Scrittori italiani contemporanei

Pascal Vecchio

Ha pubblicato il romanzo   Pascal vecchio, Satire al ... kamasutra, editrice Montedit, 1999, pp. 64, Lit. 12.000, ISBN 88-86957-83-1.   PREFAZIONE     Ci sono libri che raccontano una storia. Ce ne sono che, invece, ne raccontano tante, intrecciate tutte intorno a un tema centrale, un argomento di fondo. Questa pubblicazione di Pascal Vecchio appartiene al secondo tipo, e l'argomento di fondo, com'è dichiarato dallo stesso autore, è l'erotismo. Ma attenzione: si tratta di un erotismo al contrario, esasperato e grottesco. Non ci troviamo di fronte, quindi, a racconti come quelli che vanno per la maggiore, dove si strizza l'occhio al sesso con l'unico scopo di blandire, assecondare, incoraggiare l'ormai manifesta e universale tendenza a sbandierarlo come ciò che più conta al mondo (vi dice niente la parola sexgate?). La posizione, dicevamo, è opposta. È di protesta e di sfida. Di protesta perché il sesso mercificato appare all'autore come la vetta della degradazione umana. Si badi che non si tratta di un discorso facilmente moralistico: il sesso mercificato non è quello delle strade, delle compravendite con professioniste del settore, che almeno non fingono di essere qualcosa di diverso da ciò che sono. È quello della pubblicità, della televisione, dei giornali: quello mascherato sotto forma di spettacolo o intrattenimento e che finisce con l'umiliare e il mortificare la naturalezza e la spontaneità che dovrebbero (e sottolineo dovrebbero) esserne invece il nutrimento fondamentale. Di sfida, poi, perché così facendo si va decisamente contro corrente. Si smascherano vizi e comportamenti viziati (o viziosi), si mettono a nudo - è proprio il caso di dirlo - meschinità e grettezze. Pertanto, i lettori non troveranno in questo libro neppure il buonismo che va tanto di moda. I molti personaggi che si avvicendano sulle scene sono rappresentati in tutta la loro solenne pochezza: Don Costanzo pensa agli affari e si augura che la moglie lo lasci riposare, salvo poi imbottirsi di pillole per dormire; Mararosa si ingegna per coniugare profitto e letto, e alla fine constata di aver perso su tutta la linea; Pancotto e Mastro Puf confrontano usi e costumi medievali e post-moderni, e con ingenua semplicità concludono di non essere poi tanto diversi, iscritti come sono entrambi al Club dei Cervi; per non dire dei vari amanti che sperimentano posizioni e fallimenti nei capitoli dedicati al sesso secondo varie credenze (il cristianesimo, il Tao, l'induismo, l'Islam). Il tutto condito da una satira pungente, talvolta feroce, e dall'inespresso ma evidente convincimento "era meglio farsi frate". A una lettura superficiale tutto ciò potrebbe apparire improntato alla più assoluta misoginia, ma così non è: l'autore non detesta le donne, bensì uomini - e donne - convinti che il sesso sia la strada più facile e veloce per arrivare al successo, alla ricchezza, alla felicità. L'originale forma espressiva scelta dall'autore, poi, rende la lettura particolarmente piacevole: giochi di parole, rime, incastri di significati si intrecciano, modellando un discorso che non è poesia ma neppure prosa, conservando di entrambe le qualità e le caratteristiche espositive. L'invito, alla fine, è di fermarsi un attimo a riflettere su azioni e conseguenze (usanza ormai sfortunatamente scomparsa), recuperando il rispetto e - perché no? - la capacità di attendere. Ed è un invito che viene porto con arguzia, per strappare, insieme alla riflessione, un sorriso; che è poi il modo più efficace per parlare di temi fin troppo scottanti, se non li si tratta con le dovute maniere. E Pascal Vecchio, a quanto pare, lo sa bene.   Bianca Cerulli

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