Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordientiIncipit di Ciao Mamma Maria Rosaria Cau
- Testamento dell'autore nell'embrione
- Cara mamma, è la tua bambina che ti parla attraverso il filo diretto del cordone ombelicale. Ti scrivo non udendo perché non sento più la tua soave voce. Che mondo meraviglioso sarebbe stato incontrarci senza il dubbio che mi assale di essere stata concepita con l'obiettivo di evolverti attraverso questa gravidanza che ti fa sentire, ancor fanciulla, fra le braccia e nel cuore di mio padre; e di liberarti dalle paure della vita. Ora mi presenti al mondo come fiore misterioso. Io, la scintilla che ha rafforzato l'amore tuo e di papà. E felice, scalciavo nel tuo ventre amato, finché intimamente mi confidasti che presto, molto presto, mi avresti presentata ai miei otto fratelli: anche loro concepiti da un forte legame d'amore con papà. Madre mia, ad onor del vero ne rimasi offesa e, per un po' ti avevo maltrattata, sporcando dal suolo fino al tetto questa casa, sentendomi soltanto un'ospite sfrattata. Mentre accade qualcosa di drammatico che mi stacca inesorabilmente da te, aggrappandomi al cordone ombelicale, mi appello al tuo amore e, disperata, faccio testamento scrivendoti la poesia "Ciao mamma". E, per favore, rispondimi prima che questo terremoto mi trascini lontano da te mamma mia, ed anima mia.
- Ciao mamma
- Vivere dentro il bozzolo materno
- è stato un'esperienza irripetibile.
- Ricordo:
- ero il confidente
- dei dialoghi intimi di mia madre,
- pranzavamo, dormivamo, giocavamo
- a quattr'occhi.
- Lei, mi adagiava all'ombra
- del cordone ombelicale
- e mi serviva il plasma giallastro
- su piatti di alabastro:
- che vita, ragazzi!
- Vestivo di bianca tunica
- di lino pieghettata,
- la chiamavano placenta...,
- per me, era un'ampia collana indorata
- dall'Amore Materno.
- Lei, mi nominava Reggente
- degli organi suoi, dei miei, dei suoi...,
- finché non ci travolse un terremoto
- ed una mano rovente mi estraniava
- serrandomi il collo, fin quasi a soffocarmi.
- Ed io, nel mio primo gemito di dolore urlavo:
- "Ciao, mamma, non mi abbandonare!."
- Caro figlio
- Nell'amor mi son disperso
- non comprendo
- cosa vuole la mia Lei
- che, durante il nostro amplesso
- parla sol del suo pancione,
- indicandomi il piedino
- la manina, il gomitino
- di te, figlio ancora in embrione,
- proclamandoti campione
- incontestato del pallone
- senza aver mai gareggiato
- nei mondiali del passato.
- Questo dialogo, fra voi,
- mi indispone a dire il vero
- estraniandomi dal fatto
- che, pur'io qualcosa ti ho donato.
- Certo, era il mio spermatozoo...!
- Ma tu, Embrione indifferente
- dialoghi sol con la placenta
- ritenendola... Onniscente.
- La placenta che è tua madre
- mi fa i fax, per sillabarmi
- la tua vita intrauterina e,
- mi chiede in anteprima:
- la mercedes, il passeggino
- il pediatra, il pavesino
- una centrale nucleare e, di più
- credimi, io non oso ricordare.
- Ma, or, ti dico solamente:
- "Caro figlio, questi desideri tuoi
- che mi elenca la mia Lei
- per me, sono veramente poca cosa,
- ascolta, invece, la mia voce Orgogliosa
- sì, è la voce orgogliosa del tuo papà
- speranzoso, che quando nasci
- Tu, non chiami... Nullità."
- Perdonami
- Perdonami
- se prima di nascere
- ti ho raccontato tante favole
- sai, ero così felice!
- Mi sentivo in piena estate
- con te
- che vivevi nel mio ventre.
- Passeggiando pei viali alberati
- fra il pigolar
- dei passeri implumi
- ti mostravo
- un fantomatico castello
- immerso in giardini opulenti.
- Ti sentivo batter le manine
- ora aperte, ora chiuse,
- volteggiar
- simili a farfalle fra le rose.
- E nel mio ventre ondulante
- ti nominavo Reggente
- dei miei averi, dei miei pensieri.
- Respiravamo uniti pelle a pelle,
- il sapore dell'estate e delle viole.
