Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Marco Zucchini
Con questo racconto ha vinto il sesto premio del concorso Città di Melegnano 2002, sezione narrativa

Kairion
 
Molto spesso i fatti, di qualunque natura essi siano, sembrano non seguire un'evoluzione lineare. Ci appaiono piuttosto come tessere di un mosaico tra loro giustapposte, anziché come tappe in successione di una continuità di eventi che mostrano chiaramente agli occhi dell'osservatore la loro comune natura. Ancor più improbo, se non impossibile, risulta poi stabilire una consustanzialità di tali fatti con le norme che regolano il divenire ciclico degli eventi naturali. Pensiamo ad esempio alla Storia: quante volte un accadimento epocale ci appare così logico e così incredibilmente coerente rispetto ad un altro cronologicamente successivo da spingerci a credere con ferma sincerità intellettuale di esserne stato generato? Ad ulteriore conferma e con altrettanta sincerità intellettuale affermo di non essere in grado di stabilire con assoluta certezza se questa mia banale osservazione scaturisce, come forse solo in apparenza sarebbe logico supporre, dalla storia narratami (e che mi accingo a mia volta a riportare) o se invece, per qualche inspiegabile ragione, la precede.
Tutto, come sempre accade, ebbe inizio con un libro. Un libello anzi, di meno di cinquanta pagine ingiallite e assai vissute, rilegate con negligenza e affidate ad un'edizione evidentemente "povera" e presumibilmente a bassa, bassissima tiratura. Il libro, che raccoglieva una trentina di poesie di media lunghezza di tale JB, nome che alle mie orecchie suonava assolutamente nuovo, mi fu messo tra le mani dall'amico di lunga data TDV, col quale siamo soliti scambiarci libri e consigli, che di ritorno da un suo viaggio in America me ne raccomandò la lettura, senza rendermi minimamente edotto riguardo all'autore e al contenuto dell'opera.
Mi misi a leggere le poesie appena tornato a casa e conclusi la lettura la sera stessa. Per quanto rifugga con fermezza la poesia contemporanea l'opera mi piacque moltissimo. Lo dissi a TDV, che il giorno seguente mi consegnò un altro libro dello stesso autore. Il volume non aveva assolutamente niente in comune con l'altro. Era alto tre volte tanto, le pagine bianchissime e ancora fresche di stampa, e portava in copertina la sigla di una multinazionale dell'editoria, di quelle che sfornano bestsellers che vendono al di là e al di qua dell'oceano. TDV volle mostrarmi anche una foto, ritagliata da una rivista, dell'autore, di JB, ritratto a mezzo busto, il quale, vestito con un singolare maglione di un arancione accesissimo, si prestava sorridente all'obiettivo senza far trapelare niente dell'essenza che aveva mosso la sua poesia che tanto mi aveva colpito, e ti fissava senza guardarti, interrogandoti come una sfinge di carta lucida, senza domande. Ho ben chiaro il ricordo di quella foto, che mi colpì fino ad inquietarmi.
Provai il desiderio di sapere qualcosa della vita di JB, ma con grande sorpresa mi accorsi che il libro, nonostante si trattasse evidentemente di un'edizione di lusso, mancava della sovraccoperta, deliberatamente tolta dal mio amico (anche se ciò mi sarà chiaro solo in seguito). Quindi mi provai ad immaginare la vita di JB attraverso le sue poesie, ovviamente senza riuscirci.
Il libro fu una folgorazione. Mi piacque ancor più del precedente, col quale, oltre ad alcune tra le liriche più ispirate, aveva in comune il titolo: Poesie.
Era comunque evidente una continuità tra le due raccolte. La mano che le aveva redatte era guidata dalla stessa passione, dallo stesso tenue accanimento. Quei versi che ingentilivano il terrifico candore della pagina avevano in sé la forza e la lascivia, l'orgoglio e il decadimento; fermavano torri nell'istantanea del crollo; vite sull'orlo dello sgretolamento; onde colte nell'acme della loro azione sublime e distruttiva che precede (ma anche il verbo "precedere" non dà ragione di un'imminenza tanto furiosa e impellente) di una microeternità l'infrangersi schiumoso contro gli scogli. C'era la Vita, l'Amore, la Disperazione, la Felicità, la Morte, la Salvezza e la Perdizione, indistinguibili in un magmatico crogiuolo di viscere di sentimenti e interiora di idee.
