella fu molto triste nel lasciare quella casa, perché il cuore puro di Cipriana si era innamorato per la prima volta. Anche Daniele più tardi gli scrisse d'essersi pazzamente innamorato di lei e che la voleva al più presto sposare. La gioia di Cipriana fu qualcosa di inimmaginabile, ella pianse, pianse così tanto che tutti ne furono allarmati, ma ella rassicurò tutti dicendo che piangeva di felicità, e fu una risata collettiva. Finì la scuola e anche stavolta Marzia la portò con se, anche perché dovevano iniziare i preparativi per il matrimonio. Furono giorni frenetici e belli, anche se poi Cipriana si sentiva stanca, perché non era abituata a scegliere così tanti vestiti, e quando venne il giorno delle nozze a Cipriana sembrò che stesse vivendo sogno. Furono belli i primi giorni, sembrava che finalmente si era lasciata alle spalle tutto il dolore degli anni bui, ma non fu così. Purtroppo dopo un qualche mese Daniele cambiò totalmente, cominciò ad uscire da solo la sera lasciando Cipriana a casa e se chiedeva spiegazioni Daniele con sarcasmo rispondeva: "Dove io vado piccola non ti deve interessare, a te deve bastare che ti abbia tolta dalla miseria, e non chiedere di più". Ed ecco cadere di nuovo un velo di tristezza nei begli occhi di Cipriana, ella ripeteva a se stessa: "La storia si ripete, la triste storia di mia madre si ripete. Infatti per lei fu inutile piangere, disperarsi ed implorare un po' d'amore a Daniele, lui continuò la sua vita senza più curarsi di lei. Daniele iniziò a rientrare a casa ubriaco pretendendo da lei quell'amore che lui da sobrio non le dava più, ed era terribile sentire sul suo volto quell'odore nauseabondo d'alcol e quel corpo che emanava un profumo così sgradevole che a volte Cipriana aveva sentito addosso passando accanto a donne volgarissime. Quando poi Daniele soddisfatto si addormentava, lei riempiva la vasca da bagno di acqua calda, vi metteva dentro tantissimi sali profumati e sfregava la sua pelle così tanto fino a screpolarla, ella voleva togliersi di dosso quel fetore che il marito gli lasciava.
E così a poco a poco tutto l'amore che Cipriana aveva avuto per Daniele si trasformò in disprezzo. Una notte egli tornò più brillo del solito, Cipriana dormiva, ma lui non malgrado ciò, cominciò a baciare la moglie per tutto il corpo, le sue mani sudate cercarono di spogliarla , di scatto Cipriana si svegliò cercò di scappare ma egli la trattenne con la forza, le strappo la camicia da notte e la prese nel peggiore dei modi. Quando finalmente libera da quel corpo che puzzava d'alcol Cipriana si alzò, diede una spinta a quell'uomo che sembrava un animale soddisfatto d'aver catturato la sua preda e poi gli gridò: "Mi fai ribrezzo, sei il peggiore degli uomini, domani andrò via da questa casa e non mi vedrai mai più". In quel momento Daniele aprì gli occhi, la guardò e con un sorriso beffardo le disse: "E dove andrai cara?, non sai che non ti vorrà più nemmeno un cane? Fra non molto tutti ti scanseranno perché per te sarà peggio che avere la lebbra". Cipriana si fermò, poi indietreggiò impaurita e con voce di pianto ella chiese: "Perché mi dici questo?": E lui sempre con quel sorriso fermo sulle labbra rispose: "Perché cara per tutto questo tempo tu hai amato e fatto l'amore con un malato di aids e tu fra non molto ti ridurrai una larva di donna" . Cipriana impietrita diceva a se stessa: "No non può essere vero io sto sognando , non è possibile che l'uomo che diceva di amarmi e che io adoravo possa avermi fatto questo, no non è proprio possibile": Poi ripeteva le frasi del marito: "Diventerai una larva di donna, tutti ti scanseranno come una lebbrosa". Mentre si ripeteva queste orribile frasi ella istintivamente aprì un cassetto, non sapeva nemmeno lei cosa stesse cercando ma, li proprio sotto ai suoi occhi c'era la pistola, ella la prese, poi la puntò sul corpo del marito che già dormiva, ma sulle labbra aveva ancora quel sorriso beffardo, sparò Cipriana poi butto sul letto la pistola indossò un golfino, scarpe e cappotto e andò via. Il resto Davide lo sapeva già: Impietosito per quel drammatico racconto