- Anno
Domini MCCCXXVII
-
- "Cinque minuti.
Cinque minuti soltanto, e poi ce ne
andiamo".
- Il tramonto stava
calando su Avignone. Era la quinta volta che Alcazar
chiedeva altri cinque minuti alla mia pazienza, ma
evitai di farglielo notare, anche perché la
messa del vespro era vicina, e di lì a poco
l'arcigno sacrestano ci avrebbe sbattuti fuori a
calci.
- "Eppure sono sicuro
che è qui. Deve essere qui!"
- "Ma ti senti? Mi
sono deciso ad accompagnarti solo per la nostra
vecchia amicizia che ci lega da più di
vent'anni. Inoltre, ti dirò che l'idea di
trascorrere un week-end nella Francia meridionale non
mi dispiaceva. Ma restare ore ed ore in questa chiesa
ad osservare e a tastare ogni mattonella, aspettando
che si apra un passaggio segreto come in un film di
Indiana Jones... capirai che è troppo anche per
me".
- "Ti dico che la
chiesa di Santa Chiara non è come le altre,
specie in questo giorno dell'anno. Sai che giorno
è oggi?"
- "Il 6 aprile. E con
ciò?"
- "Laurea,
propriis virtutibus et meis longum celebrata
carminibus, primum oculis meis apparuit sub primum
adolescentie mee tempus, anno Domini MCCCXXVII die VI
mensis Aprilis in ecclesia sancte Clare, eccetera
eccetera. Queste parole annotò Petrarca nel suo
libro preferito, il Codice Ambrosiano di
Virgilio. Laura esisteva veramente, nonostante le
sciocche argomentazioni simbolico-psicanalitiche
inventate da qualche critico ignorante. E l'incontro
fra Laura e Petrarca avvenne qui, nella chiesa di
Santa Chiara in Avignone, il 6 aprile del
1327".
- "Piacere di
saperlo, ma noi cosa ci facciamo qui, più di
settecentosettant'anni dopo? No, aspetta, non dirmelo.
Noi cerchiamo il fantasma di Laura, sperando che dica
cheese davanti all'obiettivo".
- "Non dire
assurdità. I fantasmi non esistono. No,
è qualcosa di ben più affascinante,
terribile e prezioso. Dimmi un po'", disse Alcazar
guardandomi beffardo, "hai mai pensato al fatto che
l'estro e il genio letterario possano non essere doti
innate, ma frutto di una rivelazione improvvisa e...
mistica?"
- Gli occhi di
Alcazar sfavillavano, e ciò mi faceva un po'
paura. Risposi a fatica. "N-no, sinceramente no.
Secondo me l'abilità dei letterati è
dovuta a capacità possedute fin dalla nascita,
affinate dallo studio e dall'esperienza. Lo stesso
vale per le altre arti. Michelangelo era un genio di
suo, e aver avuto ottimi maestri e un ambiente
culturale adatto hanno fatto sì
che..."
- "Okay, okay,
d'accordo", mi interruppe spazientito Alcazar. "Per
una volta, usa la tua immaginazione. Immagina che in
una mattina del 1327, per una coincidenza che ha
dell'incredibile, in questa chiesa si incontrino le
persone più sensibili che esistano, d'accordo?
D'accordo. Fra loro nasce subito qualcosa,
perché loro sono loro e questo luogo
è il luogo. Capisci?"
- "No".
