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Più
di 400mila visitatori su www.club.it nel
2000:
- Il Club
compie dieci anni e continua a
crescere
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- Oggi vi racconto
un aneddoto. Complice il clima, che invita a starsene
al calduccio, magari davanti a un camino con una bella
tazza di tisana (ma per quanto mi riguarda vanno
benissimo anche un termosifone o uno scaldino, e
naturalmente un buon bicchiere a gradazione alcolica
variabile) mi sento in vena di raccontare storie, come
ogni nonno che si rispetti. L'aneddoto è
questo. Dieci anni fa, una fredda sera di dicembre, mi
trovavo a casa di amici. La cartolina era quella che
ho appena evocato: fuori dalla finestra rami induriti
dal gelo, azzurro ghiaccio contro il cielo buio.
Dentro, fuoco scoppiettante, ottimi vini, chiacchiere
piacevoli. Si parlava di tutto, e com'è ovvio
tra giornalisti soprattutto di libri e carta stampata
in genere. A un certo punto una graziosa fanciulla che
non conoscevo mi si sedette accanto e cominciò
a farmi delle domande. Con molto garbo, devo dire. E
poi, ero contento di essere, per una volta,
l'intervistato e non l'intervistatore; così la
conversazione diventò fitta fitta, anche
perché le mie rotelle di vecchio (allora un po'
meno, ahimé) lupo dell'editoria avevano
cominciato a girare vorticosamente. Venne fuori che la
fanciulla era una poetessa che da poco aveva deciso di
fare il grande salto, ovvero di pubblicare, e pertanto
aveva estratto le sue poesie dal famoso cassetto e le
aveva mandate a svariati grandi editori, ricevendone
in cambio, quando era andata proprio bene, un cortese
diniego; che stufa di bussare a porte che non si
aprivano mai era passata al contrattacco consultando
le pagine gialle alla voce Editori e trovando un sacco
di indirizzi. Da lì erano iniziati i suoi guai.
Perché il primo tra gli editori contattati le
aveva fatto un sacco di complimenti, dicendole che
stavano proprio cercando una poetessa come lei, che il
mondo intero stava proprio aspettando una poetessa
come lei e che lui (l'editore) era lì apposta
per far sì che il mondo la conoscesse. Tra un
complimento e l'altro, l'editore le fece balenare la
prospettiva dei lauti diritti d'autore che le
sarebbero stati versati, a confronto dei quali la
cifra che la poetessa doveva sborsare subito, per
coprire le spese di stampa di un certo numero di
copie, era poca se non nulla cosa. La giovane
poetessa, felice dell'incontro, diede alle stampe la
silloge e fiduciosamente aspettò il rendiconto
delle vendite. Che non arrivò mai. Dopo un po'
ne fece esplicita richiesta, e le risposero che non
c'era perché nessuna copia era stata venduta;
allora chiese che almeno le copie pagate da lei in
moneta sonante le fossero consegnate (perché
aveva già parecchie richieste da parenti e
amici che non aveva potuto soddisfare con le copie che
le erano state consegnate), ma le fu detto che non
c'erano neanche quelle. Perché? "Ma signorina,
cosa crede, il magazzino è un costo, le sue
copie ormai sono andate al macero".
- Fine della storia
della giovane poetessa. E inizio della mia. Diciamo
che i soprusi mi agitano, è sempre stato
così, non posso farci niente. Seduta stante le
consigliai di telefonare all'"editore" (a questo punto
lo metto tra virgolette, è il minimo)
minacciandolo di ricorrere a un avvocato se non le
fossero stati consegnati i libri pagati, o un elenco
delle librerie che avevano ricevuto il suo libro dal
distributore, o i soldi versati nel caso mancassero le
prime due cose. Poi mi precipitai fuori nel buio e nel
gelo (non è vero, aspettai il mattino dopo, ma
ve l'ho detto che sono in vena di raccontare, e il
romanzesco è sempre stato la mia passione) e
corsi da stampatori e cartai - alcuni li conoscevo
già, altri no - che tempestai di domande su
tempi, modi, costi di lavorazione. Seppi così,
e prontamente riferii alla giovane poetessa, che la
cifra pretesa dall'"editore" - e debitamente versata -
non aveva alcuna possibile giustificazione se non la
necessità dell'"editore" stesso di arricchirsi
il più velocemente possibile per poi partire
alla volta di qualche paradiso tropicale;appresi anche
che di editori di quel genere ce n'erano parecchi:
gente che campava - e campa tuttora - speculando su
speranze e progetti dei tantissimi autori dilettanti
che hanno in mente di pubblicare alla faccia dei
grandi editori.
- Allora lavoravo
anch'io da un grande editore, e ne avevo le tasche
abbastanza piene, come ho già avuto modo di
dirvi. Colsi la palla al balzo, ottenni la sudata e
meritata pensione e inventai la Montedit, cui
seguì a ruota Il Club degli autori. Per inciso,
la giovane poetessa, divenuta mia buona amica,
riuscì a farsi ridare dal suo primo pseudo
editore almeno parte dei soldi.
