-
Il
muro sporco
-
-
-
- "Ah, che palle:
tagliati i capelli, vestiti decentemente, non fare
sempre lo zingaro".
-
- Mi restano poche
ore di via e non mi interessano più queste
banalità.
- Solo ora riesco a
capire; ho vissuto vent'anni per niente.
- Ho trascorso il mio
tempo a domandarmi se i capelli gialli mi donassero o
meno, oppure se minimamente interessassi alla vicina
di casa. Per me era un problema un voto negativo, come
tante altre piccole cose.
- Soltanto ora che
sto per abbandonare questo mondo schifoso, mi rendo
conto che passiamo ogni mattina della nostra esistenza
a dannarci per cose assurde.
- Perdiamo amicizie
importanti perché facciamo l'occhiolino alla ex
del nostro amico.
- Ora vorrei tanto
averlo vicino quel mio ex amico, invece sono qui da
solo; guardo la mia immagine allo specchio e non la
riconosco più.
- Sono diventato
magrissimo, le mie orecchie sono trasparenti e gli
occhi spenti.
- Purtroppo ho
sbagliato, ma ormai è tardi per piangere sui
miei errori.
- Questa sera a cena
(penso di non esserci alla prossima), ho chiesto a mia
madre di darmi un formaggio. È rimasta stupita;
sa che è una cosa che detesto, ma questa volta
l'ho mangiato.
- Mi spiace molto per
mia madre. Le sto dando molte preoccupazioni per
niente.
- Poverina, credeva
in me ed ecco il mio ringraziamento nei suoi
confronti. Sta soffrendo molto, sono già due
giorni che non mangia.
- Spero tanto che non
abbia deciso di morire insieme a me.
- Le ho spiegato che
io sono un errore ambulante e come tale non può
permettersi di seguirmi.
- Poverina, da quando
mio padre è andato via con quella ragazza
portoghese, la sua vita, anzi la nostra, è
diventata un incubo.
- Siamo stati
sfrattati dalla nostra abitazione; il suo lavoro non
le consentiva di pagarmi gli studi e di mandare avanti
la casa. Così ci ritroviamo in questa baracca
di periferia.
- Non voglio
detestare questo ammasso di lamiere; ma è da
qui che è cominciato tutto, qui ho venduto il
mio destino, solo per la voglia di provare nuove
esperienze.
- Ora questo pezzo di
carta si sta bagnando, non ho mai pianto così
tanto in vita mia, anzi ho sempre deriso chi lo
faceva; che stupido, è così bello
piangere.
- Comunque ho chiesto
a mia madre di non lasciarsi andare, la sua vita deve
continuare, ora deve pensare solo alla piccola
Katia.
- È
così piccola che non si rende conto nemmeno di
cosa stia succedendo qui dentro, dopotutto ha solo
quattro anni.
- Guardo fuori e vedo
quel muretto che un mio conoscente ha graffitato con
delle bombolette.
- Dietro lì
fumavo di nascosto, avevo paura di farmi scoprire da
mia madre.
- Quel maledetto muro
sporco.
- Lì
cominciò tutto tre anni fa, quando quel tizio
con la faccia simpatica e rotonda disse: "Noto che sei
rimasto indietro nel tempo, fumi ancora le sigarette,
prova questa".
- Io acconsentii e
lui mi iniettò dell'eroina nelle
vene.
-
-
-
- Ma chi mi tira la
camicia?
- Non voglio neanche
girarmi, lo avrò sicuramente
immaginato.
- Sei tu
Katia...
- Da quanto tempo sei
lì dietro ad ascoltare? Vedo che piangi,
suppongo che tu abbia capito tutto.
- Vieni qui che il
tuo fratellone ti prende in braccio e ti canta una
canzoncina.
- Sai, penso che tu
non sia in grado di rispondere, ma di capire
sì.
- Ascolta allora
queste mie ultime parole.
- Non piangere.
Volevo dire ascolta le mie parole.
-
- Tu sei una brava
bimba, promettimi di comportarti bene, cerca di dare
alla mamma un sostegno morale; falle da
scudo.
- Lei è stata
segnata ingiustamente dalla vita e purtroppo gli anni
passano anche per lei.
- Forse sto usando un
linguaggio poco appropriato, considerando la tua
giovane età, ma sei l'unica persona con cui
posso confidarmi.
-
- "Katia, tra poco
partirò"
- "Dove
vai?"