- "Insomma, mi rendo
conto che è difficile da spiegare, ma per
qualche magica alchimia, questo luogo sacro e l'"aura"
di Laura e Francesco", disse Alcazar compiacendosi del
gioco di parole, "hanno scatenato una forza che
trascende luogo e spazio per perpetrarsi
nell'eternità, a determinate scadenze e per
determinati visitatori". Il mio amico guardò
nervosamente l'orologio e il sacrestano in abito scuro
che non ci perdeva di vista un attimo, poi
proseguì. "Ascolta. Ho dedicato tutta una vita
a questa ricerca, girando il mondo ed investendo tutto
il tempo e tutto il denaro che avevo. Io so per certo
che moltissime persone hanno messo piede in questa
chiesa al solo scopo di trovare ciò che stiamo
cercando noi. Ma..." disse Alcazar alzando un indice
verso di me, "...ma solo pochi eletti hanno visto
premiate le loro ricerche. E tutti erano, chi
più chi meno, seguaci di Francesco Petrarca, e
hanno scritto parole incomparabili sull'amore. Cominci
a capire?"
- Cominciavo a capire
sì, ma era la cosa più assurda che
avessi mai sentito. "Vuoi dire che è stata la
chiesa... questa chiesa a suggerire a Petrarca i versi
del Canzoniere? E che molti altri vennero qui
solo per avere la stessa ispirazione?"
- "Bravo", disse
Alcazar compiaciuto e sensibilmente sollevato. "Questa
chiesa regala versi d'amore. Anche se dubito che si
tratti di una semplice atmosfera ispiratrice. No,
amico mio. Secondo me si tratta di qualcosa di ben
più materiale. E sempre che vengano rispettate
molte condizioni. La sensibilità d'animo del
ricercatore, la tranquillità dell'ambiente e,
probabilmente, il ritorno ciclico di determinare date.
Noi stessi saremmo dovuti essere qui di mattina, ma
stamani la chiesa era chiusa, per motivi che non ho
ancora ben compreso".
- Cercavo di simulare
indifferenza, ma non mi riusciva molto bene. "Ma
insomma, parla chiaro! Stiamo veramente cercando un
passaggio segreto che conduca ad una scala buia in
fondo alla quale troveremo un cofanetto con dei versi
già belli e pronti?"
- "Butti tutto nel
sarcasmo più becero, ma... sì, confesso
che sto cercando qualcosa del genere. Ovviamente, non
pretendo che il meccanismo funzioni con noi. Ma
trovarlo sarebbe già motivo di soddisfazione, e
sono sicuro che si trova a pochi centimetri dal nostro
naso. Guarda la decorazione in bassorilievo di
quest'altare".
- L'ambiente era
molto buio, e non riuscivo nemmeno a vedere il
soggetto ritratto nella pala che avevamo davanti.
Seguii la direzione del dito di Alcazar e mi
inginocchiai ad osservare le decorazioni sottostanti,
aguzzando gli occhi nell'oscurità. Alla prima
attenta occhiata riuscii a scorgere delle lamine
d'oro. Alcazar si premurò di illuminare la mia
mente.
- "In una strofa
degli Amorum Libri, Matteo Maria Boiardo
scrive
-
- De
avorio e d'oro e de corali è
ordita
- la
navicella che mia vita porta
- vento
suave e fresco me conforta
- e
il mar tranquillo a navicar me
invita
-
- E adesso dimmi che
cosa vedi".
- "Incredibile.
C'è una piccola imbarcazione, ornata d'oro e di
coralli. È trasportata dal vento lungo un mare
piatto. Tu pensi si trovi qui il meccanismo che aziona
il passaggio segreto?"
- "Ne sono convinto,
specialmente per come ci sta guardando quel truce
sacrestano che non ci toglie gli occhi di dosso. Ti
rendi conto? Boiardo era un convinto estimatore di
Petrarca, e le mie fonti mi davano per certo il suo
passaggio qui. L'analogia fra i suoi versi e questa
decorazione è singolare, no? E non è
tutto. Se continui ad osservare il bassorilievo da
destra a sinistra, troverai una donna che emerge da
alcune onde più mosse, reggendo un lume.
Proprio come scritto nell'Arcadia da Iacopo Sannazaro
che, guarda caso, è un
petrarchista.
