- Il
soldato e il suo Angelo
-
- "Basta un secondo,
nemmeno te ne accorgi. Non fai in tempo a dire:
"Oddio"! Non fai in tempo a dire addio. Non fai in
tempo a piangere o a pregare. Non fai in tempo nemmeno
a mandare tutto al diavolo, che passi in un istante
dalla vita alla morte, che non sei più, che sei
terminato, che non respiri più l'aria di questo
buio mondo infuocato, ma traspiri l'essenza di un
altro luogo.
- Avresti voluto
salutare i tuoi cari vero? Accarezzare di nuovo i loro
volti, baciare ancora la loro fronte, e invece
nient'altro che solitudine e gelo. Perché
è questo che senti: gli occhi si rabbuiano e la
testa rintrona in un boato che sa tanto di apocalisse.
E alla fine... c'è solo la fine! Strano a
dirsi, ma non è uno scherzo. È un
limite: cammini e cammini e la strada finisce,
c'è un confine; come quello che stai difendendo
(pardon... che stavi difendendo), come quelli per cui
si combatte, come quelli che l'uomo ha creato per
dividersi dagli altri uomini, per allontanarsi
dall'altra gente. Confini sulla terra, confini per
mare, confini in cielo e persino tra religioni, unico
Dio per tutti, eppure mai lo stesso Dio. Confini che
ognuno crea anche solo nella sua testa, nella sua
singola vita.
- E può
sembrare incredibile, ma c'è un confine anche
qui. L'ha creato così anche qualcun altro,
qualcuno di molto più importante. Non te
l'aspettavi? Adesso ti ci ritrovi davanti, in bilico,
e stai per saltare; non è proprio cadere,
è più un lasciarsi andare, abbandonare
ogni flebile legame con la propria esistenza, varcare
la soglia, diventare puro ricordo di com'eri una
volta... di com'eri prima di partire per il
deserto.
- Non aver paura, non
hai più nulla da temere. Era prima che potevi
provare paura, che sentivi tremare le gambe, che ad un
tratto ti assaliva la smania e il terrore saliva fin
dentro lo stomaco. Adesso cosa pensi che possa
succedere? Hai paura di morire? Ma se sei già
morto! E allora cosa temere?
- Ricordi quando hai
deciso di partire? Hai compiuto la tua scelta; hai
aperto una delle porte della tua vita e sei entrato.
Scelta difficile, sofferta, in dubbio tra le tante.
Adesso è tutto più facile, è solo
un passo. Nessuna porta da aprire, nessuna soglia da
attraversare. È un piccolo movimento della tua
gamba, ti servirà per superare questa corda.
Non è difficile ed è molto meglio che
superare del filo spinato come sei stato costretto a
fare finora: questo non punge né graffia, non
chiude né segrega.
- Lo so, non riesci a
crederci. Purtroppo però stamattina quella
trave ha colpito proprio te; e cadendo, il soffitto di
quella palazzina è finito proprio addosso a te.
Non è stato molto doloroso, no; sicuramente
meglio di una grave malattia che ti distrugge pian
piano, che ti scava da dentro e di consuma. Solo pochi
attimi, un battito di ciglia, una foglia che si stacca
da un ramo e cade, un sorso d'acqua gelida che ti
scuote mentre ridi con gli amici. Gli amici? Non lo
sai? Sono anche loro qui con te, è solo che ora
non puoi vederli, qui ci sei solo tu, ognuno ha il suo
posto qui. Ma sono nella tua stessa situazione: dopo
la loro scelta e dopo la loro partenza, ora il loro
confine. Forse l'hanno già superata questa fune
o forse sono in procinto di farlo come te, forse hanno
già compiuto questo passo o stanno cercando di
svegliarsi da questo sogno che però non
avrà termine.
- Hai sentito il
ronzio, e poi l'urto? Hai sentito lo scoppio e il
boato? No?... nemmeno loro...
