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               Kairion Molto
               spesso i fatti, di qualunque natura essi siano,
               sembrano non seguire un'evoluzione lineare. Ci
               appaiono piuttosto come tessere di un mosaico tra loro
               giustapposte, anziché come tappe in successione
               di una continuità di eventi che mostrano
               chiaramente agli occhi dell'osservatore la loro comune
               natura. Ancor più improbo, se non impossibile,
               risulta poi stabilire una consustanzialità di
               tali fatti con le norme che regolano il divenire
               ciclico degli eventi naturali. Pensiamo ad esempio
               alla Storia: quante volte un accadimento epocale ci
               appare così logico e così
               incredibilmente coerente rispetto ad un altro
               cronologicamente successivo da spingerci a credere con
               ferma sincerità intellettuale di esserne stato
               generato? Ad ulteriore conferma e con altrettanta
               sincerità intellettuale affermo di non essere
               in grado di stabilire con assoluta certezza se questa
               mia banale osservazione scaturisce, come forse solo
               in apparenza sarebbe logico supporre, dalla storia
               narratami (e che mi accingo a mia volta a riportare) o
               se invece, per qualche inspiegabile ragione, la
               precede.Tutto,
               come sempre accade, ebbe inizio con un libro. Un
               libello anzi, di meno di cinquanta pagine
               ingiallite e assai vissute, rilegate con negligenza e
               affidate ad un'edizione evidentemente "povera" e
               presumibilmente a bassa, bassissima tiratura. Il
               libro, che raccoglieva una trentina di poesie di media
               lunghezza di tale JB, nome che alle mie orecchie
               suonava assolutamente nuovo, mi fu messo tra le mani
               dall'amico di lunga data TDV, col quale siamo soliti
               scambiarci libri e consigli, che di ritorno da un suo
               viaggio in America me ne raccomandò la lettura,
               senza rendermi minimamente edotto riguardo all'autore
               e al contenuto dell'opera.Mi
               misi a leggere le poesie appena tornato a casa e
               conclusi la lettura la sera stessa. Per quanto rifugga
               con fermezza la poesia contemporanea l'opera mi
               piacque moltissimo. Lo dissi a TDV, che il giorno
               seguente mi consegnò un altro libro dello
               stesso autore. Il volume non aveva assolutamente
               niente in comune con l'altro. Era alto tre volte
               tanto, le pagine bianchissime e ancora fresche di
               stampa, e portava in copertina la sigla di una
               multinazionale dell'editoria, di quelle che sfornano
               bestsellers che vendono al di là e al di qua
               dell'oceano. TDV volle mostrarmi anche una foto,
               ritagliata da una rivista, dell'autore, di JB,
               ritratto a mezzo busto, il quale, vestito con un
               singolare maglione di un arancione accesissimo, si
               prestava sorridente all'obiettivo senza far trapelare
               niente dell'essenza che aveva mosso la sua poesia che
               tanto mi aveva colpito, e ti fissava senza guardarti,
               interrogandoti come una sfinge di carta lucida, senza
               domande. Ho ben chiaro il ricordo di quella foto, che
               mi colpì fino ad inquietarmi.Provai
               il desiderio di sapere qualcosa della vita di JB, ma
               con grande sorpresa mi accorsi che il libro,
               nonostante si trattasse evidentemente di un'edizione
               di lusso, mancava della sovraccoperta, deliberatamente
               tolta dal mio amico (anche se ciò mi
               sarà chiaro solo in seguito). Quindi mi provai
               ad immaginare la vita di JB attraverso le sue poesie,
               ovviamente senza riuscirci.Il
               libro fu una folgorazione. Mi piacque ancor più
               del precedente, col quale, oltre ad alcune tra le
               liriche più ispirate, aveva in comune il
               titolo: Poesie.Era
               comunque evidente una continuità tra le due
               raccolte. La mano che le aveva redatte era guidata
               dalla stessa passione, dallo stesso tenue accanimento.
               Quei versi che ingentilivano il terrifico candore
               della pagina avevano in sé la forza e la
               lascivia, l'orgoglio e il decadimento; fermavano torri
               nell'istantanea del crollo; vite sull'orlo dello
               sgretolamento; onde colte nell'acme della loro azione
               sublime e distruttiva che precede (ma anche il verbo
               "precedere" non dà ragione di un'imminenza
               tanto furiosa e impellente) di una
               microeternità l'infrangersi schiumoso contro
               gli scogli. C'era la Vita, l'Amore, la Disperazione,
               la Felicità, la Morte, la Salvezza e la
               Perdizione, indistinguibili in un magmatico crogiuolo
               di viscere di sentimenti e interiora di idee.
