Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Luciano Piantini
Ha pubblicato il libro
Luciano Piantini
Pesanti girandole




 
 
 
Collana I gigli (poesia)
14x20,5 - pp. 58
Euro 6,00
ISBN 978-88-6037-405-9
 
 

 

In copertina:
illustrazione di Alfio Benucci

Prefazione
Poesie  

Prefazione
Quando le parole concludono la loro inebriante corsa, il nostro respiro è senza suono, lo sguardo senza luogo, la mente senza tempo... ma il nostro spirito è viaggiante!
Ogni poesia è un viaggio... ed il viaggio nel quale siamo condotti è tutto interiore. Una cattura continua di oggetti della memoria, di spazi conquistati, di ombre avvolgenti... un mondo, insomma, tutto personale che ci introduce nei sapienti labirinti dello spirito tesi da una vita ironica ed eccitata, paradossale e commossa che nessuna presunta verità intimidisce ma che è pronta ad inchinarsi alla essenziale e dolorosa presenza di un Dio che si trasforma costantemente ora in rana, ora in colibrì ora in un testardo Aprile e che infine ci fa ritrovare la nostra dimensione di uomini finiti, inseriti in un contesto fin troppo terreno amanti della vita e delle piccole cose.
Luciano si racconta e lo fa ad ogni riga, ad ogni virgola; in ciascuna parola se ne può intravedere il volto, percepire la sofferenza o vederlo disteso, supino e pensante. Raccontarsi, incessantemente, ed esorcizzare ogni gesto fino al tormento, fino a prodursi in interminabili sedute analitiche, è questo che fa di lui un poeta proprio del nostro tempo, del nostro familiare, delle nostre città, dei nostri ritmi, delle nostre fantasie e delle nostre ossessioni.
Sono i "folli" che ci danno la misura, o meglio ci consegnano la chiave di una poesia votata al culto del raro e dell'immagine bella e simbolica, ai giochi metafisici, alle preziose e sottili divagazioni sul destino, sul sogno, sull'enigma della creazione e della persona umana.
Quanti gli abitanti! Variopinti e spesso inconciliabili, che ondeggiano tra il quotidiano e l'onirico, tra il possibile, eppure profondamente ancorati a se stessi, alla propria condizione di proiezioni perpetue delle profondità dell'io... come Luciano. Come noi!
Quante le similitudini! Simulacri di parole non cercate, non stabilite, ma straripate dalla fantasia lirica e appassionata, dalla memoria di avvenimenti, attimi, sguardi, brividi che valicano lo stadio estetico ed il personalismo apparente per riversarsi fiumi di luce in ogni animo sensibile e attento.
Siamo di fronte a una selezione di poesia, operata dallo stesso autore, che vuole essere sintesi e prospettiva; un catalogo di esperienze con le quali dipanare l'intricato itinerario della vita interiore, che attraversa paesaggi morali, intellettuali e creativi tra loro molto disparati, sottolineando come l'espressione poetica sia insieme malattia, salvezza e viaggio redentore.

 

Steve Agnoletti

 
 

Pesanti girandole
 

 

L'artista che colora il mondo col cuor dolente
Grida al pagliaccio: "Aiuto!"
Ma il pagliaccio non lo sente...


A tutti i miei amici, Angeli!

 

 
 
 
16-03-1987
UGUAGLIANZA

Un tozzo di pane o un vecchio cappello
memorie di uomini veri
che cercan la Stella
come dei sommi sacerdoti del buio
rastrellando la palude
gridando nel convento
parole che non entrano nelle mani
colica sentita da tutti
e amata per legalismo.
 
Pianto che stupisce
soprattutto l'amaro borghese
nei suoi atti colti e fieri
mongoloide chiede scusa al capelluto
e angustiando la folla i bimbi sputano sui farfalloni
per fermare la marcia del fiscalismo razionale
lasciamo entrare Luce senza comprensione
e daccapo saltiamo aggirando le colonne
gli errori ci han portato a spaventare il dovere.
 
