Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Oretta Bray
Con questo racconto si è classificato nona al concorso Marguerite Yourcenar 1999
Tic Tac
 
«Giornata terribile.
Non mi ero preparata a quella giornata, rifiutavo il suo arrivo e le sue conseguenze su di me.
Lei, padre, mi disse di avere fede. Però, vede, forse è più facile e onesto rafforzare una fede che già c'è, piuttosto che improvvisarne una che non si ha e, comunque sia... io sentivo di non averne a sufficienza perché... sembrava 'non funzionare'.
Quando bisogna agire nell'immediatezza, non c'è tempo di mettersi appena a cercare la fede... mi era sembrato più utile, invece, accendere il motore della mente per trovare una soluzione in fretta. Pensavo si stesse nascondendo da qualche parte e così ho afferrato tutti i pensieri per trovarla.
Non la trovavo.
Allora, ogni pensiero l'ho spaccato in due e ogni metà l'ho agganciata ad una metà 'logica' diversa, ma... ancora nulla. Ho messo in allerta tutti i miei 'strumenti' di comprensione e anche qui, non ho trovato la soluzione, ho solo visto meglio la sua sofferenza.
Ho guardato tutto con estrema attenzione: colori, forme e anche i dettagli apparentemente inutili.
Ho sbattuto la porta in faccia alla necessaria razionalità per muovermi su terreni inesplorati, in quel 'pagano' che mesi prima mi faceva ridere... o l'alternativo... quell'alternativo che ti invita a credergli, senza chiederti di farlo, che di alternativo ha solo una diversa semina di speranze... e quanti sono i desideri da raccogliere... tanti tanti... e nessuna lampada magica da sfregare...
Ho perso tempo.
Dopo, mi sono inventata, di giorno in giorno, una forza che ormai non avevo più... per potergliela trasmettere insieme a tutto il conforto che potevo, pensando che sarebbe servito e bastato in attesa della soluzione.
I giorni passavano uno dopo l'altro, una sera dopo l'altra rientravo a casa, mi spogliavo, mi lavavo, ma... non c'è sapone capace di lavare l'impotenza; poi, arrivava sempre un'altra mattina, andavo da lei, la vedevo distesa nel letto e mi chiedevo come farla sorridere.
Come?
La disperazione era ormai troppa.
Il 'pensare positivo' tanto raccomandato e messo in pratica mi aveva abbandonato. Al suo posto, un pensare molto limitante tracciava in me i confini esatti di quella realtà.
«Non sarà mai nostra una realtà che non accettiamo» le avevo detto, tempo prima...
Ma non è così. Che tu la accetti o no, quando ci respiri dentro... è la tua realtà... il resto... sono solo parole... piccoli pacchetti d'aria che prima o poi dovranno fare i conti con la ragione e le sue regole.
Sono le regole di questa ragione quelle che fanno impazzire dal dolore e dalla... rabbia...
Non mi parli di Dio adesso... e se proprio lo deve fare, lo faccia bene... lo faccia senza farmi sentire in colpa perché ho pregato poco o male...
... poco e male...
Lei sa quanto io rispetti il suo Credo ed il suo cammino... lei rispetti me... adesso che sento di dirle che le persone non vivono, né muoiono, per la mia nulla o poca o molta fede... questa ora sembra essere la mia sola certezza... solo mia, capisce?
Oggi parlo io... per favore, lei mi ascolti e... basta.
Non mi stringa più forte la mano per farmi piangere... crede che mi possa consolare con un pianto liberatorio?
No. Non piango più.
Preferisco implodere senza lacrime.
Sa... continuavo, convinta, convintissima, per darle sicurezza.
Arriva il momento in cui devi solo ascoltare i lamenti.
Il tempo continua a scorrere in avanti, ma quell'orologio biologico comincia invece a contare alla rovescia: -10 -9... -8... e tu rimani là, con le ginocchia tra le mani, con uno strano 'buco' dentro la testa... zitta zitta... a respirare il necessario perché hai paura che una cosa qualsiasi possa accelerare il conto alla rovescia... l'aria arriva alla gola e non scende... non scende...
E in effetti... tutto sembra andare più lento.
I sensi si affinano all'improvviso.
Anche la vista ti cambia: vedi tutto come fossi fuori dal corpo pur sentendoti fisicamente sfinita e contratta.
Visiti l'inferno mentre... quella persona... se lo vive...
L'orologio che avevo al polso si era fermato, lo presi e lo buttai dentro la borsa, appena il tempo di appoggiare la borsa per terra e cominciai a sentire... un ticchettio mai udito prima... era l'orologio da parete, si ricorda quello grande, che si trovava nella stanza?
Avessi potuto tirargli qualcosa per centrarlo in pieno, farlo cadere per terra per poi iniziare a calpestarlo frantumandolo in mille pezzettini fino a ridurlo ad essere
n i e n t e
c o n n i e n t e d a c o n t a r e
l'avrei fatto!
Mi sono inghiottita tutti i suoi maledetti secondi, uno dopo l'altro...
tic tac tic tac tic tac tic tac
tic...
tac...
tic...tac...
prima li senti nella testa, poi nello stomaco e poi dritto dritto dove fa più male... al cuore...
tic...
tac...
Neanche per un istante mi sono proiettata nel giorno successivo.
No. Volevo rimanere là...
... presente...
... ancora...
per dirmi, tra un ticchettio e l'altro, che la guerra non era stata ancora persa. 'Se penso questo, l'aiuterò a riprendersi' - mi dicevo, convinta di poter ostacolare il 'destino' - mentre il ticchettio successivo era là pronto a ricordarmi che l'ultimo soldato rimasto in campo ce l'avevo di fronte, era lei... e l'ultima potente arma, la sua mente, l'aveva ormai perduta.
Si era poi fatto tardi.
Molto...
... tardi...
Il tempo aveva vinto.
E quando il tempo vince così... sai solo che la guerra è persa, non sai, invece, quando la pace ritornerà dentro di te...».
Ritrassi le mie mani dalle sue; il prete non disse nulla.
Uscita dalla chiesa, andai in cima alla vedetta.
Era già buio.
E nevicava.
Guardai di sotto, la città e le sue mille luci ed ancora, più avanti, il mare.
Quel mare di sempre.
Potei dirmelo in quel momento... che la soluzione non esisteva... a volte pensare che possa essere nascosta da qualche parte... ti fa credere di poter tenere in vita la vita e le sue speranze... ed in questo ci ho creduto fino quasi ad annullare me stessa... l'ho voluto con tutta l'anima.
Era la mia fede.
E rimasi là a lungo, silenziosa osservatrice di quella neve che cadeva, mentre la realtà si allargava e la mia consapevolezza cambiava.
Classifica Concorso Marguerite Yourcenar 1999 sezione narrativa 

Per leggere l'opera 6 classificata al Concorso Parole in Movimento Fonopoli

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inserito il 5 novembre 1999