LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA
Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
- Michele Piacenza - Spezzettando i Blues
- Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 14x20,5 - pp. 78 - Euro 8,30 - ISBN 88-8356-574-6
Pubblicazione realizzata con il contributo de
IL CLUB degli autori in quanto l'autrice è finalista nel concorso letterario "J. Prévert" 2003
Presentazione - La vita in questo mondo scorre discontinua e silenziosa mentre tutto si mescola tra sogno musicale e cruda realtà: mille dubbi, il fardello sempre appresso, vagando senza una mèta. Disperso nella solitudine della folla, Michele Piacenza tenta disperatamente di far emergere residue felici intuizioni sempre più fagocitate nel tempo che perde ogni sorriso. Alla ricerca di isole improponibili si dibatte in questo circo sempre in bilico sull'allucinante orlo del baratro assediato dall'incertezza, dall'inquietudine, dall'immobilità marmorea e da una sorta di vago feroce fatalismo.
Massimo Barile
Prefazione - Cosa c'è dietro la poesia di Michele Piacenza? Forse è banale dirlo e poco originale, ma c'è l'amore, per un mondo lontano ma non fantastico; c'è disinganno, per chi ha restituito indifferenza all'amore. Ma prevale la voglia del sogno, e la voglia di perdesi in esso pur senza perdere il fine ultimo del viaggio che il poeta, ogni poeta, compie nella sua creazione.
- C'è, infine, in questa lirica, il mondo di Michele Piacenza: fatto di attenzione alla musica, alla storia, alla realtà. Ma tutto questo viene trasposto e liricizzato per essere reso universale; e solo chi conosce bene il poeta trova, nelle pieghe delle sue opere, fatti, persone, momenti della sua vita. Quasi che egli voglia rivelarsi ma tenga nascoste le carte per comprendere appieno quello che dice, nascondendo nel velo del pudore le sue amarezze.
- Resta avvolto nel mistero il viaggio in America, o chi sia davvero Maddalena; e quei personaggi quasi evanescenti che compaiono in altre liriche? Ma il poeta ha il diritto ed il dovere di dire e non dire. E in questo Michele Piacenza si colloca appieno nella tradizione italiana.
- Manca la rima, se non in sporadici casi; ma la sua ricerca, quando c'è, pare una forzatura al pensiero che scorre fluido dietro alle cose, alle persone, ai fatti, ai sogni.
Ugo Marelli
Spezzettando i Blues
- Dedicato alla Nuova America, nata dopo
- l'11 settembre 2001
- Dedicato ad un mondo che non sarà più lo stesso
- Dedicato alle vittime della follia terroristica
- Dedicato a chi crede nei sogni
- Dedicato a chi crede nella libertà
- Dedicato a chi crede nella giustizia
- Dedicato a chi crede in Dio
- Dedicato a mia figlia Laura, che creda in tutto ciò.
- America
- America
- sottili i passi nella notte
- a un indirizzo morto,
- salti tra le porte buie
- tra chi si affoga stanco
- e bussa ai bidoni
- la sua esistenza.
- Scale di ferro
- fango per la via
- e gentili labbra rosse
- tra il rumore ed il canto
- e insieme corre al cielo
- le risposte nel vento
- ed un disco di Dylan.
- America, io non ti conosco
- ma ti compro da sempre
- le chiavi di violino;
- voglio una bandiera
- e scoprire l'anima
- della tua campagna,
- fermare lo sguardo
- che si agita
- ovunque posi i miei occhi.
- Fuggono i pensieri
- e ti portano lontano
- sin nell'occhio del ciclone
- dove girano tra noi
- robusti come rocce
- sferzanti come il gelo
- leggeri come un battito di cuore,
- come il Rock.
- America, echi delle mandrie
- sparse nella polvere,
- chitarre suadenti
- violini irlandesi
- cantine fredde,
- jazz, alcool
- e polvere di sogno.
- Canta, canta ora
- e senza sosta
- i tuoi eroi di cent'anni,
- le prede, giovani capi pellerossa,
- i luoghi dell'oro,
- le lunghe carovane,
- la febbre il sudore
- ed il vento del nord.
