- Metarealtà
operaia
-
- Era in caffetteria.
Dalla finestra guardava il nulla, ostacolato dalla
coltre di fumo che egli stesso procurava. Quella
sigaretta era l'unico male a procurargli del bene.
Assaporava quelle boccate di fumo come avrebbe voluto
assaporare la vita, ma non vi riusciva e in quella
nebbia si sentiva al riparo, sicuro. Rumori
provenienti dalla produzione avrebbero infastidito
anche un sordo ma lui no, lui non era come gli altri.
Amava quel frastuono perchè lo alienava,
perchè avrebbe coperto qualsiasi
voce.
- Schiere omologate
di uomini in tuta blu si muovevano per la fabbrica.
Erano buffi a vedersi. Dalla finestra, poi, tutto
sembrava un film. I carrellisti guidavano il loro
strano mezzo con disincantata non curanza, consci di
aver fatto quel percorso talmente tante volte in una
vita da poter elencare ogni minimo e insignificante
dettaglio.
- A volte, la
guardiola usciva dal suo loculo esibendo
orgogliosamente la sua divisa, perfettamente in tono
con l'ambiente, e sbraitava nei confronti di alcuni
dipendenti che, a suo avviso, entravano nel parcheggio
troppo di corsa con l'auto. Poverino, doveva pur
pensare a qualcosa, no!
- Intanto gli sguardi
felici di chi finiva il turno si incrociavano con chi
avrebbe venduto l'anima al diavolo per starsene a
casa. Questa era la cosidetta normalità, il
decorso naturale delle cose. Esiste qualcosa di
più terribilmente divino della
quotidianità?
- La sigaretta era
finita. Il sipario di fumo si era alzato ed egli
ritornò sulla scena con allegra malinconia. Si
mise la giacchetta blu, l'immancabile cappellino e
andò in produzione. Scese le scale con la
stessa probabile paura che Dante ebbe nel passare
l'Acheronte.
- Un piccolo
corridoio dalle mura bianche divideva la Hall,
studiata per gli ospiti, dal settore produttivo.
L'ambiente era sobrio e pulito, dominato da una
quantità infinita di pacchetti... una mucca,
deliziata dal suo stesso latte, sorrideva invitando
subdolamente il potenziale acquirente a comprare il
meglio. Una patetica madre abbracciava felice il
figliolo che beveva estasiato un succo d'arancia come
fosse un elisir di lunga vita. Ovunque si girasse
c'erano pacchetti e ogni pacchetto raccontava la
propria storia. Poco tempo prima il capo del
personale, parlandogli del contratto in scadenza,
sentenziò: "Ogni testa qui dentro dipende da un
tot numero di pacchetti. Se la produzione cala si
è fuori, in caso contrario se ne può
parlare!".
- Il suo futuro in
fabbrica dipendeva da quella mucca sorridente stampata
in Off-Set! Pensando alla stranezza del normale si
trovò in produzione ma qualcosa di incredibile
era appena accaduto.
- Tutto era fermo,
immobile. Le macchine sembravano da esposizione, un
leggero vapore le circondava, quasi a creare un'
atmosfera post-surrealista. Non c'era traccia di
nessuno, operatori, operai, coordinatori, tutti
spariti. Quel silenzio era assordante.
- Continuò a
camminare con sgomento seguendo le linee gialle
tratteggiate per terra che conducevano in ogni dove di
quell'area. Non distoglieva lo sguardo da terra
convinto così di non perdere del tutto il
senso del reale. Chiamava alcuni nomi senza avere
risposta alcuna, se non l'eco della propria voce. Il
panico ebbe il sopravvento e iniziò a correre
verso la prima uscita disponibile. Passò dalla
parte retrostante del magazzino, dove la supremazia
della carta stampata vinceva su tutto, anche sul
dolore degli alberi.
- Correva come un
ossesso fin quando un rumore inverosimile non lo
pietrificò. Svenne.
