ASSOCIAZIONI CULTURALI L'Antologia dell'Associazione culturale savonese ZACEM Maria Franca Ferraris
- MARIA FRANCA FERRARIS: Ligure (Dego SV) vive e lavora a Savona. Sue opere sono presenti in molte antologie e riviste culturali. E' stata inserita nei volumi antologici: "L'altro Novecento" Bastogi 1998, "C'ero anch'io" Tigullio Bacherontius 1999, "Letteratura Italiana del XX Secolo" Ed. Helicon 2000, "I poeti del nuovo millennio" Latmag Edizioni Bolzano. Ha pubblicato dal 1973 al 2001 otto raccolte di versi: "Calycanthus" Sabatelli, Genova 1973; "Anemos" La nuova Fortezza, Livorno 1987; "Elegia per la madre", "Venti ritratti e altre poesie" Ed. Ibiskos Empoli 1996; "Di Valbormida il cuore" Ed. Ibiskos 1997; "D'amore e di guerra" Ed. Tigullio-Bacherontius (I ed. 1998, II 1999, III 2000); "Le rose di Hebron" Ed. Helicon 2000; "Amor sacro" ed. Tigullio 2001.
- A queste opere, tutte molto apprezzate dalla critica e ben accolte dal pubblico, sono stati assegnati molti importanti premi letterari.
NEVE- Non solo ai prati è soffice la neve.
- Non solo agli alberi
- L'adorna corolla è scintillante.
- Anche sul nero tegumento dei rami
- anche sulla sequela spigolosa dei tetti.
- La neve che gela e non si scioglie
- in questa terra se non a primavera.
- La neve in forma geometrica di stelle,
- in diagonali di perfetta luce
- come un marmoreo velo che sigilla
- il buio degli affanni
- con l'essenza più vera.
- Una coltre impassibile
- che non liquefa
- al tiepido contatto delle dita,
- non a quel sole pallido che posa
- invano il trasmigrante raggio
- labile passando sul suo cocchio
- senza lasciare traccia del suo viaggio.
- La neve come polvere di seta
- che sfarina leggera tra le dita,
- come sabbia marina stesa al sole.
- Una sabbia che scorre con la vita
- come un airone bianco nel candore. (MARIA FRANCA FERRARIS)
- Dunque
- sei declinata primavera.
- Ti ho amata
- nella rosa di porpora che dona
- il cuore a Galatea,
- nelle dalie del sole,
- nella yucca spinosa che da dea
- di uno scapo liliale si corona.
- E tu colle hai mutato
- quel tuo cinabro di vivide corolle
- in un acre colore d'oro spento.
- Ti ho amato.
- Per le foglie di acero nel vento,
- per la vite del Canada che arde
- come sterpo incendiato.
- Ora amo soltanto
- le profumate bacche di eucalipto
- cadute sull'umido pianoro
- coi rossi melograni di Proserpina.
- Dunque
- l'oblio è arrivato
- per questa quercia
- colpita dagli strali
- che sapeva ascoltare tra le foglie
- madrigali di passeri e ghiandaie.
- Ora posso ascoltare
- tra i pallidi asfodeli
- un fruscio d'ombra viva,
- tra gli oscuri cipressi
- l'infinito. (Maria Franca Ferraris)
- Da "AMOR SACRO" ED. Tigullio 2001 di MARIA FRANCA FERRARIS
- AMOR SACRO
- (poesie della fede, della speranza, della pace)
L'acqua usciva sotto il lato destro del tempio,
dalla parte meridionale dell'altare
Ezechiele 47,1
E SE IN QUESTA PREGHIERA
- E se in questa preghiera
- noi pensassimo
- a un'amicizia vera tra fratelli,
- ad un grande mantello
- tessuto assieme
- da mani allacciate,
- se noi potessimo mutare
- l'assenzio delle lacrime versate
- in fiumi di speranza,
- e se ancora vedessimo l'ulivo
- crescere senza tarlo nell'azzurro
- con le fronde d'argento semprevivo
- nella leggera brezza dell'aurora,
- non chiameremmo spine
- gli aculei della rosa,
- né spade
- le foglie dell'iris.
- Ogni giorno,
- senza la nube dell'odio
- anche la pioggia sarebbe di sole,
- ogni popolo
- senza lo spettro della guerra,
- anche diverso sarebbe uno solo.
