Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
- Marzia Carocci - "Poesie: introspezioni"
Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 64 Euro 6,20 - ISBN 88-8356-500-2
Prefazione
- Le poesie di Marzia Carocci possono essere definite, senza ombra di dubbio, introspezioni di una donna che procede nella vita con passi incerti ma sempre protesa verso il domani con la consapevolezza di dover fare i conti, giorno dopo giorno, con le sofferte lacrime che rigano il volto stanco. Poesia dopo poesia si rivela capace di scandagliare la sua vita e anche quando ripensa ai giorni passati credo non lo faccia con nostalgia ma anzi prenda forza dai ricordi delle persone amate e dell'infanzia con le risate incoscienti e le corse a perdifiato nei prati: in tono decisamente e giustamente minore, perfino dagli incanti della natura fossero solo il profumo della legna bruciata, il cielo color cobalto o la luna splendente.
- Camminando lentamente in questo mondo, silente e malinconico, il tempo scorre veloce ed inesorabile, brucia la vita e rimangono i ricordi che emergono dalle nebbie della memoria, barlumi di sogni che combattono per non svanire definitivamente ed allora si rimane pensosi, insicuri, confusi, dispersi nel presente a fluttuare lentamente in questa esistenza foriera di malinconie infinite e di incognite eterne.
- La voce intima e segreta di Marzia Carocci prende vita in questo mondo poetico e richiama alla memoria le emozioni e i sentimenti, verifica la sua storia nel tempo che muta e ancora esalta la parola in ogni occasione le sia permessa, fa trionfare le evocazioni e gli incanti che sembrano sostenerla in questo vago errabondare.
- Attraverso queste riletture l'Autrice vivifica il mistero che sembra portare con sé e penetra sempre più a fondo nel mondo interiore e nei meandri del suo percorso con riflessioni a volte struggenti ma consapevolmente riesce sempre a seguire una sua logica mai disperdendosi in affastellamenti d'immagini inutili o in consumate analogie.
- La sua poesia esiste resiste e persiste alle difficoltà del cammino, a quel senso di incompiutezza che la pervade e forte è il desiderio di farsi cullare dall'armonia delle parole, rannicchiarsi nei vuoti lasciati dai desideri e dai sogni infranti ma è solo questione di un attimo perché subito dopo ne fa scaturire vibranti pulsioni, fulminee visioni e preziose indagini.
- Simbolicamente quello di Marzia Carocci è un urlo d'amore, dolorosamente sentito e appassionatamente offerto, sotto questo cielo che nasconde l'arcano mistero e lei si pone assorta davanti ad uno specchio che riflette la sua anima inquieta, il domani incerto, il corpo inerme ed indolente in trepidante attesa della notte salvatrice che finalmente conduca in
- sogni soavi cicatrizzando i graffi della vita e levigando i solchi nel viso grazie al sonno benefico.
- Lasciandosi abbandonare a questa lenta deriva cercare di eliminare la sensazione del vuoto ed il tormento che hanno aperto nel cuore strazianti ferite rese ancor più lancinanti dall'incertezza dell'umana esistenza e dalla disperata ricerca di se stessa.
- Alla cara autrice Marzia Carocci volevo solo ricordare che le parole non sono come il fumo che si disperde velocemente anzi, a volte, non si dissolvono mai rimanendo eterne a ricordare ciò che fummo ed anche se fan male come lame affilate lasciano tracce indelebili nel sedimento della nostra vita.
- Proprio come le sue poesie, ultimo disperato tentativo di preservare un briciolo di memoria, sofferto canto del cuore, spontaneo ed appassionato, malinconico e struggente, linfa vitale per un' anima semplice capace di farsi statua di marmo o puro e semplice involucro da riempire: con acqua limpida o fango freddo, con foglie appassite o fiori profumati, con neve fresca o sabbia del deserto, con lacrime amare o ricercata essenza della felicità.
- I frammenti di una vita risorgono su queste pagine come fossero tessuti bianchi, candidi ed immacolati, dove poter ricamare nuovamente il prezioso disegno dei giorni a venire grazie ai quali dopo aver lavato i ricordi poter asciugare le funeste lacrime, dissolvere le inquietudini e inebriarsi finalmente in un abbraccio amorevole, forte ed eterno.
- Questa è la speranza, la mia e la sua, davanti all'immensità del Creato.
Massimo Barile
Introspezioni - Incerti i miei passi su radici d'albero arranco; cortecce lacere dall'odore di muschio, su nel cielo rami, come braccia si toccano, sembran dita d'amanti o mani protese nel tempo.
- Un tappeto di foglie appassite fan rumore sotto piedi insicuri è magia lì intorno...
- C'è silenzio e rumore di vuoto d'essenza vitale, lì tutto ha un senso e un arcano perché!
- Sono sfinita, sudata, stanca, ma caparbia decido d'andare più in là ed ancora cammino per un tempo infinito mentre in me vivo i giorni passati, il mio ieri sepolto; mi ricordo bambina, sento odore di fuoco e di legna bruciata quando il freddo nelle notti era intenso e ogni nuovo giorno, fiaba si faceva.
- Nel silenzio lì intorno odo e rimpiango le mie risa sguaiate e incoscienti, quei piedini ghiacciati che correvano lesti sulle coltri innevate d'un prato, che ormai più non lo è.
- Rivedo sbiaditi i cari volti amati e perduti, in quell'istante un coro di rondini fiere, danno fiato per un canto d'addio, mentre un vento pietoso e improvviso, scuote i rami tremanti che mi donano tristi mille foglie danzanti, ora gialle, ora arancioni...
