Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Ezio Testa
Con questo racconto ha vinto il decimo premio al concorso
Il Club dei Poeti 2004, sezione narrativa

Amanti temporali
 
Monologo in atto unico
 
Un'abitazione di legno riproducente una casetta segnatempo costituisce il palco: il tetto rosso, le pareti di legno a vista, un balconcino al primo piano con una portafinestra verde. Tutti i colori sono vividi ed eccessivi. La parte frontale è caratterizzata da due ampie aperture ad arco dalle quali muoverà la protagonista. Davanti all'abitazione un prato inevitabilmente sintetico ospita un pino di piccola fattura e cespugli di improbabili fiori rossi, eventualmente pitturati direttamente sulle pareti della casa.
Il tutto rigorosamente fuori proporzione!
Nella penombra, all'interno dell'abitazione, si scorge la sagoma scura di un uomo col bavero alzato (manichino).
La protagonista indossa uno sgargiante vestito stile contadino domenicale d'altri tempi, con immancabile copricapo ortofrutticolo a tesa esageratemente larga. Durante la sua declamazione appare meccanicamente controllata e composta, con sporadiche concessioni all'isteria che si sommano verso il finale.
 
Entra la protagonista. Ha l'incarnato pallido, contrastato da due vistose chiazze rosse sugli zigomi, sostiene uno sguardo fisso di fronte a sé ed espressione assente. La sua voce è alquanto monocorde e poco espressiva, con pause frequenti.
 