- America, ti sogno grande,
- ti sento tra i nervi tesi
- delle ballate del sud,
- fuorilegge di un tempo
- accattivante,
- rabbia raccolta
- in dure battaglie,
- spari di odio
- e mistero a Dallas,
- Memphis e Los Angeles;
- rapine di sorrisi
- agli angoli delle vie,
- 17° parallelo,
- cappucci bianchi
- per anime nere,
- America, vecchie praterie
- e selle d'argento,
- speranze infrante,
- nuove frontiere
- spezzate da lampi,
- da borbottii e accordi
- dietro le tue scrivanie,
- scorribande
- di un mucchio selvaggio
- veleno di anni che passano,
- cow-boys, pascoli ed erba
- ormai senza colore.
- America, cactus, piogge
- e vagabondi,
- acque fangose,
- Blues e Rolling Stones,
- un lungo cammino
- tra i rovi ed i morti,
- leggende e cieli stellati,
- fiume che ti porta
- alle paludi
- e, nuovamente,
- ti vorrei vedere
- tutta vestita nel caos
- per sapere ancora
- se ti amo
- America.
- Un giorno nascosto
- Disperso nella solitudine della folla
- alla fine di un giorno nascosto e preoccupato
- con addosso felici intuizioni che non crescono
- e una lampada che si accende ad ogni Blues,
- sono con un tempo di voci e presagi
- con un tempo che perde ogni sorriso benevolo
- con un tempo che pensa, immerso nei suoi sogni
- addormentato da poco dinanzi a ciò che giunge.
- La regina della notte
- Scendono per strada i ragazzi terribili
- i vecchi senza casa, le mamme dal cuore d'oro,
- e la strada li avvolge disperatamente.
- La cometa si spegne in fondo cavalcando l'orizzonte,
- il rosso accende le colline, gli amori scompaiono nell'oscurità
- e giungono da lontano gli echi delle mie lacrime
- che cadono silenziosamente nel mare.
- Mi siedo sulla riva del fiume mentre le rose passano tra le
- [onde
- gli alberi si piegano al vento, le mani pregano in silenzio.
- Sorridono i bimbi nel cerchio della vita
- picchia il martello incessantemente, urla la ragazza tradita,
- alza le mani la libertà senza fiatare.
- Un uomo solo avanza nella via e le foglie lo schiaffeggiano,
- l'organo della grande cattedrale suona
- ma i corpi bruciano sordi sui sedili delle auto.
- Ma io vado tra le parole taglienti
- e la pioggia batte sui miei cattivi pensieri,
- affondo i passi nel fango, affondo i passi nell'esistenza
- al brillare delle stelle che scompaiono
- alla danza delle ombre intorno, al passare cadenzato e lento
- degli ultimi vagabondi avvolti nella loro solitudine.
- Ma quando tutto sembra dissolversi nelle nebbie e nell'oblio
- nell'affanno e nel pensiero
- giunge raggiante e silenziosa la signora del ricordo
- l'immagine della forza e del domani.
- La Regina della Notte entra nella mia stanza
- e s'insinua nella mente
- portandomi lungo le cascate di miele
- verso le terre profumate ed irraggiungibili.
- Sogno la mia signora, ascolto le sue strane parole
- che come spettri passeggiano al tramonto
- narrando storie straordinarie di vecchi cavalieri
- lungo le torri risplendenti di fuochi
- ed i corni che stridono nell'aria mutando i rumori
- [nell'attonito buio.
- Volo sulle foreste, su una piccola luce
- e la signora mi tiene per mano nel paese dei miei sogni
- tra il clamore dei lampi e nei miei più intimi segreti.
- Volo nei giri della mia mente, nelle lacrime dei miei occhi
- e la luce dei suoi abiti è abbaglio di meraviglia intorno a noi.
- Ora le notti non sono fantasmi senza materia
- e tra i corridoi del palazzo la Regina giunge
- e mi tocca ogni sera con il suo volto splendente
- [ma trascinando con sé catene gigantesche
- che mi urtano e mi fanno svegliare.
- La luna mi vede passare ma non mi chiede il perché,
- sa che sonnambula la Regina entra nei miei sogni
- trascinando sino al mattino le mie febbri e le mie paure.
- O Regina della Notte, tu spazi sopra la mia testa
- e mi sfiori con il tuo mantello bianco,
- cammini sul mio letto gettando la sabbia al mio sonno,
- quando le campane cantano le tue carezze
- ed i tuoi graffi profondi sulla mia faccia triste.
