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Luigi Giarnieri è nato e vive a San Severo, in
provincia di Foggia, dove ha insegnato per lunghi anni
in un Istituto Superiore Italiano e
Storia.
- Laureato in Scienze
Politiche e Filosofia ha pubblicato: «La signora
Cecilia e altri racconti», 1996, L'autore Libri,
Firenze;
- «La parabola
della speranza» 1999, Sovera Editore,
Roma.
- Questa è la
sua prima opera poetica.
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Luigi Giarnieri nel mese di marzo 2005 ha pubblicato
con Montedit "Mutevoli
impulsi violente
pulsioni" -
Collana I gigli (poesia) - 14x20,5 - pp. 120 - Euro
9,00 - ISBN 88-8356-853-2
Clicca
qui per
leggere la prefazione e alcune poesie tratte dal libro
Mutevoli
impulsi violente
pulsioni"
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- Oscuri
misteri
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- Oscuri
misteri popolano il mio essere
- che langue
trafitto
- da
insondabili abissi privi di fondo.
- Sappiamo
ciò che siamo?
- Sappiamo cosa
vogliamo?
- Un groviglio
di pensieri
- si sperde e
mescola nel sogno.
- Veritiero o
menzognero?
- Sognare,
pensare, vivere,
- morire,
agire... essere o non essere?
- Chi guida la
nostra mano?
- Chi agita la
nostra mente?
- Un dio? Un
demone? E perché?
- Quando l'uomo
scoprirà se stesso
- e il suo
mondo? E questo mondo?
- E
quest'acqua, e questa terra, e
quest'aria
- e questo
devastante, furioso fuoco?
- Quando
saprà chi è e dove va?
- Mormora il
vento dolci lamenti.
- Abbaglia il
sole e illumina l'anima.
- La notte
rabbuia la mente
- sprofondata
nel suo orrido abisso.
-
Ad un
amico
-
- La brezza spruzza
goccioline d'oro,
- inonda di sale i
nostri visi arrossati
- dal torrido sole
agostano.
- S'arruffa il
mare...
- Solo adesso ti dico
addio,
- caro, ironico,
triste amico.
- Ora so quale senso
ha avuto la tua vita.
- Solo ora
ch'è arrivata la fine.
- Anche se
sconsolata, sorrido del tempo che fu.
- Fu gravida di gioia
di sogni di amori
- la tua breve e
travagliata vita.
- Non c'erano muri e
ombre fra noi.
- Vuotavamo i nostri
animi,
- riempivamo i nostri
cuori.
- Patemi, illusioni,
tormenti
- erano pane e carne
per noi,
- miele e fiele.
Anche ora, come un tempo,
- ascolti i miei
lamenti con occhio teso,
- mente lucida,
sferzante,
- pronta a ferire, a
mordere, non a biasimare,
- ma a svegliare, a
sondare il quia e il quid,
- a penetrare, e
scavare in quei recessi
- remoti e
insondabili, profondi e superficiali.
- Ora ti saluto,
soddisfatto, rasserenato.
- Ho sproloquiato,
come sempre,
- e mi sento vivo,
vegeto, combattivo.
- Gusto la mia fetta
di felicità
- come rossa e
zuccherosa anguria
- che disseta la
bocca stanca
- di masticare fetido
lerciume.
-
-
- Il mio
cuore
-
- Oggi il mio
cuore
- è di
pietra,
- arso da
lapilli
- incandescenti.
- Oggi il mio
cuore
- è
assetato d'amore.
- Oggi il mio
cuore
- è
desolatamente solo.
-
-
- Io
-
- Io sono lava
incandescente.
- Io sono
rovello di pensieri
- che si
sperdono al vento.
- Io sono
mani
- che
stritolano inezie.
- Io
sono.
- Sento di
essere.
- Io sono?
-
-
- Vorresti
-
- Vorresti
trarre dal nulla
- mondi
inesistenti.
- Vorresti
spirare come rapido
- vento di
scirocco agostano.
- Vorresti
veleggiare verso mari
- invasi da
vele multicolori.
- Vorresti
intrecciare dialoghi
- con l'armonia
del caotico cosmo.
- Vorresti
planare su placide acque
- e affidare al
vento melodioso
- l'ultimo urlo
di consunta vita.
- Vorresti
entrare nel mio cuore sbandato
- e inebriarti
del suo candido sorriso.
- Vorresti...
No. Oramai non è possibile.
- Dissipa
questi estremi grani dorati.
- Sono stanco
di sapermi sfatto mortale.
- Ho bevuto
anch'io nettare e fiele,
- nel breve
spazio d'una vita.
- Fra poco
sarà notte senza stelle.
- Passerà
l'inverno e la primavera.
- Suoneranno
campane a martello.
- Nel buio
brillerà un angelico sguardo.
- Il tempo non
concede ritorni.
- Io
vado.
- Ti prego, non
lasciarmi solo.
- Dammi la
mano.
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