- A
mezzanotte
- Salì.
- Subito il suo
profumo gli inebriò i sensi.
- Lo specchietto
retrovisore inquadrava una bocca carnosa e rossa. La
guardò incurvarsi e aprirsi impercettibilmente:
Via Barbaroux.
- Macchinalmente mise
in moto la vettura, fece stridere leggermente le gomme
sull'asfalto. S'inoltrò nel traffico ormai
sfumato di un martedì notte.
- «Posso
fumare?» si piegò nuovamente quella
splendida bocca.
- «Certo».
- Silenzioso la
condusse per quelle vie che conosceva a memoria. La
cullò con una musica dolce ma
intensa.
- Aveva preferito
lavorare si notte, aveva voluto guidare per gente che
si muoveva nell'oscurità. Gli abitanti della
notte avevano tutti una storia speciale fatta di mezze
parole, silenzi, sospiri, mai le lamentele i le urla
dei clienti diurni. I loro discorsi gli sembravano
più affascinanti, la loro voce gli dava
sicurezza.
- Non aveva mai
sonno, forse per questo aveva deciso di lavorare
quando il resto del mondo dorme. Il letto gli sembrava
una morbida prigione per i suoi incubi ad occhi
aperti. Aveva cercato di curarsi, ma alla fine si era
convinto che apparteneva alle tenebre, era una di
quelle creature che vivono in sordina, protette dal
buio che le circonda.
- Aspettando i
clienti in auto leggeva, proprio come quella sera,
quando si accomodò sul sedile posteriore
dell'auto quella donna dalla bocca rossa e gli occhi
tristi.
- Ormai aveva
imparato a comprendere i segreti dei suoi clienti
osservando minimi dettagli. Era sufficiente un gesto,
una parola, uno sguardo. Erano sfilati su quei sedili
tanti tipi diversi di umanità, che poteva
capire il loro destino da come chiudevano la porta del
taxi. Credeva di aver già incontrato tutti gli
esemplari di uomini, donne, anziani, bambini, ma
questa sera non ne era più tanto
sicuro.
- La donna dalla
bocca rossa fumava tranquilla, guardando fuori dal
finestrino. Sembrava non accorgersi della sua
presenza.
- «Sta andando
alla festa?» domandò, come non aveva mai
fatto con i suoi clienti per una forma di pudore e
discrezione.
- La donna
trasalì un poco, ma non volle farsene accorgere
e si affrettò a rispondere: «No» Si
sentì gelare dal tono con cui quelle due labbra
avevano formulato il suono. Si zittì nuovamente
maledicendosi.
- La donna
continuò a fumare guardando fuori dal
finestrino.
- Guidava tentando di
pensare ai fatti suoi, ma non riuscì a
distogliere lo sguardo da quelle labbra perfette.
Immaginò i baci che avevano dato e provò
una immotivata gelosia, che dovette scacciare con un
sospiro.
- La donna spense la
sigaretta nel portacenere. Inaspettatamente
puntò gli occhi nello specchietto retrovisore
cogliendo lo sguardo di lui. Non si ritrasse, fu lui a
non reggere la sfida.
- «Timido?»
chiese lei senza ironia.
- «No,
imbarazzato. Lei è la prima persona con cui non
riesco a iniziare un discorso. Ed è strano, ho
conosciuto tanta gente e sempre
diversa».
- «Non le
è venuto in mente che sia io a non voler
parlare?» restò muto, totalmente spiazzato
«Evidentemente no» riprese lei «Ma
adesso non ha più importanza».
- «Sono stato
indiscreto a chiederle della festa, me ne rendo conto,
mi scusi solitamente sono uno che si fa abbastanza i
fatti suoi».
- «Ha già
avuto molti clienti questa notte?»
- «Un paio»
- «Con loro ha
parlato?»
- -«Sì»
- «Di
cosa?»
- «Non ricordo
bene, erano discorsi banali, che si dimenticano in
fretta».
- «Dimenticherà
anche il nostro?»
- «non
credo».
- «E per quale
ragione non dovrebbe?»
- « Per la sua
bocca rossa penso, non ho mai visto nulla si
più perfetto».
- Appena dette queste
parole si chiese se fosse davvero lui o se uno
spiritello si fosse impossessato della sua parola
facendogli dire tutto ciò che gli passava per
la testa.