- Il capitano non bussa mai alla mia porta
- e tu continui ad alzarmi gli occhi e a vedere il mio sudore
- attorno alle luci ed agli spettri che scontrosi se ne vanno
- cancellando lentamente la tua visione ora opaca e nebulosa.
- Entra il sole nella stanza e riscalda il mio viso
- finche sento ancora i ragazzi che urlano giù per la strada
- e gli uccelli che danzano alla mia finestra
- con i rumori che si cambiano posto nella ridestata città.
- Lontano i galli cantano e fremono le mie inquietudini
- ma la verità sembra confondersi con una bianca rugiada
- di indefinite meraviglie
- quando ancora ricordo le sensazioni
- come il vento alle mie spalle e chiudo gli occhi
- e getto via i miei aghi aspettando nuovamente
- che venga in silenzio la Regina della notte
- là, in fondo al mio cuore
- prima che la notte mi copra di nuovo.
- Dedica idiota ad Allen
- Ginsberg Bar
- sono quasi le sei
- ma il ticchettio dei tasti
- si è confuso
- si è calmato
- se ne è andato.
- I fogli sono ammucchiati
- vicino alla birra,
- una Marlboro accesa
- "Juke Box all'Idrogeno"
- e una penna che aspetta di scrivere
- una dedica idiota ad Allen.
- Penso al tamburello
- che da anni dorme senza tregua,
- ai dischi che calano
- e che dò per niente o quasi,
- alle crepa sopra la mia testa
- e agli amici che una volta
- mi aiutavano a farle.
- Adesso non ce la faccio più
- ma prima della notte
- tutto andrà bene,
- lo stomaco,
- le tendine che tiro
- una volta al giorno,
- la mia puntina nuova,
- le poesie di Rimbaud,
- la mia dedica idiota ad Allen.
- I libricini sono sotto chiave,
- mia sorella
- a cui voglio un gran bene,
- è un cammino verso la sua libertà
- e non mi rimane
- che piangere, pensare e ridere
- aprendo il solito lucchetto.
- La musica da anni
- è sempre la stessa
- ma non mi lascio andare
- attraversando i confini,
- le palizzate del mio cuore
- inseguendo un ricordo,
- un flash, un Blues di Waters.
- Il barman ride
- ma ancora non comincio,
- tossendo tra il fumo,
- un Fante di Picche,
- un Asse di Quadri
- e tre scartine,
- quando tutto sembra
- non cambiare mai,
- quando tutto scorre
- lungo le mie braccia
- il mio viso increspato,
- la mia dedica idiota ad Allen.
- Guardo fuori per la strada
- mentre inaspettatamente passano
- coraggio, disonore, perdono,
- anime bianche
- che suonano un'altra canzone
- passeggiando per i giardini
- delle Rimembranze
- dove parto con la mia mente,
- un amico che mi sa perdonare,
- tagliando la corda
- in un mare di fiori
- che le mie grosse scarpe
- sembrano schiacciare
- insieme a lacrime già viste
- voli antichi
- immagini di una Maria
- capelli neri
- una stretta di mano
- e la mia incorporea, evanescente
- dedica idiota ad Allen.
- La birra è finita in fretta
- ma ho ancora tempo
- per galoppare lontano
- lungo la Statale 61,
- chiedendo al poeta di Duluth
- perché sto sprofondando,
- perché non vedo chi muove i fili
- perché anch'io me ne vado
- come una pietra che rotola.
- Allora alla malora
- senza una direzione dove andare
- senza punti d'arrivo
- caricato sulle mie spalle grandi
- di dubbi che ti schiacciano,
- di piedi legati
- che non riesco a sciogliere,
- di occhi rivolti dietro me
- che non riesco a raddrizzare,
- con una penna consumata
- che scappa dalle mie mani
- senza dirmi nulla
- senza punti e virgole,
- senza una parola della mia
- dedica idiota ad Allen.
- Mentre calo due Sette
- ghignando come un pazzo
- grido la rabbia e la vendetta
- con lo sguardo atroce del mescitore
- che vede il mio bicchiere vuoto
- il mio sguardo sui testi
- che sono un portento
- e che mi fanno piangere,
- aspettando un ruolo
- ed il sole qui
- sotto il livello del mio cuore
- e sui fogli sempre bianchi
- della mia infaticabile, geniale
- dedica idiota ad Allen.