- "Devo andare in
Germania a studiare, però preferirei che tu non
chiedessi nulla di me o meglio della mia assenza alla
mammina. La lontananza potrebbe recarle dei
dispiaceri. Hai capito, Katia? Su rispondi, hai
capito?"
- "Sì"
- "Ora ti canto una
canzoncina, così ti addormenti".
-
- La piccola
cominciò a chiudere gli occhi.
- Sembra essersi
addolcita, ascoltando la mia voce. Ogni tanto riapre
gli occhi, è ancora sveglia. Riprovare non
costa nulla, a me piace cantarle la ninna
nanna.
-
- "Meno male che si
è addormentata, magari ha pensato che sono
bravo, un artista; ma che artista e artista, sono
soltanto uno scarto della società".
-
- Ritorniamo a
noi...
- L'unica cosa che mi
resta da fare ora è pensare, pensare e pensare
ancora.
- Vorrei pensare a
qualcosa che permetta a mia madre e alla mia sorellina
di trascorrere una vita economicamente tranquilla e
soprattutto lontano da qui.
- Questo non è
assolutamente il posto ideale per crescere un bambino.
Voglio provare a pensare ad una rapina in
banca.
-
- "Siamo in due, io e
un mio amico, anzi conoscente, amico è una
parola troppo grossa.
- È già
da diverse ore che controlliamo una banca. È
notte fonda e fino ad ora tutto procede per il meglio.
In fondo, noi che cosa abbiamo da perdere? Io sto in
piedi a malapena, lui è convinto che lì
non ci sia una banca ma un bar, nonostante ci sia
un'enorme insegna luminosa.
- Comunque il piano
non è ancora escogitato.
- So solo che siamo a
bordo di un vecchio furgone, il classico mezzo che non
passa inosservato.
- Se ci fossero in
giro i poliziotti, si fermerebbero da noi per
controllarci.
- Sta di fatto che
scendo e mi avvicino alla banca per
controllare.
- Ho in mano una
torcia, se la situazione è tranquilla gli
segnalo di avvicinarsi.Dopo aver girato intorno
all'obiettivo per diversi minuti, gli punto la
luce.
- Lui, però,
non ha alcuna reazione, forse si è
addormentato, non ha neanche acceso il
motore.
- Riprovo; nessuna
reazione da parte sua.
- Insospettito, mi
avvicino al furgone e lo tropo ripiegato sul volante.
Non sta dormendo, è morto.
- Questa volta ha
deciso di chiudere per sempre con la vita.
- Si è
suicidato, ha ancora una siringa puntata nel braccio,
è morto per overdose.
- Non sono un medico,
ma queste cose riesco a capirle, ne ho vista troppa di
gente morire. Io rimango indifferente; la droga mi ha
tolto anche i sentimenti.
- La sua morte mi ha
lasciato indifferente.
- So solo che la
banca era munita di un antifurto a distanza; sono qui
in galera senza neanche rendermene conto.
- Due carabinieri mi
hanno arrestato.
- Ho cercato di
spiegare loro che quei soldi non erano per me, ma per
il futuro dei miei cari. Loro giustamente hanno svolto
il loro dovere.
- Purtroppo in galera
ci finiscono i ladri affamati, i ladri di
polli.
- È sbagliato
ma è così".
-
- Comunque è
notte fonda e non ho assolutamente la minima voglia di
dormire.
- Non voglio proprio,
voglio morire sveglio, voglio rendermi conto degli
sbagli fatti prima dell'arrivo della vecchia con la
falce.
- L'ho vista
già diverse volte; ogni volta mi guardava in
modo strano come se volessi dirmi: "Ehi, tu, è
giunta l'ora".
- Rideva sempre,
però non mi ha mai portato via con sé,
si divertiva a prendermi in giro.
- In effetti, molte
volte mi è comparsa nei sogni; ma altre volte
ha cercato di catturarmi sul serio.
- Ricordo due anni fa
in autostrada; ero passeggero sulla potente moto del
mio amico.
- Adesso come adesso
non ricordo più il modello, so solo che la
velocità si aggirava intorno ai 200
km/h.
- Avevo paura, non
osai però dirgli nulla, mi sembrava felice,
felice come un bambino solo a cui veniva regalato un
piccolo meticcio trovato per strada o in qualche
canile.
