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               Grandi
               mani	Guardavo la
               statua; rispondeva pienamente alla sua eccellente
               fama: concepita con materia di alta qualità, di
               proporzioni perfette, solida, tecnica cromatica di
               alto valore, corporeità impeccabile. L'ossequio
               delle forme era stato compiuto nella maniera
               più accurata. L'espressione, per certi versi
               misteriosa, esaltava un'armonia che racchiudeva in
               sé una sorta di celestialità
               rasserenante. Il suo sguardo eloquente scrutava ben al
               di là della realtà circostante, sembrava
               che racchiudesse la consapevolezza del tempo, il
               pulsare della vita.Sprizzava
               dignità da ogni poro, ed io l'ammiravo con una
               curiosità lancinante; avvertivo un'esigenza
               istintiva di interrogarla. Ma cosa mai potevo chiedere
               a quella statua? 	Tornai in quel
               luogo più volte, l'arcano di quel "corpo" mi
               attraeva al punto da farmi sentire inquieto; sembrava
               che emanasse sensazioni di rapimento contemplativo. E
               tutte le volte, quella sensazione mi sovrastava, mi
               sconvolgeva in misura esponenziale. 	Una mattina ignoti
               teppisti l'abbatterono a picconate; il gesto vandalico
               di chi trova sfogo alle proprie rimozioni facendo
               danno ovunque capiti, contro qualunque cosa, anche
               contro l'anima che il maestro aveva voluto racchiudere
               in quell'opera: la sua arte-anima, ovvero, l'anima che
               trova la sua sublimazione nell'espressione
               artistica.	Corsi a
               vedere.	Rimasi
               allibito.	Un cumulo di
               cocci: quella scultura non sembrava demolita, ma
               mortificata nel suo spirito; pezzi inermi dall'anima
               smessa. 	Aveva perso tutto,
               da quei detriti sprigionava il nulla in cui l'avevano
               prostrata, il suo ergersi si era estinto, era
               svanito... 	Pensai
               istantaneamente alle sensazioni dei giorni andati,
               alla profonda ammirazione...	Ciò
               nondimeno, osservando quei cocci con più
               attenzione, ebbi la convinzione che ancora
               trattenessero l'antico spirito che, pur mortificato,
               come dicevo, faceva cogliere la sua
               immortalità. Quei cocci, nonostante tutto, non
               ritraevano la distruzione totale, l'annientamento,
               come si evinceva di primo acchito; qualcosa restava
               incorrotta pur tra la polvere, trascendendo il
               disfacimento che altri avevano tentato di attuare in
               maniera irreversibile. 	Un individuo dal
               viso altero, aperto, si fece avanti.Era coperto da un
               mantello dal colore indefinibile. Sui trent'anni,
               sguardo penetrante, esaltato da profondi occhi bruni,
               espressione ineffabile, incedeva con portamento
               deciso. Guardavo ammirato quella figura che
               imprevedibilmente si era presentata in quello
               spiazzo.	Si diresse verso
               il punto ove era prima la statua; guardò quei
               pezzi. Assunse un atteggiamento di profonda, intima
               sofferenza. Sembrò che avesse annullato
               qualsiasi contatto con l'ambiente circostante, parve
               proiettarsi in una dimensione indefinita, che
               precludeva a chiunque qualsiasi coinvolgimento alla
               sua apparizione. 	La gente radunata
               intorno, non riuscì a capire da dove fosse
               venuto. Presa da un istintivo senso di rispetto
               frammisto a curiosità, si scostò
               rapidamente, facendo cerchio intorno a
               lui.	Questi, liberatosi
               del mantello, rimase coperto da indumenti
               semplicissimi, i quali lasciavano intravedere con
               evidente nitidezza, un corpo scultoreo
               perfetto.	Fissò
               ancora con profonda intensità quei resti,
               quindi, genuflesso, assunse un atteggiamento di
               intensa partecipazione nell'osservare quanto restava