C'era Tutto, Tutto e anche Qualcosa di più.
Ricordo che il libro non mi fece dormire per diverse notti. Facevo l'alba leggendo e rileggendo quei versi pesanti e incorporei che avevano sempre qualcosa di nuovo da dire, che sembravano rinnovarsi continuamente e tener dietro senza alcuna fatica alle lancette dell'orologio, significando qualcosa al crepuscolo, significando altro nelle tenebre più fitte, e altro ancora, il medesimo verso, la stessa parola, via via che le tenebre si addolcivano e cedevano all'alba. Quando confessai al mio amico TDV la mia angosciata passione per quel libro egli non parve stupirsene minimamente. Si limitò a sorridere come chi la sa lunga, come uno che c'è già passato, e alla fine, dietro le mie insistenti richieste, accettò di parlarmi dell'autore, di questo fantomatico JB.
Ecco, in sintesi, quanto mi disse:
Dunque, JB, l'autore di quei versi che così prepotentemente si erano fatti nel mio cuore, nella mia anima e nel mio intelletto, era ormai prossimo alla morte. Essa lo avrebbe raggiunto tra circa tre mesi, all'età di quarantadue anni.
Lui l'attendeva nel braccio della morte della prigione di stato del Texas, dove era rinchiuso per l'omicidio di cinque ragazze, di cui due minorenni. Il Mostro Poeta, così era chiamato, si era costituito quattro anni prima, ed era stato condannato proprio in seguito alle sue deposizioni, come prevede il codice di quello stato, sebbene le prove a suo carico fossero assai poco attendibili.
JB, il Mostro Poeta, non ha mai mostrato segni di pentimento. Né pare che la detenzione e la condanna, al di là del trasferimento coatto, abbiano mutato sostanzialmente il suo stile di vita: da sempre JB scrive poesie e vive grazie a un sussidio statale.
L'unica cosa che è cambiata, almeno stando al racconto di TDV, ' la sua popolarità: prima era costretto a pubblicare brevissime sillogi a proprie spese con case editrici underground di infimo ordine, mentre adesso ha un agente che cura i suoi interessi e la possibilità di scegliere da chi essere edito. Lo stile, da quello che ho potuto direttamente appurare, non ha subito un'evoluzione rilevante. Lo stesso discorso vale per la forma, talvolta labirintica ma mai leziosa, conscia dell'eredità del passato ma sempre attenta al tranello dell'endecasillabo, e per i temi privilegiati.
Sarebbe forse importante sapere che rimasi basito dinanzi a tale racconto? Sarebbe forse importante sapere che il mio stupore non mi impedì di pormi domande sul "fenomeno JB" né di parlarne con TDV?
Anzi, ad essere più precisi le domande le formulammo entrambi, e per lo più insieme, anche se fu mia l'intenzione, per semplice comodità intellettuale, di tradurle in ipotesi.
Tali ipotesi sono così tante e così inestricabilmente legate tra loro che mi è pressoché impossibile riferirle tutte e in modo ordinato, per cui mi limiterò, se la memoria mi vorrà sostenere, a riportare quelle maggiormente degne di mencione nell'ordine cronologico in cui furono espresse, vale a dire nel solo ordine, ammesso che di ordine si possa realmente parlare, che ci è dato esperire in questa vita.
TDV riportò l'opinione di un giornalista di Miami secondo il quale JB non avrebbe realmente commesso i delitti attribuitigli, ma che si sarebbe incolpato di questi con il solo obiettivo di dare finalmente alla sua poesia la notorietà che la sua poesia stessa (per quanto in realtà assolutamente meritoria, avrebbe scritto lo stesso giornalista) da sola non avrebbe mai potuto raggiungere. Al contrario avrebbe potuto accusarsi di quegli efferati delitti avendo in odio se stesso e la sua attività poetica (il che, leggendo i suoi versi, appare quasi plausibile) e quindi con l'intenzione di denigrare agli occhi del mondo il poeta e la poesia e la letteratura in genere. O ancora per esaltare a livello di arte l'omicidio. Infine si può arrivare a credere che, per una smania di protagonismo irrefrenabile, avesse voluto cercare tramite l'illegalità (qui per altro solo presunta) quella popolarità che la poesia non gli avrebbe mai procurato, senza quindi che intercorressero relazioni di sorta tra le due attività, anche se ciò difficilmente spiegherebbe, se non con l'azione di qualche speculatore, perché mai JB abbia continuato a scrivere, e soprattutto a pubblicare poesie.