- Comunque lui si
divertiva a sorpassare le macchine, sfiorando i loro
specchietti retrovisori di qualche
millimetro.
- Sfortunatamente,
una macchina non ci vide sopraggiungere, si
spostò e lui perse il controllo della
motocicletta.
- Io ho trascorso un
mese della mia vita in coma profondo, nel momento del
risveglio, ho chiesto di lui piangendo (come se
sapessi già tutto).
- Il dottore disse:
"Purtroppo non siamo riusciti a salvare il suo amico,
è morto sul colpo."
- Presumo che non
sarebbe durato a lungo, era conciato quasi come me
adesso.
-
- "Ehi, Jonathan, ti
sto infastidendo eh!
- Non preoccuparti
tra poco tornerai ad essere tranquillo come
prima.
- Sei un canarino
strano anche tu.
- È da un
po' di tempo che non canti più.
- Mangi pochissimo,
spero non sia malato anche tu.
- Ma vi ho
contagiati tutti qui dentro?
- Ultimamente mi
sembra di essere attorniato solo ed esclusivamente da
tristezza.
- Ogni angolo di
questa palafitta, mi sembra nero e tetro.
- Mi accendo una
sigaretta e guardo fuori; il cielo è
stellato.
- Ma le stelle mi
sembrano rosse...
- Che stupido, ho
sempre pensato che fossero gialle."
-
- Mi cade lo sguardo
su quel muro.
- Non vorrei
più vederlo, ma i miei occhi, come se nulla
fosse, guardano sempre lì.
-
- "Eccola, la
vedo!
- La vecchia con la
falce è seduta sul muretto, mi guarda e
ride.
-
- "Ehi, dico a
te!
- Vieni qui, non
continuare a ridere; non ho paura di te.
- Aspetto solo che
tu venga a prendermi!
-
- "Andrea, hai
qualche problema? Come mai sei ancora
sveglio?"
- "No, mamma, non
preoccuparti, non ho nulla, torna pure a dormire
tranquilla!"
- "Perché
urlavi allora?"
- "Gridavo contro
quella vecchia lì fuori!"
- "Dove?"
- "Quella sul
muretto, continua a guardarmi e a ridere."
- "Io non vedo
nulla!"
- "Hai ragione mamma,
sicuramente è stato frutto
dell'immaginazione."
- "Ma cosa stai
scrivendo?"
- "Scrivo
perché non ho sonno; dicono che scrivere lo
concili!"
- "A me risulta che
leggere concilia il sonno, non scrivere."
- "Cosa
cambia?"
- "Come non detto, ti
lascio continuare; buonanotte Andrea!"
- "Notte
ma'!"
-
- È vero,
scrivere non concilia assolutamente il sonno, ma io
non voglio mica dormire.
-
- Provo ancora a
guardare fuori, la vecchia è andata via; ma
sento che il mio cuore sta scoppiando.
- Forse sta
scoppiando perché non si è mai ritrovato
solo contro il mondo a raccontare la
verità.
- Intanto questo
foglio continua a bagnarsi e le lacrime sembra che non
vogliano coprire e cancellare definitivamente queste
mie parole.
- Mi sembra di vivere
nel video di una canzone dei Cure; mi torna in mente
Elisabetta. L'unica ragazza che mi è stata
vicino in questo lungo periodo di
angoscia.
- Questa canzone
è intitola "Homestick", che tradotto significa
nostalgico.
- Effettivamente
Robert Smith in questa canzone, cita una ragazza che a
lui piaceva, ma lei è troppo superficiale ed
attratta soltanto dai vestiti firmati e dalle belle
macchine.
- Io sono nostalgico
di Elisabetta perché so che tra un po' non
potrò più vederla.
- Dovevo scegliere
tra lei e qualcosa che poteva rovinarmi veramente.
Bene, ho scelto la via più
disastrata.
- Forse a volte
pensiamo che il mondo sia nostro, ma noi siamo
soltanto delle piccole particelle di
passaggio.
-
- Comunque voglio
riascoltare per l'ultima volta questo brano e voglio
provare a tradurlo nuovamente.
-
- Nostalgico.
- He, he! Solo un po'
e camminerò lontano da tutte le cose che ha
vinto.
- Vado in giro a
piedi dalla sera fino al mattino del giorno dopo e
dimentico però, quanto muovermi quanto la mia
bocca è secca e i miei occhi stanno
scoppiando.
