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- VIII
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- Nel mondo delle
galassie,
- l'abitante della
terra, ha perduto;
- alla vista,
paradiso e inferno (insieme)
- i difetti suoi e
i pregi sono morti. E
- solamente la
perfezione, regge ancora
- il
creato.
-
-
- Piangi, col
vento.
-
- Questo vento,
non mi fa dormire, invade e carpisce i miei
pensieri.
- Vedi! vagano le
nuvole su in cielo
- vagano come i
cupi, pensieri miei.
- Ascolta, questa
notte piange il vento, urla alla pallida
luna
- tutte le sue
pene d'amore.
- Senti! ascolta
questo mio cuore, piange d'amore per
te.
- Sento un
tremendo dolore, come se una bruna lama
d'acciaio
- mi squarciasse
l'anima mia, mi spacca il cuore.
- Lo so i miei
pensieri, non li puoi sentire.
- E quando gli
occhi miei piangono, tu non li puoi
vedere.
- Ma! anche tu
piangi, io le sento le tue lacrime, cadono
giù dal cielo.
- Li sento tra le
mie mani, accarezzano il mio viso
- sono come
soffice neve, soffiata dal vento.
- Questo vento,
non mi fa dormire, invade e succhia via, i miei
pensieri
- e come polvere,
al ciel l'invola.
-
- Il
vero artista, non è
- colui
che fa l'esecutore d'arte
- Ma!
chi l'arte la crea.
-
-
-
- È
Musica
-
- Senti! Questa
notte le stelle, cantano alla luna
- Cantano, la
nostra canzone.
- E... La musica,
questa musica soave, suonata da cento violini la
senti! Soffia, sulla cima dei pini.
- Noi, in questo
immenso Mare di sabbia, ove si incrociano
- i nostri
pensieri siamo soli.
- Soli.
abbracciati, sotto un cielo stellato come
marionette,
- mossi da un
burattinaio incominciamo a ballare
- Balliamo, come
candele al vento.
- Ascolta,
è la nostra canzone, è la musica,
questa
- musica, suonata
da cento violini scaturisce
- dai sospiri del
vento.
- Ma! Ora tu come
per incanto, a poco a poco, come
- una vana
sembianza scompari, su una nuvola d'oro
- Solo, sotto
questo cielo stellato io! continuo a
ballare
- Ballo col
vento.
-

-
-
- Senza titolo
I
-
- Ramingo e solo,
spesso mi trovo
- Ma! Lieto al
cuor tuo confido, o mio amor.
- Esso,
ascolterò (forse) il sussurro
lieve
- che dal mio
petto mesto, in canto vola.
- Sarò
felice, se in questo tormento infinito
- e del mio dolce
lamento
- avrà
ristoro, l'anima... tua sola.
-
-
- Senza titolo
II
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- Un foro si
è aperto,
- nel soffitto del
Cielo.
- Di lassù,
ove illuminati i mondi,
- in perpetuo
giostrano
- invisibili
occhi, ci additano.
- Giostramento,
immemorabile di mondi,
- ove la Terra
(cioè l'uomo
- è larva
appena) tra
- insetti
famelici.
-
-
-
- Visioni
-
- Ho visto Stelle
vaghissime,
- è il buio
multicolore
- della luce della
notte;
- Violenta come
un'onda
- sente addensarsi
forme incessante.
- E come un'onda
l'immaginazione
- compare e
ricompare
- tutto è
vibrazione, nell'Universo
- e l'Uomo!
Finalità d'intenti
- e
capacità intensa d'Amare.
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-
-
- Senza
titolo
-
- È
solamente, quando la mia mente
- non
viaggerà più in cerca
- dei tuoi
ricordi,
- ecco! che solo
allora mi sentirò
- finalmente
libero per addormentarmi
- nel Mare
immenso,
dell'Eternità.
-
-
-
- Il
vento
-
- Eccolo, che
all'opera sua viene.
- Già odo
scricchiolii di secchi legni, un
improvviso
- sbattere di
finestre, e il suon di vetri
frantumarsi.
- » giunto,
al suon di mezzogiorno, mentre m'accingo
povero,
- al pranzo
giusto.
- Incuriosito di
vederlo lavorar, nel valentino, la
tavola
- pronta lascio,
ed esco. Faccio quattro passi, e mi trovo del
vento
- in faccia, il
suo sferzar.
- Eh... che sei
impazzito gli dico, se soffi ancora un po'
più forte,
- svelli tutto,
per l'amor di Dio, fermati! Quietati un
attimo
- e ragioniamo un
poco no! Non vedi? Gli alberi del corso
- agitano i rami,
come mani i forsennati!
