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               Solo
               un pappagallo L'insegna quasi non
               si scorgeva, oppressa e ridimensionata,
               dall'appariscenza di quelle dei negozi vicino. Era
               modesta e dal colore dimesso che si scostava appena da
               quello dell'intonaco sulla quale pareva vincolata in
               equilibri nascosti. Portava scritto: "StrarngeZoo",
               tutto attaccato. A dire il vero la Zeta era
               leggermente pendente sulla destra a causa del
               cedimento di qualche vite di sostegno.Il negozietto,
               aperto da molti anni, appariva modesto ma di cospicue
               dimensioni. Aveva la peculiarità di proporre in
               vendita animali non comuni, esotici o particolari.
               Voleva soddisfare le richieste di un pubblico
               specifico, ristretto, ma disposto a pagare bene per
               vedere concretizzate le sue
               eccentricità.Così
               all'interno, potevi trovare ragni grossi come un
               pugno, serpenti lunghi dieci metri, rane piccole come
               cavallette, e millepiedi africani grossi come conigli.
               Quello che non aveva disponibile, era scritto su un
               cartello all'entrata, si impegnava a procurarlo da
               qualsiasi parte del mondo.Pierfrancesco, era
               transitato per quella traversa decine di volte,
               perché, al termine si trovava la banca con la
               quale trattava, ma non aveva mai notato quello strano
               negozio dall'aspetto piuttosto malcurato e ricolmo di
               prodotti accatastati a sfruttare al massimo il poco
               spazio disponibile.Quel pomeriggio,
               procedeva con particolare lentezza, perché
               sapeva di essere in anticipo sull'orario di sportello
               della banca. Fu così che si fermò ad
               osservare l'interno di quel negozietto attraverso la
               vetrina.Incuriosito, si
               fece strada all'interno. Il passaggio della porta su
               una giostra di farfalle in coccio appesa all'ingresso,
               produsse un suono armonico, lievemente
               orientaleggiante. Stranamente, non fu aggredito dal
               fastidioso odore di animali che, solitamente,
               accoglieva i clienti di quel genere di
               negozi.Le pareti che
               fiancheggiavano l'ingresso erano costituite d'acquari
               di fauna tropicale. Pierfrancesco, li guardò
               distrattamente: non se ne capiva di pesci e, per lui,
               non faceva differenza l'esemplare pregiato e raro, dal
               carasso più comune.Trasversalmente al
               locale d'ingresso, stava un corridoio che immetteva in
               un secondo vano, più ampio, che conteneva gli
               altri animali. Al centro di questo corridoio, su di un
               trespolo di acciaio cromato, imponente e
               coloratissimo, stava un pappagallo.Mai visto un
               esemplare, di quella specie, così bello. Non
               era questione di dimensioni e di colori soltanto,
               quanto, piuttosto, dalla perfetta armonia delle sue
               forme. Pierfrancesco ne era rimasto affascinato, e gli
               si avvicinò, con cautela, per osservarlo da
               vicino, senza neppure più notare gli altri
               animali presenti in negozio.Il pappagallo
               sembrò rendersi conto dell'interesse dell'uomo
               e, con i movimenti un poco ondeggianti e goffi,
               traslò nel suo trespolo avvicinandosi a lui.
               Sorprendentemente, o forse fu solo suggestione, gli
               occhi dell'animale parevano fissarlo con interesse e
               curiosità, assumendo un'intensità quasi
               umana. Piefrancesco, rendendosi conto che pure lui
               doveva aver assunto una postura simile, si chiese se,
               per il pappagallo, non fosse solo una reazione
               naturale e spontanea di imitazione.Lentamente,
               trascorsero i minuti, intanto che le distanze si
               riducevano e la confidenza tra i due aumentava:
               silenziosa e discreta, fatta di sguardi e null'altro,
               con le teste che si piegavano, alternativamente, da un
               lato e dall'altro.D'istinto,
               Pierfrancesco si diresse verso la cassa e chiese
               quanto volessero. Mille e trecento Euro. Rimase
               interdetto. Non si aspettava una cifra così
               elevata ma, il proprietario, gliela motivò,
               attribuendo un nome altisonante all'animale
               (Pltycercus elegans) ed una provenienza addirittura
               Australiana. Per rincarare la dose gli propinò
               una parentela d'alto rango molto
               selezionata.<Ma non era
               vietata l'importazione di animali
               esotici?><Ha ragione
               lei>, gli rispose il negoziante. E continuò:
               <Ma la legge è in vigore solo da cinque
               anni, il pappagallo in questione ha già
               quindici anni, dodici dei quali trascorsi in Italia.