"È una vita particolare quella che si conduce alloggiata in un vecchio barometro di legno, a forma di casetta alpina, ma può divenire penosa se ci si scopre innamorata dell'omino residente nello stesso segnatempo.
I miei ricordi hanno inizio d'estate e, nei primi mesi della bella stagione non mi accorsi neppure della presenza dell'altro inquilino che condivideva con me l'abitazione, perché io adoro il sole e, nelle giornate serene amo stare all'aperto.
La prima estate che vissi fu molto bella e si protrasse a lungo, sino alla metà di settembre quando avvertii l'approssimarsi di una perturbazione e mi apprestai e rientrare. Non so spiegare razionalmente perché, ma avviene che è bello e sono fuori, viene brutto ed io rientro: non ho mai subito acquazzone in vita mia.
Era, quella, la prima volta che mi succedeva di entrare in casa, ed ero anche curiosa di visitare il luogo dove avrei trascorso i brutti giorni invernali, sta' di fatto che, quando fui giusto sulla soglia di casa, mi voltai verso l'altro ingresso e lo notai. Fu una visione fugace perché un attimo dopo ero gia entrata, ma sentii il cuore battermi forte nel petto e, ci scommetto, se avessi avuto a disposizione uno specchio avrei trovato le pupille straordinariamente dilatate. Chi era quell'uomo? E perché si apprestava ad uscire proprio adesso che arrivavano le brutte giornate?"
La protagonista si produce in un profondo respiro. Solleva le spalle un po' legnose e le riabbassa stancamente, con evidente sconforto. Senza mai distogliere lo sguardo dal pubblico riprende con rinnovata energia.
"L'inverno arrivò implacabile ed io non lo rividi più, tanto che, dopo un poco, cominciai a dubitare di averlo mai incontrato. Del resto mi pareva veramente strano che qualcuno potesse uscire col brutto tempo? era contro natura. Sarebbe stato immorale come pensare di compiere un percorso differente da quello a semicerchio stabilito dal creatore o, che so... muoversi su un piano che non fosse quello orizzontale.
Se non ci si attiene a certe regole di base allora salta tutto, il bello della vita, ciò che le da un senso, è proprio viverla secondo questi principi sui quali è basata tutta la mia morale e la mia fede. A dire il vero non è squisitamente una regola religiosa, una dottrina, ad impormi la via da seguire, sento proprio che certe cose sono giuste ed altre no, è una questione di etica." Alza le mani con i palmi rivolti verso l'alto, convinta di ottenere la scontata comprensione del pubblico. Improvvisamente, si abbandona ad un movimento a semicerchio, vincolata in vita da una vistosa fune rossa e fissata all'interno della casa. Poi, rapidamente, si ricompone, abbandonando la momentanea espressione di gioia e riacquistando un'impassibilità forzata.
"L'ho rivisto. Era un pomeriggio di novembre e sentivo che il clima stava migliorando, quindi mi apprestavo ad uscire per godere del bel tempo. Ero sull'uscio di casa, a metà del semicerchio da percorrere quando è riapparso dietro la colonnina che separa i due ingressi. Questa volta lo guardai bene in volto e riprovai quel dolce trasporto verso di lui che sentii la prima volta. Era proprio un bell'uomo, coi capelli scuri e la fronte corrugata che gli conferiva un vezzo riflessivo e lo rendeva ancora più interessante. Indossava un impermeabile marrone, ora aperto sul davanti, un po' trasandato e col colletto rialzato, da investigatore dei vecchi polizieschi. Stavo per sorridergli, sicura che anche lui mi avesse notata ma non ci riuscii.
Stava inequivocabilmente rientrando in casa."
Pur restando rivolta verso il pubblico, estende il braccio sinistro puntando l'indice verso la casetta in legno ribadendo il concetto.
"Nonostante il tempo tendesse al bello, infrangeva tutte le regole e si rinchiudeva al coperto. Come potevo allacciare un rapporto con un uomo così: senza pudore, senza morale, senza Dio?
Poi venne il sole ed io stetti due giorni a godere della sua presenza cercando di pensare, con la mente rasserenata, a quanto era accaduto.
Quale vita mi avrebbe atteso in compagnia di un uomo del genere? Quale affidabilità poteva garantirmi colui che si ostinava a condurre la propria esistenza al di fuori delle leggi di natura?
Un domani ci sarebbero stati dei figli da allevare, e gravoso sarebbe stato il mio compito di educarli da sola, mascherando il cattivo esempio del padre. Forse avrei potuto dedicare il periodo iniziale del nostro rapporto per condurlo nella direzione giusta, facendogli capire quello che era bene e distinguere ciò che non lo era. Ma più ci pensavo, più riflettevo sul suo modo di condurre la vita e più mi convincevo di quanto fosse ardua l'impresa, improbo il compito. Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, feci assopire nel mio cuore i sentimenti di giovane donna innamorata.
Ora, nei rari momenti in cui lo scorgo, non provo più quegli slanci emozionali, quelle frivole palpitazioni cardiache che, in precedenza, sorgevano istintive, e sono felice della decisione maturata tanto tempo fa che mi ha condotto a questo.
Avere abbracciato completamente la fede, mi ha consentito di appagare ugualmente la mia esistenza, sentendomi in pace con me stessa ed in armonia col mondo in cui vivo.
Ogni tanto mi capita ancora di pensare a lui, non più con quel sentimento d'affetto che provavo prima, ovviamente, ma, piuttosto, avvertendo per lui della compassione, della pietà per la scelta di vita scellerata che dimostra d'avere fatto. Per alleviare certi pensieri dolorosi vado allora con la mente agli inverni freddi e piovosi che, io, trascorrerò al caldo, protetta dalle mura domestiche e al corrispondente benificio che ottengo uscendo nelle giornate di sole, inebriando lo spirito della grande bellezza che mi viene offerta, e mi consolo delle poche restrizioni a cui debbo sottostare, divenendo sempre più consapevole di aver fatto la scelta giusta."
Con le braccia abbandonate lungo i fianchi, reclina la testa da un lato. Le luci che illuminavano il palco si spengono. Resta solo un occhio di bue su di lei che, lentamente, restringe il suo fascio. Infine tutto è inghiottito dal buio e, solo allora, si ode un debole singhiozzo.
 

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Premio Il Club dei Poeti 2004

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 Ins. 17-08-2004