               C'era
               Tutto, Tutto e anche Qualcosa di
               più.Ricordo
               che il libro non mi fece dormire per diverse notti.
               Facevo l'alba leggendo e rileggendo quei versi pesanti
               e incorporei che avevano sempre qualcosa di nuovo da
               dire, che sembravano rinnovarsi continuamente e tener
               dietro senza alcuna fatica alle lancette
               dell'orologio, significando qualcosa al crepuscolo,
               significando altro nelle tenebre più fitte, e
               altro ancora, il medesimo verso, la stessa parola, via
               via che le tenebre si addolcivano e cedevano all'alba.
               Quando confessai al mio amico TDV la mia angosciata
               passione per quel libro egli non parve stupirsene
               minimamente. Si limitò a sorridere come chi la
               sa lunga, come uno che c'è già passato,
               e alla fine, dietro le mie insistenti richieste,
               accettò di parlarmi dell'autore, di questo
               fantomatico JB.Ecco,
               in sintesi, quanto mi disse:Dunque,
               JB, l'autore di quei versi che così
               prepotentemente si erano fatti nel mio cuore, nella
               mia anima e nel mio intelletto, era ormai prossimo
               alla morte. Essa lo avrebbe raggiunto tra circa tre
               mesi, all'età di quarantadue anni.Lui
               l'attendeva nel braccio della morte della prigione di
               stato del Texas, dove era rinchiuso per l'omicidio di
               cinque ragazze, di cui due minorenni. Il Mostro Poeta,
               così era chiamato, si era costituito quattro
               anni prima, ed era stato condannato proprio in seguito
               alle sue deposizioni, come prevede il codice di quello
               stato, sebbene le prove a suo carico fossero assai
               poco attendibili.JB,
               il Mostro Poeta, non ha mai mostrato segni di
               pentimento. Né pare che la detenzione e la
               condanna, al di là del trasferimento coatto,
               abbiano mutato sostanzialmente il suo stile di vita:
               da sempre JB scrive poesie e vive grazie a un sussidio
               statale.L'unica
               cosa che è cambiata, almeno stando al racconto
               di TDV, ' la sua popolarità: prima era
               costretto a pubblicare brevissime sillogi a proprie
               spese con case editrici underground di infimo
               ordine, mentre adesso ha un agente che cura i suoi
               interessi e la possibilità di scegliere da chi
               essere edito. Lo stile, da quello che ho potuto
               direttamente appurare, non ha subito un'evoluzione
               rilevante. Lo stesso discorso vale per la forma,
               talvolta labirintica ma mai leziosa, conscia
               dell'eredità del passato ma sempre attenta al
               tranello dell'endecasillabo, e per i temi
               privilegiati.Sarebbe
               forse importante sapere che rimasi basito dinanzi a
               tale racconto? Sarebbe forse importante sapere che il
               mio stupore non mi impedì di pormi domande sul
               "fenomeno JB" né di parlarne con
               TDV?Anzi,
               ad essere più precisi le domande le formulammo
               entrambi, e per lo più insieme, anche se fu mia
               l'intenzione, per semplice comodità
               intellettuale, di tradurle in ipotesi.Tali
               ipotesi sono così tante e così
               inestricabilmente legate tra loro che mi è
               pressoché impossibile riferirle tutte e in modo
               ordinato, per cui mi limiterò, se la memoria mi
               vorrà sostenere, a riportare quelle
               maggiormente degne di mencione nell'ordine cronologico
               in cui furono espresse, vale a dire nel solo ordine,
               ammesso che di ordine si possa realmente parlare, che
               ci è dato esperire in questa vita.TDV
               riportò l'opinione di un giornalista di Miami
               secondo il quale JB non avrebbe realmente commesso i
               delitti attribuitigli, ma che si sarebbe incolpato di
               questi con il solo obiettivo di dare finalmente alla
               sua poesia la notorietà che la sua poesia
               stessa (per quanto in realtà assolutamente
               meritoria, avrebbe scritto lo stesso giornalista) da
               sola non avrebbe mai potuto raggiungere. Al contrario
               avrebbe potuto accusarsi di quegli efferati delitti
               avendo in odio se stesso e la sua attività
               poetica (il che, leggendo i suoi versi, appare quasi
               plausibile) e quindi con l'intenzione di denigrare
               agli occhi del mondo il poeta e la poesia e la
               letteratura in genere. O ancora per esaltare a livello
               di arte l'omicidio. Infine si può arrivare a
               credere che, per una smania di protagonismo
               irrefrenabile, avesse voluto cercare tramite
               l'illegalità (qui per altro solo presunta)
               quella popolarità che la poesia non gli avrebbe