- Per l'aria
volano, cadono ovunque rami, a tre per volta, a
cinque,
- a dieci, cadono
sopra mille auto ferme. Non vedi!
Vento?
- Hai staccato
agli alberi qui intorno, mille volte per
mille,
- foglie secche,
mescolate l'une alle altre, le hai tutte nel
vento,
- nell'aria tersa.
Ed ora che fanno esse. Ballano?
- Sì
ballano, ma par che bollono, nel tuo soffio
astruso, ballano
- sopra il selce,
tra i binari del tram, a quattro dita
- sopra il suolo
volar. Vorrebbero star ferme,
- non sanno se a
terra giacere o al ciel
volare.
-
-
-
- Io
oggi
-
- Sono scontento
del cielo, e
- le sue
leggi.
- Felice
però di non essere stato
destinato
- ai posti di
comando, ove il comandante: Ë
guidato.
- Gioioso,
pensandomi non morto inutilmente
soldato,
- come a non
dovermi; fregiare altero. E
- ringrazio il
Dio, in cui non credo
- per non avermi
fatto nascere in Egitto, ove
- imbavagliato, in
un sacco chiuso perché
ribelle...
- avrebbero potuto
spingermi nel Nilo, sotto i
- ciechi occhi,
degli antichi Re.
- E vigliaccamente
me ne vanto! Perché amo
- vivere in pace,
come il grappolo scampato alla
- filossera, che
teme la grandine, già che vuole
dar:
- vino al calice,
pur sapendo, che solo potrà
divenire
- rossigna
orina!
-
-
-
- L'artista,
marzo
-
- Quest'anno
Marzo, s'è visto nascere piovoso e subito
m'è parso triste
- e senza fine.
» nato in una notte senza stelle e senza luna,
una
- notte fatta,
metà del mese corto e metà di
quest'estroso...che
- mi detta i
versi, che tu stai leggendo (o amico)
- I giorni che
l'allevano ancora adesso, vinsero il principio
per
- uguale uggia, di
tutte le ere gli autunni e naturalmente la gente
per
- quanto sa e
può dire, amareggiata subito, presi a
dire.
- È proprio
vero, gli scoppi delle atomiche hanno stroppiato le
stagioni.
- Quand'è
che s'è visto piovere così a
Marzo?
- Che pur sia un
mese pazzo, ma Marzo così non è mai
stato.
- Oggi guardate! a
mezzogiorno è quasi buio
- Naturalmente
(dico) scherzando, appena un poco. La gente nove
volte
- su dieci, parla
sol perché ha la lingua in bocca... Ma non
è sciocca.
- Marzo è
Marzo, è sempre quello, il solito antico
pazzarello,
- che ti fa vedere
il sole e aprire l'ombrello.
- Un lavoratore
Ë marzo, che diletta l'uomo.
- Presto o tardi
scaccerà l'inverno e porterà il caldo
sole.
- Io l'ho visto un
giorno, adunare in poco tempo, tutti i nembi in
un
- angolo di cielo,
nembi folti e neri, come la selvatica gregge
oscura,
- li
ammassò li compresse, poi col suo gran
soffio, intorno intorno
- e sulla
città, lorda di quattro mesi, li
scaricò, lavando case e vie.
- Mutata quindi in
cirri candidi, la nuvolaglia nera, ben la terse
e
- ad asciugare, al
chiaro sole, in ciel la stese.
- Marzo, si
ubriaca una sola volta in vita e come l'uomo
saggio. Ed è
- allora che
diventa un grande artista, in cielo, e in
terra.
- Scrolla allora
le foreste, ogni albero di campagna, viale e
piazza,
- staffila batte,
sveglia ogni pianta, che a nuova vita
chiama.
- A tutte, ogni
ramo secco strappa, tutte le foglie morte,
invola
- Marzo e come un
bimbo, unico (nervoso) si ricalma e dorme, ma
prestissimo
- si
sveglierà. Marzo e come un poeta, non
può dormire a lungo!
- Dimenticar mi
hai fatto, guardandoti per un'ora. (forse di
più) le russe
- atomiche, le
americane e le cinesi, che tutta l'Europa
vantando,
- vecchie glorie,
solo imbruttisce e invecchia ne più
mirandoti
- al lavoro ho
pensato, che pure Roma una volta era
grande
- e comandava, e
guai a chi gridava! Sei un amico o
Marzo.
- Tu mi hai
mostrato oggi, che solo la Natura, è
grande!
-

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