               di quell'opera prima così
               magnifica.	Prese alcuni
               pezzi. Le sue grandi mani incominciarono a metterli
               insieme, con tenerezza, con religiosità, l'uno
               insieme all'altro, pazientemente.	Non potei fare a
               meno di cogliere in quei gesti, che si susseguivano
               nel silenzio più profondo, una sofferta
               testimonianza di umanità indescrivibile, io la
               tradussi nell'intimo come la manifestazione mai colta
               del più ineguagliabile amore.	Quell'intensa
               atmosfera, trasfigurò lo spazio creando
               sensazioni che non trovano descrizione esauriente
               nelle parole. Ognuno faceva esperienza di un fatto
               straordinario, al di sopra di ogni immediata
               possibilità di comprensione, di... umana
               comprensione.	Nessuno ritenne di
               proferire parola, o di fare il più
               impercettibile movimento; regnava la consapevolezza di
               non perdere quell'imprevista presenza che si
               preannunciava irripetibile.	Trascorse un certo
               tempo.	Quelle mani
               lavorarono bene sino alla fine: la statua era tornata
               nuovamente integra, perfetta, ma aveva qualcosa che la
               rendeva ancora più unica. Il viso, in
               particolare, aveva assunto una luce nuova, effondeva
               un'espressione inusuale che gli conferiva in quel
               momento resosi quasi trascendentale,
               un'esteriorità diversa da quella precedente,
               più enigmatica.	L'uomo si
               scostò e disse con un timbro di voce soave che
               colmò di stupore tutti, fino al più
               distante dei presenti:	<<Ecco,
               è nuova!>>	Riprese il
               mantello, si girò. Quindi, dopo avere posato lo
               sguardo su tutti i presenti, intenso ma amorevole, che
               sottintendeva un paterno saluto, si allontanò
               lasciando in tutti l'alone di un indefinibile stato
               d'animo. 	Tutti si mossero
               mormorando meraviglia e sbigottimento.	Lentamente
               svanirono nel buio delle strade guadagnando le loro
               case, chi nella solitudine, chi proponendosi di
               riuscire ad esprimere ai propri cari quanto aveva
               avuto il privilegio di assistere: un evento
               assolutamente imprevisto ed inspiegabile. Ognuno,
               certamente, portò seco i propri dubbi, i propri
               interrogativi, le proprie
               perplessità. 	Rimasi immobile,
               solo. Scrutai in silenzio quella figura scolpita dal
               volto rinnovato che esprimeva un'interiorità
               nuova: nel silenzio della mia solitudine. Desideravo
               carpire il segreto di quell'immagine appena
               realizzata, il mistero che l'aveva riportata ad
               esistere, risorta a vita nuova. 	Non riuscii a
               darmi una risposta, quel giorno. 	Tornai molte altre
               volte in quel luogo. Giorno dopo giorno provavo
               un'incontrollabile attrazione verso quella
               statua. 	Passarono gli
               anni, cercai una spiegazione sull'arrivo di quella
               eccezionale figura che si era presentata creando un
               evento che superava ogni immaginazione. Una spirale di
               pensieri mi portò verso proiezioni di carattere
               escatologico, facendomi cogliere sensazioni che non
               riconducevano ad esperienze di vita
               ordinaria. 	Ancora oggi porto
               il mio pensiero a quegli occhi; vorrei scrutarli
               ancora intensamente, con insistenza. Contenevano in
               tutta la loro dolcezza l'arcana origine della
               vita.	Ritorno con
               impulsiva attrazione ad essere sovrastato come nei
               primi giorni... Però ora avverto un'acuta
               consapevolezza: non resterà irraggiungibile il
               momento in cui capirò.Riportando il
               pensiero a quel viso, mi sento rassicurato da una
               serena certezza: la mia anima saprà,
               capirà; la sua essenza elettiva mi rassicura,
               certo che capirà:	un
               giorno...! |