- Oggi, a dieci
anni di distanza, sono assolutamente certo di aver
preso, forse impulsivamente, una saggia decisione. Ho
conosciuto un sacco di autori, gente in gamba con
molte cose da dire e ancora più da scrivere, e
ho potuto pubblicarli senza far loro spendere cifre
folli (per la verità, con il meccanismo della
vendita diretta molti hanno anche guadagnato qualcosa;
e in ogni caso molto di più di quanto non
avrebbero incassato come diritto d'autore); nel mio
piccolo, che ora è il nostro piccolo (nostro di
editore e autori insieme), ho dato voce e spazio alla
cultura degli autori meno noti e che raramente ha
avuto diritto di cittadinanza nei cataloghi dei grandi
editori. Da quando abbiamo acquisito gli stabilimenti
per la stampa in digitale le cose sono andate ancora
meglio: ora davvero tutti hanno la possibilià
di pubblicare con una minima spesa e il massimo della
soddisfazione reciproca (vi butto lì una cifra:
da giugno a oggi abbiamo editato più di 100
libri). Se me lo consentite, visto che l'atmosfera
è quella delle confidenze, vi rivolgo una
preghiera: cari autori, io sono qui apposta per darvi
chiarimenti, suggerimenti, consigli per pubblicare
senza essere turlupinati. Ma scrivete solo se avete
davvero in mente una pubblicazione, se avete un
progetto preciso, un manoscritto pronto nel cassetto;
non fatelo, per piacere, se siete solo curiosi (nel
qual caso la rivista è lì apposta per
soddisfarvi) perché io rispondo con lo stesso
impegno a tutti, ma talvolta mi accorgo che la
serietà non è la medesima. Fine del
mini-sfogo, punto. La vostra risposta, in questi anni,
è stata più che lusinghiera. Grazie ai
soci in costante aumento la rivista è passata
dalle 32 pagine dei primi tempi alle 128 attuali; alla
copertina a colori, ai servizi sempre più ampi
e completi. La distribuzione in libreria ha
rappresentato un nuovo, importante passo avanti, e
l'avvento di Internet ci ha dato un'altra notevole
spinta.
- Siamo sempre
più visitati (400.000 visitatori nel 2000) e
siamo sempre più in grado di offrire uno
strumento agile, veloce, affidabile.
- Da dicembre
abbiamo un nuovo Server tutto nostro. La "navigazione"
diventa così più veloce. E' stato anche
realizzato un nuovo motore di ricerca con cui potete
trovare rapidamente le pagine che vi interessano (ne
abbiamo oltre 6mila!). Abbiamo potuto predisporre
anche un nuovo sito tutto dedicato ai concorsi, merce
ghiotta per gli autori che, com'è noto, amano
le competizioni letterarie (specie se mettono in palio
pubblicazioni, come tutte quelle targate Il Club degli
autori).
- A proposito di
premiazioni. In questo numero troverete anche le foto
del nostro appuntamento annuale con i vincitori dei
concorsi, che quest'anno si è tenuto il 16
dicembre qui a Melegnano, in una sala nuova,
più spaziosa e comoda per poter ospitare tutti,
senza lasciare gente in piedi o addirittura in strada
(come purtroppo è accaduto l'anno scorso,
quando il numero dei partecipanti ci ha sorpreso pur
avendo cercato di prevedere e pianificare tutto). Come
sempre siete accorsi numerosi, e anche di più,
da tutta Italia. Siamo stati insieme un pomeriggio,
abbiamo ascoltato belle poesie e chiacchierato
piacevolmente. Del resto, siete stati proprio voi a
chiederci di fissare un incontro annuale, per
conoscersi meglio e fare un po' di festa insieme.
Detto fatto, a noi piace accontentare questo genere di
richieste. Se non ci avevamo pensato fin dall'inizio
è solo perché non siamo malati di
protagonismo. Vale a dire che i nostri concorsi
avevano e hanno sopra ogni altra cosa lo scopo di
pubblicare dei libri premio con nuovi e validi autori,
non di fare bella figura con il microfono in
mano.
- Se poi qualche
vincitore proprio non è potuto venire niente
paura: a differenza di altri - succede anche questo,
lo sappiamo - inviamo sempre i premi (cioè quel
che sta più a cuore a voi e anche a noi). Solo
che, in questo caso, ci vuole un po' più tempo,
e le spese postali sono a carico del
destinatario.
- Scrivete, allora,
e mandateci i vostri manoscritti. Dopo tanti anni, la
fame di scrittura non mi è ancora passata.
Sarà perché ogni manoscritto che arriva
è sempre una scoperta?
- Buon 2001 a
tutti.
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- Umberto
Montefameglio
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