Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Ezio Testa
Con questo racconto ha vinto il secondo premio nella settima edizione del Premio Letterario Internazionale Il Club dei Poeti 2003
Solo un pappagallo
 
L'insegna quasi non si scorgeva, oppressa e ridimensionata, dall'appariscenza di quelle dei negozi vicino. Era modesta e dal colore dimesso che si scostava appena da quello dell'intonaco sulla quale pareva vincolata in equilibri nascosti. Portava scritto: "StrarngeZoo", tutto attaccato. A dire il vero la Zeta era leggermente pendente sulla destra a causa del cedimento di qualche vite di sostegno.
Il negozietto, aperto da molti anni, appariva modesto ma di cospicue dimensioni. Aveva la peculiarità di proporre in vendita animali non comuni, esotici o particolari. Voleva soddisfare le richieste di un pubblico specifico, ristretto, ma disposto a pagare bene per vedere concretizzate le sue eccentricità.
Così all'interno, potevi trovare ragni grossi come un pugno, serpenti lunghi dieci metri, rane piccole come cavallette, e millepiedi africani grossi come conigli. Quello che non aveva disponibile, era scritto su un cartello all'entrata, si impegnava a procurarlo da qualsiasi parte del mondo.
Pierfrancesco, era transitato per quella traversa decine di volte, perché, al termine si trovava la banca con la quale trattava, ma non aveva mai notato quello strano negozio dall'aspetto piuttosto malcurato e ricolmo di prodotti accatastati a sfruttare al massimo il poco spazio disponibile.
Quel pomeriggio, procedeva con particolare lentezza, perché sapeva di essere in anticipo sull'orario di sportello della banca. Fu così che si fermò ad osservare l'interno di quel negozietto attraverso la vetrina.
Incuriosito, si fece strada all'interno. Il passaggio della porta su una giostra di farfalle in coccio appesa all'ingresso, produsse un suono armonico, lievemente orientaleggiante. Stranamente, non fu aggredito dal fastidioso odore di animali che, solitamente, accoglieva i clienti di quel genere di negozi.
Le pareti che fiancheggiavano l'ingresso erano costituite d'acquari di fauna tropicale. Pierfrancesco, li guardò distrattamente: non se ne capiva di pesci e, per lui, non faceva differenza l'esemplare pregiato e raro, dal carasso più comune.
Trasversalmente al locale d'ingresso, stava un corridoio che immetteva in un secondo vano, più ampio, che conteneva gli altri animali. Al centro di questo corridoio, su di un trespolo di acciaio cromato, imponente e coloratissimo, stava un pappagallo.
Mai visto un esemplare, di quella specie, così bello. Non era questione di dimensioni e di colori soltanto, quanto, piuttosto, dalla perfetta armonia delle sue forme. Pierfrancesco ne era rimasto affascinato, e gli si avvicinò, con cautela, per osservarlo da vicino, senza neppure più notare gli altri animali presenti in negozio.
Il pappagallo sembrò rendersi conto dell'interesse dell'uomo e, con i movimenti un poco ondeggianti e goffi, traslò nel suo trespolo avvicinandosi a lui. Sorprendentemente, o forse fu solo suggestione, gli occhi dell'animale parevano fissarlo con interesse e curiosità, assumendo un'intensità quasi umana. Piefrancesco, rendendosi conto che pure lui doveva aver assunto una postura simile, si chiese se, per il pappagallo, non fosse solo una reazione naturale e spontanea di imitazione.
Lentamente, trascorsero i minuti, intanto che le distanze si riducevano e la confidenza tra i due aumentava: silenziosa e discreta, fatta di sguardi e null'altro, con le teste che si piegavano, alternativamente, da un lato e dall'altro.
D'istinto, Pierfrancesco si diresse verso la cassa e chiese quanto volessero. Mille e trecento Euro. Rimase interdetto. Non si aspettava una cifra così elevata ma, il proprietario, gliela motivò, attribuendo un nome altisonante all'animale (Pltycercus elegans) ed una provenienza addirittura Australiana. Per rincarare la dose gli propinò una parentela d'alto rango molto selezionata.
<Ma non era vietata l'importazione di animali esotici?>
<Ha ragione lei>, gli rispose il negoziante. E continuò: <Ma la legge è in vigore solo da cinque anni, il pappagallo in questione ha già quindici anni, dodici dei quali trascorsi in Italia. Come vede, è tutto regolare>.
