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- Da: Realtà vince il
sogno
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- Piazza dei fanciulli la
sera
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- Io arrivai in una piazza
- colma di una cosa sovrana,
- una bellissima fontana
- e intorno un'allegria pazza.
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- Stava tra verdi aiole;
- per viali di ghiaie fini
- giocondavano bei bambini
- e donne sedute al sole.
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- Verde il labbro di pietra
- e il ridente labbro dell'acqua
- fermo sulla riviera stracca,
- in puro cielo s'invetra.
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- Tutto il resto è una bruna
- ombra, sotto le loggie invase
- dal cielo ross, l'alte case
- sui tetti attendon la luna.
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- Ivi sembrava l'uomo
- come una cosa troppo oscura,
- di cui i bambini hanno paura,
- belli gli chiedon perdono.
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- Da: Altre poesie
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- Un dolce pomeriggio
d'inverno
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- Un dolce pomeriggio d'inverno,
dolce
- perchè la luce non era più che
una cosa
- immutabile, non alba nè
tramonto,
- i miei pensieri svanirono come
molte
- farfalle, nei giardini pieni di
rose
- che vivono di là, fuori del
mondo.
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- Come povere farfalle, come quelle
- semplici di primavera che sugli
orti
- volano innumerevoli gialle e
bianche,
- ecco se ne andavan via leggiere e
belle,
- ecco inseguivano i miei occhi
assorti,
- sempre più in alto volavano mai
stanche.
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- Tutte le forme diventavan farfalle
- intanto, non c'era più una cosa
ferma
- intorno a me, una tremolante luce
- d'un altro mondo invadeva quella
valle
- dove io fuggivo, e con la sua voce
eterna
- cantava l'angelo che a Te mi
conduce.
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- da: Tetti Toscani
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- D'estate
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- E cresce, anche per noi
- l'estate
- vanitosa, coi nostri
- verdissimi peccati;
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- ecco l'ospite secco
- del vento,
- che fa battibecco
- tra le foglie della magnolia;
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- e suona la sua
- serena
- melodia, sulla prua
- d'ogni foglia, e va via
-
- e la foglia non stacca,
- e lascia
- l'albero verde, ma spacca
- il cuore dell'aria.
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- da: L'estate di San Martino
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- Dai tetti
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- E' un mare fermo, rosso,
- un mare cotto, in un'increspatura
- di tegole. E' un mare di pensieri.
- Arido mare. E mi basta vederlo
- tra le persiane appena schiuse: e
sento
- che mi parla. Da una tegola
all'altra,
- come da bocca a bocca, l'acre
- discorso fulmina il mio cuore.
- Il suo muto discorso: quel suo
esistere
- anonimo. Quel provocarmi verso
- la molteplice essenza del dolore:
- dell'unico dolore:
- immerso nel sopore,
- unico anch'esso, del cielo. E vi
posa
- ora una luce come di colomba,
- quieta, che vi si spiuma: ed ora
l'ira
- sterminata, la vampa che rimbalza
- d'embrice in embrice. E sempre la
stessa
- risposta, da mille bocche d'ombra.
- - Siamo - dicono al cielo i tetti -
- la tua infima progenie. Copriamo
- la custodita messe ai tuoi granai.
- O come divino spazio su di noi
- il tuo occhio, dal senso
inafferrabile.
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- Da: Ultimissime
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- Fraterno
tetto
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- Fraterno tetto; cruda città;
clamore
- e strazio quotidiano; o
schiaffeggiante
- vita, vita e tormento alla mia
anziana
- età: guardatemi! sono il più
càduco,
- tra voi; un rudere pieno di colpe
sono...
- ma un segno che qualcosa non
tramonta
- col mio tramonto: resiste la mia
pazienza,
- è come un orizzonte
inconsumabile,
- come un curvo pianeta è la mia
anima.
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