- Luglio
-
-
- Apri gli
occhi.
- Li apersi e non
capivo.
- Intravedevo il
soffitto di una stanza, troppo alto e pulito per
essermi familiare.
- Un quadro di fronte
al mio letto sembrava sostenere l'intera parete con il
suo chiodo. Era vecchio e sfoggiava con fierezza la
firma del suo pittore.
- Sapevo che non
aveva un gran valore, ma decisi di non dirglielo,
perché avevo paura di offenderlo.
- Sotto il quadro,
una sedia solitaria non aveva nulla da
dire.
- Sprofondai sotto le
lenzuola, rinunciando a pensare, ma quando riemersi mi
trovai faccia a faccia con il comodino. "Prière
de ne pas déranger" recitava una targhetta
appoggiata sopra. Il piacere allo stato puro si
diffuse in tutto il mio corpo: quella splendida
sensazione che provi quando ti svegli la mattina
sapendo che devi alzarti e poi, improvvisamente,
realizzi che è Domenica.
- Ero a Parigi e
penso proprio che fosse Domenica.
- Mi alzai alla
ricerca di uno spazzolino e, nel frattempo, diedi
un'occhiata al mondo fuori dalla mia piccola finestra
d'albergo: i rami di un albero in primo piano e la
Senna che scorreva placida, una piccola strada, le
auto.
- Ero sicuro che
sarebbe successo qualcosa a turbare quella quiete, ma
mi sbagliavo.
- Mi lavai
tranquillamente e indossai una camicia hawaiana,
perché quelle in tinta unita erano finite, poi
presi le chiavi e uscii.
-
- La strada era
sufficientemente larga per camminare, pensare alla
colazione e gustare l'immagine di una città che
si sveglia.
- Alcune macchine
d'epoca dall'aspetto ancora assonnato attirarono la
mia attenzione, ma passai subito oltre, deciso a non
perdermi il resto.
- La strada era ora
in leggera pendenza e le insegne dei negozi
conducevano direttamente verso la cima della
salita.
- Un uomo
dall'aspetto educato fece la sua comparsa sulla scena
e tutto mi parve assumere un nuovo significato.
Osservai il soprabito nero e il cappello e ne dedussi
che si stava recando in chiesa.
- Giunto in cima alla
salita, scrutai la strada davanti a me e decisi di
fare colazione al "Café du
général George Crook", perché era
il più vicino.
- Non appena la porta
del locale si dischiuse venni avvolto dal soffice
odore di mille sigarette. Le note di una vecchia
canzone scivolavano allegre tra le morbide volute di
fumo, mentre il vecchio pianista accarezzava il suo
pianoforte.
- Sedetti ad un
tavolo non troppo distante dalla finestra e ordinai
una birra e delle brioche. Centinaia di cappelli da
cowboy tappezzavano le pareti del locale e, dietro il
bancone, una foto color seppia ritraeva il
proprietario con un winchester in mano.
- Ero quasi sicuro
che l'uomo alla cassa fosse John Wayne.
- Quando uscii dal
caffè la vita aveva ormai ripreso a scorrere:
il venditore di topolini meccanici osservava la sua
merce girovagare confusamente sul marciapiede, mentre
una signora si teneva da parte disgustata. I piccioni
si agitavano sui fili della luce e i tram correvano
veloci sulle rotaie, mentre il cuore di Parigi
riprendeva a battere.
- Discesi
silenziosamente il boulevard e percorsi il lungosenna
fino a raggiungere Pont St-Michel. Qualche settimana
addietro avevo stretto amicizia con un giovane
bouquiniste, che in cambio di qualche sigaretta mi
permetteva di riporre cavalletto, fogli e matite in un
vano della sua bancarella.
- Renè si
crogiolava al sole, seduto accanto ai suoi libri con
le gambe accavallate e il cappello aggiustato sulla
testa. I manifesti sdruciti ondeggiavano lievemente
sopra le lunghe file di volumi. Fred Astaire ammiccava
elegante da una vecchia cartolina.
- Presi
l'attrezzatura e me la misi sottobraccio, salutando il
mio giovane amico.
- Fare ritratti e
caricature era un modo per sentirmi parte di quella
città.
- La questione ora
era decidere in quale parte della città avrei
fatto ritratti e caricature.
-
- La piazza era
radiosa, elegante, bellissima: sgorgava dalle fontane
e s'insinuava tra la gente, risaliva le basse
scalinate e si arrampicava su per i lampioni, gli
alberi e i palazzi, protendendosi verso il
cielo.
- Sistemai a terra il
cavalletto e mi misi a sedere.
- Le persone
confluivano lentamente in quel grande salotto libero,
aperto a tutti, dove ognuno avrebbe trovato
posto.
- La piazza offriva
ristoro a chi era stufo di correre contro il
tempo.
- Mi concentrai sulle
piccole tragedie che si consumavano all'ombra degli
alberi, sulle panchine, nei negozietti: un giovane dai
lunghi capelli scuri lanciava sguardi disperati alla
sua ragazza, che sembrava indecisa tra una camicetta
mimetica e un vestito lungo molto
sensuale.
- Appoggiato alla
cassa, il venditore sorrideva soddisfatto.
- Una baguette
ripiena di tonno, insalata, pomodoro, maionese e
cipolle venne incartata e acquistata e di lei non si
seppe più nulla.
- Il mio sguardo
scivolò via, tra le gambe della
gente.
- Un vecchio beone si
aggrappava al collo della sua bottiglia e la osservava
commosso e riconoscente.
- Un gruppo di
turisti rosei e pasciuti osservava il vecchio con
indignazione.
- Poco distante una
panchina verniciata di fresco tendeva tranelli ai
passanti distratti.
- La
vidi.
- Era seduta in cima
alla scalinata e non aveva nulla a che fare con il
frastuono della piazza. Le sue gambe erano dolcemente
piegate contro il corpo, la testa reclinata sulle
ginocchia. I capelli scendevano soffici sulle nude
spalle.
- La matita
scivolò veloce sulla carta seguendo i contorni
del viso.
- Le sue labbra si
dischiusero un poco, accennando un
sorriso.
- Disegnavo veloce
per paura che sparisse. Le ciocche di capelli
s'increspavano tra i riflessi del sole e scendevano
come morbide cascate sulla pelle lucente.
- Gli occhi cercavano
incuriositi qualcosa e incontrarono i
miei.
- Ci fu un attimo
d'imbarazzo.
- <<Signore!
Vuole una caricatura?!>> Avevo bisogno di un
alibi per continuare a ritrarre. L'uomo si sedette,
mettendosi in posa, ma io non avevo alcuna intenzione
di accontentarlo. Volai con lo sguardo oltre le sue
spalle, su per la scalinata:
- la ragazza si era
alzata e teneva gli occhi chiusi, rivolti verso il
sole.
- Era alta,
slanciata, flessuosa.
- <<Si
può sapere cosa sta facendo?>> L'uomo
della caricatura aveva notato il mio disinteresse per
la sua fisionomia e si era sporto per dare
un'occhiata.
- <<Cosa vuole?
Che sta facendo? Non lo sa che è vietato
sbirciare l'opera, mentre l'artista crea?>>
L'uomo si mise a protestare ed io tornai per
l'ennesima volta con lo sguardo alla cima della
scalinata.
- Scomparsa.
- Cercai febbrilmente
in tutte le direzioni, tra i visi della gente, il
frastuono e i colori.
- Niente.
- Guardai lo
splendido ritratto e la piazza mi sembrò vuota,
cupa, dolorosa.
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