Pierfrancesco assentì col capo, ma già da quando aveva sentito il prezzo, si era distratto, facendo dei conti mentali, pensando alle spese più prossime ed ai suoi risparmi, per poi rassegnarsi a considerare quell'importo, come gli era parso inizialmente, eccessivamente cospicuo.
Uscì dal negozio dando un'ultima occhiata all'animale variopinto. Si sorprese a trovarne lo sguardo fisso su di lui.
Il pappagallo, rimasto in silenzio sino ad allora, prese, proprio in quel momento a gridare a squarcia gola, e per quanto il proprietario del negozio lo scongiurasse, con tutti i toni di voce, di smettere, prolungò i suoi versi per molto ancora.
Pierfrancesco era passato in banca, quel giorno, poi era tornato a casa, aveva mangiato, era nuovamente uscito ed era rientrato per la cena ma ora, a letto, nel buio della sua camera, stava ad occhi spalancati con il pensiero di quel pappagallo dallo sguardo arguto che gli impediva il sonno.
A rendere ancora più atipica la cosa, stava il fatto che non era mai stato un amante degli animali. Li rispettava, gli piacevano, ma non aveva mai avuto la necessità di possederne uno; aveva sempre ritenuto i fastidi superiori ai vantaggi. Eppure adesso, si era invaghito di quell'esemplare esotico, neppure tanto comodo da gestire, ingombrante ed esigente.
Viveva da solo. Non poteva neppure chiedere un suggerimento all'eventuale compagna ed il peso della scelta, economica e di sacrificio, era tutto sulle sue spalle. Era già un segno, comunque che, dopo tante ore, ci pensasse ancora. Aveva previsto, infatti, che, riprendendo la vita di sempre, l'idea del pappagallo si sarebbe diluita sino ad essere ricondotta a livello di stranezza momentanea mentre, a distanza di diverse ore, era ancora viva e vegeta, tanto da sottrargli il sonno.
Poteva permettersi di spendere milioni per uno sfizio? Sarebbe riuscito a gestire la presenza di un essere vivente, con le sue abitudini e le sue esigenze, che si sarebbero, inesorabilmente, scontrate con le sue?
Queste due domande si alternavano ciclicamente senza che riuscisse a darvi una risposta definitiva.
Si destò al suono della sveglia, da un sonno insoddisfacente ed agitato.
Uscì di casa per recarsi al Bar di Piero.
<Ti vedo bene questa mattina>, lo accolse il proprietario, sempre ricco di ironia e con la battuta pronta.
<Accontentati di vedermi. Sono talmente incavolato che ero indeciso se fosse il caso o meno di assumere anche della caffeina!>, rispose Pierfrancesco con poca voglia di sorridere.
<Devi stare più calmo, lasciare scorrere la vita senza sforzarti di viverla sempre contro corrente. Dammi retta, rilassa le rughe sulla fronte e gustati una delle mie ottime brioche: sono ancora calde di forno>.
Non capì se furono le parole sagge dell'amico, oppure l'effettiva bontà del dolce, o l'energica aggressione del caffè, sta di fatto che uscì dal locale dirigendosi, con passi decisi, verso il negozio d'animali.
<Buongiorno, sono venuto per il pappagallo>, chiese al proprietario.
<Mi dispiace, mi ricordo di lei, ma l'animale che ha visto ieri, l'ho venduto proprio pochi minuti dopo che era uscito dal negozio. È strano. Erano mesi che nessuno mi chiedeva neppure il suo costo e poi, nel giro di alcune ore, due persone si sono interessate al punto d'acquistarlo. Accade anche questo nel mio lavoro>, concluse il proprietario assentendo soddisfatto al pensiero dell'affare concluso da poco.
Pierfrancesco si sentì sconfitto. Uscì dal negozio senza neppure accostare la porta ed andò al lavoro con la sensazione di aver perso l'attimo. Ancora una volta, l'indugiare, lo aveva privato di una gioia.
Trascorsero tre mesi, ed il tempo aveva ridimensionato anche quegli affanni.
Pierfrancesco aveva ripreso le sue abitudini, casa e lavoro, la ricerca di una compagna nei fine settimana, qualche sera con i pochi amici che riusciva a frequentare, ed i pensieri di sempre che avevano ripreso il loro posto di supremazia nella sua testa.