Prendendo invece per assunto che realmente JB sia l'autore dei delitti di cui si è accusato, l'ipotesi più semplice, e quindi la meno soddisfacente, sarebbe quella secondo la quale alcune volte JB scriveva poesie, mentre altre volte, senza che la poesia spingesse all'omicidio o viceversa, preferiva uccidere delle ragazze. Più suggestivo sarebbe senz'altro pensare che l'omicidio lo ispirasse nella sua arte poetica. Altrettanto suggestivo, ma più scabroso, che fosse invece lo scrivere in versi a portarlo ad uccidere, come una sorta di sfogo fisico in seguito a un logorante impegno intellettuale. A questo punto non si può nemmeno escludere, sebbene l'acume umano, oppure la cecità, porti a vedere ovunque nessi e collegamenti tra le cose e a preferire sempre la casualità alla casualità, che per JB scrivere o uccidere siano attività poste sullo stesso piano logico, quindi due forme d'espressione parallele (dunque non convergenti) che scaturiscono dalla medesima origine, sconosciuta e con ogni probabilità inconoscibile.
Queste, in sintesi, anche se forse con qualche ripetizione, le principali ipotesi formulate. Nessuna delle quali, ovviamente, soddisfaceva il mio intelletto nel pieno della sua tensione indagatrice. Di conseguenza, essendo il pensiero una mera giustificazione dell'essere, nessuna di queste era valida.
L'illuminazione mi raggiunse, come spesso accade, all'alba. Sbocciarono insieme, semplici e grandiose, sull'interminabile stelo di una fredda notte marzolina trascorsa insonne alla finestra. I versi del Mostro Poeta, che avevo messo da parte solo poche ore prima, parlarono alle mie orecchie in tutta franchezza, forse per la prima volta, con labbra invisibili. Ebbi tutto di fronte agli occhi, come in un sogno, e mai prima d'allora i sensi mi parvero così rarefatti e incorporei, così essenziali alla comprensione intellettuale, sebbene senta nettamente che l'intelletto non fu sufficiente a raccogliere questa rivelazione, e per tanto non riuscirà egli da solo a riferirla con la necessaria compiutezza.
Fu proprio l'alba, imminenza dell'aurora, a suggerirmi quell'imminenza sublime e terribile che permea i versi di JB.
Capii quanto fosse stato sciocco da parte nostra interrogarsi sulla reale colpevolezza del poeta, e quanto la centralità da noi erroneamente attribuita al fatto ci avesse fuorviato impedendoci di afferrare il reale motivo per cui JB avesse deciso di costituirsi, colpevole o innocente che fosse. Nella propria condanna JB cercava con una volontà e una determinazione sovrumane l'imminenza della morte, perché solo l'imminenza della morte poteva renderlo edotto su ciò che realmente è la Vita, che è la Morte, l'Amore, la Felicità e la Disperazione, l'Orgoglio e la Rassegnazione, che è Tutto ed è Nulla. La Vita che, come magistralmente espresso da quei versi inarrivabili, si concentra nell'Imminenza. Ed è altrettanto sciocco chiedersi se quelle poesie precedono o susseguono il suo isolamento nel braccio della morte, perché, come egli stesso deve aver verificato sulla sua pelle, per quanta importanza possa avere tale verifica, nell'intenzione è l'azione, perché l'intenzione è l'azione.
Questa dev'essere stata la Grande Rivelazione di JB, che da sempre e per sempre vive (e muore), in questo preciso istante d'eternità, in ogni spazio e in ogni tempo.
E per lo stesso motivo adesso anch'io vivo e muoio ovunque e in ogni tempo, così come ogni uomo nasce e muore contemporaneamente, così come l'onda raggiunge la sua massima altezza e al tempo stesso le particelle della medesima acqua s'infrangono contro gli scogli, li lindano, spazzano via granchi e paguri come inutili animaletti senza ragione d'essere, come gli inani pensieri di un'interminabile notte rischiarati dall'alba e dalla santità del giorno.
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 Ins. 10-01-2003