strinse ancor più a se Cipriana ma, era imbarazzato, non sapeva trovare alcuna parola per consolare quella creatura, poi l'esile voce della donna disse: "Oh Davide, ora certamente tu vorrai che io vada via, vero?". A quelle frasi egli si ribellò subito dicendole: "Cipriana, cara come puoi pensare questo di me? Ma pensi davvero che tutti gli uomini siano vili e mascalzoni come lo fu tuo padre e poi tuo marito, no povera piccola io ti terrò per sempre accanto a me ". Poi continuò: "Io non ho legami con nessuno quindi sono padrone della mia vita e di decidere quello che è giusto fare". Il corpo di Cipriana era piegato in due ed era tutto scosso per il gran pianto, e nel pianto ella diceva: "Ti prego Davide fa che io non mi riduca come quei poveri disgraziati colpiti da questa malattia, io non voglio essere curata perché purtroppo so che sarebbe inutile, certo si, la medicina ha fatto grossi passi avanti, ma alla fine si muore ugualmente consumandosi giorno per giorno, quindi ti prego Davide se vuoi che io resti mi devi giurare che non mi porterai in nessun posto e che quando capirai che è arrivata la mia fine , fa che almeno nella morte io non soffra.". Poi guardandolo negli occhi ella continuò: "Giuralo Davide o sarò costretta ad andare via". Davide rispose: "Lo giuro cara rispetterò la tua decisione ma tu dovrai affidarti completamente a me perché io ti curerò solo perché tu non abbia nessuna sofferenza, per il resto rispetterò la tua volontà , ma per fare ciò ho bisogno di prendere un po' del tuo sangue". "Va bene" rispose docile Cipriana. "Ma non voglio sapere più nulla". Il giorno dopo Davide prelevò un po' di sangue alla donna, immediatamente fece gli esami, purtroppo il risultato fu disastroso e mai egli aveva pianto per un esame fatto ai suoi pazienti scoprendo che non c'era più nulla da fare, ma in quel momento egli non seppe fermare quel pianto irrefrenabile. Egli non ne fece parola con Cipriana aveva deciso che quel poco che le restava da vivere ella lo vivesse il più serenamente possibile, doveva avere quella pace che nel corso della sua breve vita non aveva mai avuto.
Davide sentiva dentro se il desiderio immenso di rendere felice quella creatura , anche perché ella in poco tempo era riuscita a fargli conoscere quel sentimento tanto bello che era "L'AMORE". Si, egli amava Cipriana ed era un amore totale perché ormai egli viveva solo per lei , ogni gesto, ogni parola , ogni pensiero erano per Cipriana. La primavera era quasi alla fine , l'estate era alle porte, tutto sembrava rinascere, Davide e Cipriana vivevano insieme ormai da due mesi e mai Cipriana si era sentita tanto amata, e mai Davide aveva pensato di potere amare così tanto ma, pur provando per lei un amore così grande non aveva mai osato sfiorarla con un bacio che non fosse diverso da tutti i baci casti che gli dava, e questo non certo perché egli avesse paura del contagio, no, egli desiderava ardentemente poter stringere forte a se la donna che ormai era diventata la ragione della sua vita, ma non voleva che ella venisse turbata ma che Cipriana capisse che il suo amore era così grande, ma così grande che a lui bastava averla vicina ,vicina e tenerla stretta per darle tutta la sicurezza di questo mondo, era così bello vederla sorridere. Un giorno tornando dalla Città tese le mani a Cipriana e stringendola a se egli le disse: "Cara da oggi tu non dovrai più avere paura ad uscire di casa temendo che qualcuno possa riconoscerti, da oggi mia piccola Cipriana il tuo nome è Laura Vieri". Vieri era il cognome di Davide, poi egli tese una busta alla donna dove conteneva il nuovo documento. Quello stesso giorno ella Tagliò i suoi lunghi capelli e da castani essi divennero neri e quella folta chioma corta diede a Cipriana un aspetto ancor più delicato, mettendo in evidenza il suo viso scavato e il suo gran pallore. Sapeva Davide che la sua Cipriana a poco a poco se ne andava via e sapeva anche che lui non avrebbe certo resistito a così tanto dolore, tanto cara le era diventata Cipriana per poter vivere anche un solo giorno senza lei, ma, Davide si era prefisso di non pensare