Un martedì mattina andò in banca, ed al ritorno, diede un'occhiata distratta al negozio d'animali.
Il pappagallo era di nuovo lì. Non ebbe dubbi. Neppure un attimo di esitazione per la possibilità di confonderlo con un altro della stessa razza: no, era proprio lui.
<Buon giorno>, lo accolse il proprietario. <Sono due settimane che penso a lei, ma non mi ha lasciato nessun recapito dove rintracciarla...>
<Mi dica, è Lui, vero?>
<Certo, è rientrato due settimane fa>.
<Come mai?>
<Il proprietario, mi ha pregato di riprenderlo perché non faceva che urlare tutto il giorno e, talvolta, pure la notte. Non resisteva più, e come lui, neppure il vicinato>.
<Capisco> e Pierfrancesco fu accolto dalla preoccupazione di subire anche lui una simile tortura. Ma, subito, voltandosi a guardare l'animale, scorse in lui quello sguardo d'intesa e di complicità che, già la prima volta, l'aveva conquistato.
<Senta, vorrei acquistarlo io. Per il pagamento mi viene un po' incontro?>
<Ma certamente. Considerando che il proprietario di prima ha preteso indietro solo una parte della somma pagata, posso ridurre un poco le mie pretese. E, poi, si po' sempre rateizzare...>
Pierfrancesco cercò il cellulare nella tasca per avvisare in ufficio che, per quel giorno, non sarebbe rientrato, poi mise mano al portafoglio e concluse la trattativa.
Il negoziante chiuse l'animale in una gabbia piuttosto stretta, adatta per il trasporto, e la coprì con un panno scuro. Predispose di seguito anche il trespolo, smontandolo e assiemandolo a comporre un collo meno ingombrante.
Alla fine, Pierfrancesco, uscì da "StrarngeZoo" carico di pacchi, e con la mente ancora sottosopra per l'acquisto così azzardato. Si sforzava di vedere in positivo, di coltivare la gioia del nuovo acquisto, relegando i dubbi per la spesa in un angolo meno accessibile.
Andò (e come avrebbe potuto fare altrimenti?) direttamente a casa. Interponendo molteplici pause per riprendere fiato. Ogni tanto sentiva l'animale muoversi tra le sbarre, ma lui faceva molta attenzione a non sballottarlo più del dovuto.
Dove l'avrebbe messo? Ed il cibo? Avrebbe dovuto chiedere al negoziante maggiori spiegazioni, acquistare un libretto per la cura di questi volatili. Aveva con sé solo un sacco di mangime misto. Gli era stato garantito che sarebbe stato gradito, anzi, il venditore gli aveva raccomandato di non esagerare col cibi, di non diventare succube delle richieste della bestiola, ma avrebbe dovuto comunque imparare quale sarebbe stata la dieta migliore e quale alimento, invece, evitare.
Arrivò dal portone con i vestiti zuppi di sudore. Dall'ascensore si fermò a riprendere fiato, gustandosi il piacere offerto dalla frescura dell'atrio.
Trascorse meno di un'ora e, accanto alla finestra, ma posto in modo che non fosse raggiunto direttamente dalla luce del sole, faceva bella mostra di sé, uno stupendo pappagallo dal piumaggio dai contrasti vivaci, che si guardava intorno con espressione colma di curiosità.
<Sei a casa, adesso, quella vera, quella definitiva. Vedi di ambientarti in fretta e di sentirti a tuo agio, così che ti possa togliere quell'antipatico bracciale che ti vincola alla sbarra. Mi da fastidio avere un compagno di stanza che si trattenga contro la sua volontà>.
Il pappagallo, ovviamente, non rispose, ma restava immobile ruotando la testa in ogni direzione come a prendere confidenza col luogo.
Pierfrancesco, provava più fastidio di quanto dava a vedere, per la catenella che, alla zampa, imprigionava l'animale.
<Ti ho comprato, non perché eri un pappagallo, e, neppure, perché sentivo il bisogno di compagnia, l'ho fatto perché mi ha conquistato il tuo sguardo. È stata l'espressione che hai assunto dalla prima volta che ci siamo visti a fare la differenza. Non ho visto un animale, ma un essere intelligente dietro quegli occhi, altrimenti non saresti qui, adesso. Se avessi voluto un oggetto d'arredo, avrei acquistato un quadro, non te. Ed allora, così non va proprio. Contrariamente alle raccomandazioni del proprietario del negozio che ti ha venduto, ti libero, e sia quel che sia>.
