Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Tra sogno e fantasia
di
Diego FantinCollana Le schegge d'oro (i libri dei premi)
14x20,5 - pp. 52 - Euro 7,00 - L. 13.500 -
ISBN 88-8356-297-6
- A mia moglie Ambra
- ed ai miei figli
- Alessandro e Stella
- HO LEGATO I MIEI SOGNI
- Ho raggruppato i miei sogni
- affinché non si disperdessero,
- li ho uniti l'uno all'altro
- ben fissi
- e li ho guardati a lungo,
- scrutati, chiamati per nome.
- Poi mi sono alzato
- ed in punta di piedi
- sono sceso sul prato
- punteggiato di fiori.
- Ho guardato a lungo
- i miei sogni tremanti,
- con molta attenzione
- li ho poi legati alle ali
- di una farfalla che rapida
- è partita
- portandoli in volo con sé,
- lontano.
- Ho legato i miei sogni
- alle ali di una farfalla, poi
- ho chiuso gli occhi
- e li ho ascoltati volare.
- Poesia 1a classificata nel concorso letterario "Age Bassi" 2001
- FELICITÀ
- Ti ho lasciata da sola
- seduta su foglie di loto,
- in mano un cavallo di pezza
- ed un vecchio bicchiere di latta
- riempito di sogni e speranze.
- La luna era gonfia nel cielo,
- d'intorno, a distesa, ninfee e
- nell'aria concerti di rane
- e di grilli; la tua voce vibrava
- e spandeva canzoni il cui suono
- trasmetteva violente emozioni.
- Ti ho lasciata da sola
- per un solo momento,
- seduta serena su foglie di loto,
- e sei sparita improvvisa,
- disciolta nel vento,
- come goccia di pioggia
- nascosta nell'acqua di mare.
- SI ALZERÀ UN GRIDO
- Urlerò contro una volta
- di metallo la libertà negata,
- la schiavitù in cui l'uomo
- costringe l'uomo. Urlerò
- fino a rompere la sfera,
- fino a quando il mio urlo
- si alzerà e se ne andrà
- libero, nello spazio siderale.
- Urlerò fino a rompere i timpani
- sordi ed a scuotere quelli
- che fingono la sordità.
- Urlerò senza vergogna
- il bisogno di spezzare
- le catene della rassegnazione,
- fino a far cadere le cateratte
- che rendono ciechi all'ingiustizia.
- Urlerò con tanta forza
- da spegnere il sole e le stelle
- e finalmente sentirò tremare
- coscienze assopite per comodo
- o abitudine, finalmente
- sentirò rinascere il coraggio
- di invocare giustizia e libertà.
- Urlerò fino a rimanere afono
- ed anche allora continuerò ad urlare
- ed il mio urlo volerà libero
- e sicuro e nessuno lo potrà fermare
- perché ad esso si uniranno altre urla
- per reclamare la libertà negata.
- Tremeranno e sbiancheranno
- i guardiani della schiavitù
- ed i padroni dell'ignoranza
- venderanno i loro poteri
- per fuggire, ma sarà troppo tardi
- e scopriranno di essere soli
- con le loro paure e le loro ansie.
- OTTUNDIMENTO
- Sta salendo lenta la nebbia
- dall'acqua del fiume ed abbraccia
- i vivi colori dell'autunno avanzato
- che pian piano si stemperano
- e diventano tenui e soffusi,
- le stesse parole si adeguano
- ed abbassano il tono;
- i contorni smarriscono e perdono
- i loro confini fondendosi adagio
- e diluendosi nella nebbia che avanza.
- Nell'aria già gonfia di umidità
- si diffonde una pace serena
- che distende le ali sul mondo
- e lo copre, materna. I rumori
- ora passeggiano lenti ed i suoni
- si fanno più fievoli per non disturbare.
- Anche i pensieri si adeguano e
- rallentano e la mente, finalmente,
- si calma e riposa.
- MA I SOGNI NO
- Stan coprendo cloache
- con petali di rosa selvatica
- e rosmarino a rametti,
- stanno nascondendo gli immondezzai
- piantando foglie di salvia splendente
- ed attorno ai maleodoranti lettamai
- stan mettendo cespugli
- di ginestre e mimose.