- Calò il
silenzio. Non era più imbarazzato.
- Si fermarono ad un
semaforo e lui estrasse una sigaretta dal pacchetto
che teneva nel taschino della camicia.
- «Le da
fastidio se fumo?» chiese osservando lo
specchietto retrovisore in cui vide la testa della
donna muoversi in segno di dissenso.
- «Posso
offrirle una delle mie sigarette?» domandò
pensando di aver fatto una richiesta banale, dato che
la donna aveva appena spento la cicca.
- «Sì,
grazie» udì invece sorpreso. La bocca di
lei era piegata in una sorriso malizioso e
divertito.
- «Prego, prenda
anche l'accendino» le loro mani si
sfiorarono.
- Le lunghe dita di
lei accesero con grazia lo stretto tubo di carta e
tabacco.
- «Grazie»
ripeté fra una voluta di fumo, con la bocca
piegata in quello splendido mezzo sorriso.
- La strada
cominciò nuovamente a filare sotto le gomme del
taxi.
- Un nuovo silenzio
lo colse a pensare alle sue mani che esploravano il
corpo di lei, che pazientemente svelavano i suoi
segreti più nascosti, che con un misto di
timore ed ebbrezza si facevano strada su una figura
splendida, quasi scolpita.
- «A cosa sta
pensando?» gli chiese lei, come se avesse potuto
percepire i desideri di lui.
- «A
nulla».
- «Non si pensa
mai a nulla» il sorriso ora scopriva anche parte
dei bianchissimi denti.
- «I miei
pensieri hanno fatto rumore? Li ha sentiti tentare di
uscire dalla mia mente?»
- «Direi di no,
ma gli occhi delle persone, gli atteggiamenti, come
lei sa bene, possono svelare molto». Non seppe
rispondere altro.
- «Accosti, sono
arrivata» la frase gli sembrò irreale, gli
sembrò provenire da un altro pianeta: una bomba
che d'improvviso spezza serenità.
- Accostò
stordito e incredulo.
- «Quant'è?»
- «Come?»
- «Dico: quanto
le devo per la corsa?»
- «Non lo so...
no, ma che dico... nulla... si
diverta».-
- «Non le ho
detto che vado ad una festa».
- «Sì,
è vero. Per la verità non mi ha detto
proprio nulla; come si chiama?»
- «I nomi hanno
poca importanza» disse scendendo dal taxi.
«Grazie di tutto, ma davvero non vuole che le
paghi la corsa?»
- «No».
- «Arrivederci».
- «Arrivederci...
».
- La guardò
allontanarsi avvolta nel suo cappotto sancrato morendo
dalla voglia di scendere dal taxi e correre da lei -
non si mosse - si decise finalmente a ripartire, ma
una figura stranamente nota aprì la porta
destra del suo taxi e si sedette sul sedile al suo
fianco.
- Ebbe tempo a
malapena di capire chi fosse. Due labbra rosse e
carnose, le più sensuali che lui avesse mai
visto, si protesero verso le sue fondendosi in un
bacio intenso e pieno di una passione
travolgente.
- La donna scese
quindi dal taxi e scomparì inghiottita nel buio
della notte lasciandolo confuso, intontito e bruciante
di desiderio. Lui scese dal taxi e corse in varie
direzioni, cercando di scorgere quell'ombra chimerica,
ma senza successo.
- Risalì
sconfitto sul taxi.
- Accese il motore e
ripartì. Fermandosi ad un semaforo scorse
qualcosa sul sedile accanto al suo. Una carta
d'identità? La aprì con fremente
impazienza, ormai certo di poter dare finalmente un
nome alla donna che lo aveva stregato e di poterla
presto reincontrare.
- Gli stessi occhi
tristi lo guardavano da una fototessera un po'
sgualcita, la stessa bocca perfetta ammiccava tra le
sue dita tremanti. Ma c'era un che di diverso in quel
viso ormai familiare, anche se non riusciva a cogliere
cosa.
- Corse con lo
sguardo al nome, stampato con inchiostro nero su uno
sfondo beige, un po' rosato.
- Lesse lettera dopo
lettera, rilesse e ancora cantilenò: Federico.
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