Fascino di Dio
compra le brutte abitudini delle giudiziose zitelle
affinché la censura conviva con le fiabe
il cleptomane rinuncia alla caserma
per ridere del clero
incenerito dalla fiacca evangelizzazione
custode di sbarre e numeri
ritorna dal marionettista
hai dimenticato la compassione.
 
Bisbiglia la peccatrice incallita
che la legge non esiste
e i meriti son dei martiri
ma il suo gesto rozzo e sporco
che non esige un diploma
non cosciente ma istintivo
riconcilia la natura al caos
un bel gruppo di persone la stanno ad ascoltare
cigno nero sta gridando perdono, in una chiesa.



16-12-1987 LAGGIù
Era moribondo
sui gradini arroventati del campanile
il suo naso cercava tane di pipistrello
anche se masticava salvia e more
ora che tutte le ferite erano dolci
e la sua anima giocava col silenzio
il fango nelle scarpe
lo fece tornare indietro
laggiù
dove i rospi bevono croste di fumo
e le serpi liberano i bambini in acqua.



17-02-1988 L'AMICO
Anche oggi è uscito il Sole da sotto le nubi
anche oggi il bambino mangia il suo gelato
il povero cerca lumache
il clown inventa giochi
e tu sei triste
dietro ai vetri insaponati e scuri.
Tu credi troppo alle favole.
Tu cerchi solo il tuo aquilone
come quella volta che in montagna
sembrava tutto bello.
Adesso non hai più il tuo aquilone
gli uomini cattivi lo hanno portato via
e tu giochi con il gatto,
solo con il gatto... sognando sempre
il tuo aquilone rosso.
Il gatto è grigio.
L'aquilone era rosso.
Per tanti anni sognerai il tuo aquilone...
 
Ma ecco dal Sole un amico
un amico mai visto
un amico nuovo
un amico vero.
E vi prendete per mano
e vi sussurrate parole all'orecchio
E vi date pugni... ridendo.
L'amico è come te.
Ha un grande amico e sei tu.
L'amico ride, piange, soffia sulle candeline.
L'amico prega e grida.
L'amico va e viene dal Sole
ogni qual volta tu lo chiami.
Oggi non sei più triste
e corri verso altri amici
mentre l'amico è nel Sole.
 
Tu impari a crescere... a vivere
mentre il tuo amico è con te.
 
Tu impari a soffrire... a vincere
mentre il tuo amico è nel Sole.
 
Siete amici.
Questo vi basti.
Amici per la pelle. Questo è tutto.
 
 
DEDICATO A TUTTI COLORO CHE HANNO
LO STESSO AMICO
E A COLORO CHE VORREBBERO AVERLO
E SOPRATTUTTO A CHI HA QUESTO
AMICO E NON SA DI AVERLO.



06-06-1989 NOSTALGIA

Vecchie casse marroni
prese dai ferrovieri del sud
le ripongo in soffitta
prima che venga l'autunno.
 
E alberi con passerotti tristi
non vengono da me
aspettano che tutto finisca
aspettano l'alba.
 
E spesso io tremo nel vedere i maghi
che inventano le commedie del sole.
 
Tarlo
poi non capire i resti della cena
poi non sospirare se vedi i bambini che corrono
tu non puoi correre
ti ricordi la camera vuota
i sogni
le fantasie
e io che piangevo.
 
Oggi nevica
sembra quella volta
con i cani addormentati
dove tutto addolciva la mente
dove tutto non restava
ma spariva
cambiava
e la zona sola nel bosco
vide per la prima volta il buio.
 
Che vento quel giorno
anche le strade non volevano più
restare al loro posto
solo il postino giocava
con le lattine per terra
solo lui attendeva la festa
la festa dei nulla e dei poi
la festa delle occasioni mancate.
 
Ma ricordo anche i prati di luce
le lucciole
i condor
le lanterne
e i caminetti accesi
poi l'anfora cinese
i rottami del frigo
la cassa dei pomodori
in cerchio al fuoco
e tutta la gente bella che sorrideva.
 