- Figlio, perdonami
- quando scoprirai
- un casa angusta
- ed un camino spento.
- Perdonami
- se ti scalderò
- ninnandoti sul petto.
- Perdonami
- se per Infinita Tenerezza
- ti ho presentato
- un mondo di favole.
- Ed ora, mentre urli il tuo primo vagito
- non ti ho dato un castello
- Figlio mio, ti ho dato la Vita.
- Caro diario
- Caro diario,
- ti affido il mio segreto.
- Ora ti spiego la mia posizione,
- son orfano..., di genitori separati
- vivo in trasferta come un militare
- son prigioniero fra i due contendenti.
- Mentre loro si sfidano a duello
- come un arco ben teso ed adulato
- usano il mio corpo... da nobile bersaglio
- e, dopo aver a lungo combattuto,
- mi lascian come... un cane abbandonato
- fra patatine, pizze e cioccolato.
- Caro diario,
- ho tanta voglia di fuggire
- e raccontare al mare il mio dolore.
- Oppure, volare in alto su un aereo
- e libero con le nuvole parlare.
- Vorrei trovare un posto sulla terra
- e poter dire i miei genitori:
- "Non maledite il giorno che son nato
- perché il vostro amore..., se ne è andato,
- ma datemi soltanto un po' d'amore."
- Dicono: "Chi fa il cattivo, va all'inferno."
- Ma non può esistere un inferno peggiore
- per chi come me ha un solo genitore
- e non può nemmeno protestare!
- caro diario,
- or tu sai che piango e soffro perché li amo tanto,
- e vorrei poter diventar la fonte
- che abbevera il genitore stanco,
- e ti giuro, scenderei fino al mare
- per inondarlo di baci e d'amore.
- Figlio trascurato
- Caro figlio,
- stanotte ho letto la tua poesia
- e del tuo disappunto
- per me, per tuo padre
- un dì innamorati
- oggidì, separati.
- Ci consideri genitori incuranti
- del tuo soffrire
- e della tua disperazione.
- Lo so, la tua non è
- la cosiddetta crisi giornaliera
- ma la ricerca
- di un'identificazione
- di figlio trascurato
- per la nostra guerra
- fatta di contestazione.
- Così, dimentichi
- del nostro amato figlio
- lo releghiamo
- in un angusto foglio.
- Ritieni di esser nato
- da una cellula impazzita
- dai tanti afrodisiaci della vita.
- Figlio, ci giudichi
- genitori insensati,
- ma di certo ignori
- che l'amore non ha
- leggi grandi o minori.
- L'amore è un'essenza speciale
- che la fa durare..., forse... un dì,
- forse, una vita intera.
- Non è accaduto a noi,
- peccato...,
- ma tu per noi
- sei il Paradiso Incontaminato.
- L'incontro
- Mammina, mio amore,
- per l'incontro con Gesù, sono un po' timoroso
- mentre voi parlate di festa e biglietti d'invito
- io, te lo giuro, mi sento fuscello smarrito
- perché, vedi Dio è Grande, io son piccino
- e per questa mia prima comunione
- ho nella testa paura e confusione!
- Il prete mi ha detto: "Capita a tutti questa Emozione."
- Ma io non convinto, sai cosa ho fatto?
- Ho chiamato Gesù... e tutto d'un fiato
- ho urlato: "Gesù, mi senti dall'alto?
- Sai, voglio proprio confessarti... che domani è il nostro giorno
- ma io, ho tanta paura di non essere... abbastanza uomo!."
- Mamma mi credi... Dio, mi ha risposto:
- "Mio piccolo amico, insieme ai bambini di ogni Nazione
- Tu, sei il mio Angelo,... e nella Emozione
- attendo l'Incontro della Nostra Prima Comunione."
- Amore di bimbo
- Mamma, dove sei?
- Nell'asilo ci sonno tanti bambini,
- ma... io penso sempre a te.
- In casa ho tanti giochi, ma non so cosa fare,
- ho perfino la radio con le cuffie Sony,
- le video cassette, il registratore,
- il telefono cellulare:
- così, in caso d'urgenza ti posso telefonare.
- La nonna, la zia, l'amica di famiglia,
- si danno il cambio a turno
- per potermi star vicino.
- Mamma, perché è così importante il tuo lavoro?
- Che bello, finalmente sei rientrata!
- Oh! Mamma cara quanto è lunga la giornata
- e tanto vuota senza un tuo sorriso.
- Quando mi abbracci mi sento in paradiso.