               Come vede, è tutto regolare>.Pierfrancesco
               assentì col capo, ma già da quando aveva
               sentito il prezzo, si era distratto, facendo dei conti
               mentali, pensando alle spese più prossime ed ai
               suoi risparmi, per poi rassegnarsi a considerare
               quell'importo, come gli era parso inizialmente,
               eccessivamente cospicuo.Uscì dal
               negozio dando un'ultima occhiata all'animale
               variopinto. Si sorprese a trovarne lo sguardo fisso su
               di lui.Il pappagallo,
               rimasto in silenzio sino ad allora, prese, proprio in
               quel momento a gridare a squarcia gola, e per quanto
               il proprietario del negozio lo scongiurasse, con tutti
               i toni di voce, di smettere, prolungò i suoi
               versi per molto ancora.Pierfrancesco era
               passato in banca, quel giorno, poi era tornato a casa,
               aveva mangiato, era nuovamente uscito ed era rientrato
               per la cena ma ora, a letto, nel buio della sua
               camera, stava ad occhi spalancati con il pensiero di
               quel pappagallo dallo sguardo arguto che gli impediva
               il sonno.A rendere ancora
               più atipica la cosa, stava il fatto che non era
               mai stato un amante degli animali. Li rispettava, gli
               piacevano, ma non aveva mai avuto la necessità
               di possederne uno; aveva sempre ritenuto i fastidi
               superiori ai vantaggi. Eppure adesso, si era invaghito
               di quell'esemplare esotico, neppure tanto comodo da
               gestire, ingombrante ed esigente.Viveva da solo. Non
               poteva neppure chiedere un suggerimento all'eventuale
               compagna ed il peso della scelta, economica e di
               sacrificio, era tutto sulle sue spalle. Era già
               un segno, comunque che, dopo tante ore, ci pensasse
               ancora. Aveva previsto, infatti, che, riprendendo la
               vita di sempre, l'idea del pappagallo si sarebbe
               diluita sino ad essere ricondotta a livello di
               stranezza momentanea mentre, a distanza di diverse
               ore, era ancora viva e vegeta, tanto da sottrargli il
               sonno.Poteva permettersi
               di spendere milioni per uno sfizio? Sarebbe riuscito a
               gestire la presenza di un essere vivente, con le sue
               abitudini e le sue esigenze, che si sarebbero,
               inesorabilmente, scontrate con le sue?Queste due domande
               si alternavano ciclicamente senza che riuscisse a
               darvi una risposta definitiva.Si destò al
               suono della sveglia, da un sonno insoddisfacente ed
               agitato.Uscì di casa
               per recarsi al Bar di Piero.<Ti vedo bene
               questa mattina>, lo accolse il proprietario, sempre
               ricco di ironia e con la battuta pronta.<Accontentati di
               vedermi. Sono talmente incavolato che ero indeciso se
               fosse il caso o meno di assumere anche della
               caffeina!>, rispose Pierfrancesco con poca voglia
               di sorridere.<Devi stare
               più calmo, lasciare scorrere la vita senza
               sforzarti di viverla sempre contro corrente. Dammi
               retta, rilassa le rughe sulla fronte e gustati una
               delle mie ottime brioche: sono ancora calde di
               forno>.Non capì se
               furono le parole sagge dell'amico, oppure l'effettiva
               bontà del dolce, o l'energica aggressione del
               caffè, sta di fatto che uscì dal locale
               dirigendosi, con passi decisi, verso il negozio
               d'animali.<Buongiorno,
               sono venuto per il pappagallo>, chiese al