E così fece, immediatamente. Afferrò la piccola chiave che apriva il bracciale e si avvicinò cautamente al volatile. Il quale, dal canto suo, non pareva aver afferrato il dramma comportamentale dell'uomo.
Continuava, infatti, a guardarsi in giro, apparentemente inconsapevole della situazione.
Lestamente lo liberò e si tirò indietro. Pierfrancesco, non sapeva nulla di pappagalli, e temeva una possibile
reazione cruenta.
<Finalmente, mi chiedevo quanto tempo avresti impiegato per avere coscienza della mia condizione di sottomissione!>.
L'uomo senza parole, restò impietrito, con la mandibola che gli sfiorava la gola.
<Come... come hai detto?>
E il pappagallo ripeté quanto appena pronunciato.
A Pierfrancesco, non parve ancora credibile che una frase così complessa ed appropriata provenisse da un animale. Suppose però, che fosse stato addestrato a pronunciarla qualora si fossero verificate delle condizioni particolari: come appunto la sua liberazione dalla catena.
<Allora? Se ti vedessi non andresti fiero della tua espressione. Non denota certamente un'intelligenza folgorante!>.
<Ma tu parli!>
<Mi pare di capire che soffri di una limitata disponibilità di vocaboli per esprimere ciò che pensi. Altrimenti, e sarebbe peggio, dovrei desumere che la ristrettezza risiederebbe proprio nelle poche idee. Ma dai, lasciati andare, esprimiti come puoi!>
<Eh, sì, parli proprio, non lo sto immaginando, e lo fai anche meglio di me!>.
<La modestia non è il tuo forte se utilizzi te stesso come metro di paragone, il mondo è colmo di persone che, probabilmente, farebbero impallidire anche la mia di eloquenza>.
E la conversazione proseguì, con gli inevitabili alti e bassi e sui più svariati argomenti, per tutto il pomeriggio e parte della sera.
<Ma come fai a sapere tanto di così tante cose? Dalle esperienze che puoi vantare pare abbia vissuto dieci vite, non una sola>.
<Sono molto più vecchio di quanto credesse quel negoziante, ottuso ed incapace, che non aveva neppure compreso di avere tra le mani una rarità come il sottoscritto. Del resto, non è neppure troppo comune che mi riveli come è successo oggi. Solo poche altre persone hanno conquistato la mia fiducia al punto da meritarsi un dialogo paritario con me!>
<Poi ero io quello modesto!>.
<Se non fossi discreto nel manifestarmi, sarei già caduto vittima di qualche criminale che gestisce certi vostri laboratori di biologia. Eppoi, tutto sommato, per quello che frequentemente si dice, conviene mantenere un decoroso silenzio>.
<Certo che hai un bel caratterino! Sei molto prevenuto verso il genere umano. Hai conosciuto, invece, altri pappagalli intelligenti e dotati quanto te?>
<Ora che ci penso... neppure uno. Del resto, non ho neppure cercato molto>.
<Quindi, per quanto ne sai, sei unico al mondo>.
<Mi parrebbe tristemente strano ed improbabile, ma è possibile. Questo, comunque, mi renderebbe ancora più prezioso, pensa quanto sarei eccezionale!>
<Sono ore che sto parlando con te, ma ancora non mi capacito>.
<E ti stupisci che mi ritenga un essere superiore? Io, del resto non mi sovvengo sul perché tutti, e dico tutti, gli esseri umani abbiano questo dono, quando, invece siano così pochi ad avere effettivamente qualcosa di interessante da dire. Siete gli unici a sapervi esprimere con tanta facoltà, e come vi relazionate? Esprimendo in maggioranza ovvietà che potrebbero essere sottintese da uno sguardo intenso, e utilizzando una quantità di vocaboli miserrima rispetto alle possibilità della vostra lingua. Non comprendo ancora, se non riuscite ad esprimere agevolmente i pensieri più complessi perché non siete in possesso di un bagaglio di termini adeguato, oppure se sono proprio le idee che difettano. E non c'è facile ironia nelle mie parole>.