- "Cara piccina mia, stringimi forte
- e, dimmi è stata bella la tua giornata?."
- "Oggi la signorina mi ha insegnato una poesia,
- mamma, è così bella, e voglia che sia tua."
- Incomincia così
- Mamma, vò dirti una cosa
- che forse ti piacerà tanto.
- Stanotte, passandomi accanto
- mi disse il bambino Gesù:
- "Beato quel bimbo che vive
- protetto da un Angelo Pio."
- Mamma, quel bimbo sono io,
- quell'Angelo, mamma, sei Tu!
- Il diploma
- Ho ben quattordici anni
- il corpo alto, snello,
- il viso è delicato... e, non perché sia bello,
- ma per quel brufoletto
- piazzato sopra il naso,
- sulle guance, sul mento.
- La vita mi ha tradita.
- per via di questi brufoli
- non sono corteggiata;
- non voglio esser lagnosa
- se affogo il mio dolore
- ascoltando il professore
- che, pacatamente, spiega... la... Riproduzione.
- Descrive l'impatto fra ovocellula e lo spermatozoo.
- Tanto per far qualcosa trascrivo:
- Mitocondri, Ribosomi, Cromosomi
- la forza dell'amore nella coniugazione
- dà germe a nuova vita nella fecondazione.
- Che atroce controsenso!
- Nei miei quattordici anni nessun mi ha dichiarato,
- l'animo si tormenta,
- non sono una ragazza... sono l'oscurità
- nell'autostrada viaggia soltanto la metà,
- che studia solamente per propria compassione.
- Ma, non sarò così sciocca da cadere in follia
- come le mie compagne
- che per sentirsi donne,
- fanno uso di droga e mille porcherie.
- Sguscerò dall'ombra, e per due brufoletti
- non mi getterò via.
- La lezione è finita, ora so cosa fare
- studierò veramente come se fosse amore
- e con un diploma in mano,
- lungo l'autostrada di scienza della vita
- comprenderne il valore.
- Amor di padre
- Per quanto sia difficile
- il ruolo di una madre di quest'era,
- tu, mamma cara
- mi sciogli ogni dilemma giornaliero,
- tutto di te mi da profondo Amore.
- Tu padre,
- sovente rientri stanco e pensieroso
- ti siedi sul divano e silenzioso
- attendi il desinare della sera.
- Non batti ciglio al mio pesante trucco,
- né al mio vestire troppo scollacciato
- eppure oggi ho veramente esagerato:
- ho appeso un orecchino all'ombelico.
- il tuo modo di fare distaccato
- mi fa pensar che di me nulla t'importa
- attendo un tuo gesto, una sgridata.
- Mi guardi e taci, lontano è il pensier tuo.
- Indispettita mi avvio verso l'uscita,
- tu mi fermi col gesto delle dita
- e dal tuo giustacuor sfili una foto:
- v'è una bimbetta dal viso dolce e chiaro
- tu me la porgi con l'occhio del rimpianto.
- E nel pensier mio s'invola la realtà
- dei passi che io volgo a ignoti lidi
- deturpando la dignità
- di quella bimba che stringi ancora al petto.
- Padre, grande è il tuo Amore
- ed io te ne sono grata.
- Il padre
- Ciao padre, finalmente sei tornato,
- principe che nei sogni lasciavo porta schiusa.
- Dal primo anno di vita quando mi abbandonavi
- urlando al mondo intero
- e, a me che ti guardavo con infinito amore,
- "Figlia, io mi sacrifico..., è meglio non vederti
- sai, è un atto d'amore lasciarti con tua madre
- che è saggia e, con buon senso
- Lei ti saprà allevare.
- Perché fai gli occhi tristi?
- Sei sempre figlia mia
- non sei nata... per caso,
- sei figlia dell'amore.
- Ma ero tanto giovane per rimaner legato
- ad un matrimonio ingrato
- imponendomi LEGGI di padre di famiglia
- che dovrei rispettare.
- Ma in tutti questi anni di un esilio forzato
- sei stata nel mio cuore,
- sei vissuta qui dentro
- unico grande amore - sofferto e calpestato.
- Ma ormai sono maturo
- e, a diventare Padre mi sento preparato."
- "Papà, è pura fantasia, io non t'ho mai veduto
- spinger la carrozzina,
- parlar con l'insegnante,
- studiare fino a sera tarda pagine di storia, scienza e geografia.
- Tu, hai scelto la via comoda
- te ne sei andato via.