               proprietario.<Mi dispiace, mi
               ricordo di lei, ma l'animale che ha visto ieri, l'ho
               venduto proprio pochi minuti dopo che era uscito dal
               negozio. È strano. Erano mesi che nessuno mi
               chiedeva neppure il suo costo e poi, nel giro di
               alcune ore, due persone si sono interessate al punto
               d'acquistarlo. Accade anche questo nel mio lavoro>,
               concluse il proprietario assentendo soddisfatto al
               pensiero dell'affare concluso da poco.Pierfrancesco si
               sentì sconfitto. Uscì dal negozio senza
               neppure accostare la porta ed andò al lavoro
               con la sensazione di aver perso l'attimo. Ancora una
               volta, l'indugiare, lo aveva privato di una
               gioia.Trascorsero tre
               mesi, ed il tempo aveva ridimensionato anche quegli
               affanni.Pierfrancesco aveva
               ripreso le sue abitudini, casa e lavoro, la ricerca di
               una compagna nei fine settimana, qualche sera con i
               pochi amici che riusciva a frequentare, ed i pensieri
               di sempre che avevano ripreso il loro posto di
               supremazia nella sua testa.Un martedì
               mattina andò in banca, ed al ritorno, diede
               un'occhiata distratta al negozio
               d'animali.Il pappagallo era
               di nuovo lì. Non ebbe dubbi. Neppure un attimo
               di esitazione per la possibilità di confonderlo
               con un altro della stessa razza: no, era proprio
               lui.<Buon
               giorno>, lo accolse il proprietario. <Sono due
               settimane che penso a lei, ma non mi ha lasciato
               nessun recapito dove rintracciarla...><Mi dica,
               è Lui, vero?><Certo, è
               rientrato due settimane fa>.<Come
               mai?><Il
               proprietario, mi ha pregato di riprenderlo
               perché non faceva che urlare tutto il giorno e,
               talvolta, pure la notte. Non resisteva più, e
               come lui, neppure il vicinato>.<Capisco> e
               Pierfrancesco fu accolto dalla preoccupazione di
               subire anche lui una simile tortura. Ma, subito,
               voltandosi a guardare l'animale, scorse in lui quello
               sguardo d'intesa e di complicità che,
               già la prima volta, l'aveva
               conquistato.<Senta, vorrei
               acquistarlo io. Per il pagamento mi viene un po'
               incontro?><Ma certamente.
               Considerando che il proprietario di prima ha preteso
               indietro solo una parte della somma pagata, posso
               ridurre un poco le mie pretese. E, poi, si po' sempre
               rateizzare...>Pierfrancesco
               cercò il cellulare nella tasca per avvisare in
               ufficio che, per quel giorno, non sarebbe rientrato,
               poi mise mano al portafoglio e concluse la
               trattativa.Il negoziante
               chiuse l'animale in una gabbia piuttosto stretta,
               adatta per il trasporto, e la coprì con un
               panno scuro. Predispose di seguito anche il trespolo,
               smontandolo e assiemandolo a comporre un collo meno
               ingombrante.Alla fine,
               Pierfrancesco, uscì da "StrarngeZoo" carico di
               pacchi, e con la mente ancora sottosopra per
               l'acquisto così azzardato. Si sforzava di
               vedere in positivo, di coltivare la gioia del nuovo
               acquisto, relegando i dubbi per la spesa in un angolo
               meno accessibile.Andò (e come
               avrebbe potuto fare altrimenti?) direttamente a casa.
               Interponendo molteplici pause per riprendere fiato.