- Poi mi fermo d'un tratto, la mia blusa è bagnata, impacciata e confusa sfioro il mio volto freddo, m'accorgo che ho pianto.
- Mesta, pensosa, decido di tornare sui miei passi, ma col cuore resto in quell'essenza di vita, quegli odori d'istanti, dio certezze passate da una bimba smarrita, sono i passi del tempo, ormai esuli e antichi, sono nebbie d'eterno, sono aneliti sogni ormai spenti nel tempo...
- Risacca
- Onde, come moti che fluttuano lenti,
- il mio sguardo velato da malinconia infinita
- al di là del mare, cerco risposte,
- incognite eterne;
- odor di resina e sale nelle narici asciutte,
- il vento lieve è un sospiro caldo
- tra i capelli secchi.
- Sopra di me, stelle,
- come coriandoli nel cielo buio,
- pagina scura dipinta d'oro...
- lacrime di ghiaccio copiose,
- cadono nella rena molla.
- A mio padre
- Vorrei essere nel turbinio del vento
- dall'effluvio di gelso
- planare sopra smerli di nubi
- e intarsiare rabbiosamente il cielo
- con i graffi dell'anima mia,
- far brandelli del tempo che fu tuo padre
- e poi... non più
- Vorrei essere in bilico
- sul filo dell'orizzonte
- e poi smottare giù,
- sopra un mare gonfio;
- vi sia tempesta,
- dove il sale secchi le mie orbite stanche
- di lacrime rosa perenni al tuo ricordo
- Vorrei il rimbombo dei tuoni,
- l'ululare del vento
- un esplosione di suoni che squarci il silenzio
- per gridare il dolore,
- il mio urlo d'amore, il mio pianto sofferto
- che tu lontano dal tempo... non udrai padre!
- Il respiro del silenzio
- Lancio sassi nel vuoto
- per sentire l'eco d'un suono
- qui, dove il silenzio racchiude severo
- il segreto del tempo.
- Tracce d'essenze vitali
- di chi è ormai svanito nei giorni perduti
- senza lacrime o fiori sulla terra che attende
- e che cela l'arcano mistero.
- Lo specchio dell'anima
- Silenzio d'intorno, è notte;
- pensosa e assorta mi specchio, riflette l'anima inquieta
- il mio volto, schizzo astratto, di chi non vede
- tracce incolori e macchie scure
- sui miei occhi stanchi
- un frego orizzontale...
- un ghigno il mio sorriso.
- Poggio pietosa un panno sullo specchio
- e... m'allontano incerta
- nella tremula fioca luce d'una candela accesa.
- Un incerto domani
- Dubbio il domani e il fato suo
- che con l'incalzar del tempo
- vagheggia incerto,
- inerme e indolente io, con sguardo afflitto,
- ad aspettare il "vile giorno"
- perché si ponga a me come un amante
- dolce e non distratto,
- che a notte a riposar mi porti in soavi sogni
- al timido brillio d'una splendente luna!
- L'eredità del tempo
- Solchi nel mio viso, graffi del tempo
- su essi la mia storia
- lievi, come ragnatele sul marmo
- profondi, come i letti dei fiumi.
- Lacrime, nel requiem del tempo che muore
- scendono esangui e leste
- fra le dune scavate del mio volto stanco.
- Sensualità
- Virtuosi movimenti
- di corpi in languore,
- mani che cercano carne
- nel crescente calore di bocche
- di denti, lingue e voluttà.
- Percezioni e sensori
- d'odori e suoni
- che pugnalano i sensi
- d'anime fuori dal guscio.
- Note sinuose
- di corpi vibranti
- d'istinti e passioni perverse.
- Lacrima
- Tremula negli occhi miei
- lacrima amara,
- è un pianto soffocato e incerto
- che nascondo,
- come parentesi le ciglia mie,
- serrano forte...
- ma lei sfuggente,
- rigando il mesto volto scende.
- Vita
- Dubbio l'incanto
- negli occhi sfuggenti e spenti,
- dallo sguardo nel nulla,
- dal pianto mesto, bruciante.
- Lacrime,
- dove l'eco del vuoto è ronzio straziante,
- una goccia rimbomba nel mare impetuoso
- una nuvola stride nell'azzurro dell'arcano soffitto.
- Un effluvio il lieve soffiar del vento
- quando l'odore antico riempie l'aria e...
- la mente stanca mi consola.
- La vita,
- flutto del cuore,
- un labile moto tra lo splendor del giorno
- e l'indifferente notte,
- tra il rigoglio del nascere e il sussulto del morire.
- Pianto silente
- Il mio volto fra le mani incerte stringo
- come estremo sostegno alla paura
- silenzi... coperti da singulti e pianti
- lamenti muti, ignorati
- come lo sguardo d'un vecchio pensoso,
- come il pianto d'un bimbo impaurito.
- I miei palmi bagnati da tormenti e incertezze
- non c'è vento che asciughi il mio pianto silente.
- Gli anni miei
- Solingo il mio pensier
- in arida mente
- a vagheggiar ci prova
- e trova spazzi senza ostacoli e confini
- ignaro esplora là,
- dove il flutto dell'istante
- nell'eternità si fonde
- e aleggia l'indomito tempo
- che vile schernisce l'età mia.
- Un battito di ciglia,
- l'incanto è afflitto
- e di nuovo incerta con gli anni miei
- a ritentar ci provo...
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Ins. 08-06-2003