- Come un aedo celebra col carme
- La bellezza di un fiore,
- noi pellegrini della terra
- potremmo celebrare l'armonia
- che sgorga come l'acqua
- dal Tempio della Pace.
- Da "AMOR SACRO" di Maria Franca Ferraris
- Postfazione ad "AMOR SACRO" di RENATA RUSCA ZARGAR:
La vista non può andare là,
le parole non possono andare,
né la mente,
noi non possiamo sapere,
noi non possiamo capire,
come si può spiegare ciò?
Ciò è altro di quello che si conosce.
Ciò è sopra lo sconosciuto.
(Kena Upanisad)
- E' sempre con stupore che si sfoglia un libro di Maria Franca Ferraris: meraviglia per l'onda di sentimenti che vi scorrono dentro e dai quali traspare una grande forza intrepida e un'elevata qualità dell'animo. Così è anche per quest'ultimo, una raccolta di liriche, impreziosite da citazioni e versetti, quasi una linea guida, che si rivolgono all'alto, a ciò che è al di sopra del conosciuto, dello sperimentabile, appunto. E ripercorrono la storia dell'umanità che, purtroppo, "ancora scopre spazi / dove Babele si nasconde", una ricerca di pace "Dov'è la pace?/ Noi non la conosciamo. / Non c'è pace / accanto a questa triste ciminiera / e già altro sangue è sceso / ad arrossare l'acqua" che accomuna le religioni della terra beffardamente mal interpretate dalla sete di potere dell'uomo.
- Vive tra le carte un'umanità intera che non ha saputo scegliere il bene, ma implora "il tempo del perdono": "Continua tu a salvarci / dalla bufera / dei nostri cuori assenti.", una terra senza quei confini che, inutilmente, proteggono dall'estraneo, ma dividono dall'eterno e condannano ad una dura sofferenza la "dolente umanità /che sovente ride / soltanto con le labbra".
- La devozione a Cristo, a Maria, a Santi e Beati quali Padre Pio, San Francesco, Madre Teresa di Calcutta, si manifesta con voce salda e sicura &endash; la strada chiara è tracciata &endash; e con delicate immagini poetiche "un giorno d'inverno / trovai in una grotta / un piccolo bambino appena nato". O ancora: "C'è un raggio di sole / che incontro ogni mattina / ad una svolta".
- Ma è una strada dura di tribolazioni e sconfitte, che noi tutti conosciamo bene, e solo c'è soluzione all'umano destino nel comprendere che "trascinando con fatica la mia croce / vidi / che accanto a me issavano / un'altra croce" e si dispiega attraverso "la grazia dell'amore".
- Maria Franca sa parlare della pena con espressioni misurate e terse, mai la dignità dell'essere umano e del rispetto vien meno, anche se "Teme troppo le spine / la mia fronte", il riscatto è nel coraggio di ammettere la pochezza dell'uomo davanti a Dio.
- Il lavoro della poetessa, dunque, sta nell'aver raccolto, nel tempo, una ricca esperienza di vita, nel non aver negato se stessa agli altri; oggi, consapevole e saggia di un fecondo cammino, sa porgere il suo vissuto sublimato, perché possa essere il vissuto dell'uomo.
- Infine, i versi "E se in questa preghiera / noi pensassimo / a un'amicizia vera tra fratelli, / a un grande mantello / tessuto assieme / da mani allacciate" mi pare siano la giusta intonazione del pensiero dell'autrice che, in queste pagine di "Amor sacro", si apre a impulsi vasti di universalità, fratellanza ed amore. E così potrebbe essere anche per noi, se noi pensassimo, magari, a conservare questo libro, denso di valori assoluti, di amore terreno quale ci viene proposto da un Essere Trascendente, sul nostro comodino. Ogni sera, potremmo rileggere con attenzione una di queste composizioni, una diletta preghiera con la quale avviare la notte. Il sonno, presago di sogni da tramutare in atti, condurrebbe la nostra anima su di un sentiero che rende il mondo migliore. Così io credo debba essere la vera poesia: non abile artificio formale o ricerca estetica fine a se stessa, ma utile elemento di trasmissione e perpetuazione di valori, di sentire che possa gettare semi &endash;tanti- ed innalzare solide barriere all'avanzare del male.
- Tutto questo perché l'uomo possa essere felice.
- RENATA RUSCA ZARGAR
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