               Ogni tanto sentiva l'animale muoversi tra le sbarre,
               ma lui faceva molta attenzione a non sballottarlo
               più del dovuto.Dove l'avrebbe
               messo? Ed il cibo? Avrebbe dovuto chiedere al
               negoziante maggiori spiegazioni, acquistare un
               libretto per la cura di questi volatili. Aveva con
               sé solo un sacco di mangime misto. Gli era
               stato garantito che sarebbe stato gradito, anzi, il
               venditore gli aveva raccomandato di non esagerare col
               cibi, di non diventare succube delle richieste della
               bestiola, ma avrebbe dovuto comunque imparare quale
               sarebbe stata la dieta migliore e quale alimento,
               invece, evitare.Arrivò dal
               portone con i vestiti zuppi di sudore. Dall'ascensore
               si fermò a riprendere fiato, gustandosi il
               piacere offerto dalla frescura dell'atrio.Trascorse meno di
               un'ora e, accanto alla finestra, ma posto in modo che
               non fosse raggiunto direttamente dalla luce del sole,
               faceva bella mostra di sé, uno stupendo
               pappagallo dal piumaggio dai contrasti vivaci, che si
               guardava intorno con espressione colma di
               curiosità.<Sei a casa,
               adesso, quella vera, quella definitiva. Vedi di
               ambientarti in fretta e di sentirti a tuo agio,
               così che ti possa togliere quell'antipatico
               bracciale che ti vincola alla sbarra. Mi da fastidio
               avere un compagno di stanza che si trattenga contro la
               sua volontà>.Il pappagallo,
               ovviamente, non rispose, ma restava immobile ruotando
               la testa in ogni direzione come a prendere confidenza
               col luogo.Pierfrancesco,
               provava più fastidio di quanto dava a vedere,
               per la catenella che, alla zampa, imprigionava
               l'animale.<Ti ho comprato,
               non perché eri un pappagallo, e, neppure,
               perché sentivo il bisogno di compagnia, l'ho
               fatto perché mi ha conquistato il tuo sguardo.
               È stata l'espressione che hai assunto dalla
               prima volta che ci siamo visti a fare la differenza.
               Non ho visto un animale, ma un essere intelligente
               dietro quegli occhi, altrimenti non saresti qui,
               adesso. Se avessi voluto un oggetto d'arredo, avrei
               acquistato un quadro, non te. Ed allora, così
               non va proprio. Contrariamente alle raccomandazioni
               del proprietario del negozio che ti ha venduto, ti
               libero, e sia quel che sia>.E così fece,
               immediatamente. Afferrò la piccola chiave che
               apriva il bracciale e si avvicinò cautamente al
               volatile. Il quale, dal canto suo, non pareva aver
               afferrato il dramma comportamentale
               dell'uomo.Continuava,
               infatti, a guardarsi in giro, apparentemente
               inconsapevole della situazione.Lestamente lo
               liberò e si tirò indietro.
               Pierfrancesco, non sapeva nulla di pappagalli, e
               temeva una possibilereazione
               cruenta.<Finalmente, mi
               chiedevo quanto tempo avresti impiegato per avere
               coscienza della mia condizione di
               sottomissione!>.L'uomo senza
               parole, restò impietrito, con la mandibola che
               gli sfiorava la gola.<Come... come
               hai detto?>E il pappagallo
               ripeté quanto appena pronunciato.A Pierfrancesco,
               non parve ancora credibile che una frase così
               complessa ed appropriata provenisse da un animale.
               Suppose però, che fosse stato addestrato a
               pronunciarla qualora si fossero verificate delle
               condizioni particolari: come appunto la sua
               liberazione dalla catena.<Allora? Se ti
               vedessi non andresti fiero della tua espressione. Non
               denota certamente un'intelligenza
               folgorante!>.<Ma tu
               parli!><Mi pare di
               capire che soffri di una limitata disponibilità
               di vocaboli per esprimere ciò che pensi.