Ricordo anche lei
il suo sguardo
la sua bocca
il suo magico parlare.




01-01-1991 DIALOGO
Ti aspettavo. Proprio nell'istante in cui ero per partire
verso lidi oscuri, sei giunto... mi hai tolto il cappello rosso
e dolcemente mi hai sussurrato parole d'amore.
Frutti, rose, cose più belle.
Ho talmente bisogno di Te che non riesco a piangere
stavolta.
Mi hai bloccato. Mi hai reso statua.
Mi hai amato per primo. Insegni Tu e te ne vai.
Sorridi e penetri nell'anima.
Quando sono solo e tremo Tu giri intorno al tavolo dieci volte
E poi mandi un angelo...
Io provavo ad aggiustar, a trovar ori o laser...
Tu con un colpo secco, incidi sul legno, tagli un ramo... vibri.
Raggiri i comandi dell'io, inventi danze di cera,
rapisci i miei sogni, li raggeli in un'anfora vuota...
Ora sono con Te...perché Tu mi hai trovato...
Ora suono il violino perché Tu mi hai insegnato...
Ora cedo al Tuo sguardo... ora resto per terra e rivedo i colori,
li mescolo e imparo.
Verso sera la spada ferisce, il profumo rimane,
le sassate alla porta
E un coriandolo nudo che scende...
Io versatile uomo, corpo inetto e sublime: io vetraio, io raggio.
Carpe diem, ora et labora: versi soli e mutanti...
Veri amanti, noi due.
C'è chi fugge e chi spinge; c'è chi vuole e chi sente;
c'è chi ode, chi non spazia, chi rovina, chi minaccia.
Per salire o cordame o aquilone.
Ma stasera ho perduto la pelle: so chi è a dirigere il gioco.
So chi spegne i motori, chi azzera la fila, chi pareggia il
rigore...
E talora non saprei cosa fare... proverò, come ho fatto, a pregare...
E i ruscelli verranno, prima o dopo verranno.
Sole e miele, lino e fede. Capriole veraci...
Baci e baci alla Croce e al dolore... solo Amore, solo Amore.



24-12-1991 IL NETTO POTERE DEL TEMPO

Alzarsi da una curva di pozzi e urlare il male che c'è
non disturba la poca preghiera, ma incendia la roccia dell'io
caliamo dal muro di sangue la scala e intanto la statua mutava
il fraseggio di estatiche gesta, il brusìo di notevoli passi
logorando la sfera e il binocolo, intuendo la rabbia del solo
non c'è aria stantia nella stanza ma carrucole e sabbia
il divino si sparge nel buio per calmare il sogno di sempre
la ragione espone i comandi e il Risorto passeggia nel cuor.
 
Anzitempo son stato cullato da due Braccia caldissime e dolci
poi i travagli del canto che fu, vasi e cose non trovate più
cavaliere dipinto di oro, sazia l'ansia di vedere il tornare
ma c'è il ruolo del figlio che tace e la pace del dopo guerriglia
muoiono rotte le frasi lunari e le pari retate di anelli
son più belli i rintocchi di oggi, che la zona di Sole e purezza
ho una brezza in me che ritorna, solo stanco di non esser capito
ma so il dito del Padre che vale, che fa bene, fa male...
 
Trotterella il comizio di volpi rase al suolo le favole e i
corvi; ho capito che alzare la mira non eccelle in catarsi
viventi; la sporadica Luce che viene non trattiene il mio
darsi per Te... oso poco, io non gioco, parlo piano e non siedo
la caldaia del tempo spalanca le porte, ore morte e il sollazzo
giocondo; viva il mondo, viva il sangue, ora langue la donna
e il blu; catturiamo i viola saltelli e i castelli dell'aia
notturna; sabbia dolce, vino caldo, petto vero, ore di gioia.
 
