- Esistere
e credere
-
- Dicono che fosse
una donna molto bella, dotata di gran fascino e
brillante intelligenza, e che, al posto degli occhi,
avesse due zaffiri di leggendario splendore, la
chiamavano 'la baronessa' per l'altezzosità dei
modi e l'eleganza raffinata, mai eccessiva, che sapeva
esibire in ogni occasione. Ha fatto girare la testa a
molti giovani, ai suoi tempi, e infranto molti cuori
rifiutando più proposte di matrimonio, alcune
per ripicca ed altre per noia; la corteggiavano in
così tanti pretendenti che poteva permettersi
di giocare con loro come più le piaceva. Viveva
nel quartiere più ricco di tutta la
città, la sua famiglia possedeva una casa
meravigliosa, immersa nel verde e nella quiete e
circondata da decine di metri quadri di natura
incontaminata. i loro ricevimenti erano i più
belli, sempre sulla bocca di tutti, invidiosi e
benpensanti; era un evento parteciparvi, un onore che
molti si auguravano, prima o poi. Dicono che avessero
almeno tre giardinieri e decine di persone al loro
servizio e che cambiassero continuamente l'arredamento
di questa o quella stanza; la signora, poi, aveva una
passione sfrenata per i gioielli, ne possedeva di
mille tipi e dimensioni, sfoggiandone il maggior
numero possibile appena le si presentava
l'opportunità. Pensandoci bene, tutto quello
spazio era un enorme spreco, considerato che veniva
occupato solo da quattro persone: padre, madre, figlio
e figlia. Il ragazzo era il vanto dei propri genitori,
stava diventando un brillantissimo uomo d'affari; in
verità, spesso, era lui a consigliare buoni
investimenti per mantenere il tenore e lo stile di
vita a cui i suoi erano abituati da sempre, suo padre
non era mai stato un grande esperto di finanza. La
figlia minore, dal canto suo, si limitava a farsi
viziare dai regali della madre, sfruttando il
più possibile quella popolarità che la
rendeva oggetto d'invidia per le coetanee. Eppure, al
contrario di quello che si potrebbe pensare, non era
affatto una sciocca. Alla scuola privata, alla quale
il padre aveva voluto iscriverla più per
etichetta che per altro, era una delle studentesse
più meritevoli, dimostrando una sagace
intelligenza e una naturale predisposizione per le
materie letterarie. Dicono che fosse davvero una
ragazza di buon cuore e che, una volta passata la fase
giovanile delle frivolezze e della
superficialità, intendesse occuparsi,
seriamente ed a tempo pieno, dei più bisognosi.
Continuarono a chiamarla 'la baronessa' ma, col tempo,
quel vezzeggiativo mutò d'intenzione,
l'eleganza era la solita ma l'altezzosità aveva
lasciato il posto alla bontà pura. Erano
davvero una bela famiglia, unita ed ammirata da tutti,
poi, però, ci fu l'incidente e ogni cosa
andò a rotoli. Il padre continuava a sprecare
il proprio patrimonio in pessimi affari, riducendo
presto sul lastrico quello che restava della propria
famiglia, la madre passava le sue giornate a piangere
aggrappata al ricordo di un figlio scomparso troppo
prematuramente, mentre lei perse completamente la
fiducia in tutto ciò che c'era di buono al
mondo, rinnegando un Dio che le aveva strappato il
cuore dal petto per darlo in pasto alla ferocia del
dolore. Tutto cambiò nel giro di pochi mesi, lo
splendore di un tempo venne oscurato dall'ombra della
miseria e quegli sguardi, che prima ospitavano tanta
ammirazione e smisurata gelosia, furono solo capaci di
piangere pietà. Questo e quello che dicono
coloro che c'erano, fatto sta che le storie, spesso,
divengono leggende di generazione in
generazione.
- Dall'altra parte
del marciapiede, una donna stava seduta mendicando
qualche spicciolo a chi avesse la decenza di gettarle
un'occhiata volutamente distratta, era impossibile
stabilire la sua età, per quanti anni avesse ne
dimostrava sicuramente di più. La trascuratezza
di un aspetto trasandato e sporco la rendeva quasi
inavvicinabile, indossava i panni e l'aspetto
dell'abitante della strada, di uno dei cittadini di
quell'oblio chiamato povertà; un cane le
dormiva vicino, era vecchio e stanco ma sembrava ben
nutrito. Lei l'accarezzava delicatamente mentre vecchi
stracci rattoppati coprivano una magrezza sicuramente
insana, i lunghi capelli bianchi, nascosti sotto un
manto di polvere, le circondavano il viso con ciuffi
disordinati e ribelli; la sporcizia, appiccicata a
quel volto spento e rassegnato, mascherava un pallore
quasi regale, un candore che, un tempo, forse, aveva
costituito una grande attrattiva. Al grigiore di
quella figura erano stati risparmiati solo due occhi
di un celeste quasi accecante, due stelle, due
gioielli di rara bellezza. Erano occhi che,
sicuramente, avevano dovuto affrontare dolore e
sofferenza, occhi stanchi e affamati di considerazione
che non chiedevano altro che un po' di umanità.
