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                           Nova et
                           disiecta   Sconforto
 Amai,
                     senz'essere amatoe amato fui,
                     quand'io non
                     amavo. 
  
                      
                     
                     
                        Serenità
                        di primavera
 Verde
                     vallata,di sparsi
                     fiori ridente,io ti 
                     ringrazio!Tu sola
                     calmarehai
                     potutoil mio
                     cuoreda inutili
                     ansie travolto,da laceranti
                     penee da
                     disperanti attese,troppo
                     deluse,di unisoni
                     accordi.Il passo
                     allora ho fermatoe seduto mi
                     sonoad
                     ascoltareil canto
                     dolced'invisibili
                     uccelli,lo sguardo
                     fissoalle chiome
                     dei pini.     Oppresso mi
                     sento 
                     
                     da questo
                     cielo grigio 
                     
                     che, da
                     giorni, sulla città
                     
                     basso si
                     stende.
                     
                     Ho superato
                     me stesso
                     
                     per
                     continuare a vivere,
                     
                     o a
                     sopravvivere forse,
                     
                     prezzi
                     sovrumani pagando.
                     
                     Non
                     aspettare,
                     
                     non sperare,
                     mi ripeto,
                     
                     eppure un
                     coltello
                     
                     vorrei
                     avere
                     
                     per
                     squarciare 
                     
                     tutta la
                     bruttezza, 
                     
                     tutta la
                     monotonia,
                     
                     mia e
                     altrui,
                     
                     ch'oggi
                     m'opprime,
                     
                     guardando
                     fuori
                     
                     dal
                     vetro
                     
                     di una
                     finestra,
                     
                     troppo
                     sporcata dal tempo.
                      
                     
                     
                        Oppressione
   Nè
                     più mai tornerò all'età
                     verde,
                     
                     intatto ed
                     illuso del domani;
                     
                     nè
                     più mai oserò credere a
                     parole
                     
                     al vento
                     disperse, a promesse e neppure a me
                     stesso;
                     
                     nè
                     più mai immaginerò
                     stupori,
                     
                     trasparenze
                     di cristallo o improvvisi bagliori:
                     
                     il sole sta
                     tramontando ormai, bella è la
                     luce,
                     
                     ma i raggi
                     adesso non scottano più.
                     
                     Mi congedo da
                     te, ragazzo mio,
                     
                     dovunque tu
                     sia, addio per sempre,
                     
                     questo io ti
                     dico,
                     
                     anche se ad
                     un uomo affidando
                     
                     il corpo e
                     l'anima miei,
                     
                     forse ancora
                     un po' io ti rimpiango.
                      
                     
                     
                        Né
                        più mai
 
   
                      
                     
                     
                        Panico
                        australe Sotto
                     l'antico monte dall'aspre pendicilussuriosa
                     una foresta di smeraldo si stende,dove
                     invisibili flauti spandonoil loro canto
                     inquietante, richiamandochi i rumori
                     d'ogni giorno non sente.Quando
                     più alto il sole in cielo
                     splendeË allora
                     che irrompe il suono basso e
                     languente,che a tratti
                     si spegne e poi acuto riprendea ricordare
                     le note di un'eterna canzone,dimenticata
                     ma sempre presente. 
  
 
                        Oltre il
                     confine estremo
                     
                     d'inumane
                     solitudini,
                     
                     varcata ogni
                     soglia
                     
                     d'infelicità
                     abissali,
                     
                     in mezzo
                     all'Oceano,
                     
                     il dolore,
                     quello, scompare
                     
                     e della vita
                     resta soltanto
                     
                     un'ansia
                     cieca, la paura
                     
                     ed un perenne
                     disgusto,
                     
                     senza
                     passato
                     
                     né
                     presente né futuro.Chiosa a Fernando
                        Pessoa
   
                      
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