alla fine di Cipriana ma a quello di far vivere a lei ogni ora, ogni attimo di quella breve vita senza nessuna sofferenza, era un medico e sapeva bene cosa fare per non far soffrire la sua Cipriana. Infatti ella non soffriva fisicamente e passava le sue giornate felice come non lo era mai stata., aveva imparato a cavalcare, ella aveva preferito cavalcare il cavallo di Davide - ZEUS, e per lei era diventato il suo ZEUS, egli la portava con delicatezza quasi avesse ascoltato quello che il suo padrone gli aveva detto un giorno all'orecchio: "ZEUS caro, ti prego abbi cura della mia Cipriana, ella è la mia vita, amala anche tu". Dal giorno della confessione di Cipriana nessuno dei due aveva più accennato alla malattia , Davide aveva rispettato il giuramento fatto a lei di non curare la malattia ma, anche se ella non soffriva la terribile malattia avanzava inesorabile ancor più veloce. Fu Cipriana che un giorno riprese l'argomento dicendo: "Caro, sento il bisogno di dirti che ti sono immensamente grata per i giorni belli che mi hai regalato, fossi stata tutta così la mia vita potrei oggi dire di essere stata la donna più fortunata e felice di questo mondo, invece è durata così poco . Da quelle ultime parole Davide ebbe un colpo al cuore, egli pensò: "Cipriana sa che è alla fine della sua breve vita ". Infatti ella continuò dicendo: "Vorrei da te caro un'ultima promessa, desidero che tu dopo mi faccia bella , voglio arrivare nel mio nuovo mondo bella come ero prima ". Nessuno dei due parlò di morte ma Davide baciandole la fronte disse a lei: "Prometto amore mio". Cipriana adagiò il capo al petto di Davide, strinse forte la mano dell'uomo e con un sorriso felice disse: "GRAZIE DAVIDE". Finì così la breve vita di Cipriana. Davide fece quello che pochi minuti prima ella gli aveva chiesto, con estrema delicatezza le mise un abito rosa che a lui piaceva tanto, ma che strana cosa anche se a lei piaceva pure non lo aveva mai indossato , poi le sistemò i corti capelli , non occorse troppo per far bella Cipriana, era bella anche nella morte. Dopo averla sistemata egli sedette accanto a lei e come quando ella era viva le prese le mani e disse: "Cipriana, cara, ti prego dammi la forza di continuare a vivere anche senza te, non ti ho detto mai quanto io ti amassi, non volevo turbarti cara, ma te lo dico ora piano piano, mio grande immenso amore sei la cosa più preziosa che io abbia mai avuto , tu vedi il mio cuore che sanguina per te, ti ho amato da subito Cipriana mia, subito il mio cuore è stato tuo, avrei voluto ridarti la vita ma non è stato possibile, ho potuto solo non farti soffrire". Egli poi continuò. "Vorrei venire via con te e devo dirti che l'ho pensato centinaia di volte ma, non sono mai stato un vigliacco nella mia vita , quindi affronto questo mio grande dolore con dignità in attesa di raggiungerti e spero che DIO mi chiami a se presto ., in attesa tu amore dormirai qui vicino a me perché io amore non ti porterò in un triste cimitero, io ti terrò qui dove tutti i giorni sarò vicino a te". Poi egli chiamò il suo cameriere e disse a lui: "Quello che sto per dirti dovrà rimanere per sempre un segreto ". Il giorno dopo all'imbrunire Davide e il cameriere scavarono vicino a un grosso cipresso vi misero dentro una cassa che sembrava fosse stata costruita per una grossa bambola ma dentro c'era la bella Cipriana, attorno al cipresso vi era un roseto di rose bianche che piacevano tanto a Cipriana. Quello stesso giorno Davide mandò a chiamare dalla città un famoso architetto, Davide disse a lui che voleva costruito nel più bel posto del giardino una piccola cappella con soli due posti e due angeli attorno. Così in pochissimo tempo l'architetto costruì un piccolo gioiello di cappella, dove cipressi, gelsomini e roseti vi facevano da culla, lì venne messa Cipriana . Quando tutto fu completato Davide disse al cameriere. "Un giorno tutti i miei beni saranno tuoi, ma giurami che in questo giardino tutto rimarrà come è ora". Il povero cameriere con le lacrime agli occhi giurò.
 
 

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Ins. 04-06-2007