- Piombò in
uno stato di trans innaturale. Non avrebbe potuto
muovere un arto neanche se avesse voluto. La lingua
cominciò a formicolare e la sudorazione
aumentava di secondo in secondo, dandogli la
sensazione che un bagnante ha quando, dopo ore si
sole, si tuffa in mare di colpo. Aveva le palpebre
talmente serrate da procurargli giochi di ombre che
minacciose danzavano davanti a lui come in un macabro
rituale. Punti di luce fioca estendevano il loro
diametro quasi a diventare occhi maligni o, forse,
voragini iperspaziali pronte a risucchiare la mente,
deprivandola di ogni ancòra
razionale.
- Improvvisamente
ebbe perfino la sensazione che qualche essere etereo e
deforme volesse cavargli gli occhi e fu proprio allora
che provò a reagire, aprendo gli occhi e
rialzandosi da terra.
- Riuscì a
reagire appena in tempo. Un fiume di inchiostro rosso
stava inondando l'intera area. Procedeva rapido e
devastante come un cancro in piena metastasi. Prima di
tentare una fuga disperata, rimase per pochi secondi a
fissare la Off-Set. Lo strano liquido l'aveva
raggiunta e invasa. Quella macchina da cui per anni
hanno dipeso centinaia di "teste", di vite in bianco e
nero, si era improvvisamente tramutata in ferraglia,
brutalmente stuprata da un colore innaturale. La
situazione stava degenerando.
- Cercò di
raggiungere gli uffici del reparto stampe dove avrebbe
potuto aprire una finestra e calarsi senza rischio di
cadute gravi. Si affrettò con illucida speranza
verso il luogo della salvezza. Purtroppo per lui,
però, anche quella soluzione risultò
vana. Appena arrivato, infatti, si rese conto che le
imposte erano bloccate e nulla avrebbe potuto mutare
una sorte inevitabile.
- Era in una gabbia
degli orrori. Quel liquido rosso acquistava sempre
più consistenza e volume, si avvicinava
lentamente. In quel momento un'intera vita gli
passò davanti agli occhi procurandogli un
dolore ineffabile. Gli anni passati in quel posto in
maniera apatica, aspettando con ansia che i
venerdì spazzassero via le ansie e i pensieri
che la settimana procurava. E così passarono i
mesi, gli anni, senza che che nulla apparentemente
cambiasse. Ma le cose cambiano, probabilmente
perché è la vita stessa che ci cambia e
non c'è nulla di peggiore che guardarsi allo
specchio dopo tanto e non riconoscersi. Quel rosso
poteva essere il sangue di tutti coloro che avevano
lottato per ritagliarsi un piccolo posto in quel micro
universo senza riuscirvi. Oppure la rabbia della
macchina stessa, stufa di essere schiavizzata dalle
grandi menti figlie di un "grande fratello". O ancora,
un epica lotta tra Bene e Male dove, però, le
categorie sono talmente in simbiosi da non riuscire a
distinguerle.
- Ripensava a quando
si trovava in caffetteria e, guardando fuori dalla
finestra, tentava voli psico-pindarici senza
riuscirci. Solo allora provò il gusto
meraviglioso della vita. Ma non c'era più
tempo, lo pseudo plasma l'aveva raggiunto, i piedi
erano completamente ricoperti e il livello stava
inesorabilmente salendo. Comiciò a pregare pur
non avendo mai avuto una relazione stretta con Dio. "E
se fosse il sangue dell'agnello?" Pensò. Il
delirio era totale. Intanto il livello aveva raggiunto
il petto. Non volle apettare la fine ma decise di
andarle incontro. Osservò al di là
della finestra l'azzurro del cielo e poi si
inginocchiò con il chiaro proposito di
annegare. Il liquidò lo pervase completamente e
soffocò.
-
- Quando aprì
gli occhi, era in ospedale e solo allora capì
di essere stato sopraffatto dal mondo onirico. Era
completamente intubato. La prima immagine che vide fu
una mucca gloriosa stampata in Off-Set su un litro di
latte, tra le mani di un suo collega. Era costernato.
L'amico esclamò: " Forza fratello! Devi
combattere questo male infame
e cosa c'è
di meglio del latte per le ossa? Devi farcela, ti
aspettiamo tutti!".
- Un cancro alle ossa
lo stava consumando ma, nonostante tutto, in quel
momento ebbe la consapevolezza che nulla è
più importante della vita e che tutte le
piccole cose hanno un peso incredibile anche una
semplice mucca stampata in Off-Set.
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