- In questi diciott'anni ho vissuto l'inferno,
- perché mi hai trascurata e baciavo soltanto la tua fotografia.
- E mentre tu vivevi libero la tua vita
- la mamma ed un signore
- mi han sempre coccolata, sgridata ed educata.
- Loro son stati svegli quando non stavo bene,
- eran sempre presenti in ogni situazione.
- La casa, l'orsacchiotto, l'albero di Natale,
- la tavola imbandita... puntuale alle ore sette.
- Salvandomi ogni istante da sogni,
- da follie con cattive compagnie.
- Se ho rigato diritta, non è merito mio
- ma di una mamma dolce
- e di uno sconosciuto che ha formato la famiglia
- e, in tutti questi anni Lui mi ha chiamato figlia.
- Vedi, caro papà,
- eri il principe azzurro nella mia fantasia.
- La fantasia è una favola.
- La vita è una realtà,
- ormai son cresciuta
- il fattore D.N.A. è sol formalità.
- Perciò, padre straniero,
- prosegui nella via... della tua libertà."
- Un padre che vale
- In questo Natale ho veduto un Atto d'Amore
- da ricondurmi ancor giovial bimbetta
- nella ferma credenza di Babbo Natale,
- e della sua venuta su una slitta.
- Circondata dal calor della famiglia:
- c'è festa, c'è gioia, la tavola è imbandita.
- Col dolce suon di una campana strana
- qualcuno dice: "Apritemi la porta,
- e ditemi, è qui che abita Silvana?."
- Chi vidi mai varcare la mia soglia,
- con la barba bianca e l'abito vermiglio
- giungendo alla mia casa, ed al mio cuore,
- più non ricordo i miei cinquant'anni,
- e nella felicità sono bambina
- tale e quale alla mia nipotina,
- che nel battimano generale
- abbracciamo proprio Lui: Babbo Natale!
- Chi sta dentro quell'abito è l'amore,
- ed insieme a lui chi ne è l'innovatore
- di questa Sera Santa Eccezionale.
- Nella sua realtà di padre acquisito
- mio genero ha potuto dimostrare
- che, il Padre Vero, è chi lo sa fare.
- Che per i bimbi le favole son vere
- e sol l'amore le può realizzare.
- "Genero mio, in questo Natale
- tu ci hai fatto vivere un Sogno che Vale.
- Vedi, qual gioia e meraviglia
- v'è negli occhi grigio-perla della mia nipotina?
- Ed io, in quella Veste, nel tuo Atto d'Amore
- ho rivisto gli occhi buoni di mio padre."
- Ave Maria
- Mai dolore fu grande
- e, scopre il sentimento
- di amor consolidato
- sopra il tuo grembo amato.
- Or punge il cuor dolente
- rivolto al corpo amato.
- Quando tu, mamma mia,
- come un turbine di vento
- nel sol primaverile,
- con la mano del Signore
- te ne sei andata via.
- Mio Dio ti prego, ascoltami,
- inginocchiata al suolo
- di terra brulla e buia
- fammi una grazia sola,
- come un'Ave Maria,
- fammi diventar donna
- come la mamma mia.
- La pace è nulla, è tutto
- La pace è nulla, quando l'animo è inquieto,
- diventa lotta al denaro, al potere.
- Inquieto, per conquistarsi un luogo
- dove ciascun... da... Dio vuol governare
- e, sente come nemico,
- chi benevolo indulge a farlo ragionare.
- Così nasce il razzismo,
- il falso patriottismo,
- la falsa carità.
- Dove l'atto umano di solidarietà
- viene tenuto nella cassaforte
- da chi ha già tanto denaro insanguinato,
- sulla pelle di umili, di Innocenti
- che come Cristo in croce
- nulla hanno... spartito coi potenti.
- La pace, è tutto nell'armonizzar le membra
- nelle forme di pelle e di colore,
- unendoci come i petali di un fiore
- a donar rugiada... a... rinfrescar la voce
- di chi è razzista, e non si guarda in faccia.
- La pace, è camminar compatti come un gregge
- dividerci il pane, e far rispettar la legge.
- il Tutto, è custodire
- i beni della terra
- non con le armi, o facili parole,
- ma essere custodi del padre,
- del fratello,
- essere l'Infermiere di ogni male.
- La Pace,
- il Tutto,
- è il frutto di ogni cuore.
- Fratelli miei,
- come dice Gesù:
- "La pace, è custodire
- ben stretto nel pugno
- il seme dell'Amore."
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