- Stracci
di pensiero
-
- Mi affogherei.
Senza di te sono perso, totalmente perso
nell'inutilità delle altre cose. Mi affogherei.
Senza di te è difficile pensare, respirare,
è impossibile vivere. Sì, mi affogherei.
Senza di te niente ha più senso, niente ha
importanza, niente esiste. Mi affogherei nelle acque
più agitate, più gelide, più
assassine. Mi affogherei. E mi odio. Mi odio
perché so, lo so che mi è impossibile
affogare. E quindi sono costretto a soffrire,
crogiolare nel dolore straziante senza trovarvi mai
una fine. Vedi cosa mi fai? Rendi i miei pensieri
contorti, pesanti, impossibili da digerire. Hai in
mano la mia vita, ma non te ne rendi conto. Continui a
gesticolare e ogni tuo movimento mi stravolge
completamente. Non mi riconosco più. Due
persone vivono in me, coabitano pur disprezzandosi
l'un l'altra. I miei comportamenti hanno raggiunto
l'eccesso e non c'è freno, non trovo un freno
alla mia pazzia. Fortunatamente la maschero bene. I
miei passi lenti, i gesti pacati, la sicurezza della
mia voce, i movimenti controllati alla perfezione, non
ammettono sbavature. Solo a volte, quando i ricordi di
te inondano la mia mente, lascio affiorare l'altro me.
La mano si innervosisce, me ne accorgo, ma la lascio
tremare. Mi porto la sigaretta alle labbra e inspiro
veloce. Non aspetto nemmeno che il fumo esca dalla mia
bocca e faccio subito un altro tiro. Lo sguardo si
perde nel vuoto, immerso in te, nel tuo profumo, nei
tuoi colori, nelle tue melodie. E mi sento stupido.
Tu, che profumi di vita, cosa puoi trovare in me, che
odoro ancora di latte? Mi sento un emerito idiota, mi
faccio quasi pena per essermi svenduto così. Ma
il mio orgoglio non c'entra con questa storia. Lui mi
ha abbandonato tempo fa. È stato un passaggio
sofferto, da lui, non da me, io nemmeno mi sono
accorto. Troppo immerso in te per accorgermi di quello
che mi succedeva. Eppure non voglio rinnegare
ciò che è stato. Ora che ti vedo mi
viene subito in mente perché ho lasciato che il
mio orgoglio mi abbandonasse. Tu vali molto di
più. Cerco di abbracciarti, di sfiorarti
dolcemente, di spettinarti. Ma mi sfuggi. Allora mi
rendo conto che i tuoi occhi verdi, la tua pelle
olivastra, le tue labbra carnose non sono che vapore
che si dissolve appena il campanello suona. E io? Io
puzzo ancora di latte.
-
- Non era nessuno di
importante. Prima intendo, alla porta. Il postino mi
ha lasciato qualche busta, ma non riconosco nulla di
tuo. E ora che ci penso, mi viene in mente che non ho
mai visto la tua calligrafia. Fortunatamente
però posso sempre immaginarla. Che fortuna
avere l'immaginazione! Dà sempre rifugio dalle
tempeste, anche le più violente, luogo sicuro e
intoccabile, gli uomini non possono chiedere di
meglio.
- Immagino le lettere
grandi e schiacciate, un po' elementari, ma ben
impresse nel foglio. Immagino che passandoci sopra il
dito si possa sentire il rilievo della carta. Immagino
sbavature e pasticci. Ma posso solo immaginare, allora
mi arrabbio e capisco che l'immaginazione è un
rifugio di carta.
- Oggi sono
particolarmente stanco. Sai, ho avuto una di quelle
giornate pesanti di cui da sempre mi lamento. Faccio
fatica a tenere le palpebre aperte e a reggere la
sigaretta tra le dita. In parte sono contento di
essere esausto, così mi addormenterò
prima e potrò finalmente vederti.
- Stamani sono andato
a vedere una mostra in città. Tra le mille
opere esposte sono riuscito a scovarti. Eri lì,
ti ho visto. Eri tra le braccai di un altro, nella
vita di un altro, nella gioia del nuovo amore che hai
trovato.
- Per un attimo ho
odiato Rodin e gioito della sua morte. Ma l'odio si
è presto trasformato in gratitudine per avermi
dato la possibilità di vederti ancora una
volta. Ah quanto eri bella! Nessuno avrebbe potuto
renderti meglio, più perfetta, più viva.
Ho creduto di morire di gelosia, ho invidiato
quell'uomo che ti possedeva e ho avuto pena per me che
sono invidioso pure della pietra. Ma tu come hai
potuto innamorarti di un uomo di marmo? Come hai
potuto preferirlo ad un uomo in carne e ossa? Ma cosa
sto dicendo? È sbagliato, non posso, non posso
biasimarti per una colpa che pure io commetto.
Anch'io, d'altronde, amo solo un'illusione della mia
mente malata.
-
- Non ho fatto a
tempo a voltarmi, guardare cosa stava dietro di me,
che in un attimo tutto è cambiato. Zeffiro
è arrivato, ha rubato nuvole, foglie e con loro
ha trascinato via anche te. Al contrario io, che sono
un fuoco incandescente, alla brezza leggera ardo
sempre più. Ora ho smesso di amarti. Vado oltre
all'amore, lo trascendo e lo supero. Penso a te senza
pensarti, ti vedo senza vederti, ti sento senza
sentirti. Ti sei radicata in me, edera assassina, e
adesso non mi lasci respirare. Poi ti faccio pena,
allora molli lentamente la presa, ma senza darmi la
possibilità di riprendere fiato, avvicini le
labbra giusto per darmi l'ossigeno che mi basta per
farmi rinvenire e ritornare a soffrire.
-
- Ripensavo al primo
giorno che ci siamo conosciuti, un misto di
confusione, amore, gioia e anche sofferenza.
Sofferenza per un amore così diverso da come
l'avevo sognato e sperato... Diverso il primo
incontro, diverso il primo bacio, diverso il primo
sguardo, diversa tu, diverso io, diversi gli altri. E
alla fine più ci penso più mi sembra
perfetto. Tu mi sembri perfetta.
- Perfetta come le
figure di Picasso. Perfetta nelle tue mille
sfaccettature che non ho ancora conosciuto. Hai
più occhi con cui guardarmi, più bocche
con cui baciarmi, più braccia con cui
stringermi, ma solo un cuore che non vuoi darmi.
Mentre io ti ho donato tutto. E ora ti dedico questi
stracci di pensiero, pur non sapendo se con me un
giorno affogheremo anche loro.
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