Lamentarsi per poche frustate, le donate fanciulle e i bistrot
fermo il tempo per stare da solo, lo sparviero e il mulo
carezzine di povere bimbe, variopinte girandole verdi,
non pesanti, ma dovere d'Amore come il giogo leggero e soave
fra le strade dei bassi quartieri son giullari che vanno
nell'aria; poca sana libertà ma dovrei avere un inno alla mia
Felicità; cartomanti e incenso, vuoto denso, violini e poteri
di una lunga attesa di Neve, piove, Lode, odo un grido: sei TU.




19-03-1992 NEVE E VULCANI
S'era posta nella tasca la Luce e si faceva portare dovunque.
La notte vegliava su di me e io le accarezzavo le mani.
Era Spirito, era Tutto.
E nascondigli splendidi, con giardini profumati, con neve calda.
E dentro di me, spirali di fumo... reazioni incontrollabili, dopo...
Non esiste dunque per tutti un momento in cui si ha l'Incontro?
E poi, più in là, l'incontro è con il proprio rovo.
Settemila legioni di baci a questo immenso dolore... qualsiasi!
Matematicamente il sogno è blu, veemente, onnipresente, tatuato con forbici e unguenti... non ho più la barba: sono solo.
E versare onde di lacrime con l'abisso di fronte ed il nulla accanto.
Chiedere... perché?
Passo di violino, accentuato dai rondoni fluttuanti, seminava Aria.
La Terra ora crede al mio lamento, ma inchiodata all'albero, posa
Su prati piccoli ma ricchi di funghetti, un rotolo, bianco, semplice.
E incontrare parole che non andranno mai d'accordo,
unire lievemente una vena nera a un fossile, pesce...
Il solco parla, silenzi e grida, fascinose ermelline che cantano, io
No, io ballo sorretto da una musica interiore, che pare un vulcano!
Le notti, i Dodici, la dannata ora, il bagno turco, il film polacco
senza nome e arti, remi, solitudine cieca, cavalli per terra,
ogni lacrima parla di TE, in me, in giallo girandolare di eventi
segmenti di vita, vagliata e lasciata cadere sulla sabbia, come si
lascia cadere il bicchiere vuoto, non l'altro, quello con acqua o terra o vita...
Il serpe indica la suola e il calzino ma tutt'a un tratto un vecchino
che spiega alle mie membra che gli angeli son tanti,
davanti alle fermate del bus o del metrò, in casa o in ogni singola carezza
di unità, perché l'Amore dona, il regno del dolore, ma sopra un grande
fiore... e Luce e girasoli e grano e lana rossa e sandali piccoli...
L'altro mestiere, quello del lampionaio, non lo faccio più, ora
adopero il mio vivere per sistemare posti o vuoti o lamentosi,
piccoli, corrosi... sarà, ma sento crescere di nuovo quella LUCE...




20-07-1992 ELEMENTI BASE DI UN ATTO

Unico posto addetto ai suoni, lager per povera gente
silos rosa ubicati nella caverna di marmo
rarefatti silenzi dietro il movimento della bocca.
 
Il capriolo salta, l'anguilla recita, la capra punge
e stai sicuro che non ti addormenterai
se non avrai risposto alle carte da gioco...
 
Pezzi di puzzle arroventati, carie in crescita, uova che
diventano pulcini,
seminuove anfore per tatuaggi nel cuore
assai lucido il controllo, partiamo per la corsa.
 
Stazioni di vento accartocciate dal meriggio unto, solo,
criniera d'aghi,
esperimenti fallici col dubbio sterile di un giovin merlo con ali e zampe;
resistenza innocua all'accertamento della saliva sulla candela.
 
Già il compito della terra è elevare l'atmosfera
poi si arriva ai salti e alle curve
ma dopo la casa del Petrarca, ci saranno nuove domande??
 
Fantasma siamese, cucciolo di bestia, anima e violenza
peristalsi encomiabile di punti e virgole
la tinta bianca non serve più, ora abbiamo la coscienza.
 
Pensiero. Pari alla metà del vicolo, estetismo di carità,
latte; i bambini muovono le mani così bene, perché non aiutarli?
Semmai vedrai che ce ne sono di porte e finestre ma aperte!!


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