- Si
calcola che vi siano più di due milioni di
italiani che hanno un «libro nel
cassetto». Il loro sogno, ovviamente, è
quello di poterlo prima o poi pubblicare. A un
certo punto qualcuno lo fa leggere ad amici e
parenti. Il parere è sempre positivo. Mai
sentito di un autore a cui sia stato risposto che
il libro non è piaciuto...
- Dopo
tante lodi l'autore decide di spedire il testo a
una casa editrice, una di quelle più
importanti. A volte non riceve risposta oppure gli
arriva una lettera molto cortese in cui gli viene
fatto qualche generico elogio e si conclude con una
frase come: «...i nostri programmi editoriali
attualmente non prevedono la pubblicazione di opere
di questo tipo. Sarà nostra premura
contattarLa se in futuro ecc. ecc.»
- L'Autore,
dopo aver constatato l'impossibilità di
venire pubblicato da una grande casa editrice, si
rivolge ad editori sempre più piccoli
finché finisce da uno dei cosiddetti editori
a pagamento. È una soluzione non certo
disdicevole. In fondo anche Moravia, Pasolini e
tanti autori diventati poi noti hanno pubblicato il
primo libro a proprie spese, la gente ha comprato
il libro e così sono nati dei grandi
scrittori contesi poi da diversi grandi
editori...
- Il
guaio è che tra gli editori disposti a
pubblicare libri di esordienti vi sono quelli seri
e onesti (pochi) e quelli poco seri e disonesti o
addirittura truffaldini. Comunque la cifra
richiesta, spesso è piuttosto
elevata.
- A
questo punto parecchi autori decidono di far
stampare il libri da una copisteria o da un piccolo
tipografo della loro città. Regalano un po'
di copie ad amici e parenti e poi vanno in qualche
libreria dove ricevono una grossa delusione. Il
libraio infatti spiega che, con tutta la buona
volontà, pur sorvolando sul fatto che
l'opera non ha il codice ISBN che caratterizza i
volumi editi, non può vendere libri per i
quali non sia stata pagata l'IVA.
- A
questo punto l'Autore, se ce l'ha, mostra
trionfante la fattura. Il libraio allora
pazientemente gli spiega che, in base a una legge
speciale fatta per favorire la diffusione della
cultura, l'IVA per i libri viene pagata «a
monte» dalla casa editrice e nei successivi
passaggi non si paga più. I librai infatti
fanno solo lo scontrino, ma l'IVA non la pagano.
- Riceviamo
spesso richieste di soci-autori che avendo fatto
stampare un libro in proprio vorrebbero che noi lo
distribuissimo. Ovviamente non possiamo farlo
perché quell'opera non figura nell'apposito
Registro delle tirature per i controlli fiscali (e
questo è solo uno dei tanti adempimenti
della gestione di un'azienda editrice).
- Talvolta
può anche capitare che l'autore si sia
accordato con lo stampatore per far eseguire il
lavoro della stampa «in nero»,
cioè evadendo l'Iva.
- In
questo caso mettersi a vendere copie del libro
può essere piuttosto pericoloso. L'evasione
fiscale è un reato da Codice
penale.
- A
volte si è convinti di risparmiare e invece
si sono buttati via i soldi.
- Capita
spesso che qualcuno dopo aver pubblicato un libro
in proprio, si rivolga alla Montedit per fare
un'edizione regolare e scopre con stupore che costa
meno di quanto ha pagato al tipografo sottocasa.
Anche perché la nostra editrice non chiede
contributi strani.
- In
pratica, come tutti gli editori, dopo aver valutato
la qualità dell'opera, la manda in stampa
quando ha un numero minimo di copie ordinate (che
nel nostro caso, grazie alla stampa digitale,
inizialmente possono anche essere solo cento).
- Il
primo acquirente può essere uno sponsor,
cioè un ente o una ditta che acquista copie.
Se non trova lo sponsor, l'autore può
acquistare lui stesso un po' di copie. E
così l'editore copre le prime spese e
può mandare l'opera in stampa.
- E
l'autore paga solo le copie acquistate che
può rivendere tranquillamente.
-
- Umberto
Montefameglio
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