               Altrimenti, e sarebbe peggio, dovrei desumere che la
               ristrettezza risiederebbe proprio nelle poche idee. Ma
               dai, lasciati andare, esprimiti come
               puoi!><Eh, sì,
               parli proprio, non lo sto immaginando, e lo fai anche
               meglio di me!>.<La modestia non
               è il tuo forte se utilizzi te stesso come metro
               di paragone, il mondo è colmo di persone che,
               probabilmente, farebbero impallidire anche la mia di
               eloquenza>.E la conversazione
               proseguì, con gli inevitabili alti e bassi e
               sui più svariati argomenti, per tutto il
               pomeriggio e parte della sera.<Ma come fai a
               sapere tanto di così tante cose? Dalle
               esperienze che puoi vantare pare abbia vissuto dieci
               vite, non una sola>.<Sono molto
               più vecchio di quanto credesse quel negoziante,
               ottuso ed incapace, che non aveva neppure compreso di
               avere tra le mani una rarità come il
               sottoscritto. Del resto, non è neppure troppo
               comune che mi riveli come è successo oggi. Solo
               poche altre persone hanno conquistato la mia fiducia
               al punto da meritarsi un dialogo paritario con
               me!><Poi ero io
               quello modesto!>.<Se non fossi
               discreto nel manifestarmi, sarei già caduto
               vittima di qualche criminale che gestisce certi vostri
               laboratori di biologia. Eppoi, tutto sommato, per
               quello che frequentemente si dice, conviene mantenere
               un decoroso silenzio>.<Certo che hai
               un bel caratterino! Sei molto prevenuto verso il
               genere umano. Hai conosciuto, invece, altri pappagalli
               intelligenti e dotati quanto te?><Ora che ci
               penso... neppure uno. Del resto, non ho neppure
               cercato molto>.<Quindi, per
               quanto ne sai, sei unico al mondo>.<Mi parrebbe
               tristemente strano ed improbabile, ma è
               possibile. Questo, comunque, mi renderebbe ancora
               più prezioso, pensa quanto sarei
               eccezionale!><Sono ore che
               sto parlando con te, ma ancora non mi
               capacito>.<E ti stupisci
               che mi ritenga un essere superiore? Io, del resto non
               mi sovvengo sul perché tutti, e dico tutti, gli
               esseri umani abbiano questo dono, quando, invece siano
               così pochi ad avere effettivamente qualcosa di
               interessante da dire. Siete gli unici a sapervi
               esprimere con tanta facoltà, e come vi
               relazionate? Esprimendo in maggioranza ovvietà
               che potrebbero essere sottintese da uno sguardo
               intenso, e utilizzando una quantità di vocaboli
               miserrima rispetto alle possibilità della
               vostra lingua. Non comprendo ancora, se non riuscite
               ad esprimere agevolmente i pensieri più
               complessi perché non siete in possesso di un
               bagaglio di termini adeguato, oppure se sono proprio
               le idee che difettano. E non c'è facile ironia
               nelle mie parole>.<Di fatto, per
               consentire una vita di relazione soddisfacente, sono
               sufficienti poche parole chiave, assiemate in modo
               differente a formare diverse frasi. È
               più raro dover esprimere concetti così
               ricercati da necessitare di termini più
               consoni, specifici. Del resto, tu che sembri avere una
               proprietà dialettica non comune, per tua stessa
               ammissione, hai trascorso lunghi periodi senza
               parlare>.L'animale
               restò muto. Non perché preso in difetto,
               piuttosto perché non aveva voglia di proseguire
               un dialogo che non lo interessava più.