<Di fatto, per consentire una vita di relazione soddisfacente, sono sufficienti poche parole chiave, assiemate in modo differente a formare diverse frasi. È più raro dover esprimere concetti così ricercati da necessitare di termini più consoni, specifici. Del resto, tu che sembri avere una proprietà dialettica non comune, per tua stessa ammissione, hai trascorso lunghi periodi senza parlare>.
L'animale restò muto. Non perché preso in difetto, piuttosto perché non aveva voglia di proseguire un dialogo che non lo interessava più. Comprensivo, ed ancora sconvolto, Pierfrancesco lo lasciò solo e si preparò per la notte.
Non dormì granché, e quel poco, male. Si agitò tra le lenzuola con pensieri di incredulità e di stupore che gli occupavano la mente ed invadevano, prepotenti, i sogni.
Era da poco spuntato il sole, che lo trovò seduto di fronte al pappagallo. Lui, almeno, dormiva ancora. In apparenza pareva del tutto sereno e rilassato, indifferente alle preoccupazioni dell'uomo.
Non lo svegliò. Restò seduto quasi un'ora ad osservarlo. Era proprio un bell'esemplare. Aveva il capo, ora reclinato in prossimità di un'ala, di un rosso vivo che scriva al blu-violetto sulla sommità, a formare una specie di cresta che innalzava quando era irritato. La coda, poi, riprendeva queste tonalità ma si estendeva prepotente verso il basso, ricca di un piumaggio copioso e folto; una gioia per lo sguardo.
Pierfrancesco, però, adesso si sentiva un poco a disagio a nutrire questa ammirazione per un animale così intelligente. Se fosse rimasto l'animale-icona, l'essere bello, l'oggetto ornamentale, con un suo spazio esistenziale che si manifestava solo nel piano estetico, allora sarebbe stato semplice ridurre i suoi sentimenti a quello, all'apprezzamento visivo. Avrebbe potuto, in seguito, soggettivare l'animale ad un suo ideale e manifestargli dell'affetto. Ma così era più difficile. Da bi era diventato tridimensionale. Alla sua componente visiva, si era aggiunto tutta la profondità di un carattere e di una razionalità che ne impedivano la costrizione individuale, personale. Subentravano i parametri che costringevano a prendere atto dell'altro a tutto tondo, se l'amava doveva amare tutto di lui; ma non l'aveva scelto su queste basi. Era un poco, come sposare una donna per procura, scegliendola solamente su un catalogo fotografico, accorgendosi di lei, di cosa era veramente, solo dopo averle messo l'anello al dito.
Pierfrancesco, adesso, sentiva il peso della responsabilità di dover occuparsi di un'intelligenza raffinata, alla quale non poteva bastare un poco di granone, al limite dei semi di girasole ogni tanto. All'animale che aveva davanti, avrebbe dovuto elargire anche comprensione e cibo per la mente. Avrebbe inoltre dovuto garantire premure, rispetto, se non affetto, necessario a farlo vivere in modo decoroso.
Ma lui aveva comprato solo un pappagallo.
Trascorsa una settimana, il pappagallo aveva compreso che qualcosa era cambiato nel comportamento dell'uomo. Era divenuto più freddo. Lo accudiva con dovizia e non gli faceva mancare nulla ma trascurava di osservarlo con l'insistenza di prima, quando trascorreva tanto tempo ad ammirare i colori del suo piumaggio variopinto. Sembrava che non fosse più capace di trarre piacere da quel piccolo rito. Eppure lui era sempre lo stesso. Ma non gli chiedeva nulla, non voleva turbarlo con una sua ingerenza troppo spiccata nei suoi sentimenti.
Ultimamente parlavano meno. E, spesso solo dei programmi televisivi: commentavano un film o discutevano su quale guardare. Il pappagallo, si rese lentamente conto che la sua personalità destava soggezione nell'uomo. Fu un sabato mattina, circa due settimane dopo il suo inserimento in quella casa, che, dallo sguardo sfuggente dell'uomo al momento di porgergli la prima colazione, fu consapevole della cosa.
Comprese tutto. Si accorse che avvertiva la sua presenza come un fardello pesante e non come un compagno con cui dividere l'appartamento, a cui confidare i problemi o chiedere un consiglio.
Il pappagallo sapeva di essere bello, e voleva essere ammirato, perché per lui, l'elargire piacere visivo, estetico, rappresentava l'unica moneta di scambio con l'ospite. Tu mi sfami ed io mi faccio ammirare da te, questo era il concetto. Se poi si instaurava un dialogo proficuo, meglio per entrambi.