- E quindi finisci
qui. Dove sei? Come dire... tra il di qua e il di
là, tra il vero e il chissà dove, tra
una realtà e una speranza. Lo so, non ci
capisci niente. All'inizio è così, un
po' strano, direi forse inverosimile e malinconico, ma
cosa ti aspettavi da un passaggio intermedio? Quali
aspettative avevi, forse un battello che ti
trasportasse da una riva all'altra di un fiume in
tumulto? Troppo classico! O forse una luce verdastra
che ti aspirasse verso l'alto fino alle stelle? Troppo
visionario! Questo è solo un luogo immobile,
dove si è stati e non si è più, e
tuttavia ci si trasforma, ma non si diviene ancora.
Qui a nessuno è dato di muoversi: l'unico
movimento puoi farlo tu, l'unico passo possibile
è il tuo.
- A nessuno è
dato di capire, ma ognuno è costretto a
passare. Non puoi dire: "L'avessi saputo prima!". Non
a tutti è dato di sapere. E non prendertela con
me, sono solo un povero angelo, non sono certo io che
decido. Tu forse lo sai chi decide?"
-
- "È questa
quindi la fine? è proprio la fine di tutto
quanto questo posto? È buio, come l'ultimo
ricordo che ho, e solitario, informe. C'è solo
questa corda, e questa nebbia. Non ho paura, non
potrei averne in nessun caso, non ho brividi né
tremore. È solo un senso di disagio, una strana
sensazione di essere nel posto giusto in un momento
sbagliato, o magari in un momento che non doveva
essere ancora il mio. Non riesco ad avvicinarmi. Dici
che è un confine, come uno di quelli che
esistono nel mondo; ma se io decidessi nel mondo, di
guardare oltre dei monti che segnano il limite di un
paese o di una nazione, od oltre un fiume che scorre
in una valle e va a gettarsi in mare, se guardassi
oltre tutto questo... io vedrei... io vedrei un altro
monte e poi un'altra valle in cui sorge un altro paese
attraversato da un altro fiume che lento o veloce,
calmo o in continuo agitarsi prima o poi finirebbe in
un altro mare. Non so per certo quale, ma sono sicuro
che sarebbe così, non potrebbe essere
altrimenti. Ma oltre questa corda, se decidessi in
questo momento di sbirciare oltre questa fune, di
superarla, di andare oltre questo luogo fermo, di
compiere il mio "semplice passo"... cosa mi
sarà permesso di vedere? Guarderò un
altro mare? O un cielo azzurro? Vedrò altri
uomini o altre donne? Tu dici di non saperlo... forse
semplicemente smetterò di vedere. Mi si
chiuderanno gli occhi del tutto, mi abbandonerà
lo sguardo e non potrò più vedere
nulla... o forse potrò vedere solo il
nulla.
- Forse è
stata la fatalità, il destino come dicono
molti, forse davvero un caso, o forse qualcuno aveva
già tutto deciso: aveva già deciso
quell'uomo alla guida di quel camion imbottito di
bombe; aveva già deciso di guidare nelle strade
piene di gente di questo popolo del deserto, aveva
già deciso di dirigersi verso la nostra
caserma, verso il nostro palazzo, verso la nostra
vita, verso la sua morte, verso la nostra morte. O
aveva deciso già qualcun altro di più
grande di noi, più grande di quell'uomo che non
conosco e non conoscerò più ormai, che
era il momento anche per me e per i miei amici di
trovarsi di fronte al proprio angelo a chiedersi il
perché di questo buio e di questa nebbia, di
questa calma e di questa corsa. E tu dici di non saper
nulla.
- In realtà
non soffro, forse perché non ho sofferto molto,
ma una cosa la rimpiango: avrei voluto almeno un altro
minuto a mia disposizione. L'avrei voluto per pensare
ancora alla mia terra e alle persone che lì ho
lasciato. Perché non è vero che ho
rivisto tutta la mia vita, e alla vita che stavo
salutando avrei voluto rubare un attimo ancora, anche
se forse un attimo dura poco, ma ne sarebbe valsa al
pena. E tu dici di non saper nulla. Eppure sai una
cosa importante secondo me: tu sai di essere un
Angelo, il mio Angelo. Bhè io non posso certo
dire di essere il tuo Soldato, mi suona nuovo un
"Soldato custode" di un Angelo! In realtà
è che io non so nemmeno più chi sono o
cosa sono ora... e tu dici di non saper
nulla!
- Avrei solo
desiderato un altro attimo... per ridere ancora un
po'..."
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