               Comprensivo, ed ancora sconvolto, Pierfrancesco lo
               lasciò solo e si preparò per la
               notte.Non dormì
               granché, e quel poco, male. Si agitò tra
               le lenzuola con pensieri di incredulità e di
               stupore che gli occupavano la mente ed invadevano,
               prepotenti, i sogni.Era da poco
               spuntato il sole, che lo trovò seduto di fronte
               al pappagallo. Lui, almeno, dormiva ancora. In
               apparenza pareva del tutto sereno e rilassato,
               indifferente alle preoccupazioni
               dell'uomo.Non lo
               svegliò. Restò seduto quasi un'ora ad
               osservarlo. Era proprio un bell'esemplare. Aveva il
               capo, ora reclinato in prossimità di un'ala, di
               un rosso vivo che scriva al blu-violetto sulla
               sommità, a formare una specie di cresta che
               innalzava quando era irritato. La coda, poi,
               riprendeva queste tonalità ma si estendeva
               prepotente verso il basso, ricca di un piumaggio
               copioso e folto; una gioia per lo sguardo.Pierfrancesco,
               però, adesso si sentiva un poco a disagio a
               nutrire questa ammirazione per un animale così
               intelligente. Se fosse rimasto l'animale-icona,
               l'essere bello, l'oggetto ornamentale, con un suo
               spazio esistenziale che si manifestava solo nel piano
               estetico, allora sarebbe stato semplice ridurre i suoi
               sentimenti a quello, all'apprezzamento visivo. Avrebbe
               potuto, in seguito, soggettivare l'animale ad un suo
               ideale e manifestargli dell'affetto. Ma così
               era più difficile. Da bi era diventato
               tridimensionale. Alla sua componente visiva, si era
               aggiunto tutta la profondità di un carattere e
               di una razionalità che ne impedivano la
               costrizione individuale, personale. Subentravano i
               parametri che costringevano a prendere atto dell'altro
               a tutto tondo, se l'amava doveva amare tutto di lui;
               ma non l'aveva scelto su queste basi. Era un poco,
               come sposare una donna per procura, scegliendola
               solamente su un catalogo fotografico, accorgendosi di
               lei, di cosa era veramente, solo dopo averle messo
               l'anello al dito.Pierfrancesco,
               adesso, sentiva il peso della responsabilità di
               dover occuparsi di un'intelligenza raffinata, alla
               quale non poteva bastare un poco di granone, al limite
               dei semi di girasole ogni tanto. All'animale che aveva
               davanti, avrebbe dovuto elargire anche comprensione e
               cibo per la mente. Avrebbe inoltre dovuto garantire
               premure, rispetto, se non affetto, necessario a farlo
               vivere in modo decoroso.Ma lui aveva
               comprato solo un pappagallo.Trascorsa una
               settimana, il pappagallo aveva compreso che qualcosa
               era cambiato nel comportamento dell'uomo. Era divenuto
               più freddo. Lo accudiva con dovizia e non gli
               faceva mancare nulla ma trascurava di osservarlo con
               l'insistenza di prima, quando trascorreva tanto tempo
               ad ammirare i colori del suo piumaggio variopinto.
               Sembrava che non fosse più capace di trarre
               piacere da quel piccolo rito. Eppure lui era sempre lo
               stesso. Ma non gli chiedeva nulla, non voleva turbarlo
               con una sua ingerenza troppo spiccata nei suoi
               sentimenti.Ultimamente
               parlavano meno. E, spesso solo dei programmi
               televisivi: commentavano un film o discutevano su
               quale guardare. Il pappagallo, si rese lentamente
               conto che la sua personalità destava soggezione
               nell'uomo. Fu un sabato mattina, circa due settimane
               dopo il suo inserimento in quella casa, che, dallo
               sguardo sfuggente dell'uomo al momento di porgergli la
               prima colazione, fu consapevole della
               cosa.Comprese tutto. Si
               accorse che avvertiva la sua presenza come un fardello
               pesante e non come un compagno con cui dividere
               l'appartamento, a cui confidare i problemi o chiedere
               un consiglio.Il pappagallo
               sapeva di essere bello, e voleva essere ammirato,
               perché per lui, l'elargire piacere visivo,
               estetico, rappresentava l'unica moneta di scambio con
               l'ospite. Tu mi sfami ed io mi faccio ammirare da te,
               questo era il concetto. Se poi si instaurava un
               dialogo proficuo, meglio per entrambi.Per l'umano invece,
               questo rapporto non era soddisfacente o, meglio era
               sovrabbondante.Aveva compreso che
               la concorrenza intellettuale che aveva costituito in
               quella casa, gli stava stretta e lo metteva a disagio.