- Le speranze in un domani diverso,
- invece, le hanno racchiuse
- tra cespugli di rovi e di pungitopo,
- ma non sono riusciti a bloccare
- i sogni
- che sono fuggiti aggrappati
- a colorati palloncini
- ed ora si stanno spandendo
- in un cielo riassettato di fresco
- e stanno dipingendo nell'aria
- ancora pregna di pioggia
- colorati arcobaleni.
- ARMONIA
- È il volo di un'aquila
- sopra cime slanciate
- od il profumo di un fiore
- tra il silenzio di un prato,
- il balzo aggraziato di un puma
- e la corsa disperata di una
- gazzella che fugge,
- lo scorrere lento di un fiume
- od il gorgogliare nascosto
- di un fresco ruscello,
- il richiamo disperato di un bimbo
- perduto tra il mondo
- ed il sorriso che sboccia
- di una mamma che accorre.
- Ma la più grande è nascosta
- nella lacrima versata da colui
- a cui hai teso la mano per aiuto.
- DISCREZIONE
- Quante volte a quella finestra
- ti affacciavi a guardare,
- al riparo del vetro, nascosto;
- ancora rivedo la tua ombra
- lenta arrivare in silenzio
- e poi in silenzio sparire.
- Era tutto il tuo mondo
- quella stanza da letto
- ed un occhio discreto
- quel piccolo vetro da dove
- osservavi senza parlare
- il mondo di fuori
- impazzire; l'hai fatto
- fino al giorno in cui
- hai deciso di andartene
- in punta di piedi
- e senza avvisare.
- Non c'è più la tua ombra
- a quella finestra,
- quanto è inutile ora!
- BARBONE
- Barba lunga incolta,
- capelli impomatati
- di sudore ed acre odore
- di sporco ormai vecchio
- che spargi abbondante
- segnando le strade
- percorse. Addosso,
- pantaloni e maglietta
- assai lindi e di scarpe
- una sola parvenza,
- a tracolla un sacco
- di stoffa consunta
- e dentro solo
- qualche vecchio ricordo
- ed una crosta di pane
- raffermo. Dormi ovunque
- ti trovi, quando ti svegli
- sorridi sereno e non temi
- il ladro la notte.
- VIGILIA DI NATALE
- Seduti si stava a quel tavolino
- immersi nel caldo del fuoco
- acceso nel caminetto di quella
- piccola unica stanza del
- silenzioso bar "Rito"
- nascosto dentro al cortile segreto
- formato e protetto da case vecchie
- ed austere. Sereni ed allegri,
- seduti su sedie di paglia
- sentendo il profumo salire
- del caldo caffè nero bollente,
- gustando con gioia il sapore
- ancora prima di bere. Era
- bassa la luce dentro a quel bar,
- tenue e soffusa per non disturbare
- le nostre parole che scendevano
- lente, come fuori la neve,
- dicendo di tutto, parlando di niente.
- Il mondo sommerso da un calmo
- silenzio attendeva la mezzanotte,
- una grande pace regnava,
- ristorava la mente.
- NELLA MEMORIA
- Non scorderò mai
- le verdi colline d'Africa
- ingoiate dalla bocca
- famelica di un deserto
- inarrestabile e quando
- vedrò cadere piogge che
- mai toccheranno il suolo
- cercherò nella memoria
- i boschi ed i fiumi
- consumati e perduti
- e lascerò piantate
- al limitare del deserto
- le mie ossa, a calcinare,
- quale monito perenne
- di un errato divenire.
- SOGNO
- È già buio nel cielo
- ed una pallida luna
- si accende ed illumina
- vecchie mura cadenti,
- (dove trovo riparo)
- arroccate ed altere
- sopra rocce innalzate
- a picco sul mare.
- Sento voci antiche parlare
- e sfumate risate di bimbi,
- sento scorrere dolci,
- là sotto, le onde che
- viaggiano lente sul mare
- e nel vento percepisco
- i rintocchi di lontane
- campane. Ora tacciono tutti
- e nel silenzio si sente
- il fruscio
- del passare del tempo
- e già gli occhi si chiudono
- stanchi e pietose e diafane
- mani mi stanno a spogliare
- mentre un soffio di vento
- più forte spegne la luce
- ed io indosso un paio di ali
- e comincio a volare.
- Retro cover del libro"Tra sogno e fantasia"
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