LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

  Poesie tratte dal libro
L'immagine di te
meditazioni liriche
di
Toni Carbonaro
editrice Montedit, 2000, Collana I gigli (poesia), pp. 80 - L. 14.000 - Euro 7,23 ISBN 88-8356-028-0
 
 
"Quando l'uomo prenderà coscienza
che della vita altrui è lecito disporre
per la sola quota
spontaneamente offerta con amore,
allora, in quel lontano giorno,
festeggeremo la nascita dell'umanità"
 
tc
 
Immagine
 
L'immagine di te
è l'abito bianco del gabbiano
furtivo e lieve nell'involar la preda,
è la spuma di cascata fumigante
dalle mille corde sonore
brevi ed eterne come un sospiro,
è la risacca tra gli scuri scogli
levigati dalle carezze del mare,
è l'incondensabile distillato
di sogni ed inquietudini,
è promessa e magia,
è intermezzo,
è preludio
···
L'inafferrabile immagine di te
è, per sempre.
 
 
Cerco
 
La verità io cerco
la verità catartica
con cui andare oltre
l'acuto del pensiero.
 
Cerco il segreto
del tesoro nascosto
mentre l'alba cancella
il frutto della notte.
 
Stringo nel pugno
granelli d'infinito
che ad uno ad uno spande
l'improvvida clessidra.
 
Da desío sospinto
lontano fuggo dal buio;
lasciatemi altro tempo
voglio cercare ancora.
 
 
Domani
 
Succederà domani
ciò che ho tanto sperato.
Giungerà domani
la risposta attesa
la certezza cercata
il consenso maturato.
Potrò alfine bearmi
dei più lieti pensieri
in spazi riposanti
interdetti a ogni pena.
Tappeto argentato
sarà il mare,
il nudo deserto
confortevole giaciglio.
Scoprirò un rosso orizzonte,
palcoscenico magico
per amorevoli figure,
dove mai albergheranno
nebbie, ghiacci e paludi,
dove le nuvole saranno
solo un gaio ornamento.
 
 
Il progresso
 
Orme sulla spiaggia deserta
parlano del mio vagare
alla ricerca dell'essere.
Io parte del paesaggio?
 
Frasche maltrattate dal tempo
testimoniano di vita e di morte
sempre legate a filo doppio.
La natura, è vero, non conosce pietà.
 
Inattese turbolente dell'aria
offrono oltre le mosse fronde
caleidoscopici frammenti di cielo.
La natura non cerca il progresso.
 
Ostinazione sorda dell'uomo
alla continua ricerca del nuovo,
falsa esigenza di vita.
Fino a quando? Fin dove?
 
 
Simulacro
 
Quasi un anno più tardi
ricerco in questi luoghi
cosa c'è di mutato.
Non mi sento sicuro
ma qualcosa non vedo
altre cose ora scopro.
Cambia spesso mi pare
la visuale del mondo.
Che sia forse mutata
la mia prospettiva?
Che io sia - come dici -
diverso da prima?
Mi ribello al pensiero
ch'io possa albergare
per un lustro o un istante
in un mio simulacro.
 
 
Sono qui
 
Sono qui
in attesa, dal tempo
dei miei primi ricordi
o, forse, da quando
in siffatto limbo
di materia e energia
con discrezione fui posto.
Sono qui ad attenderti
con le mie tante disillusioni,
sicuro sempre di trovarti
un giorno, d'improvviso.
Vedo il tuo volto corrusco
che solo a me sorride,
vedo i grandi occhi cerulei,
frammenti - essenza d'infinito,
in cui le mie anonime fattezze
e il mio scarno bagaglio
mirabolante rifulgono.
Vedo le tue braccia protese,
traguardo e abbandono,
rapimento e certezza,
preludere alla gioia piena
di una sola appagante unione.
 
 
La formula
 
Contraddizione cosmica
l'evolversi del mondo.
Un centinaio appena
di elementi essenziali
mirabilmente ci appaiono
in miriadi di forme,
siano inerti o vitali,
e il loro ricomporsi
in ogni istante fissa
ciò che resta o che muta.
Ciclo Bethe e neutroni
materia ed energia
e, poi, cos'altro
che renda distinguibili
grafite e diamante
pervertito e innocente?
Pur se data è la formula
dell'eterno che muta
nessuno vanti conoscere
composizione e schema
di quanto in me succede
se ti guardo negli occhi.
 
 
 
Per mano
 
Per mano ti condussi
tra frulli repentini
e polle ribollenti
su infido tappeto.
 
Per mano percorremmo
terrapieni scoscesi
schivando margherite e traversine
teso l'orecchio oltre
il sordo brusio.
 
Per mano girammo attorno
a rocche merlate
a magnolie giganti
a cavalli pietrificati
a pensieri di intimità preclusa
a deliri di sole e nuvole.
 
Per mano, spero, mi guiderai
dove candida rena
estingue flutti e marosi
quando la luna offre
l'ultima gobba all'aurora
mentr'io starò ancora
stringendo le tue mani.
 
 
Quel passo
 
Quel passo, talvolta,
risonante nell'ovattato andito
ad allertare la sopita veglia,
quando il tocco flebile
dei legni e dei metalli all'uscio
non riuscisse a lanciare
il sospirato annuncio
prima del dispiegarsi
del pesante rocchio alla finestra
- segni che udito illeso
in diverso momento non coglierebbe -
quel passo e quel rintocco
di appagamento turgidi
tra il pulsar delle vene
non cercherò domani
nell'attesa che il sonno fluente
le membra mie dissolva.
Si fa piatta la curva,
altalenante ancora
tra cunette e dossi
di partenze e ritorni.
Si frange il miraggio
di una vagheggiata sequenza
- superata, banale, forse -
di assolvimenti di ruolo
secondo matura convinzione.
 
Te ne vai,
e la solitudine avanza.
 
 
Sarei
 
Ago senza cruna
candela senza stoppa
fiumana senza alveo
straripante e perduta
 
zufolo senza suono
tramonto senza luce
farfalla senza colori
rifiutata dai fiori
 
veliero senza comandi
montagna senza riflessi
arbusto senza radici
impotente nel vento
 
figura senza sembianze
pellegrino senza meta
rondine priva d'ali
io senza te sarei.
Occhi (Pasqua 1999)
 
Occhi arrossati
da acida pioggia di dolore,
occhi sbarrati
per l'orrore, il terrore.
Braccia protese, braccia
avvinte al residuo bene
mal sorrette da macerate
stremate sfatte membra,
la volontà che più non pesca
nell'animo vuotato.
Il tuo mondo, gli affetti
la dignità, il passato
l'identità soppressa
un domani tra tenebre...
Pianta d'un sol colpo divelta
- i germogli in pasto al gregge -
agnello destinato al sacrificio.
Chi avrà cura dei resti senza nome?
Chi pagherà il conto?
Ancora una disfatta
per l'umanità
due millenni dopo la Croce.
Occhi che scrutano
alla ricerca dell'uomo.
 
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ins il 31 marzo 2000