Scrittori italiani contemporanei Adriana Casartelli
Ha pubblicato il libro
Adriana Casartelli, Barriere di ghiaccio, editrice Montedit, 1999, pp. 48, Lit. 7.500, ISBN 88-86957-76-9 Prefazione - "Le barriere di ghiaccio" di Adriana Casartelli sono qualcosa di metafisico e, al contempo, estremamente concreto. "È ghiaccio polare", scrive la poetessa nella lirica che dà il titolo alla raccolta; e l'immagine evoca immediatamente la visione di un gigantesco iceberg che solca gli oceani dalla profondità dei tempi, silenzioso e indifferente. Un'immagine che fa rabbrividire il cuore nella sua glaciale maestosità. Allo stesso modo il cuore della poetessa trema e si contrae di fronte alla cieca indifferenza dell'uomo per i suoi simili e di fronte alla consapevolezza della caducità di ogni cosa. Trema come un battito d'ali, come un improvviso chiudersi di ciglio in un moto di dolore e stupore.
- La poesia della Casartelli si compone così per negazioni, per constatazioni di assenze; e lo fa, singolarmente, usando un linguaggio misurato e lieve, la cui delicatezza fa risaltare ancor più, per contrasto, la durezza di diamante di quelle barriere che si frappongono inesorabilmente tra gli uomini.
- "Ognuno / si sente vittima / di qualche cosa o di qualcuno; / e vive / spesso compassionandosi: / per la pietà - sovente / attesa disperatamente - / che non ha mai avuto da nessuno". Questa la poesia d'esordio: un incipit piuttosto rappresentativo della raccolta nel suo insieme sia per il contenuto che per lo stile. I versi sono sciolti e modulati in lunghezze variabili che seguono il respiro, il battito stesso della poesia; talvolta una parola viene isolata per darle maggior risalto, ma più spesso il discorso assume un andamento quasi prosastico, senza forzature o frantumazioni eccessive; l'attenzione della poetessa, infatti, va principalmente alla scelta delle parole. Una selezione accurata che grande importanza annette al suono, oltre che al significato, di ogni singolo termine; e ciò non può sorprendere chi sa che Adriana Casartelli nella vita è musicista. Lo si vede non solo dalla citata acuta sensibilità per la musica delle parole, ma anche dal riuscito tentativo di orchestrare le liriche come piccole "arie" o abbozzi di sinfonie.
- La musica che si sprigiona da questa raccolta è, nel suo insieme, melodiosa e sommessa, lievemente malinconica. Il dolore, cocente, che traspare da ogni composizione è tenuto, in tal modo, sotto controllo; è un dolore misurato, accettato senza rassegnazione. Anzi, quasi con orgoglio: "Un giorno / farò anch'io come fanno gli elefanti: / mi allontanerò tristemente, / per andarmene sola a morire". Non cerca compassione, dunque, la Casartelli, né comprensione, perché sa che nulla di tutto ciò può venire dagli uomini. "Ognuno sta solo sul cuor della terra", aveva scritto Quasimodo; è una lezione ben presente alla poetessa, che neppure per un attimo cerca di illudersi che non sia così. "Tu esisti solamente per te stesso", ammonisce; e neppure la poesia può infrangere le barriere di ghiaccio ("È vero: scrivi / per far sì di non essere dimenticato. / E intanto, forse, vivi / ormai emarginato"). Perché scrivere, allora? Perché è comunque un'esigenza insopprimibile, un gesto coraggioso e nobile: come parlare con le stelle, o farsi cullare dal vento. Perché, forse, è l'unico modo che resta per testimoniare l'umana esistenza, che per il resto - tutto il resto - non è che un'illusione.
- La morte è l'unica cosa reale. A questa prova suprema va costantemente il pensiero dell'autrice, e va da sé che non c'è timore. La morte è annullamento, e quindi liberazione dalla vanità, dall'illusione, dall'ipocrisia. A questa morte l'autrice va incontro ad occhi asciutti, con la consapevolezza che solo da quel momento in poi si può cominciare a esistere; non tanto in un aldilà di beatitudine - troppo facile, per quanto dolce, sarebbe cullarsi nella speranza di una ricompensa celeste - quanto qui, tra chi resta, nella memoria. Il coraggio di vivere, dunque, può venire solo dalla certezza che le nostre parole, nonostante tutto, potranno forse essere ascoltate e comprese nel momento in cui il bagaglio di passioni che accompagna l'esistenza fisica cesserà di tormentare. Ed è talmente forte l'identificazione tra fisicità e vanità che una tra le più belle poesie della raccolta, nonché di fatto l'unica in cui si manifesti in modo esplicito un atteggiamento di serena e fiduciosa aspettativa, si intitola l'ombra.
- "Barriere di ghiaccio" non è, dunque, una lettura facile: troppo profondamente scava nel buio e nel profondo di ogni anima. Ma è proprio questo, in fondo, il motivo per cui non la si dimenticherà facilmente.
- Bianca Cerulli
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