               Per compensare, stava riducendo i rapporti, ma
               all'animale le conseguenze della cosa parvero subito
               palesi.La domenica,
               Pierfrancesco si alzò un poco più tardi
               del solito. Si era costretto a letto più a
               lungo per recuperare un po' di sonno
               perduto.<Buongiorno>,
               disse distrattamente giunto in cucina.<Buongiorno>,
               ripeté a voce più alta non avendo
               ricevuto risposta.Il pappagallo
               tacque ancora.<Sei di cattivo
               umore stamani?>Silenzio.
               Pierfrancesco, allora, mise il caffè sul fuoco
               e si accomodò davanti all'animale che lo
               guardava piegando il capo di lato, un po' a desta e un
               poco a sinistra.<Senti, cosa
               c'è stamattina che non va? Sei offeso o dormi
               ancora?>Silenzio.<Io cerco di
               essere paziente, ma non vedo nulla di ridicolo nel tuo
               silenzio. Vuoi farmi incavolare? Vuoi prendermi in
               giro? Se non vuoi parlarmi, almeno fammi un cenno col
               capo!>Silenzio. Allora
               anche Pierfrancesco restò muto. Bevve il suo
               caffè, rassettò la cucina, uscì a
               comprare il giornale, preparò da mangiare, ne
               diede al pappagallo, lavò i piatti ed
               uscì di nuovo, tutto in silenzio.Tornò a casa
               e si risedette di fronte all'animale.<Ma tu hai
               creduto veramente, dal più profondo di te, che
               io parlassi e ragionassi veramente? Hai realmente
               accettato che un animale da compagnia come me potesse
               avere queste facoltà e, come il genio della
               lampada, renderne te partecipe? Mai, neppure per un
               attimo, hai pensato di essere diventato pazzo? Di
               esserti suggestionato, di esserti inventato
               tutto?>, gli chiese l'animale a bruciapelo e
               continuò: <Perché è questo che
               è accaduto. Anche adesso, non sono io che sto
               parlando, sei tu. Hai elevato la mia presenza
               attribuendogli la facoltà di esprimersi, di
               relazionare, ma non era altro che uno sdoppiamento
               della tua personalità. Attraverso di me
               esprimevi una parte di te più sicura e decisa,
               più consapevole e determinata, ma, in ogni
               momento, non eri che te stesso che dialogavi con te
               stesso. Ora è il momento di finire questa
               commedia. È il momento di decidere se
               raggiungere il baratro della pazzia o divenire
               consapevole della commedia. Viverla come un gioco e
               goderne delle sfumature, o farlo divenire una
               deviazione patologica, oppure scegliere l'ultima
               alternativa: stare zitti. O, meglio, che tu stia
               zitto>.Pierfrancesco,
               digerì la cosa con sorprendente facilità
               e predisposizione. Si sentì immediatamente
               più rasserenato. Ora tutto appariva più
               logico e normale. Troppo lavoro, in aggiunta a tutte
               le ansie che si era fatto per l'acquisto di quella
               bestia, avevano portato il suo sistema nervoso al
               limite. Adesso che aveva compreso tutto si chiedeva
               come avesse potuto, solo per un momento, credere a
               quell'assurdità del pappagallo intelligente e,
               ancora di più, di aver protratto il gioco per
               tutto quel tempo. Avvicinò allora, lentamente,
               la mano alla bestiola, e la passò con
               delicatezza sulla sua testa.Era veramente un
               esemplare notevole.<Sei veramente
               bellissimo, se fossi stato anche intelligente non ci
               sarebbe stata giustizia a questo
               mondo!><Hai ragione. Io
               mi accontento di essere apprezzato da te per quello
               che sembro, e poi, non sono neppure troppo
               esigente>, fece il pappagallo. Pierfrancesco
               restò un attimo interdetto. Poi proruppe in una
               fragorosa risata e riempì, lestamente, la
               ciotola della bestiola con doppia razione di semi di
               girasole. |