- La
dichiarazione d'amore
-
- Fiducia.
Nessun'altra parola, nessun'altra emozione, soltanto
quel sentire immenso e pieno di conforto. Piccoli,
timidi pensieri si stavano facendo spazio all'interno
di una speranza ancora embrionale, una consapevolezza
tutta nuova stava nascendo dentro di lei. La
realtà stava cambiando, quella realtà
fin troppo conosciuta e tanto rifuggita; adesso un
nuovo tepore, piacevole e insperato, aveva cominciato
a scaldare il gelo che l'aveva rabbrividita per tanto
tempo. Respirare. Ecco tutto quello che era
necessario: respirare. Aria pulita entrava nei
polmoni, aria nuova e fresca; profumi noti eppure
finora sconosciuti le stuzzicavano l'olfatto, seduta
su quella panchina sorrideva colma di esuberanza. Il
sole baciava teneramente quella nuova felicità,
ogni raggio era una carezza, ogni raggio
un'incoraggiante conferma. Pupille verdi e più
brillanti del solito si facevano spazio in mezzo a
quella luce, osservando tutt'intorno; altri occhi,
stavolta rivolti ad un infelice passato, scrutavano
particolari finora ignorati dalla codardia propria
dell'indecisione. Come aveva potuto vivere quella
vita? Guardarsi allo specchio, durante
quegl'interminabili anni passati a fuggire da
responsabilità e desideri? E farsi schiacciare
da una vigliaccheria tanto insopportabile? La sua era
stata un'esistenza non vissuta, passata all'ombra di
figure imponenti e detestabili, pronte a soverchiarla
ed intimidirla. Ma la colpa era sua, soltanto sua. Non
avrebbe dovuto permettere a nessuno di giudicarla, non
avrebbe dovuto dare loro quello sconfinato potere.
Aveva vissuto da oppressa, sopportando inganni e
angherie, aveva lasciato che fossero altri pareri a
decidere per lei, ad indirizzarla verso percorsi
errati e disconnessi. Sapeva benissimo che le venivano
imposte volontà diametralmente opposte a quelle
che sarebbero state le proprie scelte, ma non era mai
riuscita a muovere un dito, ad esprimere almeno un
accenno di ribellione. Poi l'incontro con quella
donna, un carattere forte, una capacità
decisionale infinitamente indipendente da tutto e da
tutti. All'inizio l'aveva invidiata, poi apprezzata,
infine ammirata con tutta se stessa. Ecco la mia musa
- aveva pensato - ecco la mia Stella Polare. Parlare
con lei, ascoltarla, conoscerla, amarla. Ogni istante
trascorso insieme l'aveva resa più forte,
più sicura di sé. Perdersi in quegli
occhi profondi e vivaci, riconoscere i suoi talmente
diversi e spenti... Perché lei no possedeva
quella luce, quell'ardente vitalità?
Perché non era capace di respirare con la
stessa intensità? "Non devi sopravvivere, ma
VIVERE. Questo è il segreto, piccola mia, non
lasciarti scivolare addosso quello che ti circonda,
afferralo e fallo tuo. Vivi tesoro mio, vivi sempre
fino in fondo ogni emozione, ogni sensazione e ne
diventerai talmente dipendente da non poterne
più fare a meno". Questo era stato il suo
ultimo consiglio, l'ultima perla di saggezza che le
aveva lasciato in eredità
quell'individualità così immensamente
vera. In un attimo la decisione venne presa, ancora
inebriata da quelle parole, aveva finalmente compiuto
un gesto carico di coraggio e libertà,
rivendicando, una volta per tutte, quell'emancipazione
tanto agognata. Seduta ad ispirare la libertà,
ringraziò ancora quell'anima limpida e
illuminante. La valigia ai suoi piedi rappresentava il
simbolo della propria rinascita, di
quell'integrità di carattere che aveva
cominciato a farsi strada dentro di lei, da adesso una
nuova realtà le si presentava davanti: la sua.
Un rumore la distrasse dai propri pensieri,
dall'orizzonte stata arrivando l'occasione perfetta.
Afferrò la maniglia di plastica dura e si
alzò muovendo un paio di passi verso il bordo
dell'asfalto, l'autobus si fermò assecondando
quella fermezza appena ritrovata. Nell'istante in cui
salì il primo gradino sentì liberarsi
una nuova energia, un misto tra eccitazione e stupore;
la sentì spargersi e invadere ogni cellula,
caricandola di purissima forza. Un abbraccio nuovo e
sconosciuto l'aveva improvvisamente stretta nel suo
calore, lasciandola sorpresa e compiacente, era il
libero arbitrio che l'accoglieva nella sua
sovranità. Si sedette senza nemmeno voltarsi
indietro, decisa e sicura di sé come non era
mai stata prima, l'autobus ripartì emettendo il
solito sbuffo. Guardando fuori dal finestrino
salutò con uno sguardo distaccato e freddo
tutto quello che, per lei, non rappresentava altro che
una prigione senza sbarre. Quella che aveva appena
lasciato non era stata una vita, quella vera sarebbe
iniziata solamente adesso.
-
- FINE
-
- Pamela lesse quelle
parole trattenendo il respiro, in un solo istante, in
un'unica occhiata. Scandì ogni punteggiatura,
ogni sillaba e ogni accento; quando arrivò
all'ultimo punto reagì come faceva sempre dopo
ogni libro colpevole di averla sconvolta di emozioni.
Riunì i pari e i dispari accostando il loro
tesoro al proprio petto, chiuse gli occhi ed emise
quel sospiro e quel lamento colmi di appagamento e
piacere. Lo strinse forte a sé, in un gesto di
appartenenza e devozione; amava quel momento
perché era il suo grido di soddisfazione,
l'amava perché era la sua dichiarazione d'amore
nei confronti di un'arte tanto vera quanto
infinitamente fantastica, capace di farle battere il
cuore di incontaminata felicità.
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