Per l'umano invece, questo rapporto non era soddisfacente o, meglio era sovrabbondante.
Aveva compreso che la concorrenza intellettuale che aveva costituito in quella casa, gli stava stretta e lo metteva a disagio. Per compensare, stava riducendo i rapporti, ma all'animale le conseguenze della cosa parvero subito palesi.
La domenica, Pierfrancesco si alzò un poco più tardi del solito. Si era costretto a letto più a lungo per recuperare un po' di sonno perduto.
<Buongiorno>, disse distrattamente giunto in cucina.
<Buongiorno>, ripeté a voce più alta non avendo ricevuto risposta.
Il pappagallo tacque ancora.
<Sei di cattivo umore stamani?>
Silenzio. Pierfrancesco, allora, mise il caffè sul fuoco e si accomodò davanti all'animale che lo guardava piegando il capo di lato, un po' a desta e un poco a sinistra.
<Senti, cosa c'è stamattina che non va? Sei offeso o dormi ancora?>
Silenzio.
<Io cerco di essere paziente, ma non vedo nulla di ridicolo nel tuo silenzio. Vuoi farmi incavolare? Vuoi prendermi in giro? Se non vuoi parlarmi, almeno fammi un cenno col capo!>
Silenzio. Allora anche Pierfrancesco restò muto. Bevve il suo caffè, rassettò la cucina, uscì a comprare il giornale, preparò da mangiare, ne diede al pappagallo, lavò i piatti ed uscì di nuovo, tutto in silenzio.
Tornò a casa e si risedette di fronte all'animale.
<Ma tu hai creduto veramente, dal più profondo di te, che io parlassi e ragionassi veramente? Hai realmente accettato che un animale da compagnia come me potesse avere queste facoltà e, come il genio della lampada, renderne te partecipe? Mai, neppure per un attimo, hai pensato di essere diventato pazzo? Di esserti suggestionato, di esserti inventato tutto?>, gli chiese l'animale a bruciapelo e continuò: <Perché è questo che è accaduto. Anche adesso, non sono io che sto parlando, sei tu. Hai elevato la mia presenza attribuendogli la facoltà di esprimersi, di relazionare, ma non era altro che uno sdoppiamento della tua personalità. Attraverso di me esprimevi una parte di te più sicura e decisa, più consapevole e determinata, ma, in ogni momento, non eri che te stesso che dialogavi con te stesso. Ora è il momento di finire questa commedia. È il momento di decidere se raggiungere il baratro della pazzia o divenire consapevole della commedia. Viverla come un gioco e goderne delle sfumature, o farlo divenire una deviazione patologica, oppure scegliere l'ultima alternativa: stare zitti. O, meglio, che tu stia zitto>.
Pierfrancesco, digerì la cosa con sorprendente facilità e predisposizione. Si sentì immediatamente più rasserenato. Ora tutto appariva più logico e normale. Troppo lavoro, in aggiunta a tutte le ansie che si era fatto per l'acquisto di quella bestia, avevano portato il suo sistema nervoso al limite. Adesso che aveva compreso tutto si chiedeva come avesse potuto, solo per un momento, credere a quell'assurdità del pappagallo intelligente e, ancora di più, di aver protratto il gioco per tutto quel tempo. Avvicinò allora, lentamente, la mano alla bestiola, e la passò con delicatezza sulla sua testa.
Era veramente un esemplare notevole.
<Sei veramente bellissimo, se fossi stato anche intelligente non ci sarebbe stata giustizia a questo mondo!>
<Hai ragione. Io mi accontento di essere apprezzato da te per quello che sembro, e poi, non sono neppure troppo esigente>, fece il pappagallo. Pierfrancesco restò un attimo interdetto. Poi proruppe in una fragorosa risata e riempì, lestamente, la ciotola della bestiola con doppia razione di semi di girasole.

 Clicca qui per leggere la classifica del
Premio Il Club dei Poeti 2003
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it
Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
Se non ha casella Email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori - Cas. Post. 68 - 20077 MELEGNANO (MI)» inserendola in una busta già affrancata. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2003 Il club degli autori, Ezio Testa
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit
 
IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTI
Home club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |
Ins. 13-05-2003