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- Scende
il Tuo silenzio
-
- C'è
il vuoto sulle strade senza
voci
- sui
cieli di cristallo, nei sogni della
gente,
- nel
vuoto scende il tuo
silenzio
- di
rimprovero e pietà.
-
- Ci
sei tra gli enigmi
irrisolti
- nelle
piaghe del cuore,
- quando
la luna ammanta...
- ...e
si fa luce;
- se
nei pianti mai assopiti,
- nei
giorni disperati, nei letti di
dolore,
- di
chi vive, di chi muore,
-
- sei
dietro a porte chiuse,
- nei
fiori, nelle ortiche
- tra
lacrimanti pene, nel tremulo
sorriso
- e
scende il tuo silenzio
- scia
lunare nell'ombra, nel vuoto che si sente.
-
- Nel buio del mio
giorno
-
- Sepolcri
invadenti
- nelle pagine
dell'anima mia
- dove a cuor
leggero approdo.
- Striscia il
ricordo amaro e infrange
- ogni pacato
istante
- dove presente
il tuo volto padre,
- s'adagia, nei
lampi di memoria e poi dissolve...
-
- Mostro il mio
volto
- al lubrico
gelido vento,
- che asciughi
le lacrime stanche
- di solchi
perenni...di strade battute;
- chiudo i miei
occhi
- nell'epilogo
che l'uomo s'aspetta,
- è
ormai notte nel mio nuovo giorno arreso...
-
- Se
puoi
-
- Insegnami ad
amare,
- a vedere il
bene dov'è il male,
- a non
graffiare il volto d'un amico
- a non cercare
dubbi dentro al bene.
-
- Aiutami a
sperare
- quando
c'è il dolore, il piano brucia
forte
- e spacca il
cuore,
- quando dei
giorni miei faccio cimeli di ricordi
- cercando
volti amati e poi perduti.
-
- Difficile
è strisciare passi incerti
- quando il
cammino è impervio e senza
luce,
- quando cerchi
l'assenso
- nell'inconsulto
sguardo di chi è cieco
- e inventi la
tua realtà come vorresti...
- solo
nell'eterea falesia d'un sogno.
-
- I miei
quadri
-
- Appendo alle
pareti mie
- Cornici
vuote
- E con la
fantasia dipingo aurore,
- soli nascenti
sui mari quieti
- dietro a
montagne verdi ed imponenti.
- Raggi come
spade,
- acuminate
punte,
- su ombre
oscure e nebbie dense,
- recido
tenebre,
- come i giorni
bui che poi rifuggo lesta.
-
- Dipingo mani
nelle mani
- Che stringono
figli, amori, speranze
- E padri
che... non vanno via;
- mani su volti
mesti,
- su labbra
livide,
- su ciglia
umide, su guance fredde.
-
- V'è
una cornice nera
- Fra tutte
quante,
- l'autoritratto
mio;
- ho in mano un
pennarello rosa,
- e sulla tela
bianca,
- disegno
l'irrealtà dei sogni.
-
- è quasi
notte
-
- è
quasi notte,
- lento
s'impiglia il mio passo lieve,
- sulle punte
erra il silenzio
- nella stanza
in ombra,
- dove, nella
quiete
- cedo alla
malinconia
- di ricordi
ormai logori e stagni.
- Pese le mie
membra,
- ghiotte di
sogni e voli
- si schiudono
all'incanto
- e alla
dissolvenza della realtà;
- io, sepolta
sotto le calde coltri,
- nella
clausura del mio riposo,
- già
volo al di là delle nuvole...
Confesso
-
- Nelle
mani mie, tremule e incerte
- ruvida
la penna sul virgineo foglio
indugia,
- che
sia fuggita lesta la poesia
- dal
cuore stanco mio tra lacci e
spine?
-
- Tutto
incrudisce quando hai il vuoto
dentro...
- e i
trali sfidano l'implodere di tanta
irrequietezza,
- di
roseo nulla,
- i
sogni miei sul rudere sublime del mio
tempo.
-
- Trascino
giorni cari impressi e
persi
- per
non lasciarli ai margini del
cuore,
- canto
consunte angosce a chi m'ascolta
attento
- scrivendo
il distillato tempo a me
dovuto,
- l'eredità
d'un anima vi dono
- tra
righi e inchiostro nero...mi
confesso.
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