- Due rime a Maddalena
- Maddalena non sta proprio bene oggi.
- Ha tante cose che vuole raccontare
- ma non sa a chi, dove e quando,
- non sa chi la starà ad ascoltare
- chi asciugherà presto questo suo pianto.
- Chi la consolerà, le starà vicino
- chi capirà i suoi occhi azzurri e fondi
- chi le darà un bacio questa mattina
- chi darà un calcio a tutti i suoi ricordi.
- Maddalena vuol dimenticare tutto oggi.
- Vorrebbe uccidere questa sua malinconia
- sa che tutto sta perdendo il suo sapore
- sa che qualcosa le sta fuggendo via
- vuole che qualcuno possa davvero capirla.
- Chi potrà raccogliere il suo pianto disperato
- chi potrà ricordarla in una breve preghiera
- chi potrà sostenere quel suo cuore malato
- chi potrà tenerle la mano questa sera.
- Maddalena si sente davvero stanca oggi.
- Vuol farla finita con chi non sa parlare
- con chi giura - non ho nulla sulla coscienza
- lascia stare tutto, non credere, non sognare
- ciò che credi non è nient'altro che apparenza -.
- Maddalena non vuole storie e compassione
- Maddalena non vuole filtri, oroscopi nella mente
- Maddalena vuole cambiare questa situazione
- fuori da questo vaso di cristallo trasparente.
- Maddalena non ha avuto voglia di svegliarsi stamattina
- perché era vuota la giornata senza un volto in cui
- [specchiarsi,
- senza senso la sua vita senza un Dio in cui sperare
- perché era vuoto il suo destino in cui dover odiarsi
- senza senso quel mattino senza chi potere amare.
- Io non posso ora che piangere ed urlare
- non posso scrollarmi di dosso questa pena,
- posso solo dire che è tardi per parlare
- posso solo dare due rime baciate a Maddalena.
- Le colline della Luna
- Pioggia battente sulle colline della luna
- notte fioca che tace ed ascolta
- colpe segrete e nascoste che cercano vecchi mercanti
- per regalare carichi e pensieri, rovine di due mondi lontani.
- Tra le pieghe delle mie pagine
- scorrono diari senza nomi
- mentre la tua libertà ti assale e ti copre di amori
- che inaspettatamente ricordi,
- amici, corsari di tempi cupi
- risate che prevaricano la tua follia.
- Le nostalgie sgretolate, irriconoscibili ti appaiono come
- [ombre
- afferrandoti ai pensieri, luci, accuse insignificanti,
- spettri sbiancati e vecchi compagni,
- un bicchiere, un lampione
- labbra dimenticate e poi niente.
- Dalle mura di quel cuore morente
- una sentinella urla spietatamente i tuoi sogni,
- ciò che ami sopra gli altri, suoni, grida, minuti agonizzanti,
- dipinti su tele incolori, grattacieli e segreti dimenticati.
- Da questi deserti, da questi pugni chiusi si spengono i poeti
- giovani artisti stanchi e rassegnati.
- Solo Qohelet urla la sua realtà
- convoca le sue creature
- impartisce il senso, il destino
- la circolarità infinita della tua vita.
- Dalle colline di questa luna
- lascio cadere il mio spazio
- il mio tempo vissuto con lei,
- fermandomi sulla panca
- altare di pietre e sangue, luna grigia e amica
- grotta di un David braccato dai suoi nemici,
- re senza regno, principe sognatore,
- guglia di sabbia e sale
- in attesa della notte più fresca.
- Dalle colline di questa luna
- vedo consumate le mie forze,
- bandiere bruciate in una battaglia ormai finita,
- passi lontani e occhi sbarrati, risposte diverse
- destinazioni sconosciute
- soste che ti allontanano dalla tua via.
- Dalle colline di questa luna
- osservo queste ombre svanire dolcemente,
- parole che ho rifiutato, lacrime sprecate,
- occhi che non vogliono più vedere,
- una valle dove tutto si è fermato
- dove niente non scompare nel nulla
- dove non ascolterò parole inutili,
- una valle dietro le colline di questa luna
- dove io sarò libero,
- sarò libero per sempre.
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Ins. 06-10-2003