               mai procurato, senza quindi che intercorressero
               relazioni di sorta tra le due attività, anche
               se ciò difficilmente spiegherebbe, se non con
               l'azione di qualche speculatore, perché mai JB
               abbia continuato a scrivere, e soprattutto a
               pubblicare poesie.Prendendo
               invece per assunto che realmente JB sia l'autore dei
               delitti di cui si è accusato, l'ipotesi
               più semplice, e quindi la meno soddisfacente,
               sarebbe quella secondo la quale alcune volte JB
               scriveva poesie, mentre altre volte, senza che la
               poesia spingesse all'omicidio o viceversa, preferiva
               uccidere delle ragazze. Più suggestivo sarebbe
               senz'altro pensare che l'omicidio lo ispirasse nella
               sua arte poetica. Altrettanto suggestivo, ma
               più scabroso, che fosse invece lo scrivere in
               versi a portarlo ad uccidere, come una sorta di sfogo
               fisico in seguito a un logorante impegno
               intellettuale. A questo punto non si può
               nemmeno escludere, sebbene l'acume umano, oppure la
               cecità, porti a vedere ovunque nessi e
               collegamenti tra le cose e a preferire sempre la
               casualità alla casualità, che per JB
               scrivere o uccidere siano attività poste sullo
               stesso piano logico, quindi due forme
               d'espressione parallele (dunque non convergenti)
               che scaturiscono dalla medesima origine, sconosciuta e
               con ogni probabilità inconoscibile.Queste,
               in sintesi, anche se forse con qualche ripetizione, le
               principali ipotesi formulate. Nessuna delle quali,
               ovviamente, soddisfaceva il mio intelletto nel pieno
               della sua tensione indagatrice. Di conseguenza,
               essendo il pensiero una mera giustificazione
               dell'essere, nessuna di queste era valida.L'illuminazione
               mi raggiunse, come spesso accade, all'alba.
               Sbocciarono insieme, semplici e grandiose,
               sull'interminabile stelo di una fredda notte marzolina
               trascorsa insonne alla finestra. I versi del Mostro
               Poeta, che avevo messo da parte solo poche ore prima,
               parlarono alle mie orecchie in tutta franchezza, forse
               per la prima volta, con labbra invisibili. Ebbi tutto
               di fronte agli occhi, come in un sogno, e mai prima
               d'allora i sensi mi parvero così rarefatti e
               incorporei, così essenziali alla comprensione
               intellettuale, sebbene senta nettamente che
               l'intelletto non fu sufficiente a raccogliere questa
               rivelazione, e per tanto non riuscirà egli da
               solo a riferirla con la necessaria
               compiutezza.Fu
               proprio l'alba, imminenza dell'aurora, a suggerirmi
               quell'imminenza sublime e terribile che permea i versi
               di JB.Capii
               quanto fosse stato sciocco da parte nostra
               interrogarsi sulla reale colpevolezza del poeta, e
               quanto la centralità da noi erroneamente
               attribuita al fatto ci avesse fuorviato impedendoci di
               afferrare il reale motivo per cui JB avesse deciso di
               costituirsi, colpevole o innocente che fosse. Nella
               propria condanna JB cercava con una volontà e
               una determinazione sovrumane l'imminenza della morte,
               perché solo l'imminenza della morte
               poteva renderlo edotto su ciò che realmente
               è la Vita, che è la Morte, l'Amore, la
               Felicità e la Disperazione, l'Orgoglio e la
               Rassegnazione, che è Tutto ed è Nulla.
               La Vita che, come magistralmente espresso da quei
               versi inarrivabili, si concentra nell'Imminenza. Ed
               è altrettanto sciocco chiedersi se quelle
               poesie precedono o susseguono il suo isolamento nel
               braccio della morte, perché, come egli stesso
               deve aver verificato sulla sua pelle, per quanta
               importanza possa avere tale verifica, nell'intenzione
               è l'azione, perché l'intenzione
               è l'azione.Questa
               dev'essere stata la Grande Rivelazione di JB, che da
               sempre e per sempre vive (e muore), in questo preciso
               istante d'eternità, in ogni spazio e in ogni
               tempo.E
               per lo stesso motivo adesso anch'io vivo e muoio
               ovunque e in ogni tempo, così come ogni uomo
               nasce e muore contemporaneamente, così
               come l'onda raggiunge la sua massima altezza e al
               tempo stesso le particelle della medesima acqua
               s'infrangono contro gli scogli, li lindano, spazzano
               via granchi e paguri come inutili animaletti senza
               ragione d'essere, come gli inani pensieri di
               un'interminabile notte rischiarati dall'alba e dalla
               santità del giorno. |