- Cuori in una
macchia di sangue, sciano, oh, era dolce, era
selvaggio come noi.
- Tremavo affondando
nel miele che si appiccicava a me.
- Così, ancora
per un po', ancora per un po', vado camminando e
inspiro in me che non tornerò mai più a
casa.
- Oh, ancora un po' e
camminerò lontano da tutte le cose che hai
vinto, che hai e che hai osato paragonare a
me.
- Giro ancora per la
notte e inspiro in me che non torno più a
casa.
-
- Robert Smith
è un po' tetro, non è un ragazzo molto
allegro ma questa è una delle canzoni
più vivaci.
- Infatti, in questo
brano, lui non suona il violino.
- Penso che per lui
questo strumento significhi qualcosa di
brutto.
- A volte quando
suona questo strumento, si regge in piedi a malapena
tenendo gli occhi chiusi, dando così una
cadenza ancora più triste al testo.
- Ognuno è
fatto alla sua maniera, lui è così; io
sono così.
- Io penso che sia
necessario trovare soltanto delle cose in comune con
le persone.
- So anche che non
è facile, fa male all'orgoglio.
- Siamo abituati a
comportarci egoisticamente nei nostri confronti,
figuriamoci verso gli altri.
- Molte volte secondo
me fingiamo per sentirci più
protetti.
- Io credo che questi
scudi non dovrebbero esistere, soprattutto alla nostra
età.
- Mi rendo conto che
la vita è dura, tutti prima o poi subiamo
qualche sconfitta e col passare degli anni queste
esperienze ci rendono più ostili e
diffidenti.
- Ma noi, non
dobbiamo fare così, perché dobbiamo
essere continuamente sottoposti a delle
scelte?
- Noi siamo il futuro
del mondo (Voi).
- Se ci odiamo a
vent'anni, cosa faremo a quaranta e a
sessanta?
- Io lo so, solo
adesso mi rendo conto perché qui vicino
c'è già una fossa nella terra che mi sta
aspettando. Comunque, secondo me alla fine del nostro
cammino, mediteremo perché sarà il
momento in cui ci renderemo conto delle scelte che
abbiamo fatto.
- Per essere
più preciso suppongo che ci accorgeremo di aver
vissuto una vita per niente; insomma nella maniera
più stupida.
- Io credo che il
denaro, le auto potenti, non possano rendere felici
una persona.
- Nel mio caso se
avessi del denaro potrei essere felice per il futuro
della mia sorellina. È vero anche che alla
gente non importa nulla del resto.
- È meglio
avere una personalità di cui poter essere
soddisfatti, che fingere un sorriso per paura di non
essere compresi (da gente che magari nel nostro
inconscio non accettiamo neanche
volentieri).
- Comunque sia,
sembra che le pulsazioni del mio cuore man mano si
riducano. Mi accendo un'altra sigaretta e fisso il
soffitto.
- Che strano,
è marroncino chiaro e non bianco.
- Non riesco a
capire, magari si tratta semplicemente di un'altra
illusione ottica dovuta all'astinenza.
-
- Jonathan, mi guarda
sempre più insospettito. Mi sembra addirittura
che stia leggendo nei miei occhi qualcosa di cui
(poverino), non riesce neanche a rendersi
conto.
- Lui adesso fissa
me, tra poco forse fisserà questa sedia
vuota.
- Io non so
più che fare; penso che vorrebbe consigliarmi;
purtroppo però non è in grado di
parlare, può solo guardarmi con gli occhi
tristi.
- Sposto lo sguardo
verso altre cose, vedo una foto.
- Ero bambino; adesso
come adesso non so quanti anni avrei potuto avere.
Vedo però mia madre che copre il ruolo della
donna più felice al mondo, forse perché
ha in braccio il suo bambino.
-
- Adesso invece
sembra invecchiata di vent'anni.
- Forse si sta
rendendo conto che il suo bambino tra poco la
lascerà.
-
- Il tempo trascorre
ed io ricomincio a piangere. Sto cadendo nella
disperazione più assoluta.
-
- Mi volto e osservo
la piccola Katia.
- Dorme tranquilla,
forse sta sognando.
- Spero per lei che
sia qualcosa di buono e che la renda allegra almeno
per il resto di questa nottata. Il sonno comincia a
farsi sentire, ma io non voglio assolutamente
dormire.
- Voglio morire da
sveglio, vado a fare quattro passi
fuori...
|