Avrebbero potuto raccontare mille storie, una per ogni
difficoltà che avevano dovuto affrontare, una
per ogni lacrima che avevano pianto; erano passati
attraverso decadimento e umiliazione, decine d'inverni
e incessanti caldi estivi. Si erano chiusi sotto ponti
o capanni abbandonati per regalare un riposo breve e
meritato, ed erano stati ugualmente allerta durante
quello stesso riposo; si diventa la persona più
ricca del mondo anche a non possedere niente, se la
persona che ti vuole derubare possiede ancora di meno.
Una coperta è un tesoro inestimabile
così come un paio di scarpe pur strette che
siano, per questo aveva scelto come compagno di vita
un cane. Lo nutriva sempre e per primo, perché
non avesse tanta fame da poterle fare male e
perché fosse in forma per difenderla da
chiunque si avvicinasse; comprava la sua lealtà
con un tozzo di pane e il suo affetto con altro
affetto ricambiato, era un amico fedele, l'unico che
la guardasse con occhi veri e non velati di
compassione. Il loro era un tacito sodalizio, avevano
bisogno l'uno dell'altra e così, di comune
accordo, continuavano a sopravvivere giorno dopo
giorno. 'La baronessa' aveva conosciuto immense
ricchezze, fasti e privilegi di ogni tipo, poi aveva
perso tutto per l'ingiustizia di una casualità,
il dolore era stato l'assassino della sua speranza.
Aveva dimenticato fortune e comodità, la sua
bellezza era appassita come un fiore che non viene
annaffiato mai. L'integrità sola le era
rimasta, quella di lei come persona, come individuo;
la dignità non può essere sconfitta
né dal dolore né dalla povertà.
Essere è esistere, non avere. Lei 'era' anche
se non possedeva niente, era tutto per il suo cane,
era l'esempio da non seguire per molti ed un viaggio a
ritroso nel tempo per altri. Era una leggenda per
alcuni, un sentito dire, un passato difficilmente
accettabile paragonato alla quotidianità di
adesso. Lei ERA, punto e basta. Non aveva bisogno di
altro per sopravvivere, un posto asciutto dove passare
la notte e qualche centesimo per sé e per
l'unico amico che avesse il mondo.
-
- La donna
posò la tazza sul piattino, gustando l'ultimo
sorso di tè. Un silenzio dettato
dall'incredulità aveva conquistato sia lei che
le sue due amiche, aveva appena finito di raccontare
loro una storia con la solennità e lo stupore
di chi la sa lunga ma che, comunque e sempre, si
meraviglia degli eventi appena descritti. Eppure era
cresciuta ascoltandola, provando a dare fiducia ad un
passato ricco di fatti vissuti dai narratori di quella
vicenda. Guardando fuori dalla finestra del bar
cercò conforto in una leggenda a cui chiedeva
almeno un pizzico di concretezza, volgendo lo sguardo
sul marciapiede di fronte si chiese se la sua sete di
autenticità non fosse dettata dal bisogno di
credere.
-
- Passandole davanti
per andare alla macchina non poté fare a meno
di lanciarle uno sguardo. Si vergognò di averlo
fatto appena si rese conto di aver espresso solo
pietà e disappunto, in realtà quello che
voleva trasmettere era solamente interesse. Ebbe
appena il tempo di pentirsi che subito cercò il
portafogli nella borsa, è così che fanno
quasi tutti: rimediano alla vergogna pagando.
Appoggiò, con una punta d'umiltà, alcune
banconote vicino al cane che dormiva pacatamente. Una
voce gentile e inaspettatamente dolce la
ringraziò di cuore e due occhi, che possedevano
la luminosità del cielo di giugno, le sorrisero
con riconoscenza. La giovane donna rimase stupita,
quasi incredula, alla vista di quella brillantezza e
sorrise con soddisfazione allontanandosi da quella
verità confermata, non aveva osato sperare
tanto. Adesso una nuova certezza le risuonava nel
petto: credere è semplicemente
vedere.
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