-
- Menando
un giorno gli agni presso un
fiume,
- vidi
un bel lume in mezzo di
quell'onde,
- che
con due bionde trecce allor mi
strinse
-
- Ah, amico mio,
pensa... Se fossimo dei puri di cuore basterebbe un
semplice clic su questo bassorilievo per ricevere in
dono rime senza eguali".
- "E se fossero solo
delle coincidenze?", chiesi senza troppa
convinzione.
- "Coincidenze?
Potrei dilungarmi per ore a citare versi di poeti che
trovano riscontri in questo luogo. Amico mio, so che
tu non credi in Dio, ma visto che finora hai fatto
violenza alla tua razionalità, fai un passo
ulteriore, già che ci sei. Prova solo per un
momento ad immaginare che Dio scelga alcuni uomini
inclini all'arte per renderli messaggeri d'amore.
"Amore", bada bene, da intendere nella sua accezione
più ampia. Un'opera d'arte, di qualsiasi tipo,
è a modo suo un messaggio d'amore, e Dio non
può non servirsi di questi canali per
diffondere il suo Verbo. Ti sei mai chiesto cosa
sarebbe la religione, specie quella cristiana, senza
l'arte? No, forse non te lo chiedi perché sei
ateo".
- In effetti non me
l'ero mai chiesto. "Non sono ateo. Casomai agnostico,
se proprio devi etichettarmi. E ti garantisco che un
agnostico non vive tranquillamente, anzi. Ma ammetto
che sei riuscito ad incuriosirmi".
- Alcazar non mi
ascoltava. Continuava ad accarezzare il bassorilievo
in corrispondenza della nave spinta dal vento sul mare
calmo, verso quella luce e quelle bionde trecce
conturbanti. "Francesco Petrarca l'aveva capito, amico
mio, e così pure Boiardo e tutti gli altri.
L'uomo è una nave in balia del vento, che
sembra destinata a navigare su acque calme, ma in
realtà il suo approdo e la sua unica luce sono
le trecce e il viso di una donna. È questo il
senso della vita".
- Rumori di passi
distolsero la mia attenzione dalle parole di Alcazar.
I primi fedeli prendevano posto nelle panchine delle
ultime file. Una mano posata sulla mia spalla con
troppa irruenza mi fece sussultare. Mi girai e vidi la
faccia torva del sacrestano a pochi centimetri dalla
mia. Le sue orbite erano cerchiate da due pesanti
occhiaie nere, e la mascella serrata nascondeva le
labbra in una smorfia contorta.
- "La celebrazione
sta per avere inizio. È pregato di non
disturbare il raccoglimento dei fedeli".
- "S-sì,
certo. Io e il mio amico ce ne andiamo
sub..."
- "Quale amico?",
chiese il truce individuo.
- Alcazar non c'era
più. "I-il mio amico. Siamo stati qui
più di un'ora a cercare..."
- "A cercare...
cosa?", chiese lentamente l'uomo in nero, scrutandomi
fin nelle viscere.
- Venni fulminato da
un atroce mal di testa, e cominciai a perdere
l'equilibrio. Ricordo che balbettai qualcosa. "Io...
io non...". I miei occhi vennero offuscati da una
nebbia sempre più densa, e il mio respiro
divenne affannoso. Mi trascinai a stento verso
l'uscita, seguendo le voci sussurranti dei fedeli e
aggrappandomi ad ogni appiglio possibile. Appena
raggiunsi l'esterno, ricominciai a respirare, e corsi
a perdifiato per un centinaio di metri, senza
voltarmi.
- Dopo aver perso la
nozione del tempo per chissà quanto, mi
risvegliai sul mio letto d'albergo. Nessuno aveva mai
visto o sentito nominare Alcazar, e le ricerche della
polizia non diedero alcun esito. Il mio medico mi
guarda come se fossi pazzo, e mi ha prescritto delle
strane pillole blu. Mi mancano i discorsi del mio
amico. Ma che sia esistito veramente, o che sia solo
il parto della mia mente, spero di vederlo tornare
presto con degli ineguagliabili versi in
rima.
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