Il Club dei poeti 1998 |
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NARRATIVA 1° Classificato IOLANDA SERRA
COL MARE NEL CUORE
Cominciai a scriverti che ancora non c'eri, non sapevo neanche il tuo nome o se un giorno te ne avrei dato uno. Mi dicevano che, forse, per te la vita sarebbe stata dura; che non ti sarebbe bastato il mio amore per credere in lei e strapparle un istante tutto per te; che non avrei potuto aiutarti, che non avrei saputo come. Mi dicevano di non amarti, perché avrei sofferto quando t'avrei perso e t'avrei perso presto, molto presto, prima ancora di vedere i tuoi occhi azzurri. Oh, sì, azzurri; i tuoi occhi sarebbero stati azzurri, non potevano non esserlo, li avevo disegnati apposta per te: due grandi occhi limpidi come il mare d'agosto nella bassa marea e un volo di gabbiano all'orizzonte. Gli scogli non facevano parte del panorama e del blu e che gli avevo chiesto in prestito. Sì, dovevi avere gli occhi azzurri, perché potessi perdermi nel tuo blu ed amarti, fino nel profondo e raccogliere una conchiglia dal sapore di mare, dal sapore di buono, dal sapore di te. Ed intorno a quel viso, rubato ad un angelo, nei rami d'ebano, un contrasto perfetto con l'acquamarina dei tuoi fondali; un nero profondo come il mio amore, un nero a cui aggrapparmi nelle notti di tempesta. T'avrei amato tanto; tanto già ti amavo, ma avrei dovuto fare di più. Ma continuavo a dirmi che non avrei dovuto pensare a te, che non esistevi, che la mia fantasia m'avrebbe tradita, che non si può costruire un sogno e far finta di crederci; non dovevo crederci, tu non eri vero, ma io ti sentivo palpitare sul mio cuore, sentivo i tuoi battiti e ogni volta era un uragano di emozioni: come non potevo amarti! Ho provato a non amarti, me lo sono imposta, mi sono costretta, ma ogni volta la tua mano, leggera come l'onda, sfiorava il mio cuore ed io l'afferravo e la tenevo stretta nella mia: era l'unica cosa che mi facesse ancora amare la vita; non avrei permesso a nessuno di portarti via, tu m'appartenevi e non solo nei miei sogni ed io potevo esistere solo con te!
Poi venne l'inverno ed il freddo invase il mio corpo. Si sa, il mare d'inverno non ha clemenza né pietà dell'ultimo bagnante sfuggito al suo sole, ed errante sulla sabbia nera di bruma. Te ne saresti andato via con la neve, mi dissero, con la prima neve di Natale e non avresti avuto il tuo posto intorno al camino la notte degli angeli! Non volevo pensare, non potevo pensarmi senza te: dovevo stringerti, stringerti più forte di quanto avessi mai fatto fino ad allora; il mio abbraccio non avrebbe permesso alla bufera del Nord di portarti via, non potevi lasciarmi non potevi lasciarmi così anche un fuggiasco ha diritto alla sua scialuppa di salvataggio ed io ne avrei costruita una robusta, intrecciata di scogli e di chimere, e mi sarei lasciata trascinare dalla corrente insieme a te, se il buio ti avesse travolto. Il mare non avrebbe potuto colmare il vuoto che mi avresti lasciato nel cuore, se, di notte, fossi sfuggito alla mia veglia ed il sonno, suo complice, t'avesse nascosto, per sempre, al mio cielo. Il tuo cuscino tra le mie braccia t'avrebbe fermato! Fermai un angelo, nella notte di Natale e lo pregai di darti il mio messaggio, di dirti che avrei lottato per te, che appartenevi solo a me e che non potevi tradirmi così al punto in cui eravamo! Le campane il suono delle sirene che nella notte correva per sfidare la vita e il tempo si intrecciarono con i rintocchi della mezzanotte santa. Fermai il mio cuore per non farlo tremare, mi sarebbe scoppiato il petto per la paura di non arrivare in tempo per vederti, per stringerti, forte forte, come mille e mille volte avevo fatto nei miei sogni; fermai io miei pensieri su un'onda contro uno scoglio. Poi il tempo cominciò a correre: un'ora, due, tre Quell'anno, la neve ricoprì il mondo in un magico abbraccio di angeli; il suono delle campane riempiva l'aria di una dolce melodia che arrivava fino in fondo al cuore io invece sentivo il rumore del mare quell'onda che avevo fermato si stava sciogliendo e diventava schiuma che lambiva lo scoglio e cullava una sirena abbandonata al dondolio delle acque. Sentivo il mare innondarmi il cuore e il suo urlo, una conchiglia si era aperta tra le onde e il cielo ci si era tuffato dentro; la bassa marea mi cullava un sogno, un dolce sogno: il mio sogno! La felicità mi aveva incontrata e si era data a me. Mi sentivo libera come il mare all'orizzonte di più di più il mare non mi bastava per contenere la mia gioia non poteva bastarmi! Ero felice felice perché potevo amarti, potevo finalmente stringerti finalmente annegarmi nei tuoi occhi blu e tuffarmi come delfino, libera di godere del sole lassù Io avevo visto il mare nei tuoi occhi blu ed ero felice eri nato TU! figlio del mare che ti cullava e del sole che ti ninnava figlio e mamma ed altro non c'è nei segreti del mare!
Per leggere l'opera 1° classificata al concorso Angela Starace 2001 sez. narrativa |
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